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Lontana dagli occhi, troppo vicina al cuore: Harmony Bianca
Lontana dagli occhi, troppo vicina al cuore: Harmony Bianca
Lontana dagli occhi, troppo vicina al cuore: Harmony Bianca
Ebook156 pages2 hours

Lontana dagli occhi, troppo vicina al cuore: Harmony Bianca

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About this ebook

Ingrid: Non avrei mai pensato che mi sarei lasciata sedurre così facilmente da un uomo e tanto meno che sarei rimasta incinta di un perfetto sconosciuto. Ma la sorpresa più grande adesso è scoprire che il padre del mio bambino è il mio nuovo capo! Riusciremo a gestire un figlio, un lavoro e un'attrazione sempre più dirompente e a costruire un futuro insieme?

Clint: Ho scoperto che la donna con cui sette mesi fa ho condiviso un'incredibile notte di passione mi ha mentito sulla sua identità e ora pretende di farmi credere che il bambino che aspetta sia mio. Se così fosse, li aiuterò come posso, ma non ho intenzione di essere coinvolto in alcun modo nelle loro vite. Tuttavia, più cerco di mantenere le distanze da Ingrid, più lei diventa un'ossessione.
LanguageItaliano
Release dateAug 10, 2020
ISBN9788830518636
Lontana dagli occhi, troppo vicina al cuore: Harmony Bianca

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    Book preview

    Lontana dagli occhi, troppo vicina al cuore - Amy Ruttan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Pregnant with the Soldier’s Son

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2014 Amy Ruttan

    Traduzione di Monica D’Alessandro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-863-6

    Prologo

    «Guarda quel tipo!»

    «Chi?» chiese Ingrid, mentre passava in rassegna il bar poco illuminato in cui lei e le sue migliori amiche dottoresse stavano festeggiando la sua recente promozione.

    «Quel tipo. Laggiù in fondo» disse Philomena, facendo seguire alle sue parole un fischio e un miagolio. «Scommetto che sarebbe in grado di farmi fare le fusa per tutta la notte.»

    Ingrid si girò sulla sedia per vedere a chi si stesse riferendo l’amica. Quando il suo sguardo cadde sull’uomo in questione, colui che aveva trasformato la rispettabile oncologa Philomena Reminsky in un gatto, Ingrid quasi si strozzò con la ciliegia del suo Cosmopolitan.

    Alto, muscoloso e vestito con un’uniforme militare, il soldato seduto dalla parte opposta del bar sembrava riuscire ad attirare l’attenzione di ogni donna che fosse a portata di sguardo. I capelli erano cortissimi e neri come l’ebano.

    Aveva un’aria riservata e pensierosa.

    Era come se dicesse al mondo circostante di non dargli fastidio, eppure attirava il genere femminile come il richiamo di una sirena.

    Dovevano esserci almeno altri dieci soldati nel bar, ma lui se ne stava da solo, lo sguardo fisso sul televisore all’angolo, ignaro di ciò che stava accadendo attorno a sé.

    Ignaro o noncurante.

    A Ingrid piacevano i tipi alti, mori e silenziosi, in sintonia con il suo amore per gli eroi letterari come il signor Rochester e il signor Darcy.

    Quasi consapevole del fatto che la ragazza lo stava osservando, lui distolse lo sguardo dalla televisione e la guardò. Anche se era a circa un paio di metri di distanza, Ingrid poté vedere che i suoi occhi erano di un azzurro cristallino. Così chiari e intensi da risultare magnetici.

    La ragazza si sentì arrossare le guance e si girò di scatto.

    Cosa sto facendo?

    Questo non era da lei. Ingrid non flirtava con gli sconosciuti nei bar. Era troppo introversa per questo. Le uniche persone con cui riusciva ad aprirsi e parlare veramente erano gli altri dottori, le infermiere e i suoi pazienti.

    La carriera era ciò su cui Ingrid si concentrava. Non gli uomini.

    Questo è il motivo per cui sono ancora vergine.

    Be’, era ancora vergine, ma almeno, alla fine, era diventata un medico di ruolo al Rapid City Health Sciences Center.

    Un obiettivo raggiunto.

    Era quello il motivo per cui si trovava in quel bar in stile country con i suoi colleghi. Per festeggiare la promozione. Non per flirtare con gli uomini.

    Perché no?

