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Lasciarsi amare: Harmony Destiny
Lasciarsi amare: Harmony Destiny
Lasciarsi amare: Harmony Destiny
Ebook149 pages2 hours

Lasciarsi amare: Harmony Destiny

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About this ebook

Tutto per un unico, irresistibile, favoloso bacio.
L'ultima cosa di cui Joanna Blake ha bisogno è svenire a causa del bacio appassionato di un affascinante sconosciuto. E men che meno ha bisogno di ritrovarselo in sala operatoria nel suo turno di lavoro. Lo sconosciuto infatti è Rio Madrid, ginecologo nell'ospedale dove lei è ostetrica. Ma l'insormontabile problema "Come evitarlo" viene subito risolto da Rio in persona, che dopo aver scoperto in che quartiere poco sicuro abita Joanna, la invita a stare da lui, nella sua splendida villa... insieme al figlio che aveva temporaneamente affidato alla nonna. Tutti i problemi per Joanna sono risolti, ma Rio non aveva considerato che aprendo le porte di casa propria avrebbe rischiato di dover aprire anche quelle del proprio cuore.
LanguageItaliano
Release dateDec 10, 2020
ISBN9788830522381
Lasciarsi amare: Harmony Destiny
Author

Kristi Gold

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Book preview

    Lasciarsi amare - Kristi Gold

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Renegade Millionaire

    Silhouette Desire

    © 2003 Kristi Goldberg

    Traduzione di Clemente Peluso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-238-1

    1

    Joanna Blake non ricordava di aver mai ricevuto un bacio così appassionato. Era sicura che non avrebbe mai dimenticato quelle labbra dolci e allo stesso tempo forti, così come era certa che avrebbe fatto di tutto per scoprire il nome di quell’uomo che per pochi attimi era entrato nella sua vita.

    Quello splendido esemplare di uomo, una presenza quasi irreale, era comparso al suo fianco mentre l’orologio batteva la mezzanotte, occhi color topazio puntati su di lei come un potente talismano.

    Fino a quel momento se ne era rimasta in disparte, in volontario esilio nell’angolo più remoto della sala da ballo dell’albergo, stretta nel vestito preso in prestito per il cenone di capodanno. Ora, invece, si sentiva stregata da quello sconosciuto che sembrava aver ridato vigore a ogni cellula del suo corpo, rendendola coraggiosa e fiera, disinibita come mai prima di allora.

    Quando l’abbraccio l’aveva circondata e il bacio si era fatto più profondo, Joanna aveva sentito il proprio cuore battere forte.

    Le loro lingue si erano intrecciate e il calore che proveniva da quel corpo possente aveva risvegliato in lei istinti primordiali di cui prima di allora non aveva neppure sospettato l’esistenza.

    Poi lo aveva visto ritrarsi, interrompendo di colpo il contatto, ma con lo sguardo penetrante e magnetico sempre fisso su di lei.

    Nelle orecchie di Joanna era giunta solo l’eco lontana di quanto stava accadendo intorno a loro, come se una leggera nebbia avesse avvolto il resto della stanza, togliendo persino il rumore alle bottiglie di champagne che venivano stappate per salutare l’arrivo del nuovo anno. Era come se fossero rimasti soltanto loro due, trasportati d’incanto in una nuova dimensione.

    Joanna lo aveva visto chinarsi in avanti sino a sfiorarle il lobo con le labbra socchiuse.

    «Buon anno» le aveva sussurrato con voce vellutata, augurio seguito da una parola che lei non aveva compreso, come pronunciata in una lingua esotica. Un suono musicale e misterioso, al pari dell’uomo che ancora la teneva tra le braccia.

    L’incantesimo fu rotto dalla fredda realtà.

    Joanna si allontanò, sorpresa da quello che aveva appena fatto. Non aveva mai baciato uno sconosciuto prima di allora. Non aveva baciato nessuno da molto tempo, a essere precisi. Forse era per quello che si era lasciata andare, cercò di giustificarsi, ma non c’erano scuse. Era sicura che non avrebbe mai dovuto lasciare che accadesse.

    «Devo andare» borbottò a testa bassa, sopraffatta dalla voglia di scappare.

    L’uomo sollevò un sopracciglio, perplesso. «Così presto?»

