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La vendetta del milionario: Harmony Destiny
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Apr 20, 2017
- ISBN:
- 9788858964583
- Formato:
- Libro
Descrizione
Ora Kingsley è tornato a Carmel per farsi giustizia e trovare il vero colpevole, e si rivolge proprio all'agenzia di Gabi per trovare una tata per suo figlio.
Benché loro due non siano più i ragazzi ingenui e spensierati di un tempo, una cosa non è cambiata: la reciproca attrazione. Ma Gabi non vuole rischiare il suo cuore per un uomo di cui non si fida a meno che... a meno che non riesca a convincerlo che l'amore è più forte di ogni vendetta.
Informazioni sul libro
La vendetta del milionario: Harmony Destiny
Descrizione
Ora Kingsley è tornato a Carmel per farsi giustizia e trovare il vero colpevole, e si rivolge proprio all'agenzia di Gabi per trovare una tata per suo figlio.
Benché loro due non siano più i ragazzi ingenui e spensierati di un tempo, una cosa non è cambiata: la reciproca attrazione. Ma Gabi non vuole rischiare il suo cuore per un uomo di cui non si fida a meno che... a meno che non riesca a convincerlo che l'amore è più forte di ogni vendetta.
- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Apr 20, 2017
- ISBN:
- 9788858964583
- Formato:
- Libro
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Anteprima del libro
La vendetta del milionario - Katherine Garbera
successivo.
1
L'interfono vibrò e Gabriella de la Cruz posò la tazza di tè per rispondere. «Sì, Melissa?»
«C'è una persona che vuole vederti» comunicò l'assistente. Melissa sembrava eccitata come la volta in cui aveva vinto cinquecento dollari al gratta e vinci. Gabriella immaginò che si trattasse dell'ennesima celebrità che la ragazza seguiva ossessivamente su Internet, passata di lì in cerca di una tata.
Sette anni prima, dopo una positiva esperienza come tata presso la famiglia del regista hollywoodiano Malcom Jeffers, Gabi aveva creato una società che offriva servizi di babysitter. Aveva seguito il consiglio di Mal e della moglie che erano rimasti entusiasti di lei.
«Ho un appuntamento fissato tra mezz'ora. Puoi chiedergli di ripassare?»
«Credo che invece vorrai vederlo» disse Melissa.
Improbabile. Era occupata.
In quel periodo sembrava che tutti volessero qualcosa da lei. I suoi volevano vederla più spesso. I clienti erano in apprensione per l'estate, e invece di appoggiarsi alle babysitter che lavoravano per loro tutto l'anno chiamavano lei. E non si accontentavano di un weekend a Disneyland. Volevano andare in posti esotici, il che rappresentava un problema.
«Chi è?» chiese esasperata. Melissa non gli avrebbe detto di andarsene. E Gabi doveva tornare a lavorare all'articolo per la rivista che si occupava di genitori e figli.
«È Kingsley Buchanan. L'ex quarterback della nazionale di football, l'agente dei migliori atleti al mondo.»
Kingsley.
Doveva proprio tornare a farsi vivo in una giornata tremenda come quella. Accidenti, anche solo sentirne pronunciare il nome la faceva tremare. Voleva fingere si trattasse di un fremito dettato dalla paura, invece il cuore le faceva le capriole nel petto e si era messa a sedere più eretta.
«Non ho tempo» disse, interrompendo la comunicazione.
Doveva ammetterlo, Kingsley si meritava un simile trattamento. Era stato il suo primo amore... be', la definizione più esatta era avventura di una notte, visto che l'aveva lasciata il mattino successivo ed era stato arrestato prima dell'ora di pranzo. Successivamente era stata da sola con lui solo un'altra volta. Una nefasta visita in carcere durante la quale lui le aveva detto che era stata un'ingenua a credere che tra loro ci fosse qualcosa.
Idiota.
Non sapeva se si riferisse a lui o a se stessa.
Perché era lì?
Perché le importava?
Si passò i capelli dietro l'orecchio e si avvicinò al computer, fingendo di leggere la mail che le aveva inviato la madre a proposito della comunione della figlia del cugino Guillermo, che si sarebbe tenuta quell'estate in Spagna.
Perché Kingsley era lì?
Qualcuno aprì la porta senza bussare, Gabi sollevò lo sguardo e vide stagliarsi sulla soglia un paio di spalle ampie. Trattenne il respiro. Certo, negli ultimi dieci anni l'aveva visto in tv, di tanto in tanto, ma aveva sempre cambiato canale.
Il tempo era stato clemente con lui.
I capelli castani erano pettinati ad arte; doveva usare chissà quale prodotto perché fossero così ordinati. Gli occhi azzurri le sembravano freddi come il ghiaccio, molto di più rispetto a quando frequentavano entrambi il college. La mascella era definita e serrata con aria di sfida, la rasatura impeccabile.
«Posso aiutarti?»
