Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Onore e passione: Harmony Collezione
Onore e passione: Harmony Collezione
Onore e passione: Harmony Collezione
Ebook161 pages3 hours

Onore e passione: Harmony Collezione

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Quello che il milionario Gabriel Salvetti le ha proposto è un semplice scambio: lui salverà l'antica casa di famiglia se Francesca Mancini accetterà di sposarlo. Pur appartenendo all'alta aristocrazia, Frankie è in gravi difficoltà economiche, mentre Gabriel ha bisogno del suo nome per riscattare la reputazione della propria famiglia, ormai compromessa.

L'accordo risulta vantaggioso per entrambi, ed è addolcito da un'attrazione fisica che li lascia senza fiato. Ma una scoperta inattesa potrebbe portare Gabriel a rivedere i termini del loro contratto e a desiderare di tenerla con sé per sempre.
LanguageItaliano
Release dateOct 20, 2020
ISBN9788830520134
Onore e passione: Harmony Collezione
Author

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Read more from Melanie Milburne

Related to Onore e passione

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Onore e passione

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Onore e passione - Melanie Milburne

    successivo.

    1

    Frankie era tornata un'ultima volta per dire addio in privato alla casa dei suoi antenati sul Lago di Como. Quell'enorme dimora dai giardini perfettamente curati, sarebbe ora divenuta la casa di altri, un loro patrimonio e un loro rifugio. Si fermò in fondo all'enorme scalinata doppia che saliva a Villa Mancini. La riga rosso sangue della parola VENDUTA sullo striscione con scritto In Vendita, le provocò una sorta di shock e le causò un nodo allo stomaco. Il nuovo proprietario avrebbe cambiato il nome della villa? E l'avrebbe trasformata in un hotel, o in un casinò? Per quattrocento anni, generazione dopo generazione, era sempre appartenuta alla famiglia di Frankie, quattrocento anni di ricordi e di suoi antenati che vi si erano succeduti. Com'era stato possibile perdere tanta storia con una sola, misera partita di Blackjack? Frankie inspirò a fondo e lentamente rilasciò l'aria. Devi sopravvivere a tutto questo. Non era il momento per un attacco di panico, né tantomeno per le lacrime, visto che nulla avrebbe cambiato il fatto che era troppo tardi per salvarsi dalla vergogna. Presto l'accaduto sarebbe divenuto di pubblico dominio, in modo più doloroso e mortificante che mai. Per ora la stampa non era al corrente della sua disperata situazione finanziaria. Dopo i due mesi trascorsi ad accudire il padre, malato terminale, Frankie aveva lasciato trapelare la propria decisione di vendere la villa perché era intenzionata a tornare a Londra. Aveva lottato con tutte le proprie forze per nascondere la verità, ma per quanto tempo poteva sperare di riuscire a preservare il piccolo sordido segreto del padre? Immaginò i titoli che sarebbero usciti l'indomani: L'aristocratica ereditiera Francesca Mancini rimane senza un soldo a causa dei debiti di gioco del suo defunto padre. Frankie aveva prosciugato il proprio conto in banca cercando di risolvere quel problema. Non era rimasto nulla di tutto il denaro lasciatole dalla sua defunta madre, aveva perfino venduto l'appartamento di Londra, perché non poteva permettere che la memoria del padre fosse infangata da una dipendenza dal gioco acquisita solo negli ultimi mesi della sua vita. Dopo che gli era stato diagnosticato un tumore al cervello, lui era stato sottoposto a terapie aggressive che lo avevano molto cambiato, rendendolo disperato e sconsiderato. Ingenuamente, lei aveva pensato che i propri risparmi sarebbero bastati a coprire le sue follie, dato che lo stipendio come insegnante di sostegno non avrebbe certo potuto far fronte agli ingenti debiti. Purtroppo non c'erano speranze ed era davvero straziante. Frankie salì lungo il lato sinistro della scalinata verso la porta d'ingresso. Possedeva ancora la chiave, perché l'avrebbe consegnata all'agente immobiliare solo dopo la firma del contratto da parte del nuovo proprietario. Aprì la porta ed entrò nell'ampio atrio in marmo, ma qualcosa le disse che non era sola. C'era un'atmosfera diversa nell'aria, la villa non era più fredda e vuota, ma viva e respirava con una sorta di energia vitale. La porta che dava sulla biblioteca al pianterreno era leggermente socchiusa e dall'interno proveniva un fruscio di carte, seguito dal suono di un sospiro maschile. Per un istante le sembrò di avere solo sognato la morte del padre, il funerale e lo sfacelo dei debiti. Un breve e beato moto di sollievo la invase, ma poi sentì dei passi avvicinarsi. Avrebbe riconosciuto quell'andatura anche se fosse stata bendata, perfino se fosse stata sorda. Gabriel Salvetti spalancò la porta della biblioteca e la guardò dall'alto della sua incredibile statura. Perché non si era messa i tacchi? Le ballerine proprio non erano d'aiuto quando era in compagnia dell'avvenente e sofisticato Gabriel. Non che avesse mai cercato la sua compagnia, anzi tentava sempre di evitarla. Il metro e ottantaquattro dell'uomo, rispetto al suo uno e sessantaquattro, la faceva sentire come un piccolo pony al cospetto di uno stallone purosangue. Gli scuri occhi di Gabriel, tra il marrone e il nero, incontrarono i suoi. «Francesca.» Inclinò la testa in un rapido cenno tra il cortese e l'accondiscendente. «Cosa ci fai qui?» Frankie non riusciva a decifrare la sua espressione, aveva sempre pensato che sarebbe stato una spia abile o un perfetto agente sotto copertura. Chissà cosa ne avrebbero pensato quei delinquenti dei suoi parenti! Gabriel, infatti, era noto per essere la pecora bianca di una famiglia straricca e dedita al crimine. La sola mela buona in un frutteto marcio, un frutteto enorme con profonde radici, lunghi rami e forti diramazioni che arrivavano in luoghi dove nessuna persona per bene avrebbe mai voluto trovarsi. Ma perché ora era lì nella sua casa? Non era nemmeno venuto al funerale di suo padre, anche se in passato aveva fatto affari con lui e papà lo aveva sempre considerato un amico. Di colpo Frankie notò il fascio di fogli tra le sue mani e le si chiuse la gola, mentre il cuore iniziava a galopparle. No, no, no! Le parole erano colpi di martello nella sua testa, non poteva essere lui il nuovo proprietario! Come avrebbe potuto sopportare che proprio l'uomo, le cui avance aveva respinto quattro anni prima, si stabilisse nella sua casa di famiglia?

