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Il sacrificio del greco
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E-book159 pagine2 ore

Il sacrificio del greco

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Info su questo ebook

Leo è un uomo d'affari tutto d'un pezzo, interessato al potere e ai soldi, non certo a una famiglia. Ma quando gli viene affidata la custodia dei due nipotini decide di fare un sacrificio e di prendere moglie. La scelta ricade sulla dolce Letty, che ha tutto l'interesse ad accettare la sua proposta. Ma l'accordo che hanno stretto andrà presto in fumo, arso dal fuoco di un'inattesa e bruciante passione!
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2020
ISBN9788830521841
Il sacrificio del greco
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Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Il sacrificio del greco - Lynne Graham

    successivo.

    1

    Leo Romanos, erede di una delle più importanti compagnie di trasporti internazionali, si svegliò all'alba, con quattro bambini sparpagliati nel suo letto.

    La prima invasione di quel tipo lo aveva spaventato a morte. Per la prima volta in vita sua si era visto costretto a comprare un pigiama e aveva organizzato una squadra di bambinaie, per coprire l'intero arco delle ventiquattro ore. Ma non sembrava funzionare. I figli della sua defunta sorella, ancora traumatizzati, scappavano dai loro letti nel bel mezzo della notte e correvano a rifugiarsi nel suo.

    Era sorprendente come lui stesso non fosse rimasto traumatizzato a vita, il giorno in cui si erano trasferiti a casa sua, mesi prima. Un'immagine indelebile. Clio, di cinque anni, portava in braccio Theon, di dieci mesi, mentre Sybella, tre anni, teneva stretto per mano Kimon, di due.

    I suoi nipotini non erano felici, non si sentivano al sicuro, nonostante tutti i suoi sforzi per dare loro una casa. Così, solo per il loro bene, Leo aveva deciso di fare un ulteriore sacrificio.

    Avrebbe preso in moglie una donna disposta a fare da mamma ai quattro bambini, che lui aveva tragicamente ereditato.

    Il padre di Leo e la sua matrigna si erano rifiutati di prendere in carico i nipotini e ne avevano affidato a lui la tutela. La matrigna aveva insistito che suo padre era troppo vecchio per occuparsene e in quel momento Leo non aveva compreso fino in fondo la portata dell'impegno che si stava assumendo.

    Aveva ipotizzato che una buona squadra di bambinaie gli avrebbe permesso di tornare alla sua vita normale. Tanto lavoro, come al solito, intervallato da occasionali feste o cene e visite regolari alla sua amante del momento. Solo che per qualche motivo le cose non erano andate così. La vita di Leo era andata a rotoli una delle prime sere, quando la nipotina di cinque anni era scoppiata in un pianto disperato, sapendo che non sarebbe tornato per cena. Da allora era costantemente tormentato dal senso di colpa.

    I bambini avevano bisogno di più di quello che lui era in grado di offrire. Doveva prendere moglie e dare ai piccoli una mamma, in grado di fare tutto il necessario per restituire loro serenità e allegria. E magari di concedere a lui una notte di sonno ininterrotto...

    Soffocò un gemito. Sapeva bene dove cercare quella moglie. Già sei anni prima gli era stato offerto di imparentarsi con la famiglia Livas. Un matrimonio politico, che avrebbe messo fine alla competizione tra le due compagnie di trasporto, le avrebbe incorporate e reso erede di entrambi gli imperi. Quell'alleanza gli avrebbe offerto un enorme profitto e grandi prospettive, senza contare che la donna in questione era di una bellezza mozzafiato.

    Ma anche così Leo aveva esitato. Amava la sua libertà e quando la futura sposa aveva cominciato a dettare regole sulla fedeltà, si era tirato indietro.

    Leo era cresciuto nella convinzione che il matrimonio riguardasse solo gli affari. Alleanze, proprietà ed eredi... insomma, quel genere di accordi legali. Nel matrimonio non c'era spazio per il sesso vario ed eccitante, che lui considerava un elemento essenziale della vita. Ma quattro bambini tormentati e bisognosi di tutto, che strisciavano nel suo letto, lo obbligavano a scendere a più miti consigli. Per quanto ne sapeva, Elexis Livas era ancora disponibile e ora lui era pronto a considerare un accordo...

    Isidoros Livas lo incontrò nel suo ufficio di Atene, un ambiente molto tradizionale, lontano anni luce da quello moderno di Leo, a Londra. Il vecchio armatore si affrettò a informarlo che sua figlia Elexis si era appena fidanzata, quindi non era più disponibile. Leo represse un moto di delusione, perché l'idea di sposare una donna vagamente familiare gli era sembrata in parte consolatoria.