    Perché non aveva alcun interesse ad avere una relazione. Il matrimonio e gli impegni sentimentali erano cose cui non aveva mai lontanamente pensato.

    «Be’, sembra che una donna fortunata abbia catturato l’attenzione di quel fusto» le sussurrò Philomena all’orecchio.

    Ingrid diede uno sguardo con la coda dell’occhio e vide che il fusto in questione stava fissando lei. Lui sorrise, in un modo così sexy da farle battere più forte il cuore e farle sentire lo stomaco in subbuglio.

    Forse era colpa degli alcolici.

    Ingrid distolse di nuovo lo sguardo perché sapeva che stava arrossendo.

    «Cosa c’è che non va?» le chiese Philomena. «Sta venendo qui. Parlagli.»

    «Non posso» bisbigliò Ingrid. «Cosa gli dico?»

    «Finisci il tuo drink e digli ciao. Forse ne ordinerà un altro per te.» Philomena fece per andarsene, ma Ingrid le afferrò un braccio.

    «No, non lasciarmi. Non sono brava con gli uomini.»

    Philomena sorrise mentre si liberava dalla presa dell’amica. «Andrai benissimo. Goditi un po’ la vita.»

    Giusto. Goditi un po’ la vita.

    Tuttavia, non era quello il modo in cui era stata cresciuta. Suo padre, di certo, non avrebbe approvato.

    Lui le aveva insegnato a non correre mai rischi. A essere cauta e a condurre una vita rispettabile e lodevole. Non che lui pensasse che essere un medico ortopedico fosse lodevole quanto essere un cardiologo o un neurochirurgo, ma questo non aveva nessuna importanza. E un rischio che non avrebbe mai voluto correre era innamorarsi.

    Chi dice che devi innamorarti?

    L’amore a prima vista era qualcosa di cui si leggeva soltanto nelle favole. Alle quali lei non credeva. L’amore era per gli sciocchi.

    Oh, fantastico. Ingrid si stava agitando. Di solito si agitava e balbettava quando era vicina a degli uomini sexy, ma le succedeva solo se doveva parlare. Questa volta, invece, le stava capitando anche a livello inconscio.

    Ingrid si affrettò a mandare giù il suo drink e l’alcol le bruciò la gola. Provò a non soffocarsi quando avvertì dietro di sé la presenza di qualcuno. L’odore speziato di un’acqua di colonia le travolse i sensi.

    «Questo posto è occupato?»

    Ingrid alzò lo sguardo e vide il fantastico e silenzioso soldato, che aveva visto poco prima dall’altra parte del bar, in piedi proprio accanto a lei.

    Non balbettare!

    «No, siediti pure.» Ingrid sperò che la sua voce non tradisse il suo nervosismo. Ebbe la sensazione che la stanza le girasse intorno. Non era sicura se la colpa era della vodka o dell’affascinante soldato.

    Sperava che la ragione fosse lui.

    L’uomo le si sedette accanto. «Posso ordinartene un altro?»

    «Certo, mi farebbe piacere.» Ingrid non doveva lavorare la mattina seguente, ma non aveva mai bevuto più di così in un’unica volta.

    Goditi un po’ la vita.

    Oh, santo cielo. Non si era mai goduta la vita e se una parte di lei, quella che si ricordava dell’educazione impartitale dal padre, le stava gridando di correre via, l’altra voleva correre il rischio e godersi un po’ la vita.

    Dannazione.

    Era una cosa positiva che suo padre non fosse lì, perché le avrebbe ricordato come sua madre fosse stata uno spirito libero e che quel comportamento sconsiderato era stato il motivo per cui li aveva abbandonati.

    Non perdere la testa e non pensare a queste cose.

    «Barista, io prendo un’altra birra e per la signora un altro...»

    «Cosmopolitan» disse Ingrid, senza riflettere.

    Il barista annuì e iniziò a preparare i loro drink.

    Ingrid si mise a giocherellare con il tovagliolo bagnato di fronte a lei, non riuscendo a trovare nulla da dire. Rapportarsi con il genere maschile non era il suo forte. Diventava sempre goffa e imbarazzata quando aveva a che fare con gli uomini.

    Era evidente dal fatto che riusciva a malapena a guardarlo negli occhi e sentiva un forte calore in tutto il corpo, non solo sulle guance.

    «Sono Clint. Tu come ti chiami?»

