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Appuntamento inaspettato
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Ebook156 pages2 hours

Appuntamento inaspettato

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About this ebook

Dal diario di Tilly...
Io e il mio nuovo capo non siamo d'accordo su niente... tranne che sull'irresistibile attrazione che proviamo uno per l'altra. La prima regola da seguire, se hai una relazione con il tuo capo, è la discrezione. Ma le voci in ospedale corrono veloci e adesso, ogni volta che siamo insieme, notiamo qualcuno che bisbiglia alle nostre spalle o ci fa l'occhiolino. È tutto così umiliante... Basta, ho deciso che devo togliermi dalla testa il dottor Marcus Bennett oggi stesso! Tanto mica mi sono innamorata. L'amore è un'altra cosa... O no?
LanguageItaliano
Release dateSep 10, 2020
ISBN9788830519596
Appuntamento inaspettato
Author

Fiona McArthur

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Appuntamento inaspettato - Fiona McArthur

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Survival Guide to Dating Your Boss

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2011 Fiona McArthur

    Traduzione di Rita Orrico

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-959-6

    1

    Tilly adorava il venerdì. Una piacevole passeggiata giù per la collina dopo l’ultimo turno in ospedale, quella prima ventata d’aria salmastra in arrivo dall’oceano e l’incentivo della signora Bennett, seduta sulla sua veranda e truccata di tutto punto mentre aspettava le amiche per il consueto tè del venerdì pomeriggio.

    Tilly aveva un debole per la signora Bennett e le sue amiche. Un tempo celebri soprani in abiti eleganti, scarpe di marca e splendidi sorrisi, quelle donne erano la prova vivente che la vita poteva migliorare col tempo.

    Inoltre, non parlavano mai di uomini: questo le piaceva davvero molto.

    Non vedeva l’ora di aprire la finestra della sua stanza sul retro della casa per ascoltare le note soavi di Verdi o Puccini provenienti dalla casa accanto. Quella musica la faceva sempre sorridere.

    Tilly si chiese se l’anziana vicina di casa chiudesse le finestre quando lei e le sue coinquiline davano una delle loro rumorose feste. Forse era strana a preferire la compagnia di donne anziane a quella dei ragazzi della sua età, ma mettere a rischio il proprio cuore nella ricerca dell’uomo giusto le sembrava ancora più folle. Certo, ci aveva impiegato un po’ a capirlo. Erano serviti ben due disastri sentimentali in meno di un anno prima che Ruby le facesse notare che dietro quei fallimenti c’era uno schema ricorrente: uomini più anziani di lei.

    Era sempre stata attratta dai ragazzi più grandi, fin dai tempi della scuola. A detta di Ruby, cercava l’approvazione di una figura paterna che non aveva mai avuto. Sospirò. Gli uomini della sua età le sembravano tutti un po’ inconsistenti e se ne teneva volentieri alla larga.

    Il profumo degli scones e della celebre torta della signora Bennett le restituì il buonumore: era venerdì, tempo di festeggiare!

    «Buon pomeriggio, signora B.» salutò lei, avvicinandosi.

    «Matilda! Sono felice di vederti.»

    «La sua finestra è ancora bloccata?» domandò Tilly e la signora Bennett sorrise.

    «No, direi che è a posto, ormai. Ce n’è un’altra che comincia a cigolare, però. Te lo farò sapere se il problema peggiora.»

    L’ultima infatuazione di Tilly era stata per un maturo carpentiere, che però si era rivelato già fidanzato, con la mania del controllo e uno stuolo di ammiratrici che non faceva nulla per scoraggiare. Di certo lei non avrebbe mai più richiesto i suoi servizi. Proprio come l’architetto d’interni che la criticava per ogni minuzia e che alla fine era risultato essere addirittura sposato.

    «Non c’è problema.» Tilly sollevò lo sguardo sulle due finestre a bovindo, una per ogni lato della veranda e notò che una delle due era aperta soltanto per un quarto. «Le sue amiche stanno per arrivare?»

    L’anziana vicina controllò l’orologio. «Saranno qui a momenti. Ti terrò da parte una fetta di torta.»

    «Grazie e le saluti da parte mia.»

    Tilly aprì il cancello di casa, attraversò il vialetto e salì i pochi gradini della veranda. Era a casa. E non un solo uomo in vista. Ottimo.

