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Lo strano caso del clown
Lo strano caso del clown
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Lo strano caso del clown

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HORROR
Notte di Natale. Reparto di medicina d'urgenza. Il Dottor Magnus Weird è di guardia insieme alle infermiere Tanya e Marta. Una notizia inattesa rompe la loro monotona routine: si è appena suicidato un paziente dell'istituto psichiatrico criminale “Sister Mary Rose”, un paziente che Magnus conosce molto bene e con il quale ha condiviso uno scomodo passato. Le sorprese per il medico, però, non finiranno qui. Poco dopo, suo malgrado, si ritroverà a dover ricoverare un paziente molto insolito, inquietante e...“strano”. Un clown. Un clown dall'aspetto sinistro e con lo sguardo terrorizzato che non parla e non si muove. Da quel momento, nel reparto, una serie di spaventosi fenomeni paranormali tormenteranno e terrorizzeranno a morte tutti e tre. Qualcosa di malvagio è all'opera e cresce mostruosamente di ora in ora. Compito del dottore sarà, non solo cercare di risolvere il mistero ma, soprattutto, cercare di arrivare all'alba, vivo...
LanguageItaliano
PublisherFabio Anfossi
Release dateNov 12, 2020
ISBN9791220220163
Lo strano caso del clown

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    Lo strano caso del clown - Fabio Anfossi

    CLOWN

    LO STRANO CASO DEL CLOWN

    LO STRANO CASO DEL CLOWN

    IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE

    Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo,

    GIURO:

    di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento;

    di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'Uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;

    di prestare la mia opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza e coscienza o osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione;

    di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale e alle mie doti morali;

    di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente;

    di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze...

    24 Dicembre,

    0re 18.40

    ISTITUTO PSICHIATRICO CRIMINALE SISTER MARY ROSE

    Vigilia di Natale.

    Tutti i pazienti erano stati radunati nella grande hall per finire di addobbare il gigantesco albero natalizio che occupava l'angolo verso l'ala nord del salone. Proprio lì, quella sera, avrebbero celebrato tutti insieme la cena del Santo Natale. La capo infermiera, Signora Connoby, sovraintendeva con occhio vigile. La donna d'acciaio, come la chiamavano i suoi sottoposti, non riposava mai. Controllava che tutto procedesse nel migliore dei modi, senza intoppi e senza problemi o fastidi di nessun genere. Si aggirava come un leone in gabbia, facendo da sentinella, mentre gli altri infermieri, posizionati in punti strategici dell'immenso camerone, partecipavano ed attendevano sue nuove istruzioni, all'evenienza.

    Dominick si avvicinò all'albero, ingobbito, con un po' di schiuma agli angoli della bocca storta. Un rivolo di saliva gli scorreva dal labbro inferiore fino alla punta del mento. Mostrava occhi a mezz'asta, di cui uno, il sinistro, era visibilmente più piccolo dell'altro. Il naso gli gocciolava. I suoi movimenti erano lenti e goffi, doveva badare ad ogni passo che faceva su quel pavimento di marmo per non scivolare od inciampare. Le mani gli tremavano un poco ed emetteva suoni gutturali, sforzando le sue stanche corde vocali. Era sedato con pesanti dosi di psicofarmaci. Chiunque, al suo posto, si sarebbe ritrovato in quelle condizioni. Con disarmante lentezza portò una mano all'interno di una cassa riposta a terra nel cui interno erano state stivate le varie palline di Natale che avrebbe appeso ai rami dell'albero. Erano sempre le stesse, anno dopo anno, si riproponevano ogni 24 dicembre, le riconosceva perfettamente. Ne afferrò una, quella che più gli parve interessante sul momento. Sollevando la spalla a fatica portò la mano con la sfera vicino alla faccia quasi per poterla mirare meglio. Fatto ciò con le dita raddrizzò il piccolo gancio che, fissato al polo superiore della palla, fungeva da attracco per un ramo della conifera. Dopo qualche esitazione si decise, infine, di allungare il braccio ed appenderla al ramo dell'albero più vicino. Improvvisamente si frenò. I suoi occhi si spalancarono, risvegliatisi da quel sonno farmacologico quasi comatoso. Spalancò la bocca in preda allo stupore, no alla sorpresa, no...al terrore.

    In una frazione di secondo si lasciò scappare un gemito di paura.

    Lasciò la presa, lasciò andare la pallina come se avesse visto in essa qualcosa di spaventoso. La boccia cadde al suolo ed esplose in centinaia di frammenti che si dispersero sul pavimento in ogni direzione.

    -Ahhhhhhhh!- sbraitò indietreggiando di qualche passo.

    Tutti nel salone si fermarono, l'osservarono con fare interrogativo.

    -No...no...Noooooo!

    Prese a dimenare le mani in avanti e nel vuoto, pareva la goffa pantomima di un bambino spaventato che, in preda al panico, cerca di allontanare un insetto.

    Gli altri pazienti incominciarono ad eccitarsi o preoccuparsi. In quel tipo di casa di cura era essenziale far mantenere la calma ai pazienti, poiché innescando anche uno soltanto di loro, indirettamente, si sarebbe rischiato di stimolare ed attivare tutti gli altri. Farmaci o no, era una situazione da evitare. Il rischio di risvegliare certi istinti era reale e pericoloso, tenuto che tra gli ospiti vi fossero assassini, stupratori, vandali etc...

    -Infermiera? Infermieraaaaaaaa!- chiamò uno dei tanti.

    La Signora Connoby aggrottò la fronte e con fare severo tuonò:

    -Dominick, che stai facendo? Che succede?

    Lui non si accorse nemmeno di chi gli stesse rivolgendo parole e continuò a dimenarsi sempre più perdendo l'autocontrollo:

    -Vattene, vattene! Noooo! Vattene via da me!

    Alcuni pazienti presero a ridere, altri scapparono via spaventati, per non parlare di quelli che piangevano o di quelli che battevano le mani non capendo assolutamente cosa stesse accadendo.

    La capo infermiera fece cenno ai colleghi in fondo alla hall di correre in soccorso. Qualcosa non andava e stava prendendo una piega sbagliata.

    Dominick si portò le mani alle orecchie, chiuse gli occhi e scosse il capo come se tentasse di non sentire qualcosa o qualcuno. Tutti presero le distanze da lui.

    La Signora Connoby stessa si tenne a dovuta distanza, aspettando l'arrivo dei suoi due colleghi uomini e robusti. Forse, in quella situazione sarebbe risultato necessario l'utilizzo della forza per placare quella crisi di nervi.

    -Lasciami in pace, lasciami in pace, lasciami...IN PACE!!!

    Dominick preso da un raptus afferrò, con tutta la forza che aveva a disposizione, la cassa contenente le palline natalizie ed istintivamente la scagliò in avanti. Sembrava che cercasse di colpire qualcuno proprio davanti a sé. Tutte le sfere volarono a terra frantumandosi.

    I due infermieri arrivarono in prossimità del paziente in piena escandescenza. Non sapevano neppure loro come procedere. Sarebbe stato meglio braccarlo il più rapidamente possibile, prima che potesse far del male a se stesso

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