    «Però ho una nipote» aggiunse Isidoros con riluttanza, prendendo Leo di sorpresa. «Sono sicuro che tu sappia che ho perduto mio figlio...»

    Leo annuì. Tutti sapevano che Julian Livas, nato dal primo matrimonio di Isidoros, si era perso nei meandri dell'alcol e della droga fin da ragazzino ed era morto poco più che ventenne, a causa dei suoi eccessi. Isidoros aveva avuto la figlia Elexis molti anni dopo, dalla sua seconda moglie.

    «Due mesi fa ho saputo con mia grande sorpresa che Julian ha avuto una figlia da una donna che frequentava a Londra. Non l'ha sposata quindi mia nipote è formalmente illegittima» precisò con una punta di disgusto. «Letty ha ventiquattro anni ed è single. Puoi ancora diventare mio erede, se la sposi... Non ho nessun altro. Il marito scelto da Elexis è un presentatore televisivo che non ha alcun interesse a rilevare la mia attività e a me piacerebbe molto andare in pensione.»

    «E questa... Letty...» mormorò Leo inciampando sul nome, che gli sembrava bruttissimo.

    L'uomo anziano abbozzò una smorfia. «Non si può paragonare a Elexis. È abbastanza insignificante. Molto semplice e... paffuta, ma ti sposerebbe senza batter ciglio. Ha bisogno di soldi per la sua famiglia.»

    Molto semplice e paffuta... Leo non era entusiasta della descrizione. Non stava cercando una moglie da camera da letto, ma voleva almeno una donna presentabile. Aggrottò le sopracciglia, perplesso. «Perché non aiuti tu la sua famiglia?»

    L'espressione sul volto scarno di Isidoros si fece ancora più cupa. «In effetti si è fatta viva per chiedermi aiuto. Ma per quanto mi riguarda, se mio figlio non se l'è sentita di sposare la madre, non vedo perché dovrei provvedere io alla loro figlia, che ormai è adulta.»

    «Eppure sei disposto a fare di questa ragazza la tua erede» commentò Leo, ironico.

    «Solo se ti sposa... sarebbe tutto diverso. Ha il sangue dei Livas nelle vene e la accetterò, ma è di basso rango» borbottò Isidoros. «Non parla greco. Non è stata cresciuta secondo le nostre tradizioni e questo potrebbe essere un problema. Lavora come infermiera in una casa di riposo per anziani.»

    Il cervello di Leo non riusciva nemmeno a immaginare di sposare una semplice infermiera. Nato con la proverbiale camicia, in una famiglia ricca da generazioni, non aveva alcuna esperienza di cosa significasse essere poveri. «Secondo te, tua nipote è un tipo materno?»

    «A giudicare dal modo in cui combatte per i suoi fratelli, direi proprio di sì.»

    Leo si accigliò.

    «Fratelli? Julian ha avuto più di un figlio, da sua madre?»

    «No. Solo Letty è figlia di Julian. Sua madre ha avuto i due figli più piccoli da un altro uomo» dichiarò Isidoros a labbra strette. «Deduco che anche quella relazione non sia durata. In ogni caso ora la madre è malata o disabile... qualcosa del genere.»

    «Spiega a Letty quello che ho da offrirle e mandala da me» disse Leo, con tutta l'arroganza dei suoi ricchi antenati. «Sono disposto a sposarla se la trovo accettabile, ma per il bene dei bambini dev'essere una brava donna.»

    Isidoros esplose in una risata inattesa, che fece quasi sobbalzare entrambi. Leo aveva sempre pensato che il vecchio fosse del tutto privo di senso dell'umorismo... «Leo, cosa ne sai tu di brave donne

    Leo arrossì leggermente, mentre annuiva riluttante. Era vero, non ne sapeva niente di brave donne. S'intendeva più di femmine crudeli, avide, fredde e calcolatrici, ma era deciso a evitare che i suoi nipotini avessero a che fare con il genere di matrigna che era toccata in sorte a lui, da bambino.

    Durante il volo di ritorno a Londra, Leo decise di far svolgere delle indagini su Letty. Cosa non facile, visto che Isidoros aveva trascurato di dirgli il suo cognome. Al suo arrivo trovò ad attenderlo un dossier, sorprendentemente interessante. Juliet Harbison, detta Letty, sembrava molto più stimolante dell'elegante, affascinante e salottiera Elexis. In quel dossier c'era abbastanza materiale da stimolare la sua curiosità.