    Il numero settantuno di Hill Street era una casa alta e stretta dall’aspetto quasi gotico e abbastanza decrepita da necessitare di molte più riparazioni di quella della signora Bennett. Il tetto spiovente, le quattro camere da letto al piano superiore e la camera dell’assente padrone di casa al pianoterra avrebbero beneficiato di un restauro e Tilly decise che poteva occuparsi lei stessa della tinteggiatura durante le vacanze.

    Ciononostante, era una casa accogliente e festosa. Le sue tre coinquiline erano le sorelle che non aveva mai avuto e Tilly non riusciva nemmeno a immaginare la vita senza il loro calore, il caos e l’allegria che portavano con sé.

    C’era Ruby, infermiera psichiatrica, che aveva messo un po’ la testa a posto da quando aveva conosciuto Cort, uno strutturato dell’ospedale in cui lavoravano. La propensione di Tilly a fornire un supporto morale e il consumo di alcolici erano diminuiti in modo drammatico da quando quei due erano ufficialmente una coppia.

    Ellie, che era orfana, trascorreva gran parte della settimana in sala operatoria, ma riusciva comunque a innamorarsi e disinnamorarsi con frequenza regolare, sempre in cerca dell’uomo giusto per mettere su la famiglia che desiderava da sempre.

    Infine c’era Jess, infermiera pediatrica all’Eastern Beaches, il cui cuore si spezzava ogni volta che il bel fratello di Ruby, casualmente anche loro padrone di casa, tornava in Australia con qualche donna sottobraccio.

    Buffo come le sue coinquiline e amiche le fornissero materiale in abbondanza per soddisfare il suo naturale istinto da sorella maggiore.

    E poi c’era il suo lavoro. Corse di sopra, entrò nella propria camera e gettò la borsa sulla trapunta viola del letto. Amava il suo lavoro di ostetrica. Le donne erano incredibili, i neonati meravigliosi e lei poteva dare sfogo al proprio istinto materno senza sembrare invadente.

    È ciò che disse più tardi alla signora Bennett, mentre le dava una mano a riordinare dopo la partenza delle amiche. Ascoltarle cantare era un po’ come prendere lezioni di canto per osmosi e sembrava funzionare, perché le due donne, la giovane e la meno giovane, lavorarono canticchiando. Finché il discorso non cadde sugli uomini.

    «Per cantare quest’aria devi essere capace di cantare l’amore» sentenziò la signora Bennett, che in fatto di musica non scherzava mai.

    Tilly sospirò. «Allora è probabile che non sarò mai brava.»

    «Ma certo che ci riuscirai! Un giorno troverai il tuo uomo. Non puoi restare single per sempre.»

    Tilly rise. «Lei lo è, ed è felice.»

    L’altra sorrise. «È vero che sono contenta della mia vita, ma in modo diverso da come stavo quando ero sposata con l’amore della mia vita. È una sensazione che non ti devi perdere.»

    Lei si strinse nelle spalle. «Non ho nulla contro gli uomini come amici, ma dopo i due ultimi fallimenti, non mi va di mettermi in gioco con loro.»

    La signora Bennett la guardò con serietà. «Erano troppo vecchi per te. E mentivano.»

    «Ha ragione, me l’ha detto anche Ruby. Però, guardi cosa fa l’amore alle mie amiche e anche mia madre è stata una vittima. Preferisco usare il buon senso, viaggiare, pensare a me stessa per qualche anno. Ci sono molte cose che desidero fare e da sola è molto meno stressante.»

    «Molto saggio» dichiarò l’anziana cantante con un piccolo sorriso.

    Quella domenica mattina, quando Tilly intravide un uomo alto e dai capelli scuri che si aggirava con fare furtivo vicino alle finestre sul retro della casa della vicina, il suo cuore sobbalzò, riconoscendo il pericolo. Le sue coinquiline erano fuori e sarebbero rientrate più tardi, perciò stava a lei intervenire, per il bene della cara signora Bennett. Scioccamente si portò una mano sul cuore, come se lui potesse sentirne il battito.

    Tilly si guardò attorno in cerca di qualcosa che potesse fungere da arma e alla fine la trovò. Le sue dita si chiusero sul rosso cappello a punta del nano da giardino all’ombra delle ortensie e lo sollevarono dal terreno. Si morse le labbra: non era sua intenzione fare davvero del male a quell’uomo, voleva solo fare in modo che non potesse scappare prima dell’arrivo della polizia. Con la mano libera estrasse il cellulare dalla tasca e digitò il numero del pronto intervento. Almeno aveva un piano di riserva.

