Voce dal sen fuggita
By Iuri Fucili
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About this ebook
Iuri Fucili, avvocato di professione, suona il pianoforte e si diletta in molte arti, dalla musica, alla pittura con una certa propensione per la vignettistica. Ascolta musica di ogni genere, dal classico al rock, ha una vera passione per le barche, rigorosamente a vela. È un accanito lettore e da questo amore per i libri deriva anche la sua voglia di scrivere. Voce dal sen fuggita è il suo primo romanzo
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Book preview
Voce dal sen fuggita - Iuri Fucili
Sommario
Premessa
Prologo
La terapia
Voce dal sen fuggita
La riscossa
Le fidanzate
L’incidente
Il distacco
Il militare
Il ristorante
L’ospedale
La zingara
I nodi irrisolti
L’inaspettato
L’odore della morte
Mala tempora currunt
Il disegno
IURI FUCILI
VOCE DAL SEN FUGGITA
Copyright © 2020 LibroSì Edizioni
ISBN: 978-88-98190-85-0
Elzevira di Fabio Graziani
Loc.La Svolta, 49 - 05018 Orvieto
Tel. 389 5840794 - info@librosi.it
A mio nonno
che mi ha dato la possibilità di imparare tante cose senza insegnarmi mai nulla,
che non ho mai visto piangere,
che non ha mai letto un libro ma sapeva capire la vita e forse oggi riderebbe sotto i suoi baffetti da sparviero di queste mie parole,
che un giorno ci ha lasciato così, all’improvviso, senza nemmeno dare la possibilità al suo unico figlio di salutarlo per l’ultima volta, senza chiedere nulla, senza lamentarsi, senza disturbare,
che era un uomo semplice ma ha saputo vivere e morire con eccezionale dignità,
che ha trascorso una vita al fianco di mia nonna, amandola e rispettandola a modo suo,
che non era un uomo di molte parole ma sapeva regalarti perle di saggezza,
che ha affrontato la morte con coraggio, lucidità ed un pizzico di ironia,
che qualche istante prima di morire mi ha guardato fisso negli occhi e mi ha detto: io mesà che te saluto.
Ciao nonno.
Non te l’ho mai detto.
Te lo dico adesso. Ti voglio bene.
Voce dal sen fuggita
Poi richiamar non vale;
Non si trattien lo strale
Quando dall’arco uscì
(Pietro Metastasio, Ipermestra, Atto II, scena I)
Ché non retorna mai
La parola ch’è detta
Sì come la saetta
(Brunetto Latini, Il Tesoretto, canto XVI, vv. 1606 – 1608)
Nescit vox missa reverti
(Orazio, Ars poetica, 390)
Premessa
Perché l’idea di scrivere qualcosa alla soglia dei 50 anni? Non ho la presunzione né la velleità di chiamare libro
ciò che ho scritto in queste pagine.
Non amo molto parlare per frasi fatte, ma ammetto di esserne molto attratto.
Ed una di quelle che più mi affascina per la sua concretezza e ragionevolezza è la seguente:quando si è giovani si hanno tempo ed energia, ma mancano i soldi; quando si è maturi si hanno energia e soldi ma manca il tempo; quando si è vecchi si hanno soldi e tempo, ma manca l’energia.
Ecco: questa frase, oltre ad essere una chiara esortazione a godersi ogni stagione della vita apprezzando ciò che ti offre, racchiude in sé anche il motivo per il quale ho deciso di scrivere queste pagine.
Il desiderio, ovviamente vano, di poter fermare o rallentare o controllare il tempo, alla mia età così veloce e sfuggente, deve cedere il passo ad un traguardo più a portata di mano: riassumere per sommi capi le emozioni del tempo passato per evitare che cadano nell’oblio.
Il tempo nel corso dei millenni ha catturato l’attenzione di poeti, artisti, filosofi e scienziati, accomunandoli nell’affascinante brama di poterlo perlomeno comprendere.
Albert Einstein, i primi del ‘900, elaborò una teoria ancora oggi ritenuta valida, secondo la quale il tempo non scorre sempre in maniera costante come ci suggerisce la nostra esperienza, ma è soggetto a fenomeni di dilatazione.
Henry Van Dyke, verso la fine dell’800, scriveva:
"Il tempo è
troppo lento per coloro che aspettano,
troppo rapido per coloro che temono,
troppo lungo per coloro che soffrono,
troppo breve per coloro che gioiscono;
ma per coloro che amano,
il tempo non è"
Altri hanno scritto: Vorrei fermare il tempo affinché il tuo viso dolcissimo ed il tuo corpo caldo e sensuale restino così per sempre. Ma poi penso che l’amore vero, quello che fa torcere le budella ed annebbiare il cervello non teme il tempo, ma anzi se ne nutre. Grazie per avermi fatto conoscere un amore così... tutta la vita.
Ed ancora:Ogni cosa è più bella per i condannati a morte. Gli Dei ci invidiano perché siamo mortali, perché ogni momento può essere l’ultimo per noi.
La verità è che sembra impossibile accettare razionalmente l’idea che la nostra vita abbia una durata limitata e che la nostra esistenza sia così intimamente legata al passare del tempo.
