Lettera ad un preside
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Non si parlava neanche di "registri elettronici". Però questo nuovo metodo ha trovato una sua soluzione. Necessariamente.
In merito, aggiungo un mio articolo del settembre 2012.
Anche in tempi non sospetti, ho spesso usato il contatto a mezzo sito web e immagini virtuali. Sembrava normale, essendo una insegnante di disegno e storia dell'arte. Confesso che mi parrebbe molto riduttivo dovere insegnare attraverso un monitor. Ovviamente, se costretta, avrei cercato il modo di farlo.
Non mi trovo coinvolta, in quanto, attualmente, sono in pensione.
Confesso che al tempo del pensionamento, non avrei voluto lasciare ancora il mio lavoro nella scuola. Purtroppo (!), qualche anno fa, raggiunti i sessantacinque anni (quanti, forse mi invidiano), fui messa fuori per anzianità, se non di servizio, di età.
Essendo una persona attiva, giornalista e scrittrice (ho scritto molto per la scuola, i miei articoli sono ancora sul web), non mi sono sentita menomata dall’avere dovuto lasciare il lavoro, tuttavia mentirei se non dicessi che i “miei” ragazzi mi sono mancati e qualche volta sogno di essere tornata nelle aule scolastiche a dialogare con loro.
Auguri a tutti i colleghi, agli allievi ed a tutto il personale scolastico. Presidi compresi.
Buona lettura e grazie per l’attenzione.
Bianca Fasano.
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Lettera ad un preside - Bianca Fasano
Lettera ad un preside.
Lettera ad un preside
è stato scritto alcuni anni fa, circa nel 2007, quando non si parlava di problematiche che avrebbero ulteriormente complicato la Scuola Italiana, legate ad un virus, quali il lockdown e lo smart working.
Non si parlava neanche di registri elettronici
. Però questo nuovo metodo ha trovato una sua soluzione. Necessariamente.
In merito, aggiungo un mio articolo del settembre 2012.
Anche in tempi non sospetti, ho spesso usato il contatto a mezzo sito web e immagini virtuali. Sembrava normale, essendo un’insegnante di disegno e storia dell'arte. Confesso che mi parrebbe molto riduttivo dovere insegnare attraverso un monitor. Ovviamente, se costretta, avrei cercato il modo di farlo.
Non mi trovo coinvolta, in quanto, attualmente, sono in pensione.
Confesso che al tempo del pensionamento, non avrei voluto lasciare ancora il mio lavoro nella scuola. Purtroppo (!), qualche tempo fa, raggiunti i sessantacinque anni (quanti, forse m’invidiano), fui messa fuori per anzianità, se non di servizio, di età.
Essendo una persona attiva, giornalista e scrittrice (ho scritto molto per la scuola, i miei articoli sono ancora sul web), non mi sono sentita menomata dall’avere dovuto lasciare il lavoro, tuttavia mentirei se non dicessi che i miei
ragazzi mi sono mancati e qualche volta sogno di essere tornata nelle aule scolastiche a dialogare con loro.
Auguri a tutti i colleghi, agli allievi ed a tutto il personale scolastico. Presidi compresi.
Buona lettura e grazie per l’attenzione.
Bianca Fasano.
Un addio.
Immagino che, pur se dall’alto della sua dirigenza, lei sarà in grado di comprendere cosa sia o debba essere o possa essere il contatto umano che un’insegnante deve/può avere con i suoi allievi.
Non penso che possa/debba essere uguale per ogni insegnante. Le variabili sono tante. Tuttavia, a mio parere, la prima insindacabile
, dovrebbe essere quella di non porre tra sé e i propri allievi la cattedra e il registro
. (Virtuale o elettronico. N.d.A.)
Ci avrete fatto caso Signor Preside: entrando all’improvviso in classe difficilmente mi avete trovata dove vi aspettavate di trovarmi, ossia dietro la cattedra. Più spesso ero in giro, a carezzare qualche testolina riottosa e, qualche volta, anche a dare una capocciata affettuosa a una testolina testarda, dimostrando con i fatti che la mia testa era dura quanto la sua.
Testate affettuose. Se male se ne ricavava, era per entrambe le teste, ma, posso assicurare dall’esperienza: ne ho ricavato, per me e per l’allievo di turno, soltanto del bene.
Nella prima parte di questo mio scritto, che potrebbe anche essere la bozza iniziale del mio mai scritto (ma da scrivere) libro sulla scuola
, desidero riportare una:
Dedica
Tratta dalla relazione svolta per l’anno di ruolo.
Dedico questo mio lavoro, e una poesia, a un mio piccolo allievo di prima G, che ho conosciuto e aiutato, purtroppo, davvero poco, ma cui ancora oggi vola il mio pensiero quando lo sguardo vaga in classe tra i banchi e i volti tanto diversi dei miei allievi, pensando con tristezza che non