Il re di cuori: Harmony Destiny
By Joanne Rock
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Per questa dinastia di uomini di successo la famiglia e la passione verranno sempre al primo posto.
Quando la giornalista di gossip Elena Rollins si presenta senza invito a un party esclusivo a Mesa Falls, Gage Striker va su tutte le furie. Nonostante siano passati sei anni dalla loro dolorosa rottura, dentro di lui le ferite - e il desiderio! - sono vivi più che mai. Di sicuro la sua ex ha più di un conto in sospeso da chiudere, e lui ha promesso di proteggere il ranch, compresi gli scandalosi segreti che lo riguardano. Ma proteggere il proprio cuore... quella è tutta un'altra storia.
Joanne Rock
Laureata in letteratura inglese, prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura di romanzi sia storici sia contemporanei ha lavorato in televisione e in pubblicità, ed è stata attrice, fotomodella e persino insegnante.
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Il re di cuori - Joanne Rock
successivo.
1
Da sei anni Gage Striker non si trovava nella stessa stanza con Elena Rollins. Dopo la rottura non si erano più parlati. Né messaggiati.
Eppure, nel momento esatto in cui la sua ex oltrepassò la soglia della sua casa nel Montana, imbucandosi alla festa alla quale non era stata invitata, Gage ne avvertì la presenza. Percepì la sua vicinanza come un respiro sul collo. Un formicolio che fece scattare sull'attenti ogni terminazione nervosa.
Com'era riuscita a entrare? Aveva ingaggiato un servizio di sicurezza proprio per evitare intrusioni simili. Sarebbero volate delle teste per quella distrazione, considerato anche il numero di ospiti celebri presenti sotto il suo tetto all'interno del Mesa Falls Ranch: ospiti che giustamente si aspettavano che la loro privacy venisse protetta. Nel frattempo, avrebbe dovuto contenere il problema. Non appena l'avesse individuata.
Gage si trovava nell'enorme atrio insieme a Weston Rivera, amico e comproprietario del Mesa Falls. Le note di una canzone pop risuonavano dal salone attiguo, dove degli invitati stavano ballando. A un tratto, un improvviso trambusto esplose vicino alla porta d'ingresso, dove comparve una delle più famose celebrità del momento insieme al suo entourage. Chiara Campagna, star dei social, provocò subbuglio e clamore con i lunghi capelli neri e gli enormi occhi verde scuro, tuttavia l'attenzione di Gage scivolò via da lei.
Elena era la sua vera preoccupazione.
Gli invitati si riversarono dal salone all'atrio, i cellulari che riprendevano l'ingresso di Chiara, mentre lei accettava un fiore di magnolia da un'addetta all'accoglienza. Gage restò sorpreso dall'incredibile attenzione suscitata dall'influencer, soprattutto tra i rappresentanti dell'élite hollywoodiana invitata alla festa nel tentativo di risvegliare interesse nei confronti delle iniziative ambientali del ranch.
E anche per offrire copertura al fatto che tutti e sei i proprietari del Mesa Falls Ranch sarebbero giunti per una riunione programmata nel fine settimana. Erano in piena crisi. La stampa scandalistica aveva dimostrato fin troppo interesse al ranch da quando l'attrice Tabitha Barnes aveva sfruttato il loro gala natalizio per fare una dichiarazione esplosiva su un ospite, ormai defunto, del Mesa Falls. Gage aveva sperato che l'attenzione mediatica sarebbe svanita, rapidamente attratta da un nuovo scandalo, invece i giornalisti avevano cominciato a ficcare il naso sempre più insistentemente a caccia di scoop appena avevano scoperto che, prima di morire, Alonzo Salazar era stato una presenza assidua al ranch.
Con grande disappunto di Gage, Elena aveva da poco intrapreso una nuova carriera di giornalista. E sospettava che avesse accettato quell'incarico solo come un modo per vendicarsi di lui. Prima di lasciare la California, Elena Rollins aveva postato sul suo account una foto del biglietto aereo per il Montana accompagnata da un commento provocatorio sulla caccia alle risposte.
Gage sapeva che Elena veniva per lui.
Con uno sforzo, riportò l'attenzione sul socio e la bionda al suo fianco. Non la conosceva ma dal modo in cui Weston la teneva stretta a sé, era chiaro che era una donna speciale per lui.
