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Un patrimonio scottante: Harmony Destiny
Un patrimonio scottante: Harmony Destiny
Un patrimonio scottante: Harmony Destiny
Ebook178 pages2 hours

Un patrimonio scottante: Harmony Destiny

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About this ebook

Sage Lassiter è un uomo che si è fatto da solo. Rifiutato dal padre adottivo, ha conquistato il successo a modo suo, con cinismo e crudeltà. Quando scopre che J.D. Lassiter Senior ha lasciato l'intero patrimonio a Colleen Falkner, l'infermiera che lo ha accudito, Sage decide di tornare a casa e di fare giustizia È convinto che quella donna non sia poi così innocente come appare, e per estorcerle la verità è pronto a sedurla. Ma il sesso, specie se si rivela esplosivo, è un'arma a doppio taglio e come se non bastasse Colleen sta iniziando a infrangere le barriere che Sage ha costruito attorno al suo cuore.
LanguageItaliano
Release dateDec 10, 2020
ISBN9788830522442
Un patrimonio scottante: Harmony Destiny
Author

Maureen Child

Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.

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    Un patrimonio scottante - Maureen Child

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Black Sheep’s Inheritance

    Harlequin Desire

    © 2014 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-244-2

    1

    L’ufficio dello studio legale Drake, Alcott e Whittaker era troppo affollato per i gusti di Sage Lassiter. Preferiva di gran lunga starsene al suo ranch, alla frizzante aria primaverile del Wyoming. Ciononostante, non aveva alternative, doveva assistere alla lettura del testamento del suo padre adottivo.

    J.D. Lassiter era morto soltanto da un paio di settimane e Sage aveva difficoltà a rassegnarsi. Diamine, avrebbe scommesso che J.D. fosse troppo ostinato per morire davvero. Invece, adesso che se n’era andato, Sage era costretto a vivere sapendo che non avrebbe avuto più l’occasione di riconciliarsi con l’uomo che l’aveva cresciuto. Era tipico di J.D. tirare dritto e agire cogliendo tutti impreparati. Una volta di più, il vecchio aveva avuto l’ultima parola.

    Sage non avrebbe saputo dire quando aveva messo radici la tensione tra lui e J.D., ma ricordava che era stata una sensazione sempre presente. Niente di tangibile. Niente che si potesse indicare e dire: Ecco. È questo. L’inizio della fine. Tra loro due era stata, invece, una lenta disgregazione, e ormai era troppo tardi per pensarci. Vecchie ferite, vecchi rancori non erano ammessi in quella stanza.

    «Hai l’aria di voler prendere a pugni qualcosa» gli bisbigliò Dylan, il fratello più giovane.

    Scoccandogli un’occhiata arcigna, Sage scosse la testa.

    «No, tuttavia non riesco proprio a convincermi che ci troviamo qui.»

    «Lo so.» Dylan si scostò una ciocca di capelli castani dalla fronte e si diede una rapida occhiata in giro. «Non riesco a credere che J.D. se ne sia andato.»

    «Stavo pensando la stessa cosa.» Sage incrociò le braccia e aggiunse: «Sono preoccupato per Marlene».

    Dylan seguì il suo sguardo.

    Marlene Lassiter era subentrata come madre surrogata per Sage, Dylan e Angelica dopo che Ellie Lassiter era morta dando alla luce Angie. Era sposata con Charles, il fratello di J.D., e quando era rimasta vedova, si era trasferita a vivere nel Wyoming, al Big Blue, il ranch dei Lassiter. Era stata nutrice, amica e confidente per così tanti anni da non riuscire a contarli.

    «Alla fine starà bene» disse Dylan, quindi trasalì quando vide Marlene portarsi alla bocca un fazzoletto fradicio, come se volesse soffocare un gemito di dolore.

    «Spero che tu abbia ragione» borbottò Sage, a disagio alla vista del dolore di Marlene, e sapendo che non c’era niente che potesse fare.

    Il figlio di Marlene, Chance Lassiter, le era seduto accanto e le teneva un braccio sulle spalle, in un gesto protettivo. Indossava una giacca di pelle sopra una camicia bianca. Jeans blu e stivali completavano il suo abbigliamento, e teneva l’immancabile Stetson in equilibrio su un ginocchio. Era un cowboy dalla testa ai piedi, nonché direttore del Big Blue, il ranch di millecinquecento ettari di J.D.

    «Hai idea di quali siano i lasciti?» chiese Dylan. «Non sono riuscito a cavare niente da Walter.»

    «Non mi sorprende affatto» commentò Sage con una smorfia ironica. Oltre a essere l’avvocato di J.D., Walter Drake era in pratica il suo clone. I due uomini più ostinati e riservati che lui avesse mai conosciuto. Walter aveva telefonato a ciascuno di loro, limitandosi a dire quando e dove dovevano presentarsi, senza mai accennare al contenuto del testamento di J.D. Anche Logan Whittaker, un altro socio dello studio, aveva lavorato alla stesura del testamento, ma non era stato più loquace di Walter.

