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Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta
Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta
Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta
Ebook186 pages2 hours

Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta

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About this ebook


Per approfondire il mondo degli atleti di triathlon ironman, ho costruito un questionario e ho raccolto alcune risposte. Questo ci permette di conoscere più da vicino le motivazioni che affascinano le persone ad avvicinarsi a questo tipo di disciplina considerata estrema. L’ironman prevede 3,8 km di nuoto, 180 km di bicicletta e la maratona di corsa a piedi (42,195 km).
Rispetto al senso di essere ironman, alcuni atleti hanno evidenziato aspetti inerenti le capacità mentali di perseguire uno sforzo prolungato nel tempo e le conseguenze relative, tipo la capacità di saper soffrire, di saper autoregolare le proprie energie, lo sperimentare nuove emozioni. Dalle loro risposte emerge che le potenzialità dell’essere umano sono inimmaginabili, si scopre per caso di essere portati per qualcosa per la quale siamo disposti a investire in tempo, fatica o danaro.
Gli atleti vanno alla ricerca di sensazioni positive e di benessere, ed alla ricerca della sfida, per verificare quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo nel tempo. Gli atleti considerano l’importanza del fattore mentale, affermando che non basta solamente l’allenamento fisico, ma è opportuno sviluppare anche aspetti mentali, quali la caparbietà, la tenacia, la determinazione e questi aspetti poi saranno utili anche per la vita quotidiana; infatti, essi permetteranno di saper gestire e affrontare determinate situazioni considerate difficili.
 
LanguageItaliano
PublisherLIBRINMENTE
Release dateSep 18, 2020
ISBN9788897911777
Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta

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    Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta - Matteo Simone

    Librinmente

    Copyright

    © Copyright Librinmente

    © Copyright Prospettiva editrice

    Civitavecchia, settembre 2020

    1° edizione

    Tutti i diritti sono riservati. Riproduzione vietata ai sensi di legge

    (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633).

    ISBN 9788897911760

    I lettori che desiderano informazioni possono visitare il sito internet:

    www.prospettivaeditrice.it

    epigrafe

    "I nostri corpi sono i nostri giardini,

    il nostro volere è il giardiniere"

    William Shakespeare

    Prefazione di Flavia Salomone

    Quando penso alla corsa le immagini e le sensazioni che mi invadono evocano un profondo senso di libertà e il piacere del vento sulla pelle. Correre per me è una sorta di canto libero e nulla più, ma se pensate che sia una runner, nel senso stretto del termine, vi sbagliate di grosso. In effetti a pensarci bene non riesco ad incasellarmi in nessuna disciplina sportiva, un misto tra un gatto sornione e uno scoiattolo curioso. Tuttavia: la nemesi esiste!

    La vita è davvero sorprendente. Nell’andare dell’esistenza mi sono avvicinata al mondo del running, quasi per caso e per lavoro con la curiosità e l’entusiasmo di chi sta per intraprendere un viaggio in un mondo sconosciuto. Nella foga di cercare notizie ho scoperto storie straordinarie, i mille e più motivi che spingono le persone a indossare un paio di scarpe da corsa e abbandonarsi alla gioia di un movimento archetipico.

    Born to run, non è solo il titolo della indimenticabile canzone del Boss, al secolo Bruce Springsteen, ma è la radice del nostro essere umani: scesi dagli alberi abbiamo imparato a camminare e poi a correre per sopravvivere. Fuggivamo dai predatori e inseguivamo le nostre prede nell’armonia di una danza primordiale. È incisa nel nostro DNA la memoria di questo moto antico e la felicità che ci dona e il segreto del suo benessere, ormai acclarato dalla comunità scientifica, forse risalgono all’alba remota delle nostre radici.

    Di corsa in corsa ho cominciato a chiedermi il senso di gare massacranti come le maratone e le mud race o ancor di più i trail e gli ultratrail. Così mi sono imbattuta in Matteo Simone, che dell’estremo ha fatto un modus vivendi. L’ho intervistato più volte proprio per comprendere quanto è forte il legame tra mente e running. La domanda che gli posi allora era perché sottoporsi a certi sforzi? Follia o masochismo?

    Oggi, che Matteo mi ha chiesto di scrivere la prefazione al suo libro la domanda è ancora più o meno la stessa. Perché le persone, soprattutto dopo i quaranta, decidono di praticare sport estremi? Qual è il beneficio di tanta fatica? Cosa cercano? L’infinito…

    Un tuffo al di là del limite, inseguire l’orizzonte per raggiungerlo e andare oltre e scoprire cosa c’è dopo. Attraverso le pagine di questo libro si svelano aspirazioni, desideri, paure, intenzioni. Sono le vite di questi Ironman, atleti appassionati alla ricerca del senso del vivere.