    Gabriel tenne aperta la porta della biblioteca. «Entra, dobbiamo parlare.»

    Frankie rimase dov'era, mentre la sua mente si concentrava su ciò che quell'uomo poteva volere da lei. «No, noi non abbiamo nulla da dirci e tu te ne devi andare.» Il suo braccio scattò verso la porta d'ingresso. «Ora.»

    «Non finché non mi avrai ascoltato, è nel tuo interesse.» La sua espressione era calma, mentre le parlava con il tono che un adulto avrebbe usato con una bambina, tranquillo come la superficie argentata del Lago di Como là davanti. Alcuni uomini ricorrevano alla forza per prendere il controllo di una situazione, ma non Gabriel Salvetti che parlava sempre il minimo indispensabile e usava silenzio e pacatezza come armi. Lui emanava un alone di autorità che indossava come una seconda pelle. Tuttavia, meno Frankie pensava alla sua pelle, meglio sarebbe stato, dato che, recentemente, ne aveva vista un po' troppa. In particolare, in una sua foto su una spiaggia in Sud America insieme alla sua ultima amante, una modella bionda, il cui esile corpo l'aveva fatta fremere di gelosia. Frankie aveva ereditato dalla propria aristocratica madre inglese, una figura sinuosa e dal padre italiano gli indomabili capelli castano ramati. Non le sembrava proprio di avere avuto il meglio geneticamente parlando. Gabriel, dal canto suo, non aveva la stessa propensione al crimine che contraddistingueva la sua famiglia, ma la bellezza mozzafiato sì. Capelli castani, occhi color cioccolato fondente, naso e bocca scolpiti, pelle ambrata e struttura fisica atletica, non gli facevano certo mancare l'ammirazione femminile e, di conseguenza, l'arrogante convinzione che nessuna donna avrebbe mai potuto resistergli. Questo era il motivo per cui, la sera della festa del suo ventunesimo compleanno, Frankie era stata irremovibile nel rifiutare un suo invito a cena. Aveva voluto dimostrare più a se stessa che a lui, di essere immune al suo fascino. Gabriel era convinto che avrebbe subito accettato, quindi Frankie aveva detto un enfatico no che voleva significare non me lo chiedere mai più. Tuttavia, una parte di lei si era chiesta se fosse stato saggio sfidare un uomo del genere. Da allora, quando lo incontrava, lo aveva sempre snobbato e trattato con freddezza, perché lui era l'unica persona con cui non si fidava di se stessa. Gabriel le provocava sensazioni che lei non avrebbe mai voluto provare, non solo fisiche, ma le scatenava sentimenti e desideri, oltre che impulsi incontenibili che la facevano letteralmente ardere. Lui le si avvicinò e Frankie si costrinse a resistere allo sguardo penetrante che sembrava intuire quanto si sentisse minacciata dalla sua affascinante presenza. Era davvero troppo per la propria incolumità. Il suo corpo stava reagendo a quella vicinanza come una scultura di ghiaccio davanti a una fiamma ossidrica. Sentì la pelle tendersi, fremere e irrigidirsi come se stesse aspettando il suo tocco. Anche i seni, sotto gli indumenti, formicolarono e s'indurirono nella gabbia di pizzo del reggiseno, come se fossero stati troppo a lungo costretti. «Non mi viene in mente nulla che potrebbe avere anche un remoto interesse per me.» Nel suo tono immise una generosa dose di sdegno, altro che l'eroina di Orgoglio e Pregiudizio, il famoso romanzo di Jane Austen! Nessuno, ma proprio nessuno riusciva a insultare meglio di Frankie, quando ci si metteva. Non era soprannominata principessa di ghiaccio a caso! Un mezzo sorriso gli sollevò un angolo della bocca, mentre avvertiva qualcosa sbatterle nello stomaco, simile a una vela strappata in una brezza gelida. Gabriel si picchiettò i documenti contro l'altra mano. «Ho una soluzione al tuo attuale dilemma.»