«C'è molta più gente di quanto avessimo previsto» osservò Gage mentre faceva un conteggio approssimativo delle persone nell'atrio. «Dobbiamo potenziare la sorveglianza.» Poi, obbligandosi a parlare in tono più gentile, posò lo sguardo sull'ospite di Weston. «Scusa, non mi sono nemmeno presentato. Sono Gage.»
«April Stephens» replicò lei, gli occhi azzurri che sfrecciavano per la stanza e sull'alto soffitto, dove luci nascoste gettavano un caldo bagliore sugli invitati. «Grazie per l'invito. Hai una casa stupenda.»
«Grazie.» Aveva progettato lui stesso la moderna costruzione, tuttavia non trascorreva mai lunghi periodi nel Montana a causa degli impegni di affari che lo obbligavano a viaggiare continuamente. «Non so se questa sia la tua idea di festa, comunque quello che posso dirti è che se tornerai qui in estate, allora sì che ci divertiremo. Barbecue, costume da bagno e piscina: questa è la mia idea di divertimento.»
Non aveva mai condiviso la convinzione dei genitori secondo i quali le apparenze erano tutto. Se era indubbiamente nato con la camicia, si era allontanato dalla famiglia non appena aveva capito che cosa comportasse attenersi agli standard imposti dal nome. E ora che era diventato un brillante imprenditore e si era creato una propria ricchezza, stabiliva lui le regole.
Weston si allungò verso di lui. «Ho bisogno di tutto l'aiuto possibile per convincere April a fermarsi qui più a lungo.»
Era curioso che Weston esternasse così apertamente il suo interesse per quella donna. Gage conosceva l'amico fin dai tempi del liceo e non ricordava una singola donna sulla quale Weston avesse cercato di fare colpo.
Annuì, rispettando i desideri di Weston sebbene, per quanto lo riguardava, non avesse alcuna intenzione di rituffarsi in una relazione sentimentale. Riportò l'attenzione sull'ospite dell'amico.
«Devi assolutamente tornare e fermarti in un momento più tranquillo, senza tutta questa confusione.» Schioccò di colpo le dita, ricordandosi perché gli era sembrato di avere già sentito il nome della donna. «April. Certo. Sei l'investigatrice forense. Come vanno le indagini?»
Allora era quella la donna ingaggiata dal figlio di Alonzo Salazar per fare luce sui misteriosi introiti di quest'ultimo.
«Le ho terminate. Ho scoperto quanto bastava sapere al mio cliente, perciò il caso è ufficialmente chiuso. Domani tornerò a Denver.»
Gage annuì, rendendosi conto che lei non sarebbe scesa nei dettagli. Avrebbe chiesto un aggiornamento sul caso a Devon Salazar il mattino seguente, poiché le scoperte della donna avrebbero potuto allontanare dal ranch l'attenzione della stampa.
Però l'incoraggiante pensiero svanì subito dopo, quando sentì drizzarsi i peli del collo. La sensazione di una presenza particolare lo colse di sorpresa e non ebbe altra scelta se non quella di girarsi.
Per trovarsi faccia a faccia con la sua ex.
Elena Rollins avanzò verso di lui, in un vestito senza spalline in seta e velluto. I capelli scuri erano raccolti in un morbido chignon, da cui erano sfuggite alcune ciocche che ora le accarezzavano le spalle nude. Anche adesso, sei anni dopo, lei gli tolse il fiato come un pugno nello stomaco. Per un unico, devastante istante, Gage pensò che il sorriso che le piegava le labbra fosse per lui.
Poi, Elena spalancò le braccia.
«April!» Elena salutò con trasporto la ragazza di Weston Rivera, stringendola in un caloroso abbraccio come se fossero state vecchie amiche.
Solo allora Gage si accorse del cellulare che Elena teneva in mano e con il quale riprendeva ciò che accadeva intorno a lei. Era un video live? La rabbia esplose in lui, insieme alla curiosità di sapere come accidenti facesse Elena a conoscere April Stephens.
«Sorridi per i miei followers» disse Elena all'amica, tirandola di lato e sollevando il telefono per riprendere entrambe.
April esitò, confusa.
«Non sapevi che lavoro facesse Elena?» domandò Gage strappando il telefono di mano alla giornalista e infilandoselo in tasca. «È una professionista della minaccia.»