    Eh sì lo sport è anche questo. Un modo per dare senso alla propria esistenza, un’occasione per tingere di nuovi colori la quotidianità ingrigita, un’esperienza individuale e collettiva allo stesso tempo. Praticare sport estremi, in cui la fatica è scontata, è la palestra migliore per mettersi in gioco, per scoprire chi sei, perché per andare oltre devi imparare a conoscerti, devi sapere qual è il tuo limite, devi sapere fino a dove puoi spingerti. Un viaggio sul limite, un cammino dentro sé stessi per potersi proiettare oltre sé stessi. Questo è ciò che affascina persone comuni e le trasforma in Iroman. Ci vuole passione, ci vuole un fisico allenato ma ci vuole soprattutto una mente pronta a sostenere ogni passo. Perché anche gli eroi temono di cadere e di non farcela. Ma la forza nasce dalla consapevolezza che ogni gara è solo un tassello di un cammino molto più complesso, perché al di là del risultato ciò che conta è esserci stati.

    Lo sport diventa così una metafora della vita, allenarsi a superare il limite, acquisire consapevolezza, conquistare la resilienza sono le chiavi per affrontare anche le giornate che ti si mettono di traverso, la fatica che accumuli nei muscoli ti insegna che qualunque cosa accada tu puoi farcela.

    Un libro positivo, un inno alla vita, un invito a non arrendersi questa ultima fatica di Matteo Simone. Un travolgente abbraccio fatto d’amore per la persona, per la sua meravigliosa unicità, un prendersi per mano e andare, correre là oltre il confine alla scoperta della meraviglia del vivere.

    Introduzione

    Cosa spinge persone, soprattutto quarantenni e cinquantenni a praticare sport di endurance condividendo fatica, impegno ma anche sano divertimento? Semplice la risposta per chi lo sperimenta direttamente, lo sport rende felici, incrementa consapevolezza, sviluppa autoefficacia, consolidando la fiducia in se stessi di poter far qualcosa, di riuscire in qualcosa; inoltre lo sport incrementa la resilienza, si affrontano e si superano meglio i problemi, le crisi, le difficoltà, si è più attenti e gentili.

    È un mondo fatto di pensieri, preoccupazioni, gioie, delusioni, illusioni, sensazioni, vittorie, fallimenti. Importante diventa l’amicizia che accoglie, contiene e sostiene. Importante diventa la forza del gruppo che diventa una rete protettiva e di sostegno, gruppo che protegge, consiglia, che c’è, dov’è possibile la condivisione della fatica, del riuscire, del superare.

    Questo è il vantaggio dello sport amatoriale: sperimentarsi insieme, ognuno con le proprie capacità, possibilità e competenze, rispettando i propri limiti.

    A volte la fatica rende felici, è quello che sperimentano molti atleti di sport di endurance come gli ultramaratoneti e i triatleti ironman; l’ho sperimentato anch’io soprattutto nella gara più bella della mia vita l’Iron Elbaman.

    Interessante quello che scrive Murakami nel suo libro L’arte di correre: "Ciò che soprattutto mi ha reso felice, oggi, è il fatto che questa gara me la sono proprio goduta. Non ho ottenuto un tempo di cui andar fiero. Ho anche commesso diversi piccoli errori. Però ho corso fino a esaurimento delle forze e ne risento ancora l’effetto. Inoltre, sotto molti punti di vista, credo di essere migliorato rispetto all’ultima gara. E questo è un punto essenziale. Perché la difficoltà del triathlon consiste nel saper combinare le tre prove e l’esperienza ha molto da insegnare al riguardo. Permette di compensare lo squilibrio delle attitudini fisiche. In altre parole, imparare dall’esperienza è la cosa più piacevole, più divertente del triathlon".

    Questo è lo sport che avvicina mondi, culture e colori. Importante partire sempre dal momento presente, e cavalcare l’onda del cambiamento per dirigersi verso mete nuove e sfidanti ma raggiungibili, continuando a trasformare piccoli sogni in realtà. Questo è lo sport che incrementa autoefficacia, e sviluppa autoconsapevolezza e resilienza.

    Ancora continua Murakami: "Naturalmente è stata dura, a un certo punto stavo quasi per perdermi d’animo. Ma in questo sport la fatica è data per scontata. Se non fosse parte integrante del triathlon o della maratona, chi mai si darebbe la pena di mettersi alla prova in discipline che succhiano le nostre energie e il nostro tempo? Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica, riusciamo a provare, almeno per un instante, la sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell’azione stessa, vi scorre dentro."

    La bellezza dello sport è che ti permette di fare esperienza, di metterti in gioco, di apprendere dall’esperienza, sbagliando e facendo sempre meglio la prossima volta.

    È quello che emerge dalle interviste a tanti atleti: la fatica non esiste, c’è la voglia di misurarsi con se stessi, con gli altri, con le difficoltà, ma la stanchezza e le crisi come vengono così se ne vanno, nella maggior parte dei casi.

    Tanti i motivi per iniziare a fare sport; se poi lo sport ti cattura, allora è difficile resistere, diventa un pensiero quotidiano. A volte nasce la sfida, la voglia di arrivare dove nessuno è arrivato; sono tante le persone che sperimentano la voglia di superare i propri limiti, di scoprire quanto valgono.

    Si inizia a praticare sport per scelta, per caso, perché è necessaria una riabilitazione, invogliati dai genitori o dagli istruttori di educazione fisica, s’inizia con una motivazione intrinseca (perché si prova piacere a praticare un’attività sportiva), ludica (per il gusto di giocare e di divertirsi).

