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L’ultima ninfa
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L’ultima ninfa

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Dov’è finito l’Olimpo e chi vi regnerà una volta ritrovato? Ma, soprattutto, cosa c’entra Artemisia con gli immortali dei? Perché hanno bisogno del suo aiuto?

Artemisia è una ragazza come le altre, almeno in apparenza: è dolce, carina, va a scuola, ascolta la musica, ha degli amici; sa che si deve lottare per avere ciò che si desidera.

Ciò che ancora non sa è che il suo mondo, così come lo conosceva, sta per cambiare.

Paul è un ragazzo misterioso e affascinante, è molto coraggioso e sempre pronto a proteggere chi ama. Sarà proprio l’amore e la fiducia reciproca a unire questi due ragazzi e a fargli superare una serie di sfide nei posti più svariati e mistici del mondo.
I due, insieme a un sospetto gruppo di amici, non potrà mai abbassare la guardia, perché sanno che il pericolo è sempre dietro l’angolo e si nasconde sotto mentite spoglie: sarà difficile capire di chi potersi fidare davvero.

L’Autrice ci porta in giro per il mondo, descrivendo nei minimi dettagli città, spiagge, paesaggi, con un linguaggio semplice e una scrittura accattivante. Grazie a intrecci ben costruiti e alla caratterizzazione dei personaggi, L’ultima ninfa tiene il lettore incollato alla pagina, portandolo negli stessi luoghi in cui vengono catapultati i nostri eroici protagonisti.
LanguageItaliano
Release dateOct 5, 2020
ISBN9788868674991
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    L’ultima ninfa - Jennifer Hamilton

    141

    Capitolo 1

    Un pallido sole lasciava ormai il posto alla luna; correvo a perdifiato tra gli alberi della foresta che mai avrei pensato di avere il coraggio di attraversare al calar della notte e per giunta da sola, ma dovevo avvisare al più presto Paul dell’accaduto…

    Sin da bambina avevo manifestato un carattere particolare: ribelle al punto giusto, mostravo un lodevole disaccordo con le regole generali e una spiccata curiosità, unita al desiderio di stupire tutto e tutti. Il coraggio non mi mancava di certo, e il desiderio che mi bruciava vivo dentro era di conoscere quale fosse il mio ruolo nel mondo: protagonista o semplice comparsa? Amavo invertire le consuetudini della gente comune, di giorno sognavo a occhi aperti, e di notte li chiudevo solo per immaginare modi sempre nuovi e originali per realizzare i miei sogni, e vendicarmi così di chi aveva osato deriderli. Ed ero certa di una cosa: bisogna sognare sempre e in grande, tanto i sogni non hanno prezzo e puoi farne quanti ne vuoi; devi solo lottare per realizzarne almeno uno, quello più importante così gli altri seguiranno naturalmente.

    Crescendo, avevo scoperto il magico e illimitato potere di un carattere forte e tenace, molto più utile di una bellezza effimera, che sapevo comunque benissimo di possedere. Alta e slanciata, dai lunghi capelli corvini e con un viso dal candore lunare, avevo fatto innamorare molti ragazzi, allegri compagni di giochi e poi di avventure. Perché amavo il rischio: l’unica passione che coltivavo era la scoperta del mondo che mi circondava e che spesso mi aveva riservato gradite sorprese.

    Ma il mio cuore era ormai preda di una folle passione per Paul, che conoscevo sin da bambina e al quale nascondevo gelosamente i miei reali sentimenti. Spesso vagavo con la mente persa tra i miei ricordi di quando avevo iniziato a essere sempre più attratta dal suo sguardo penetrante e dal suo portamento fiero, che tradiva un’indole tenace e caparbia, come la mia. Alle soglie dell’adolescenza, il mio cuore aveva cominciato a battere d’amore solo per lui, che era diventato l’unico eroe delle romantiche avventure su cui fantasticavo sempre più spesso.

