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Le stelle
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E-book45 pagine39 minuti

Le stelle

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Una stella è un corpo celeste che brilla di luce propria. In astronomia e astrofisica il termine indica uno sferoide luminoso di plasma che genera energia nel proprio nucleo attraverso processi di fusione nucleare; tale energia è irradiata nello spazio sotto forma di radiazione elettromagnetica, flusso di particelle elementari (vento stellare) e neutrini. Buona parte degli elementi chimici più pesanti dell'idrogeno e dell'elio (i più abbondanti nell'Universo) vengono sintetizzati nei nuclei delle stelle tramite il processo di nucleosintesi.
La stella più vicina alla Terra è il Sole, sorgente di gran parte dell'energia del nostro pianeta. Le altre stelle, ad eccezione di alcune supernove, sono visibili solamente durante la notte come dei puntini luminosi, che appaiono tremolanti a causa degli effetti distorsivi (seeing) operati dall'atmosfera terrestre.

Discorso letto il 5 novembre 1930 - IX - nell'Aula Magna della R. Università di Torino per la solenne inaugurazione dell'Anno Accademico dal Prof. Luigi Volta. 

Luigi Volta (1876 - 1953). Bisnipote di Alessandro Volta. Laureatosi in matematica nel 1898 all'università di Pavia, è stato successivamente astronomo alla stazione astronomica di Carloforte e all'osservatorio di Brera, professore all'università di Torino e direttore dell'osservatorio di Pino Torinese.
LinguaItaliano
EditorePasserino
Data di uscita6 ago 2020
ISBN9788835874430
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    Le stelle - Luigi Volta

    stelle

    Le stelle

    Altezze Reali,

    Eccellenze, Signore, Signori.

    Le stelle: tema vasto ed arduo, che sarebbe vana temerità tentar di conchiudere nei limiti di un discorso.

    Il titolo breve per cosa così grande vuol significare l’intenzione di provarmi — come si conviene in una occasione ed in un’aula quali queste — a tracciare solo una rapida rassegna delle maggiori fra le moderne conquiste in tal campo, delle vie che vi hanno condotto; una sintesi delle presenti cognizioni intorno al mondo siderale.

    Chiedo scusa sin d’ora se dovrò fare talora dei numeri; procurerò di non farne abuso; se questi numeri saranno spesso molto grossi, così da riuscire non immediatamente espressivi, la colpa sarà delle stelle.

    Copernico aveva chiesto un ben profondo atto di fede a’ suoi seguaci, se, dell’ampio giro descritto dalla terra intorno al sole, non si avvertiva la prova affannosamente cercata in una variazione annua, sia pur piccola, di prospettiva fra le stelle; queste apparivano inesorabilmente fisse le une rispetto alle altre, come pur sempre inchiodate sulla massima sfera di Eudosso e di Tolomeo.

    Se l’Halley scoprì le prime tracce di mobilità propria delle stelle, se più tardi I’Herschel su quelle dimostrò il movimento della maggior stella, il sole, nello spazio e da conteggi sul cielo stellato e da induzioni statistiche, incontrandosi col genio del Kant, assurse al primo abbozzo della forma del mondo siderale, si doveva arrivare sin quasi alla metà del secolo scorso, perchè la prima distanza stellare fosse, col Bessel, realmente misurata. Teoricamente la sfera cristallina delle stelle fisse era stata spezzata dal Copernico, ma praticamente il campo dello studio stellare era rimasto ancora, sino al Bessel, quella sfera.

    Che sapevano allora gli astronomi delle stelle? Ne sapevano determinare con buona precisione le posizioni su quella sfera; ne sapevano stimare lo splendore, graduandolo secondo una scala empirica, che in fondo era quella stessa dell’Almagesto di Tolomeo; ne conoscevano infine, da un semplice apprezzamento fisiologico, il colore. Pur già fondata dall’Herschel l’astronomia siderale, le stelle costituivano ancora e sopratutto direzioni di riferimento preziose a consacrare i trionfi della meccanica celeste, a scoprire col Bradley le nutazioni dell’asse terrestre e l’aberrazione della luce.

    A metà del secolo scorso incomincia la vera storia dell’astronomia stellare, iniziata da tre grandi conquiste.

    Colla prima distanza — o parallasse stellare — misurata dal Bessel entrava nel dominio della scienza la terza coordinata, la quale, con le due angolari sferiche, proiettava con discreta approssimazione la prima stella a suo luogo nello spazio.

    Applicando lo spettroscopio all’osservazione delle stelle, dopo aver scoperto l’origine delle linee nere dello spettro solare, il Kirchoff fondava l’astrofisica.

    Infine la teoria col Doppler prevedeva e l’esperimento confermava lo spostamento delle linee spettrali di una fonte luminosa, per il suo avvicinarsi od allontanarsi.

    Il dato distanza, che s’imparò sempre meglio e per varie vie a misurare o a dedurre, fornì all’astronomo il mezzo più atto ad affrontare il problema della conformazione dell’universo.

    Dalla distanza e colla distanza ben presto si trapassò al movimento delle stelle: l’astrometria forniva il moto proprio, vale a dire il minuto spostamento delle stelle trasversalmente alla visuale — il quale, nota la distanza stellare, si poteva a suo luogo anch’esso proiettare nello spazio —; la misura spettroscopica dell’effetto Doppler forniva d’altra parte la componente del moto stellare lungo la visuale,

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