    Bisogna però essere sempre consapevoli delle proprie sensazioni, dei propri bisogni, delle proprie esigenze; è indispensabile monitorare le proprie motivazioni, calibrare i propri obiettivi e decidere volta per volta che cosa è meglio per se stessi, credendo sempre in quello che si fa.

    Per approfondire il mondo degli atleti di triathlon ironman, ho costruito un questionario e ho raccolto alcune risposte. Questo ci permette di conoscere più da vicino le motivazioni che affascinano le persone ad avvicinarsi a questo tipo di disciplina considerata estrema. L’ironman prevede 3,8 km di nuoto, 180 km di bicicletta e la maratona di corsa a piedi (42,195 km).

    Quello che emerge dalle risposte al questionario, è che gli atleti riportano una fierezza nelle loro risposte, raccontando le loro competizioni e il grado di difficoltà, quindi una sorta di curriculum esperienziale corredato dalla partecipazione a diverse gare, che li abbiano provati fisicamente e mentalmente.

    Rispetto al senso di essere ironman, alcuni atleti hanno evidenziato aspetti inerenti le capacità mentali di perseguire uno sforzo prolungato nel tempo e le conseguenze relative, tipo la capacità di saper soffrire, di saper autoregolare le proprie energie, lo sperimentare nuove emozioni.

    Dalle loro risposte emerge che le potenzialità dell’essere umano sono inimmaginabili, si scopre per caso di essere portati per qualcosa per la quale siamo disposti a investire in tempo, fatica o danaro. A volte su invito di amici, parenti o medici ci dedichiamo ad attività per noi sconosciute o che non abbiamo mai avuto modo od occasione di praticare o di interessarci e – come per magia – gradualmente ci accorgiamo di diventare quasi dipendenti, ci accorgiamo che tali attività, tali interessi per qualche motivo ci procurano benessere, ci fanno sperimentare situazioni piacevoli.

    Gli atleti vanno alla ricerca di sensazioni positive e di benessere, ed alla ricerca della sfida, per verificare quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo nel tempo.

    Gli atleti considerano l’importanza del fattore mentale, affermando che non basta solamente l’allenamento fisico, ma è opportuno sviluppare anche aspetti mentali, quali la caparbietà, la tenacia, la determinazione e questi aspetti poi saranno utili anche per la vita quotidiana; infatti, essi permetteranno di saper gestire e affrontare determinate situazioni considerate difficili.

    Chi sceglie di essere ironman e di partecipare a gare estreme, sembra che non abbia limiti, vuole andare avanti, vuole cercare competizioni sempre più dure, difficili, e solo l’infortunio, l’incidente, un malessere può fermarli. Quindi si smette per motivi di salute, per logorio, impossibilitati a continuare. Si smette a malincuore, si vorrebbe essere invincibili, imbattibili, supereroi, infiniti, quasi immortali.

    Dalle rispose, emerge che gli infortuni si mettono in conto e che si è disposti a fermarsi un po’, oppure a rallentare i ritmi.

    Rispetto a "Cosa ti spinge a continuare?", le risposte degli atleti fanno riferimento ad altre dimensioni, al superare il normale, il banale, la vita quotidiana, la voglia di superarsi, di superare il noto, il conosciuto. Gli atleti più che di sport parlano di un viaggio nel mistero, nella conoscenza propria, nel vedere cosa riescono a fare, cosa riescono a sopportare, a raggiungere.

    Emerge la consapevolezza dell’importanza del fattore mentale per spingersi oltre, per portare il fisico a sforzi estenuanti, ma emerge anche la consapevolezza dell’ascolto del proprio corpo, della possibilità che problemi fisici possano impedire di andare oltre, anzi addirittura possono portare l’atleta a uno stop definitivo per problemi gravi, per aver sottovalutato i messaggi del proprio corpo.

    Rispetto a: "Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?", emerge l’importanza di alcuni aspetti mentali utili nella vita e nello sport. Per esempio, si considera l’importanza dell’autoefficacia, cioè il sapere di sapere fare (abilità), la convinzione di poter riuscire a raggiungere i propri obiettivi.

    Emerge da un lato una sorta di dipendenza dal ricercare il limite, quasi una sorta di inconsapevolezza e di perdita di controllo; infatti, in qualche modo si cerca l’aiuto dei familiari di intervenire per farsi legare e non osare troppo.

    Alcuni atleti ritengono di poter disputare qualsiasi competizione estrema; infatti, alcuni hanno risposto: Ritengo che possa arrivare in fondo a qualsiasi gara. Penso che con un buon allenamento mentale si possa portare a termine qualsiasi gara. Alcuni temono le avverse condizioni atmosferiche oppure la privazione del sonno. Ecco alcune risposte: Temo il freddo, quindi ogni gara esposta a temperature rigide mi preoccupa (il che non significa che prima o poi non la proverò…), "Forse le gare di ultracycling di diversi giorni e con molte salite lunghe e ripide, nelle quali oltre all’impegno fisico estremo mi spaventa la carenza di sonno."

    Dalle risposte emerge per alcuni una sorta di

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