    Era un pomeriggio di fine estate, quando capii di essermi irrimediabilmente innamorata di lui.

    Un afoso pomeriggio d’agosto, decisi di fare un bagno nel lago vicino casa mia. Conoscevo un breve corridoio che portava direttamente a esso e, attraversandolo, mi muovevo con cautela ma senza alcun timore perché intravedevo da lontano una candida luce bianca, che mi rassicurava e aggiungeva curiosità alla mia insaziabile sete di avventure. Arrivata alla fine del corridoio, dischiusi lentamente un’antica porta di noce scuro e controllai che non ci fosse nessuno a spiarmi; in cuor mio ero sicura di essere la sola a conoscere quell’unica via di fuga, che sin da bambina percorrevo entusiasta alla ricerca della libertà. Appena raggiunsi il giardino, mi guardai intorno ammirata: uno splendido paesaggio si apriva dinanzi ai miei occhi, fatto di luce e innumerevoli caldi colori. Qua e là, alcune farfalle si posavano di fiore in fiore come magiche stelle, creature fatate di un’altra dimensione. Per un attimo, dimenticai l’idea di fare il bagno e mi adagiai sull’erba, dapprima seduta. Poi, decisi di stendermi sul prato per ammirare il cielo privo di nuvole, di un azzurro che emanava luce. Mi addormentai e, in sogno, mi apparve Paul con i suoi verdi occhi penetranti, le labbra rosso sangue, la sua voce dolce e sensuale. Era immerso in un alone di luce candida, che gli conferiva l’aspetto di un angelo, di un essere divino, l’unico vero dio della mia idolatria d’amore.

    D’un tratto, mi svegliai e ricordai il motivo per cui mi ero allontanata da casa. Mi alzai, e ripresi il cammino entusiasta di essere immersa in una natura lussureggiante e viva. Non appena giunsi sulla riva del lago, stanca e con una gran voglia di fare un bagno, cominciai a togliermi i vestiti. Mi immersi lentamente, assaporando il senso di benessere che l’acqua fresca del lago mi procurava ma, mentre nuotavo, uno strano rumore alle mie spalle mi fece trasalire. Mi girai di scatto e vidi Paul, sulla riva del lago, intento a osservarmi. Arrossii, consapevole del fatto che il mio candido corpo nudo era nascosto allo sguardo di Paul solo dall’acqua cristallina e trasparente. Paul sorrideva, invitandomi con un gesto gentile della mano a uscire. Indecisa sul da farsi, vidi Paul che mi dava le spalle, quasi a volermi rassicurare che non si sarebbe permesso di sfiorare neanche con lo sguardo il mio corpo nudo. Intuii i suoi pensieri e fulminea uscii dall’acqua, afferrai i miei vestiti e mi coprii velocemente avvicinandomi a lui che, nel frattempo, si era girato e sorrideva simpaticamente del mio imbarazzo.

    Dove sei stata ieri? Non ti ho vista a lezione, la professoressa di francese chiedeva di te, ha portato le verifiche svolte in classe. Trattenni a stento un sorriso, mordicchiandomi il labbro inferiore. Non poteva certo immaginare che a quel corso di francese mi ero inscritta solo perché sapevo che lo avrebbe frequentato anche lui e che l’unica frase del francese che mi interessava era " Je t’ame per trovare forse il coraggio, un giorno, di dirgliela. Faceva molto caldo, e così ho pensato di fare un bagno al lago. E anche oggi ho deciso di venire qui a rilassarmi." Notai come il suo sguardo si soffermava sui miei seni, i miei fianchi e le gambe, che lasciavano poco spazio all’immaginazione, coperti com’erano dai miei vestiti indossati alla svelta e alla rinfusa.