    «Philomena.» Ingrid sentì lo stomaco contorcersi per avergli mentito. Era ovvio che sarebbe partito in nave presto. Dove avrebbe potuto condurre la loro relazione? Lei, inoltre, non aveva tempo per questo genere di cose.

    Non voleva una relazione.

    Si sentì di nuovo un nodo allo stomaco e sperò davvero che si trattasse del senso di colpa per avere mentito e non dell’alcol.

    Lui alzò un sopracciglio. «Philomena? È un nome interessante.»

    «Lo so, ma mi piace.»

    Lui sorrise. «Piace anche a me. Ti sta bene.»

    Ingrid si morse il labbro. Oh, amico, non sai di cosa stai parlando.

    «Sei qui con i tuoi commilitoni?» chiese lei, indicando i tavoli da biliardo.

    «Commilitoni? Non siamo in Russia.»

    Ingrid si rilassò un po’ alla sua battuta. «Amici, allora.»

    «Qualcosa del genere» rispose lui. «Hanno deciso di portarmi fuori. Mi hanno detto di rilassarmi un po’ prima di domani sera, quando dovremo salpare.»

    «Verso dove?»

    Clint sorrise e ringraziò il barista mentre porgeva loro i bicchieri. «Sono informazioni riservate.»

    «Davvero?»

    «Be’, il luogo esatto e lo scopo, sì. Vado oltreoceano per un anno.»

    «Un anno. Be’, ti auguro buona fortuna.»

    Lui rise. «Tutto qui? Solo ti auguro buon fortuna

    Ingrid arrossì di nuovo. «Cos’altro dovrei dirti?»

    «Non si tratta delle parole, ma delle azioni.»

    «Azioni?» chiese Ingrid, confusa.

    «Che ne dici di un bacio?»

    Le guance le diventarono ancora più rosse. «Scusami?»

    «Sai, per augurarmi buona fortuna prima della partenza.»

    «Questo è il tentativo di rimorchio più squallido che abbia mai sentito.» Ingrid rise. «Davvero, è... orribile.»

    «Oh, tanti uomini cercano sempre di rimorchiarti?»

    «Be’, sono stata vittima di tentativi peggiori.»

    «Avanti, raccontami il peggiore tentativo di rimorchio che tu abbia mai sentito.»

    Ingrid strinse gli occhi. «Non sono sicura se faccio bene a dirtelo, lo potresti usare a tuo vantaggio con qualche ignara donna.»

    «Be’, in ogni caso, non puoi biasimare un uomo per averci provato.»

    «Provato a fare cosa?»

    Lui si chinò in avanti, permettendole di vedere meglio le sue iridi blu dai bordi più scuri che rendevano i suoi occhi ancora più affascinanti. «Per aver provato a rubare un bacio a una donna bella e sexy come te.»

    Ingrid trattenne il respiro. «Oh.»

    «Mi dispiace. Non ho potuto resistere.» Gli occhi di Clint scintillarono.

    «Ehi, almeno sei stato onesto.» Ingrid finì il resto del suo drink. «A essere sinceri, pensavo di concederti quello che mi hai chiesto.» Poteva quasi sentire la parte razionale di sé che gridava, mentre l’altra urlava di gioia.

    Adesso è senza dubbio l’alcol che parla.

    Forse non era questo. Forse erano tutte le sue inibizioni che si scioglievano.

    «Davvero?» chiese Clint. «Sono incuriosito.»

    Facendo ricorso a tutto il suo coraggio, la ragazza tese le mani, lo afferrò per il colletto della camicia e lo attirò a sé per baciarlo. Quello che non si aspettava fu l’elettricità che ne scaturì. Il calore e il desiderio che sperimentò. Le girò la testa e si sentì sciogliere man mano che il bacio diventava più profondo. La lingua di Clint si fece spazio tra le labbra di Ingrid e si intrecciò con la sua. Lei lo sentì gemere mentre la stringeva con braccia forti.

    Le poche volte in cui in passato aveva baciato degli uomini era stato piacevole, ma questo era qualcosa di completamente diverso.

    Era qualcosa di pericoloso.

    Nel momento in cui le labbra della ragazza toccarono le sue, lui si sentì venire meno.

    Non era preparato a sentirsi ribollire il sangue nelle vene come se gli avessero versato benzina.

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