    Sage non si aspettava niente per sé. D’altronde, non aveva bisogno di soldi. Aveva costruito la propria fortuna al college, quando aveva investito in una delle brillanti idee dei suoi amici. Con quello che gli aveva reso, aveva investito in altri sognatori e aveva accumulato milioni. Più che sufficienti per renderlo indipendente dall’eredità di Lassiter. Anzi, era sorpreso che l’avessero convocato. Molto tempo prima, aveva preso le distanze dai Lassiter per seguire la propria strada, e lui e J.D. non erano mai stati molto uniti.

    «Hai parlato con Angelica dopo che è successo?» Dylan si accigliò e guardò in direzione della sorella, seduta accanto al fidanzato, Evan McCain, con la testa sulla sua spalla.

    «Non a lungo.» Anche Sage aggrottò la fronte, pensando alla sorella che lui e Dylan amavano tanto. Il suo matrimonio era stato rimandato a causa della morte del padre, e chissà quando avrebbe avuto luogo. I grandi occhi castani di Angelica erano rossi per il pianto ed erano cerchiati da ombre scure, chiaro segno che dormiva poco. «Sono andato a trovarla un paio di giorni fa, nella speranza di poterle parlare, ma non ha fatto altro che piangere.» Il suo cipiglio si accentuò. «Detesto vederla in quelle condizioni, ma che mi venga un colpo se so cosa possiamo fare.»

    «Non molto, in effetti» convenne Dylan. «Io l’ho vista ieri, però non voleva parlare di quello che è successo. Mi ha anche detto che non dorme e non mangia quasi niente. La sta prendendo molto male, Sage.»

    «Lei e il vecchio erano molto legati, perciò è naturale che la stia prendendo male. Oltretutto, J.D. ha avuto il collasso proprio durante le prove per la cena, rendendo tutto ancor più tragico. Dobbiamo assicurarci che superi questo momento. La sorveglieremo da vicino. Uno di noi la vedrà almeno ogni due giorni...»

    «Oh» ridacchiò Dylan. «Evan sarà entusiasta di averci sempre intorno.»

    «È lui quello deciso a sposarsi con un membro della famiglia Lassiter» gli fece notare Sage con sarcasmo. «Se prende uno di noi, deve accettarci in blocco. Meglio che lo capisca subito.»

    «Giusto. Allora, d’accordo. Terremo d’occhio Angelica.»

    Dylan continuò a parlare dei suoi progetti per il ristorante che intendeva aprire, ma Sage aveva smesso di ascoltarlo. Stava invece osservando Colleen Falkner, l’infermiera personale di J.D., che era scivolata in silenzio nella stanza e si era seduta accanto a Marlene. L’anziana donna l’accolse con un pallido sorriso e le prese una mano per stringerla con forza.

    Sage fissò Colleen socchiudendo gli occhi e avvertì un sussulto di consapevolezza, proprio come era successo la sera della prova per la cena. La sera in cui J.D. era morto.

    In effetti, quella sera l’aveva notata per la prima volta. Si erano già incontrati di sfuggita, naturalmente, ma quella sera in particolare c’era stato qualcosa di diverso in lei. Qualcosa che lo aveva turbato. Forse era stata la vista dei suoi lunghi capelli che le scendevano sciolti sulle spalle in morbide onde. Forse era stato il corto vestito rosso e i sandali neri che facevano apparire ancor più lunghe le sue gambe. Una cosa sapeva con certezza: quando aveva colto il suo sguardo attraverso la stanza, aveva sentito che una specie di legame scattava tra loro due. Stava per avvicinarsi a lei, deciso a parlarle, quando l’attacco cardiaco di J.D. aveva cambiato tutto.

    Quel giorno, tuttavia, non era vestita con eleganza. Anzi, indossava un paio di pantaloni sformati, un golf blu zaffiro e i lunghi capelli biondi erano raccolti in una treccia che le scendeva tra le scapole.

    Aveva grandi occhi azzurri, lucidi di lacrime trattenute, e una bocca generosa che reclamava di essere baciata.

    Se non l’avesse vista in un aderente vestito rosso – un vestito che rimaneva scolpito a fuoco nella sua memoria – Sage non avrebbe mai intuito le curve che teneva nascoste sotto quella specie di armatura di lana e cotone.

    Non aveva avuto molti contatti con Colleen, dal momento che tra lui e J.D. non correva esattamente buon sangue, perciò Sage non passava molto tempo al Big Blue. Quella sera alla cena, però, lei lo aveva incuriosito. Non solo era bella, ma quando J.D. era crollato, era entrata in azione, impartendo ordini come un generale e prendendo in mano la situazione fino all’arrivo dei paramedici.

    Era molto affezionata a J.D. e si era conquistata l’affetto della famiglia – prova ne era il modo in cui Marlene le aveva preso la mano – tuttavia era rimasta sempre avvolta in un alone di mistero. Da dove veniva? Perché aveva accettato di lavorare per un vecchio scontroso in un ranch isolato, anche se lussuoso? E perché diamine la cosa lo interessava?

    «Colleen ti ha fatto qualcosa?»

    Sage diede un’occhiata a Dylan. «Come?»