    Paul riprese a parlare: Ma hai intenzione di seguirlo ancora? Il corso durerà tutta l’estate e alcuni ragazzi si sono già stancati e hanno deciso di seguire quello di mitologia e arte greca antica del professor James Baker, dicono che sia molto più interessante. Il professor Baker, durante le sue lezioni, mostra splendide foto delle opere più famose dell’antica arte greca con i suoi miti ed eroi. Deve essere un corso di studi veramente affascinante, non credi?. Con la mia fervida fantasia, riuscivo già a immaginare senza alcuno sforzo quale divinità dell’antico Pantheon il mio Paul avrebbe potuto essere. Sicuramente Apollo, dio del sole e dell’ispirazione poetica perché era bello come il sole, e ispirava solo pensieri e poesie d’amore. Trovai, allora, il coraggio di chiedere: Vuoi frequentare anche tu il corso di Baker?. Rispose di sì, perché le lezioni di arte e mitologia greca erano tenute da Baker la sera, quando non faceva molto caldo, e solo una volta alla settimana. Decisi allora anch’io di frequentare quel corso che, grazie alla sua compagnia, sarebbe stato sicuramente molto più eccitante del previsto.

    Fremevo all’idea di frequentare il corso di storia e arte greca antica, perché ormai ero certa che alle lezioni avrei rivisto Paul. Era da poco iniziata la scuola, e il caldo infernale di quell’estate di fuoco lasciava il posto a un clima mite, tipico dei primi giorni d’autunno. Una mattina, dopo essermi svegliata presto e aver fatto colazione insieme ai miei genitori e a mio fratello Nicolas, ricevetti la telefonata della mia più cara amica, Patricia. Sentii squillare il telefono dalla cucina, mi precipitai allora in camera mia e capii subito l’entusiasmo di Patricia dal tono eccitato della sua voce.

    Ciao, Artemisia, come va? Questo pomeriggio io e Kevin abbiamo organizzato una visita al museo di storia e arte antica. Ti va di venire con noi? Se vuoi, puoi portare con te anche Nicolas. Desideravo trascorrere il pomeriggio insieme ai miei più cari amici e non volevo farmi trovare impreparata quando di lì a poco sarebbe iniziato il mio tanto atteso corso di storia e arte greca antica del professor Baker, anche perché avrebbe frequentato le lezioni pure Paul. Perciò, risposi con un sì convinto all’invito della mia amica, promettendole che avrei portato con me anche il mio fratellino Nicolas.

    L’appuntamento era alle 17,30 di fronte al Bar Harrod’s. Mi preparai con cura. Non volevo certo sfigurare di fronte alla mia amica-nemica Patricia. Decisi, perciò, di indossare un abito verde smeraldo che mettesse in risalto le mie curve mozzafiato. Indossai una collana con pietre verdi, blu e color ametista e un paio di orecchini sempre di pietra verde per mettere in risalto i miei occhi, di un intenso color nocciola. Pettinai a lungo i miei capelli lisci e neri, di un nero corvino. Completai il tutto con un paio di scarpe con il tacco alto per slanciare la figura e rendere il mio portamento più elegante. Mi truccai mettendo in risalto la bocca carnosa con un rossetto rosa antico e allungando il tratto vagamente orientale dei miei occhi con una linea di kajal nero. Spolverai il viso con una pennellata di cipria color avorio e un tocco di fard rosa tenue. Dandomi un’ultima occhiata allo specchio ne approvai decisamente l’immagine riflessa e uscii piena di entusiasmo, pronta a godermi la serata con gli amici. Arrivai di fronte al bar alle 17,15 e poco dopo mi accorsi dell’arrivo in lontananza di Patricia e Kevin. Patricia mi chiese subito come mai non avessi portato con me anche mio fratello. Non credo che si sarebbe divertito. risposi tagliando corto. Preferisce giocare alla play-station. Si sarebbe annoiato a visitare il museo. Fosse stato almeno un museo di storia naturale con qualche dinosauro risalente al Paleolitico. Patricia mi bloccò con un largo sorriso di comprensione. Hai ragione. Nicolas si sarebbe annoiato a morte, che cosa avrebbe potuto trovare di interessante nel mito greco, lui che è sempre attaccato alla play e ai suoi videogiochi. Con Patricia c’era anche Kevin, un ragazzo alto e magro, di carnagione olivastra e magnetici occhi neri, il fisico super palestrato. Il segreto amore di Patricia, sin dal primo anno del liceo. Kevin non era intervenuto nella discussione ma ascoltava divertito, facendo da cicerone lungo la strada che conduceva al museo. Arrivati all’entrata principale, Kevin esclamò: Oh, no! Ho dimenticato la guida illustrata a casa. Peccato! Mi sarebbe piaciuto portarla, mi avrebbe aiutato a comprendere meglio le opere custodite qua dentro, così ricche di storie di miti ed eroi leggendari. Lo rimproverai dolcemente: Come al solito sarai uscito di fretta e avrai fatto appena in tempo a prendere casco e chiavi della moto. Almeno non dimenticarla quando verrai alle lezioni del professor Baker. Perché verrai anche tu al corso di mito greco antico, vero?. Certo! esclamò Kevin. Non voglio perdermi quel corso per nulla al mondo.