    Joanna tentò di replicare, ma sapeva di non avere il pieno controllo di sé. Era come se colui che le stava di fronte potesse leggerle nel pensiero. «Devo ritornare a casa» sussurrò, e fu come se quelle parole tradissero la realtà, un piccolo appartamento senza calore nel quale raramente entravano ospiti.

    Diede le spalle allo sconosciuto e si allontanò in cerca di un rifugio, al sicuro dal fascino di quegli occhi profondi. Tuttavia, riuscì a muovere solo pochi passi prima di voltarsi, come se quello sguardo magnetico esercitasse un potere irresistibile su di lei. Lo sconosciuto la guardò enigmatico, indecifrabile mentre si appoggiava alla porta di vetro alle sue spalle.

    I capelli tirati all’indietro, si distingueva dagli altri invitati in smoking nero per la giacca grigia e i pantaloni scuri. La camicia era chiusa in alto da un medaglione di platino e metteva in risalto il colore bruno della sua pelle. Il diamante all’orecchio mandava riflessi che si confondevano con le mille luci di San Antonio che punteggiavano la notte alle sue spalle.

    Joanna fece un ultimo sforzo per dare ascolto al buonsenso e si precipitò verso la porta principale, consapevole di quanto le fosse appena accaduto. Mai avrebbe dimenticato la figura che si stagliava contro il nero del cielo e neppure il bacio che, seppure per pochi momenti, aveva abbattuto ogni sua difesa, facendola sentire disarmata e vulnerabile.

    Allungò una mano per aprire la porta mentre con l’altra frugava nella borsetta di seta alla ricerca delle chiavi. Nella fretta, la borsetta si capovolse, rovesciando tutto il contenuto sul pavimento.

    Joanna fu pronta a chinarsi e, allorché ebbe raccolto i pochi oggetti, uscì nel corridoio.

    Quando fu sulle scale, afferrò il corrimano e si fermò a riprendere fiato prima di avviarsi verso il parcheggio. La sua auto aveva bisogno di molti ritocchi, se non di essere demolita, ma per il momento era l’unica che poteva permettersi, così aprì la portiera senza pensarci più di tanto e si sedette al volante. Per fortuna aveva bevuto solo un sorso di champagne, altrimenti non sarebbe stata in grado di guidare. In quel momento aveva le vertigini, ma era sicura che non dipendesse dal vino. Quell’effetto era dovuto al bacio... e a lui.

    Girò finalmente la chiave nel cruscotto, ma il motore si limitò ad ansimare. Un altro tentativo diede lo stesso risultato. Il vecchio trabiccolo aveva scelto proprio quella sera per lasciarla a piedi, pensò disperata.

    Appoggiò la fronte sul volante e si lasciò sfuggire un lamento disperato. Nessuno da chiamare in soccorso, nessuno cui chiedere un passaggio, a meno di ritornare nella sala da ballo. E se avesse scelto quella soluzione, avrebbe potuto imbattersi di nuovo nello sconosciuto. Una prospettiva meno terrificante di quanto le era sembrato in un primo momento, dovette riconoscere.

    Accidenti, pensò, subito pentita. Non aveva alcun bisogno di rivederlo, per quanto affascinante potesse apparire. C’era già un uomo nella sua vita e non ne desiderava altri. Joseph, con il sorriso sicuro e la saggezza di un adulto, rappresentava ogni sua certezza, ogni sua speranza. Considerati i suoi sei anni, era un bambino che dava meno problemi di molti uomini. Specialmente di suo padre, che li aveva abbandonati entrambi, partendo all’inseguimento di un fantomatico progetto che lo avrebbe reso ricco e famoso. Un uomo che non riusciva a liberarsi della giovinezza, Adam non aveva mai voluto le responsabilità di una famiglia. Lei aveva imparato troppo tardi che non sarebbe mai cambiato.

    Il loro bambino, il figlio che aveva fortemente desiderato, ora dipendeva solo da lei. Joanna ripensò a sua madre, alla quale aveva affidato il piccolo per poter uscire da una situazione disperata.