Elena si girò verso di lui, inchiodandolo con gli occhi scuri. Restarono a fissarsi immobili in un silenzio carico di astio. Weston doveva avergli detto qualcosa – Gage non ne era sicuro – prima che lui e April si allontanassero. Adesso era solo con la sua ex, circondati da almeno una ventina di ospiti impegnati a riprendere con i telefoni ogni gesto di Chiara Campagna.
«Quello è mio» sibilò Elena, sollevando il mento verso di lui. «Non hai alcun diritto di prendermelo.»
«E tu non hai alcun diritto di stare qui, cosa che non ti ha impedito di infilarti nella mia proprietà.»
Lei lo guardò, gli occhi scuri che diventavano due fessure. «Il telefono probabilmente sta ancora registrando. Forse faresti meglio a restituirmelo prima che tu riprenda una scena che potrebbe farti cattiva pubblicità.»
Porse un palmo e restò in attesa.
«Se hai un problema con me, perché non ne parli con quelli della sicurezza che hai appena ingannato per imbucarti alla festa?» Gage indicò verso la porta di ingresso, dove due guardie del corpo in abito grigio erano posizionate su entrambi i lati dell'entrata. «Hai violato una proprietà privata.»
«È una sfida, Gage?» La voce assunse una nota maliziosa, sicuramente studiata per distrarre un uomo.
Be' con lui non avrebbe funzionato.
«Ti do una possibilità» chiarì, poco propenso a concederle quella resa dei conti pubblica che lei voleva registrare e quindi condividere con i suoi followers. «Puoi spiegarmi in privato che cosa ci fai in casa mia oppure puoi lasciare immediatamente la mia proprietà accompagnata dagli agenti della sicurezza. E stai pur certa che non ci saranno videocamere a riprendere.»
«Sei noioso e prevedibile.» Elena gli rivolse un sorriso tirato ed emise un sospiro melodrammatico prima di incrociare le braccia al petto. «Magari l'utilizzo della videocamera potrebbe rendere le cose un po' più piccanti.»
Gli occhi scuri scivolarono lentamente su di lui.
Gage ricordò a se stesso che se si fosse lasciato portare allo sfinimento, lei avrebbe vinto. Eppure non poté negare un momentaneo impulso di baciarla.
«Che cosa decidi, Elena?» la sfidò con voce pacata. «Parli o te ne vai?»
«Molto bene.» Lei sollevò le mani in un gesto di resa. «Portami nella tua tana, Gage, e fa' di me ciò che vuoi.» Inclinò la testa di lato. «Oh, aspetta un attimo.» Si mordicchiò un labbro e scosse la testa. «Non assecondi più il tuo lato di ragazzaccio, vero? Mmh, certo che no. Che domanda stupida. Ci ha pensato il tuo paparino molto tempo fa, allontanando dal suo prezioso erede tutte quelle che riteneva persone non gradite.»
Seduzione e vivacità erano sparite dalla voce, lo sguardo a un tratto gelido.
Gage sapeva che lei aveva un'ascia di guerra da dissotterrare, dopo il modo in cui suo padre l'aveva trattata per farla uscire dalla sua vita.
Con le gambe tremanti, Elena seguì Gage nell'enorme dimora.
Un metro e ottanta abbondante, Gage aveva una figura imponente, che lo smoking non riusciva certo a celare. Mentre avanzava dietro di lui, Elena poté ammirarlo. I capelli scuri gli sfioravano il collo della giacca. Sotto i polsini della camicia, intravide i tatuaggi disegnati sull'avambraccio. Un tempo le piaceva seguire con un dito gli intricati disegni, chiedendogli di raccontarle le storie dietro ognuno di essi. E lui l'accontentava, parlandole con quell'accento neozelandese che per lei era un potente afrodisiaco. O forse lo era semplicemente Gage. Avrebbe potuto parlare con l'accento del sud o con la cadenza un po' strascicata e snob di quelli del nord, e lei lo avrebbe comunque ritenuto l'uomo più sexy del mondo.
Un tempo era così che lo vedeva.
Non aveva pensato a che cosa avrebbe provato incontrandolo di nuovo. Erano passati sei anni da quando la loro relazione era finita con un gelido addio e con Gage convinto che lei si fosse lasciata corrompere dal padre, che l'aveva convinta a mollare il figlio. Era rimasta così delusa da quella condanna senza appello che non si era nemmeno presa la briga di difendersi. Se era così che Gage pensava di lei, significava che non l'aveva mai conosciuta veramente e di certo non l'aveva mai amata.
A quel punto si era limitata a dirgli che la loro separazione era una