    Ignara dei piani in atto per il suo futuro, Letty fissò lo strozzino, sulla porta di casa. «Sta infrangendo la legge» gli disse brusca. «Non può molestare e intimidire i suoi debitori.»

    «Ho il diritto di chiedere i miei soldi» reagì ferocemente l'omino magro con il vestito stropicciato, spalleggiato da Joe, il suo corpulento aiutante, con la barba lunga e l'aria da delinquente. Lo stesso che qualche giorno addietro aveva tentato di picchiare il fratellino di Letty, prima che lei lo mettesse in fuga con la mazza da cricket, che teneva prudentemente dietro la porta.

    «Avrà i suoi soldi non appena mi pagheranno lo stipendio. Proprio come il mese scorso e quello prima» disse Letty scuotendo la coda di cavallo biondo miele e fissando l'uomo con i suoi penetranti occhi verdi. «Non posso darle quello che non ho.»

    «Un uccellino mi ha detto che hai parenti ricchi.»

    Letty arrossì, chiedendosi se uno dei suoi fratelli si fosse lasciato sfuggire qualcosa.

    «Ho chiesto, ma non vogliono aiutarmi.»

    «Forse cambierebbero idea se tu avessi un disgraziato... incidente» mormorò Joe con una smorfia minacciosa, digrignando i denti storti in un sorriso giallastro.

    «Se io avessi un incidente, non vedreste più un centesimo» replicò Letty, sbattendo la porta in faccia a quei due tizi disgustosi.

    Parenti ricchi, pensò Letty ironicamente, rivedendo il suo unico incontro con il nonno greco, che era passato a Londra per affari. Un uomo freddo e poco amichevole, più colpito dal fatto che lei fosse illegittima piuttosto che dalla scoperta della sua esistenza. No, Isidoros Livas si era rivelato un vicolo cieco. Lei aveva capito subito che non l'avrebbe mai aiutata. Se l'era scrollata subito di dosso, come la parente povera e imbarazzante che era.

    Mentre sua madre, Gillian, zoppicava con le stampelle nella minuscola cucina del loro appartamento popolare, cercando di riordinare, Letty preparò la cena. I suoi due fratelli, finiti i compiti, si sedettero a tavola in soggiorno. Tim aveva tredici anni e Kyle nove. Per Letty, che considerava i maschi del tutto inutili, i suoi fratellastri rappresentavano una tenera eccezione.

    Non c'erano mai stati eroi o cavalieri dalla luccicante armatura, nella sua vita. Suo padre Julian era stato un irresponsabile, incapace di combattere le sue dipendenze. Aveva vissuto con lei e sua madre per un brevissimo periodo, dopo uno dei tanti soggiorni in un centro di riabilitazione, ma nel giro di qualche mese aveva ripreso a bere e fare uso di droghe. Era morto di lì a poco e Letty aveva di lui solo un vago ricordo.

    Eppure il breve incontro con Julian Livas aveva devastato la vita di sua madre. Gillian, nata in una famiglia della media borghesia, lo aveva incontrato nell'esclusivo collegio che entrambi frequentavano. Era rimasta incinta poco più che adolescente e quando si era rifiutata di abortire, i suoi genitori l'avevano cacciata via e se n'erano lavate le mani. Letty aveva sempre rispettato la dura lotta che Gillian aveva affrontato per sopravvivere. Aveva conseguito il diploma alla scuola per infermieri e la sua vita aveva trovato una certa stabilità, finché non si era innamorata di nuovo.

    Letty abbozzò una smorfia pensando al suo patrigno, Robbie. Un gran lavoratore e un uomo simpatico, ma dietro la facciata di onestà e affidabilità, un donnaiolo incallito. Quando Gillian non era più riuscita a sopportare le sue bugie, si erano separati e con il divorzio il loro tenore di vita si era abbassato drasticamente. Robbie, a modo suo, si era dimostrato irresponsabile come suo padre, anche se aveva mantenuto un rapporto stabile con i suoi due figli.

    Letty aveva lavorato duramente a scuola, determinata a non dover mai contare su un uomo per avere un sostegno. E a cosa le era servito?, si chiese, avvilita. Aveva ottenuto una borsa di studio per un college prestigioso e la possibilità di studiare medicina a Oxford ma nel giro di pochi anni, proprio mentre cominciava a spiegare le ali e a intravedere una carriera soddisfacente, la sfortuna era tornata a colpire. Aveva dovuto abbandonare tutto, perché la sua famiglia aveva bisogno che almeno lei portasse a casa uno stipendio, per sopravvivere.

    Era

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