    «Be’, la stai fissando con tanta intensità da dar fuoco ai suoi capelli. Cosa succede?»

    Irritato per essere stato sorpreso, Sage borbottò: «Chiudi il becco».

    «Ah. Ottima risposta.» Dylan sorrise, scosse la testa e si chinò a chiedere qualcosa a Chance.

    Cercando di non dare nell’occhio, Sage lasciò vagare di nuovo lo sguardo su Colleen. Lei chinò la testa per sussurrare qualcosa a Marlene, e lui osservò quella lunga treccia lucente scivolare su una spalla, scoprendole la nuca. Soffici riccioli biondi le sfioravano la pelle, e lui fu assalito dall’impulso di toccarla. Di accarezzare quella pelle, di infilarle le dita nei capelli... Si affrettò a scacciare quel pensiero, contrariato con se stesso.

    L’unico motivo che giustificasse la sua presenza era che fosse citata nel testamento di J.D. Certo, J.D. aveva avuto bisogno di un’infermiera negli ultimi mesi, ma perché una così bella? Era per quella ragione che aveva accettato di prendersi cura di un vecchio? Aveva sperato di ricevere un giorno una bella liquidazione? Forse avrebbe dovuto dedicare un po’ di tempo a indagare su Colleen Falkner. Assicurarsi che...

    «La stai guardando di nuovo» commentò Dylan.

    Guardando in cagnesco il fratello e ignorando il suo sorriso, Sage borbottò: «Non hai niente altro da fare?».

    «Non al momento.»

    «La mia solita fortuna.»

    «Penso soltanto che è interessante osservare che sembri affascinato da Colleen.»

    «Non ne sono affascinato.» Sage si agitò a disagio sulla sedia e si disse di smetterla di pensare a lei. Come era possibile che quella donna avesse fatto colpo così facilmente su di lui? Diamine, non si erano nemmeno mai parlati veramente.

    «Non è quello che sembra da dove sono seduto.»

    «Allora, forse dovresti cambiare posto.» Non era affascinato. Era... interessato. Attratto. Era diverso.

    Dylan scoppiò in una risatina. Era quasi impossibile insultarlo. Era un tipo scanzonato, affascinante, e a volte Sage pensava che il fratello più giovane fosse il depositario di tutta la pazienza della famiglia. Ma era anche ostinato e, una volta affondati i denti in qualcosa, mollava di rado la presa.

    Come in quel caso, per esempio.

    «Lei è single» lo informò Dylan.

    «Fantastico.»

    «Si fa per dire» proseguì suo fratello, «ma forse ogni tanto potresti lasciare il tuo ranch. Avere un appuntamento vero. Magari con Colleen.»

    Sage tirò indietro la testa e fissò il fratello. «Gestisci un’agenzia di appuntamenti di cui sono all’oscuro?»

    «D’accordo» borbottò Dylan. «Fa’ a modo tuo. Comportati da eremita. Finirai per diventare un vecchio strambo che vive da solo in un ranch isolato.»

    «Non sono un eremita.»

    «E chi ci crede? Quando è stata l’ultima volta che sei andato con una donna?»

    Accigliandosi, Sage replicò: «Non che siano affari tuoi, ma ho un sacco di donne».

    «Scopate da una notte e via? Bello.»

    Sage le preferiva. Non era tipo da legami duraturi, e passare del tempo con una donna che la pensava allo stesso modo evitava una quantità di inutili complicazioni. Se suo fratello voleva qualcosa di più dalla vita, libero di farlo. Quanto a lui, la sua vita gli piaceva così com’era. Quando voleva una donna, se ne cercava una. Quando voleva essere lasciato solo, lo otteneva.

    «Adesso che ne parli, non mi sembra che tu sia impegnato in relazioni serie.»

    Dylan scrollò le spalle. «Non stiamo parlando di me

    «Bene, abbiamo finito di parlare anche di me

    In quel momento, la porta dell’ufficio si aprì e l’avvocato Walter Drake entrò e annunciò: «Tutti presenti?». Girò uno sguardo penetrante sulla stanza e annuì. «Bene. Allora, possiamo cominciare.»

    «Non so se sono pronto» bofonchiò Dylan.

    Sage era più che pronto. Voleva che quella giornata finisse, così da poter tornare al suo ranch.

    Dopo essersi sistemato dietro una massiccia scrivania, Walter, un uomo anziano che era la tipica figura del vecchio consulente di famiglia – di bell’aspetto, canuto e vestito in modo impeccabile – prese un fascio di fogli e li mise in ordine, anche se non ce n’era bisogno. Il fruscio delle carte e i vetri della finestra che sbatacchiavano al vento erano gli unici rumori nella stanza. Era come se tutti stessero trattenendo il respiro.

    Era evidente che Walter si stava godendo quel momento sotto i riflettori. Tutti gli occhi erano puntati su di lui. Il suo sguardo sorvolò di nuovo le persone riunite e, quando alla fine si arrestò su Angelica, le rivolse un sorriso di circostanza prima di parlare ai presenti.

    «So quanto tutto questo

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