    Se Joseph fosse stato con lei in quel momento si sarebbe sentita meglio. Ma il macinino di auto che si ritrovava e l’appartamento in quel brutto quartiere le ricordavano quanto fosse importante per il bambino continuare a vivere con la nonna, a più di cinquecento miglia di distanza. Era meglio così, anche se separarsi da lui si era rivelata l’esperienza più dolorosa della sua vita.

    Ritornò con la mente al giorno in cui aveva salutato suo figlio, con la promessa che presto sarebbero stati di nuovo insieme. Aveva tentato invano di trattenere le lacrime, ma Joseph si era dimostrato più forte di lei. Quando l’aveva stretto forte a sé, lui le aveva battuto una mano sulla spalla.

    «Andrà tutto bene» l’aveva incoraggiata, «troverai presto un buon lavoro e io potrò tornare con te a San Antonio.»

    Era il suo piccolo uomo. Nei due mesi che erano trascorsi da quel momento, Joanna aveva dovuto resistere ogni giorno alla tentazione di scappare dalla città e di raggiungere il figlio.

    Ma Joseph aveva bisogno di tranquillità e sicurezza, qualcosa che lei non poteva offrirgli, per il momento. Almeno fino a quando non avesse trovato una casa in un quartiere più bello. Se solo in destino avesse smesso di metterci lo zampino...

    I colpi sul vetro la fecero voltare di scatto. La sorpresa durò pochi attimi, soltanto fino a quando lei ebbe riconosciuto Cassie O’Connor.

    Joanna uscì dall’auto e, richiusa la portiera, vi appoggiò le spalle in cerca di sostegno.

    Cassie si ravviò i lunghi capelli biondi con la mano, nello sguardo la preoccupazione per lo stato d’animo dell’amica. «Cos’avevi da scappare via con tanta fretta?»

    Joanna avrebbe voluto che il proprio cuore smettesse di battere così forte. «Domani mattina sarò di turno in consultorio.»

    «È una cosa terribile lavorare a capodanno» commentò l’altra.

    Un giorno come un altro, pensò Joanna cupa, dal momento che suo figlio non sarebbe stato con lei. «I bambini se ne infischiano delle festività quando si tratta di nascere» scherzò, «e inoltre ho bisogno di fare un po’ di straordinari. Ho ancora alcuni conti da pagare.» Per non parlare dell’auto, che probabilmente avrebbe aggravato la situazione.

    «Scusami se ti ho spaventata poco fa, ma non sapevo cosa pensare quando ti ho vista uscire di corsa dalla sala da ballo.»

    «Per la verità sono contenta che tu sia qui. Il mio catorcio non ne vuol sapere di mettersi in moto.»

    Cassie la guardò comprensiva. «Non è il momento più adatto per restare a piedi» osservò. «Hai un telefono per chiamare un meccanico?»

    Joanna non poteva permettersi un cellulare. A fatica si era comprata il cercapersone che le era stato imposto dall’ufficio del personale. «No. E non saprei chi chiamare.» E neppure come avrebbe fatto a pagare il conto. In circostanze normali lo stipendio d’infermiera sarebbe stato sufficiente, ma Adam le aveva lasciato una quantità enorme di debiti da saldare.

    «Chiederemo aiuto a Brendan» propose l’amica. «Sarà qui tra un minuto e ti daremo un passaggio a casa.»

    Joanna non avrebbe mai voluto che gli O’Connor vedessero in che razza di quartiere aveva dovuto rintanarsi. «È gentile da parte tua, ma sarà sufficiente lasciarmi in clinica. Tengo sempre da parte dei vestiti di ricambio nell’armadietto.»

    «Sei sicura di non voler andare a casa?»

    «Sicura» confermò Joanna. «Così sarò già al lavoro. A quanto pare anche domani sarò a piedi.»

    «D’accordo» si arrese Cassie. «A proposito» riprese poi con un sorriso ammiccante, «cosa ne pensi del dottor Madrid?»

    «Il dottor Madrid?» ripeté Joanna, sicura di sentire quel nome per la prima volta.

    «Sì, Rio Madrid» ripeté Cassie, «l’uomo che pochi minuti fa ti ha baciato fino a farti mancare il respiro.»

    Joanna sapeva di avere il volto in fiamme. Aveva sperato che nessuno si fosse accorto di quanto era accaduto tra lei e lo sconosciuto. Ancora una volta si

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