«È per questo che sono qui» dichiarò, avanzando nella stanza quasi gli appartenesse, richiudendosi la porta alle spalle.
«Credevo di aver chiesto a Melissa di fissarti un appuntamento un giorno di questa settimana. Adesso sono occupatissima.»
«Sicuramente puoi trovare il tempo per un vecchio amico.»
Tuttavia non c'era nulla di amichevole nei suoi modi mentre si avvicinava alla scrivania e ci appoggiava un'anca. Sembrava una tigre in attesa della preda. Gabi cercò di convincersi di non essere affatto un topolino indifeso mentre sollevava lo sguardo verso di lui.
Prendi in mano le redini della situazione.
Era questo che le avevano insegnato anni a contatto con genitori e figli recalcitranti.
Si alzò e gli porse la mano. Meglio metterla sul professionale. Gli avrebbe stretto la mano, poi l'avrebbe accompagnato alla porta liquidandolo gentilmente.
Bel piano. Era un genio.
«Che bello rivederti, Kingsley. Temo proprio, però, di non avere tempo stamattina.»
Lui le prese la mano, ma non la strinse. La tenne semplicemente tra le sue, accarezzandole le nocche con il pollice facendole venire la pelle d'oca.
Lo sguardo divertito di Kingsley mentre lei ritraeva la mano le fece venire voglia di prenderlo a pugni.
Tuttavia non era più giovane e impulsiva. Era stato lui a dimostrarle che a essere impetuosi si combinavano disastri. Arretrò di qualche passo.
«Perché sei qui?» gli chiese. «Ci siamo già detti tutto.»
«Sto cercando una babysitter.»
«Mi spiace, noi procuriamo tate per bambini veri, non per gli uomini mai cresciuti.»
Lui rise e scosse la testa. «Mi ero dimenticato quanto sai essere tagliente.»
«Non mi conosci» osservò, cauta. «E sinceramente non abbiamo altro da dirci, quindi puoi pure andartene.»
«Non credo. Non sono uno di quei clienti spocchiosi che puoi controllare con i tuoi toni pacati.»
Gabi inclinò la testa per osservarlo.
Come faceva a sapere che tecniche adottava? Aveva scritto esattamente quelle parole nel redazionale del mese scorso. Perché era lì?
«Te lo chiedo per l'ultima volta, Kingsley, perché sei qui?»
«Te l'ho detto, Gabriella, ho bisogno di te.»
Il modo in cui pronunciò il suo nome, leggero sulle labbra ma con una tonalità profonda, minò la sicurezza che si era imposta. Aveva detto che aveva bisogno di lei... aspettava di sentirglielo dire da dieci anni.
«Peccato. Non voglio sembrare una di quelle donne appiccicose che non capisce quando è ora di darci un taglio.»
Kingsley aveva immaginato che tornare in California sarebbe stata dura, tuttavia non si era mai tirato indietro di fronte a un ostacolo. L'esperienza gli aveva insegnato che quello che non uccide fortifica. Sapeva che era un cliché, d'altra parte dieci anni prima aveva passato sei mesi terribili, nei quali lo avevano accusato di essere un assassino salvo poi far decadere ogni imputazione.
Erano circolate delle voci riguardo la possibilità che suo padre avesse comprato il gran giurì, alla fine, però, la cosa non venne provata, e sia Kingsley che l'altro sospettato, il suo migliore amico Hunter Carruthers, vennero rilasciati. Tuttavia quel sospetto l'aveva seguito fin nella nazionale di football, tanto che i compagni di squadra l'avevano sempre considerato un soggetto pericoloso, mentre per gli allenatori e i manager rappresentava una pubblicità negativa.
Negli anni aveva imparato a reprimere le proprie emozioni sotto uno strato di ghiaccio di modo che nessuno potesse dargli fastidio. Tutto questo, però, non aveva peso adesso che si ritrovava di nuovo nella stessa stanza con Gabi de la Cruz.
Era ancora più bella. I capelli dorati erano folti e lunghi, e le ricadevano sulle spalle in morbide onde. Gli occhi nocciola non rivelavano più ogni emozione, erano guardinghi. Lo guardava con circospezione – cosa che sapeva di meritare – quasi potesse sferrarle un pugno in qualsiasi momento.
La verità era che lo eccitava ancora.
Era sempre stata diversa dalle altre, ed era per questo che si era allontanato da lei in tutta fretta dopo che Stacia Krushnik era stata trovata morta. Tutto quello, però, faceva parte del passato. Un passato che non riguardava Gabi, grazie al modo in cui l'aveva tagliata fuori dalla sua vita. Era tornato in California per vendicarsi, e aveva bisogno di qualcuno che proteggesse suo figlio dal marasma che lui e Hunter avrebbero scatenato.
«Non sono qui per amore, Gabi. Sono qui perché ho bisogno di una tata per mio figlio.»
«Tuo figlio?»