Forse solo la religione può fornirci un valido ausilio per esorcizzare la nostra paura più grande, quella del tempo che passa e che ci conduce inesorabilmente verso la fine.
Spesso anche gli agnostici, quando iniziano ad invecchiare, fugano le proprie perplessità e si rifugiano nell’adorazione di qualche santo mentre gli atei più convinti cercano di lenire la paura della morte ingannando la propria mente con giochi di parole: se in vita fai cose importanti il ricordo di te vivrà per sempre; i figli sono la prosecuzione della nostra vita dopo la morte; finché vivo la morte non esiste e quando arriverà la morte non esisterò più io.
Tutti, prima o poi, ci scontriamo con la paura della morte.
Forse a me capitò troppo presto o in modo troppo violento per riuscire a metabolizzarne la scoperta.
O forse non c’è un tempo o un modo giusto per apprendere una cosa del genere.
Sicuramente non ci sarà mai per noi poveri mortali qualcosa di più affascinante e nello stesso momento di più spaventoso dell’incessante trascorrere del tempo.
E allora forse è giusto prenderci del tempo.
Per osservare il passato.
Per non replicare gli errori del tempo che fu.
Per non dimenticare.
Prologo
Posso vederlo?
Sì, tra qualche istante. Lo stiamo mettendo in incubatrice.
In incubatrice? Che cosa è l’incubatrice?
Stai tranquilla. È solo perché è nato prematuro. Ma è tutto a posto.
Vieni che te lo faccio vedere. Lo abbiamo messo insieme ad una bambina. Chiama tuo marito, se vuoi."
Eh Cà, vieni qua che ce lo fanno vedere.
Sei giovane. Quanti anni hai?
Quasi 22, li compio la prossima settimana.
Lo sai che somigli tantissimo a quella cantante, come si chiama? Quella che stava con Tenco.
Iolanda.
Iolanda? No, chi è Iolanda?
Sì insomma, Dalida.
Ah sì brava, Dalida. Te lo hanno già detto?
Si tante volte. È per questo che mi sono informata ed ho scoperto che il suo vero nome è Iolanda.
Iolanda, Iolanda, ti strappo la mutanda.
Eh Cà, falla finita.
Lascialo stare. Gli uomini sono tutti un po’ sciocchini.
È vero.
Comunque sei fortunato. Tua moglie è molto bella. Ma eccoci qua.
Oddio, ma perché è così magro? E perché è così nero? Sta male?
No tranquilla. Ti ho già detto che è tutto a posto. Sta benissimo, ha solo bisogno di stare un po’ in incubatrice perché è troppo piccolo.
Penso che si troverà bene là dentro. È in buona compagnia, al caldo, ed anche la posizione a 69 non può che aiutarlo a crescere in fretta ed a capire il senso della vita.
Eh Cà, piantala. Scusi dottoressa. Gli uomini a volte non sono solo un po’ sciocchini, ma proprio deficienti!
Non preoccuparti.
Ma insomma, crescerà?
Certo che crescerà.
E questo colore scuro? Dipende sempre dal fatto che è nato prematuro?
No, quello è il suo colore.
Forse devi raccontarmi qualcosa? Forse è passato per casa qualche vu cumprà?
Ora basta, falla finita. Non farmi fare ‘ste figure con la dottoressa.
Stai tranquilla. Sono abituata allo spirito degli uomini. E comunque se avesse avuto realmente un dubbio, non si sarebbe fatto di certo la battuta da solo.
A volte lo prenderei a schiaffi.
Ti capisco. Ma volete sapere una cosa? Vostro figlio ha battuto un record dell’ospedale.
Un record?
Sì. Aveva sette giri di cordone ombelicale intorno al collo. E nell’ultimo giro c’era infilato anche un braccino. Abbiamo avuto neonati con cinque giri di cordone intorno al collo. Ma sette è veramente un record.
Se già dentro la pancia era così irrequieto, non posso immaginare come sarà fuori. Ma questa cosa del cordone intorno al collo ha fatto dei danni?
Poteva farne. Ma, come ti ripeto, è tutto a posto. Al limite potrà venire con il collo un po’ lungo.
La terapia
…- 1.964.649.600 secondi…
La notte è silenzio.
È pace, è tranquillità.
È pausa dai rumori, dalla frenesia, dal pensiero ansiogeno degli orari e dei ritardi, del prima e del dopo, del troppo presto e del troppo tardi.
Di notte il tempo rallenta fin quasi a fermarsi.
Ogni emozione sembra amplificata.
Ogni fantasia sembra più reale.
Ogni progetto sembra possibile, ogni sogno realizzabile.
La nostra coscienza torna libera di espandersi, di ampliarsi, di riprendersi il suo spazio e di fluttuare liberamente, senza limiti, senza costrizioni.
La notte è riconquista dei sensi.
È controllo e consapevolezza del respiro.
È capacità di ascoltare il suono del silenzio.
La notte è libertà.
È libertà di fantasticare, di emozionarsi, di piangere, di gioire, di esprimersi senza vergogna.
È libertà di pensare, di ricordare, di rimpiangere.
