Bon courage: GR20 - mare a mare nord
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Anteprima del libro
Bon courage - Marco Invernizzi
arrivo
GR 20
Lo sbarco
Bastia-Conca
Sbarco a Bastia, cittadina portuaria situata a nord-est della Corsica, l’8 di agosto a mezzogiorno in punto. Mi trovo qui per far fronte alla pratica GR 20
, un percorso di centottanta chilometri per undicimila metri di dislivello che attraversa la spina dorsale dell’isola da nord a sud. Il terreno impervio su passaggi esposti, il peso dello zaino e il meteo estivo caratterizzato da violenti temporali pomeridiani, lo rendono il trekking più difficile d’Europa; almeno, così dicono. Per quanto sia possibile percorrerlo in entrambe le direzioni, io lo affronterò da Calenzana a Conca, ovvero da nord a sud. Essendo in auto non ho molte alternative, porterò la macchina all’arrivo e la riprenderò una volta completato il giro. Lungo le spiagge della costa orientale è estate piena; tutte le nuvole del Tirreno sono concentrate alla mia destra, incagliate tra le creste che dovrò affrontare tra due giorni. Seguo le indicazioni per Conca e inizio a salire i tornanti di una bella strada di montagna. Dieci chilometri all’arrivo dice Google Maps. Fuori dal finestrino l’aria sembra un filino più fresca. La presenza di una decina di zaini da lunga percorrenza appoggiati ai tavolini di un bar sancisce il mio arrivo al traguardo. Svolto a sinistra e dopo settecento metri di discesa parcheggio la Duster di fronte al ristorante del Gite la Tonnelle, dal cui tetto sventola su sfondo bianco il faccione del moro decapitato. È ufficiale: il viaggio è cominciato. L’accoglienza è super nonostante il mio francese carente e l’inglese a dir poco arruginito. Contratto il posto auto per diciassette giorni e mi faccio spiegare come raggiungere Calenzana con i mezzi. Piazzo la tenda e mi gusto la prima Pietra. Per cena vado di menù randonneur
a base di porri saltati con le cipolle, coscia di pollo al curry e risotto giallo. Come dessert una specie di gelé di pera rosa.
L’avvicinamento
Conca-Calenzana
La notte è stata calda ma tutto sommato riposante. Mi sono addormentato scoperto e mi sono svegliato massacrato dalle zanzare. Sono le sei e ho meno di un’ora per sbaraccare, far colazione e lasciare le chiavi della Duster in busta chiusa nell’apposita cassetta del campeggio. Prima di chiudere il baule decido di apportare un’ultima modifica al carico. Sostituisco l’Amuchina, caldeggiata nel decalogo del buon frequentatore di rifugi, con il repellente per moskitos, comparso dal vano portaoggetti. Tolgo cento ml. e ne aggiungo sessanta. Gira che ti rigira è sempre quello il problema: il peso dello zaino. Inizi da casa buttando dentro lo stretto necessario, finisci sul posto tagliando il necessario un po’ meno stretto. Nei cinque chilometri di discesa che conducono a Santa Lucia mi rendo conto che la gradazione del terreno è alta sin dalla mattina presto. Che il caldo sarà un fattore è fuor di dubbio; buon per me, non avrò il detergente alcolico per le mani ma potrò disporre di piumino e berretta di lana. Dopo un’ora e dieci mi trovo alla fermata del bus. Si avvicina un ragazzotto sportivo e nomina eccitato la parola d’ordine gi-er
. Rispondo oui monsieur
. Dice che l’ha terminato l’altro ieri in otto tappe, senza tenda né cibarie sulle spalle. Io tenterò di farlo in quindici trasportando tenda, fornello e cibo per tre giorni. Se ne va augurandomi bon courage
. La prima tratta Conca-Casamozza costa 19 Euro e dura due ore e venti. La seconda per Calvi 15 e altre due ore di aria condizionata. La terza per Calenzana non ha prezzo, nel senso che l’autista sussurra qualcosa che suona come una benedizione e ci scarrozza gratis. La pensilina del bus è davanti al gite ufficiale del GR, alle pendici delle montagne che salgono subito aspre. Ci alziamo alla spicciolata, una quindicina di randonneur con quel fare senza fretta tipico di chi sta scendendo a una fermata senza ritorno. Sono le due