    L’entrata del museo si apriva agli occhi stupiti dei ragazzi, la cui curiosità era tale che non vedevano l’ora di ammirare le stupende opere d’arte conservate in quel luogo magico. C’era già una comitiva di studenti guidati da una signora sulla cinquantina, magra, con dei vistosi occhiali tartarugati, che sembravano enormi rispetto al suo corpo esile e al volto scarno. Il sorriso era gentile e i modi affabili.

    " Venite da questa parte ragazzi. Questo è il quadro di Amore e Psiche . Non so se qualcuno ve ne ha mai parlato. Conosco questo mito! rispose una voce squillante proveniente dall’ultima fila, vicino la statua del dio Nettuno, con il suo possente tridente. Una bambina, dai capelli rossi e dalle innumerevoli e simpatiche efelidi sul nasino all’insù, si avvicinò al dipinto e, con fare saccente, iniziò il racconto dell’antico mito greco: Psiche era una donna bellissima e il cui fascino era oggetto d’invidia delle sue tre perfide sorelle. La sua bellezza era tale che perfino la dea dell’amore ne provava gelosia, tanto che Afrodite decise di mandare il figlio Eros, detto anche Cupido, affinché la vendicasse facendo innamorare Psiche di un uomo brutto e deforme. Ma Cupido, nello scoccare la freccia che avrebbe dovuto fare innamorare la ragazza, colpì per errore il suo stesso piede così Eros si innamorò della stupenda Psiche. Nel frattempo, i genitori di Psiche consultano un oracolo che predice loro che la giovane fanciulla è destinata ad andare in sposa a un drago alato. Allora, padre e madre della ragazza decidono di portare la figlia su una rupe ma a questo punto interviene Eros che la porta in un castello, dove nascosti dal buio della notte i due amanti potranno consumare la loro bruciante passione. Dopo varie prove affrontate per farsi perdonare dalla dea Afrodite, la bellissima Psiche potrà sposare Eros. Al loro matrimonio sarà invitato pure Bacco che farà da coppiere e le tre Grazie con il dio Vulcano che cucinerà un ricco pranzo. Dalla loro unione nascerà una figlia dal nome Voluttà, ossia Piacere."

    Mentre la bambina dai capelli rossi raccontava questa favola, le figure del dipinto sembravano animarsi di fronte al mio sguardo rapito, mentre fantasticavo sulle numerose e pericolose avventure che aveva dovuto affrontare Psiche per coronare il suo sogno d’amore. Eros sembrava assumere una forma umana e sembrava si stesse per materializzare accanto a me. All’improvviso, il mio cuore cominciò a battere più forte, sentivo le guance in fiamme mentre un intenso profumo mi avvolgeva fino quasi a farmi perdere i sensi. Questa è la migliore riproduzione dell’originale di Gaspare Landi risalente al 1785, che a sua volta trae ispirazione dalla famosa omonima scultura del Canova. Una voce calda e profonda mi distolse dai miei pensieri, ponendo fine al mio turbamento. Mi voltai e il mio sguardo incrociò quello inconfondibile di Paul. I suoi occhi verdi e penetranti mi davano l’impressione che mi stesse trapassando l’anima, fino a scandagliarne ogni minima piega. Ogni volta che lo vedevo era come se mi apparisse un angelo venuto a salvarmi, come Eros rappresentato nel dipinto e la cui leggenda mi aveva così profondamente turbato.

