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Il Coso e altre storielle
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Ebook52 pages35 minutes

Il Coso e altre storielle

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Cosa ci fa un delfino sotto un letto? Perché agli Spinacini piacciono le competizioni? Perché in agosto si verifica il fenomeno delle stelle cadenti? Quale madre lascerebbe mai quattro bambini di notte da soli? Queste sono le tipiche domande che si farebbe un adulto leggendo queste storielle, e rimarrebbe molto deluso perché non ci sono spiegazioni, come non ci sono complotti e apparentemente nemmeno nessi causali.
Eppure, ogni storiella contenuta in questa raccolta funziona senza rispondere alle domande degli adulti, perché sono storie guidate solo dalle emozioni, proprio come i bambini che non perdono tempo a spiegare, che non si chiedono il perché delle cose che capitano a loro, né se queste siano giuste o sbagliate: semplicemente cercano la soluzione, semplicemente agiscono.
Questo è un libro per chi riesce ancora, nonostante tutto, a ridere dei propri guai senza confrontarli con le disgrazie altrui, per chi lascia una luce accesa di notte e per chi trova il tempo per guardare il cielo.

LanguageItaliano
PublisherAgapito Cucci
Release dateDec 21, 2020
ISBN9781005406400
Il Coso e altre storielle

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    Il Coso e altre storielle - Agapito Cucci

    Un lavoro da commesso

    Da giorni e settimane un ragazzo di nome Nando cercava disperatamente lavoro. Aveva bisogno di qualche soldo e per averlo avrebbe accettato di tutto, ma tutti lo respingevano: fiorai, barbieri, gelatai, baristi, appena lo vedevano entrare nel loro negozio, gli facevano subito segno di andare via.

    Eppure, quando stava ormai per perdere ogni speranza, finalmente Nando venne preso a lavorare come commesso in un negozio di elettronica, il prestigioso Aggeggi e marchingegni – Sicurezza e competenza.

    Non avrebbe potuto essere più contento. I suoi primi giorni da commesso furono un continuo imparare: confrontandosi con i suoi colleghi più grandi, Nando capiva sempre meglio come parlare al cliente, come ascoltarlo, convincerlo e farlo contento. Il ragazzo migliorava sempre di più, così come le sue conoscenze sulla telefonia, sull'informatica e il resto.

    Dopo tre settimane dall'arrivo di Nando alla Aggeggi e marchingegni, capitò che tutti i suoi colleghi si ammalassero, a causa di una di quelle influenze invernali che colpiscono sempre tutti; anzi, quasi tutti, perché resta sempre qualcuno con gli anticorpi più forti che si ritrova a dover sgobbare più del dovuto. E così Nando, per qualche giorno, era costretto a lavorare ininterrottamente dalla mattina alla sera.

    Era molto teso. Il negozio aveva un nome importante e Nando non era sicuro che un ragazzo sbadato come lui avrebbe potuto reggere la pressione.

    In ogni caso, il primo giorno andò benone; il secondo... be’, il secondo è stato strano, come un solo giorno nella vita può esserlo. Infatti, in quella piovosa mattina di dicembre, a nessuno interessava di acquistare un televisore o di sistemare la scheda madre del proprio computer e, quasi sul finire del turno di lavoro, non si era ancora fatta vedere anima viva. Ad un certo punto, però, inaspettatamente si presentò un tizio. Nando ne rimase subito colpito. Questo aveva la pelle verdognola, come se fosse sul punto di vomitare, la testa rasata nascosta da un cappello elegante e il naso piccolissimo, da bambino. Nando deglutì una palla di saliva. Il tizio, tenendo le mani nelle tasche del lungo cappotto, si avvicinò al bancone e disse a bassa voce: Krklai yghe stupa. Letteralmente questo.

    Nando non aveva mai sentito una lingua del genere. Subito gli venne in mente quando da bambino gli veniva detta una frase veloce e incomprensibile e, chiedendo di ripeterla, veniva punito con una pernacchia accompagnata da un coro di risate.

    Mi scusi, non ho capito..., rispose il povero Nando.

    Mn gditr zw krklai utrqs stupa, replicò lo strano tizio alzando la voce, un po' indispettito, come se non avesse tempo da perdere.

    La fronte di Nando cominciò a imperlarsi di sudore. Era forse quello scherzo? Eppure il signore sembrava rispettabile, con un bel cappotto e un altrettanto bel cappello che copriva la testa rasata. Non sembrava il tipo da scherzetti e pernacchie. E non c'erano altre

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