    La finestra del pianterreno scricchiolò per protesta e il tessuto della maglia dell’uomo si tese su un paio di ampie spalle quando lui cercò di aprirla. Un uomo con un fisico del genere avrebbe dovuto sfruttare la sua forza per lavorare, non per derubare vecchie signore indifese! Per giunta, la signora Bennett era dentro casa.

    Furono l’indignazione e l’adrenalina a spingerla all’azione. Sollevò il nano di pietra e lo scagliò con forza al di là dello steccato, in direzione delle gambe del ladro. La statuetta volò orizzontalmente come un angelo vendicatore e centrò entrambi i polpacci con un colpo solo.

    Tilly soffocò una risata quando il gigante ricadde all’indietro sull’erba umida e imprecò a voce alta. Ottimo lavoro, si congratulò mentalmente col nano, mentre sgattaiolava via sul lato della casa. Non riuscì a reprimere un sorriso soddisfatto, nemmeno mentre si faceva vento col telefono. Era insolitamente accaldata.

    Qualcuno stava parlando all’altro capo della linea e solo in quel momento lei ricordò di aver chiamato la polizia. «Mi chiamo Matilda McPherson» mormorò al telefono. «Voglio denunciare un tentativo di furto al numero settantatré di Hill Street. La proprietaria della casa è la signora Bennett.»

    «Che cosa diavolo credi di fare? Sto riparando la finestra e non tentando di scassinarla!» l’aggredì l’uomo, che l’aveva raggiunta e ora la fulminava con lo sguardo. «Sono suo nipote.»

    Senza attendere la risposta di Tilly, lui le strappò il cellulare dalla mano e lo gettò nell’erba. Per un terribile momento lei pensò che stesse per calpestarlo, ma lui trasse un profondo respiro, cosa che fece tendere la maglietta sul suo petto in modo decisamente allettante, e la fissò con espressione molto simile al disprezzo.

    Se fosse stata pronta ad ammetterlo, si sarebbe dispiaciuta di aver provocato una reazione del genere. Adesso che poteva vederlo da vicino, era chiaro che quello non era il volto di un criminale. Era molto arrabbiato, ma non al punto di assalirla fisicamente. Come lo sapesse non era chiaro, ma sebbene una vocina le intimasse di darsela a gambe e malgrado il battito erratico del suo cuore, l’orgoglio le impediva di dargli quella soddisfazione.

    «Dovrei denunciarti per aggressione» minacciò lui.

    «Aggressione? Una donna minuta come me? Con un nano da giardino?» Tilly gettò indietro i capelli per mascherare il nervosismo e si preparò mentalmente alla fuga. «Sarebbe un bel titolo per il giornale locale. Magari ti faranno anche una bella foto accanto all’arma del delitto.»

    Guardò con interesse le labbra di lui serrarsi per un attimo e si disse che forse sarebbe stato meglio tenere chiusa la bocca, per una volta. L’occasione di fuggire fu però vanificata dall’arrivo della signora Bennett. «Ah, ragazzi, vedo che vi siete conosciuti.»

    L’anziana donna sorrise beata e con la cautela di una madre premurosa tese a Tilly il famigerato nano da giardino. E la polizia scelse proprio quel momento per arrivare a sirene spiegate.

    Quando finalmente il sergente di polizia tornò alla sua macchina ridendo di gusto per l’accaduto, Marcus contemplò l’idea di andare di sopra, infilarsi nel letto e tirare le lenzuola profumate di lavanda sulla testa per cominciare da capo quella giornata.

    Invece, chiuse gli occhi. Soprattutto per bloccare la vista della rossa insolente e vincere il desiderio di strangolarla. A giudicare dall’espressione amorevole di sua zia, la rossa era una sua protetta e, anche se gli seccava ammetterlo, era un bene che qualcuno si preoccupasse di proteggere Maurine.

    «Mi dispiace» mormorò la giovane donna, in piedi accanto a lui sulla veranda. Non aveva una casa sua in cui fare ritorno?

    Quasi ad aggiungere danno alla beffa, lei riprese a parlare. «Le gambe

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