    Paul che ci fai qui? chiesi cercando di nascondere l’emozione. Che bella sorpresa! Pensavo fossi al corso di francese. Paul sorrise, lo sguardo dolce: Preferisco l’arte alle lingue straniere. E poi sapevo che ti avrei incontrata. Sono passato da casa tua e ho trovato Nicolas che giocava da solo alla play-station. Ho chiesto dov’eri e mi ha detto che ti avrei trovato qui e che, ripensandoci, avrebbe preferito di gran lunga venire al museo con te. È la prima volta che ci vieni?. Ero così confusa sia dalla visione di quello splendido quadro sia dall’incontro con Paul che a stento risposi: No, non è la prima volta. Sono venuta qui da bambina. Avrò avuto 5 o 6 anni. Ho dei ricordi molto vaghi. È sempre bello uscire con gli amici, ma ogni tanto è meglio cambiare: non puoi mica sempre andare al pub o al cinema se no sai che noia! Per non parlare poi di quei rumorosi e affollatissimi centri commerciali che spesso vendono cose inutili di cui hai già piena la casa. Paul sembrava essere d’accordo e mentre mi ascoltava continuava a fissare il dipinto.

    Ehi! Ma dove eri finita, Artemisia? mi corse incontro urlando Patricia. Io e Kevin eravamo preoccupati! La fulminai con lo sguardo: non volevo che le sue urla concitate attirassero l’attenzione dei visitatori, disturbandoli mentre ammiravano quei capolavori. Mi affrettai a rassicurarla e, dopo le presentazioni di rito, Patricia colse tutti di sorpresa invitando Paul al corso di storia e arte greca antica del professor Baker. Tranquilla dissi Anche Paul verrà. Mi ha già promesso che non si perderà nessuna lezione del professor Baker. Speriamo almeno che questo corso non deluda le nostre aspettative. Dopo una veloce visita alle altre sale del museo, raggiungemmo insieme l’uscita. Fuori era già buio. A questo punto, intervenne Kevin: È tardi. È meglio che vi accompagniamo a casa. Artemisia, sali con me sulla moto. Patricia e Paul ci seguiranno in auto. Patricia sembrava contenta di questo inatteso diversivo, Paul invece sembrava contrariato all’idea di doverla accompagnare a casa. Ad ogni modo erano ormai le 9 di sera. Ci separammo con la promessa di risentirci presto per organizzare un’altra visita al museo.

    Capitolo 2

    Avevo sempre sognato il grande amore ed ero decisa a non accontentarmi mai di una semplice avventura, ma di trovare a ogni costo il mio ragazzo ideale, vagheggiato sin da quando ero bambina quando ascoltavo le favole che mia nonna Lizzie mi raccontava, la sera. Era come se nel mio cuore ci fosse stata da sempre l’immagine di un essere divino che prima o poi, ne ero certa, si sarebbe materializzato al mio fianco salvandomi dalla prospettiva di una vita grigia, di un’esistenza vuota. Nonostante il mio naturale entusiasmo e il mio smisurato ottimismo, alle volte, soprattutto la notte, calde lacrime avevano rigato il mio volto e spesso avevo dovuto fingere una falsa felicità per dissimulare la mia amarezza di fronte all’indifferenza dei ragazzi di cui mi ero invaghita senza essere ricambiata.

    Allora, guardandomi allo specchio, mi chiedevo quali fossero quei miei imperdonabili

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