Ed è libertà di non pensare.
La notte è calore, intimità, passione, trasgressione.
È il fascino della luna che ruba il posto al sole e la magia di milioni di stelle che riempiono il cielo come tante piccole lentiggini dell’universo.
È la magia della tua anima che ristabilisce un contatto con la natura e ti regala la capacità di vedere la straordinarietà di ogni cosa che ti circonda.
Ma quando la tua anima ha subito un danno, la notte può trasformarsi in un silenzio assordante, in un vuoto incolmabile, in un’ansia di un sonno che non arriva mai.
L’insonnia è un animale notturno che non compare subito.
Può aspettare per anni, silente, nascosta nella penombra della nuova notte che si avvicina.
E poi all’improvviso si proietta su di te e inizia ad impossessarsi della tua mente.
Si alimenta delle tue energie, delle tue forze, della tua autodeterminazione, privandoti piano piano di ogni capacità di staccare la spina e spegnere la mente.
I tuoi pensieri continuano a scorrere in maniera indipendente dalla tua volontà, e ti costringono all’attenzione, alla veglia, allo stato vigile, anche quando il tuo corpo e la tua mente hanno un estremo bisogno di riposo.
È una battaglia senza tregua tra la tua parte razionale, che ti chiede di dormire, e quella irrazionale che continua ad azionare il cervello al di fuori di ogni tuo controllo e di ogni tua volontà.
E allora il sogno diventa incubo, il pensiero diventa ossessione, l’emozione diventa angoscia e ogni piccolo problema si trasforma in una montagna insormontabile.
La notte smette di essere quella fonte inesauribile di ispirazione e di energie che si rinnovano, smette di essere un’alleata, smette di portare consiglio.
Diventa paura del buio, paura dell’ignoto, paura della morte, paura di vivere.
Paura di aver paura.
Sei pronto?
Credo di sì.
"Bene, allora possiamo cominciare, evita di cazzeggiare, per favore. Cerca di concentrarti. Sdraiati comodamente su quella poltrona, chiudi gli occhi e rilassati.
Respira profondamente.
Lascia che i tuoi pensieri escano ed entrino nella tua testa liberamente.
Non tentare di fermarli, non opporre nessuna resistenza.
Prova semplicemente ad osservarli e a non soffermarti su nessuno di essi.
Immagina di essere in una grande vallata e di vedere una galleria a spirale che scende giù nelle viscere della terra.
Comincia a scendere dentro la galleria roteando gli occhi per seguire il suo movimento circolare verso il basso. Anche se non vedi nulla continua a roteare gli occhi e a pensare di scendere nelle viscere della terra sempre più in profondità verso il centro della terra. Continua a roteare gli occhi ed a scendere sempre più in profondità dentro la tua mente fino a raggiungere la caverna del tuo inconscio profondo che ti attende in fondo alla galleria a spirale.
Adesso sei arrivato nella caverna del tuo inconscio.
Nella parete davanti a te si aprono tre gallerie.
A sinistra la galleria che conduce alla tua personalità di bambino.
Al centro la galleria che conduce alla tua personalità di uomo.
A destra la galleria che conduce alla tua personalità di genitore.
Tu adesso percorri la galleria di destra, quella che conduce alla tua personalità di genitore.
La percorri fino alla luce che vedi in fondo alla galleria
Oltrepassi la luce e ti trovi sulla vetta di un’altissima montagna ricoperta di neve.
Li c’è una donna dai lunghi capelli bianchi.
La grande madre.
La grande madre ha dentro di sé tutta la bontà, la pietà, la tolleranza e l’amore di tutte le madri di tutti i tempi dell’umanità.
La grande madre ti sorride e ti fa cenno di seguirla.
Insieme ripercorrete la galleria e ritornate nella caverna.
Da lì vi inoltrate nella galleria di sinistra, quella che conduce alla tua personalità di bambino.
La percorrete fino alla luce che vedi in fondo alla galleria.
Oltrepassi la luce e ti trovi in un grande giardino, pieno di fiori dove tanti bambini sorridono felici tra le braccia della loro mamma al suono di una musica dolcissima.
In un angolo c’è un bambino che piange perché si sente solo e abbandonato.
Sei tu.
La grande madre ti raccoglie e ti stringe al suo seno.
Poi ti parla dolcemente.
Piccolino mio, d’ora in poi non dovrai più disperarti né avere paura, io non ti abbandonerò mai più.
Starò sempre qui con te a darti il mio amore e la mia protezione.
Non sarai mai più solo.
Tu adesso sai che il bambino che è dentro di te ha trovato finalmente la sua pace e la sua felicità tra le braccia della grande madre che è dentro di te.
La grande madre si volta verso di te e ti dice: adesso tu puoi andare a vivere la tua vita da uomo.
Tu ripercorri la galleria e ritorni nella caverna.
Da lì ti inoltri nella galleria centrale, quella che conduce alla tua personalità di uomo.
La percorri fino alla luce che vedi in fondo alla galleria.
Oltrepassi la luce e ti trovi in un grande deserto.
Il deserto del tuo futuro dove ogni cosa deve ancora incominciare e dove