    «Una... soluzione?» Frankie simulò una risata. «Di qualunque cosa si tratti, non riesco a immaginare come potrebbe rivelarsi efficace.»

    «È un'offerta, prendere o lasciare.»

    Frankie di colpo capì perché lui avesse un tale successo nell'intermediazione immobiliare ad alto livello. Non c'era da stupirsi che fosse divenuto uno dei più ricchi uomini d'affari d'Italia, superando perfino la propria famiglia, il che la diceva lunga. Non erano chiamati invano i Salvetti dalla coda d'argento.

    «Ti stai offrendo di... prestarmi del denaro?» chiese lei.

    «Non prestare, dare.»

    Le aveva catturato gli occhi in un modo così penetrante ed eloquente che preferiva non definirlo e, ostinatamente, non ammetterlo. Il suo corpo la tradì e un lento calore si diffuse come melassa tiepida nei suoi punti più segreti. Quella profonda voce melliflua, dallo spiccato accento italiano, le provocava una travolgente sensazione e la rendeva consapevole di ogni centimetro della propria pelle e dello sleale desiderio di avvicinarsi di più a lui, anche se il suo cervello le gridava pericolo, tieniti a distanza.

    «Dare?» Frankie trasalì. «Gratis? Senza condizioni?» Quel mezzo sorriso ritornò e fu ancora più devastante per lei decidere di resistergli. Non riusciva a smettere di pensare alla sua bocca e a come si sarebbe sentita ad averla premuta sulla propria. La prima volta che si erano presentati, quando lei aveva diciassette anni, si erano limitati a una stretta di mano e così era sempre stato da allora le volte in cui si erano incontrati, in particolare la sera del suo ventunesimo compleanno. Tuttavia, questo non le aveva impedito di chiedersi come sarebbe stato il suo tocco su altre parti del proprio corpo. Cenni cortesi e strette di mano, questo era tutto ciò che lui si era sempre limitato a fare, eppure Frankie aveva reagito e reagiva ancora come se quell'uomo avesse qualche strano potere sensuale su di lei.

    «Ci sono sempre condizioni, mia cara. Sempre.» Il suo sguardo scuro vagò sulla sua bocca, come se stesse avendo i suoi stessi pensieri maliziosi. Frankie si prese un momento per studiarlo. Era rasato di fresco, ma sul suo mento c'era abbastanza barba scura da suggerire che non vi era proprio nulla di sbagliato nella sua scorta di ormoni maschili. I suoi occhi erano orlati da folte ciglia e le prominenti sopracciglia potevano passare in un attimo da un'espressione minacciosa e intimidatoria, a vivo interesse. Parlando di attimi... a Frankie sembrava di essere preda di un malore. Condizioni? Quali condizioni? Cosa intendeva? Avrebbe osato chiederglielo? Gabriel era lì in piedi a breve distanza da lei e se avesse allungato una mano avrebbe potuto toccare il suo petto muscoloso, o tracciare i contorni della sua bocca, per poi salire lungo il naso leggermente aquilino e sfiorargli una cicatrice bianca e frastagliata sopra lo zigomo sinistro. Era vestito in modo informale: jeans blu scuri e camicia bianca con un maglione di cashmere grigio gettato sulle spalle, per contrastare il freddo del tardo autunno. Lei avvertiva le note speziate del suo dopobarba, che le solleticavano le narici come una droga. Frankie riportò lo sguardo sul suo e indietreggiò, serrò le mani in due pugni, nel caso fosse tentata di toccarlo e di gridargli che non le importava quali condizioni avesse in mente, quello che lei semplicemente voleva era essere salvata dalla vergogna dei rovinosi debiti del padre. Ma naturalmente, il suo orgoglio non le avrebbe mai permesso di fare una cosa simile. Si limitò a lanciargli un'occhiata gelida. «Suppongo tu sia venuto qui per dirmi che sei il nuovo proprietario.»

    «Ho comprato la villa, sì. Ma ho in programma di darla a te.»

    Le sue parole non avrebbero potuto essere più scioccanti, o piacevoli. L'ambiguità dei propri sentimenti era ancora più preoccupante. «Cosa vuoi dire?» Frankie era sorpresa di essere riuscita a parlare, mentre aveva la gola serrata da una combinazione di speranza e timore. Speranza di potersi tenere la propria amata casa e timore che ci sarebbe stato un

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1