«Sì.» Negli anni l'aveva seguita sui giornali e nei social media; lo feriva nell'orgoglio che lei non avesse fatto altrettanto. «Conner ha tre anni e ha un disperato bisogno di una tata.»
L'aveva confusa.
Bene. Alla fine sentiva che la situazione stava volgendo di nuovo a suo favore.
Gabi lo superò per tornare a sedersi alla scrivania, e il suo delicato profumo floreale lo avviluppò. Afferrò un foglio di carta intestata.
«Conner ha tre anni? Che tipo di babysitter cerchi?»
«Te. Ho parlato con Mal e ha detto che eri la migliore. E ho letto gli articoli che scrivi sul ruolo dei genitori, mi piacciono le tue teorie su come crescere i figli.»
«Grazie» disse, chinando leggermente il capo. «Perché non ti siedi e ne parliamo?»
«Sto bene qui» rispose.
Gli rivolse un sorriso tirato. Kingsley si trattenne dal sorridere a sua volta. La stava innervosendo. La cosa gli piaceva.
«Tua moglie assisterà ai colloqui?»
«È morta.»
«Oh. Mi spiace, Kingsley.»
«Non fa niente. Conner non se la ricorda nemmeno. È successo quando aveva sei mesi.»
«Chi l'ha accudito finora?»
Kingsley si era fatto aiutare dalla sua assistente, Peri, a crescere il figlio, lei, però, si era sposata il mese scorso e aveva rassegnato le dimissioni. «La mia assistente. Quando puoi iniziare?»
«Non posso.»
«Cosa?»
«Non faccio più la babysitter. Ho un paio di tate che si liberano la prossima settimana. Posso organizzare qualche colloquio, e vorrei incontrare tuo figlio personalmente. Dov'è?»
«Con Hunter.»
Lui e Hunter erano stati dei giocatori di football formidabili al college, e dopo la morte di Stacia Hunter aveva smesso di giocare, visto che era il secondogenito di una famiglia benestante. Non aveva bisogno di lavorare, quindi aveva trascorso gli ultimi anni a costruirsi una reputazione da playboy. E l'etichetta di assassino della confraternita non gli aveva giovato.
«Ehm... dobbiamo discuterne. Non ha una bella reputazione. Non posso far lavorare una delle mie tate in casa tua se c'è anche lui.»
«Non creerà problemi. Non voglio una delle tue tate. Voglio te, Gabi.»
«Non posso.»
«Perché no?»
«Non lavoro più sul campo.»
«Ti pagherò.» Se c'era una cosa che aveva imparato da suo padre, Jeb Buchanan, era che tutti avevano un prezzo. In molti credevano che avesse comprato la libertà del figlio e il silenzio dei testimoni. Jeb, però, aveva un forte senso della giustizia e nessuno, nemmeno un figlio ribelle, poteva sottrarvisi. Non era ancora convinto che Kingsley fosse innocente per la morte di Stacia.
Tuttavia, dopo che Kingsley avesse messo in atto la sua vendetta non ci sarebbero più stati dubbi su chi fosse il colpevole.
«Non puoi comprarmi.»
«No? E se finanziassi la nuova area giochi che stai cercando di costruire?» chiese.
Gabi non l'avrebbe fatto per se stessa ma Kingsley sapeva che era generosa e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per una buona causa. Si chiese se fosse ancora così.
Lei si morse il labbro inferiore e guardò il foglio che aveva di fronte.
Non era cambiata.
L'istinto di Kingsley non falliva quando si trattava di quella donna.
«Stiamo parlando di una somma a sei cifre, Kingsley. Essere la babysitter di Conner vale così tanto?»
Sì. Voleva che si prendesse cura di suo figlio e aveva bisogno dei suoi ricordi circa la festa della sera in cui era morta Stacia. Se fosse riuscito a vivere sotto lo stesso tetto con lei avrebbe ottenuto le risposte che gli servivano.
C'erano passaggi oscuri su quella notte.
Tutte le persone con cui lui e Hunter avevano parlato avevano fornito una versione diversa degli eventi. Quindi non era importante che si trattasse di sei o nove cifre. Voleva mettere a tacere i fantasmi del passato. E Gabi era l'unica donna che poteva aiutarlo in questo senso.
«Sì» disse. «Ho bisogno che tu venga a casa mia entro stasera. Ho lasciato l'indirizzo alla tua assistente.»
«Farò da babysitter a Conner, ma finisce qui. Non vivrò con voi.»
«Per la cifra che ti pago invece credo proprio di sì.»
Si alzò e si diresse verso la porta. Aveva raggiunto l'obiettivo che si era prefissato. Adesso aveva altre cose di cui occuparsi.
Arrogante bastardo.
Gabi si alzò e lo rincorse prima che potesse raggiungere la porta. Si frappose tra Kingsley e l'uscita e gli scoccò un'occhiataccia.
Sapeva di dover mettere in chiaro fin dall'inizio che non era lui a dettare
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