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Rosa d'inverno (eLit): eLit
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Ebook153 pages2 hours

Rosa d'inverno (eLit): eLit

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About this ebook

Il bacio che ogni ragazza sogna.
Stuart York è il sogno di ogni ragazza divenuto realtà. Bellissimo e facoltoso, ha un carisma che ammalia e un fascino che incanta. Ma Ivy Conley è troppo giovane e inesperta per lui, nient'altro che la migliore amica della sorella. Eppure, durante una visita a casa York, accade l'impensabile: Ivy finisce tra le braccia di Stuart, complice un bacio mozzafiato.

La donna che ogni uomo desidera.
Lasciare andare la dolce Ivy è stato molto difficile, tuttavia Stuart sa di aver preso la decisione giusta. Non aveva il diritto di approfittarsi della sua ingenuità, anche se conserverà per sempre il ricordo di quel magico incontro. Quando Stuart rivede Ivy, però, si accorge di due cose: lei è cresciuta e a lui non basta più ricordare.
LanguageItaliano
Release dateDec 29, 2017
ISBN9788858979310
Rosa d'inverno (eLit): eLit
Author

Diana Palmer

Stella indiscussa nel firmamento degli "autori rosa", Diana Palmer ha al suo attivo un centinaio di romanzi e la presenza, da qualche anno a questa parte, nella prestigiosa New York Times Bestselling List, una certificazione di eccellenza in ambito editoriale!Le sue storie toccano il cuore delle lettrici con atmosfere intriganti e sensuali, e con personaggi a tutto tondo, delineati con maestria e grande intensità.Alle spalle di Diana, un passato di giornalista, lavoro che ha svolto per sedici anni, prima del passaggio al mondo dei romanzi rosa. Le sue passioni, tuttavia, non si esauriscono con la scrittura; donna dai mille interessi, si dedica alla famiglia, non trascura l'impegno nelle associazioni assistenziali ed è riuscita a ritagliarsi del tempo per lo studio, arrivando alla soglia dei quarantanove anni alla laurea con lode. Non avere il tempo per annoiarsi: questo sembra essere il motto di Diana Palmer.

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    Rosa d'inverno (eLit) - Diana Palmer

    successivo.

    1

    Era già tardi e Ivy rischiava di arrivare in ritardo a lezione. Non erano in molti a conoscere il suo numero di cellulare, ma purtroppo Rachel era una di questi e la sua telefonata era arrivata nel momento meno opportuno. Quella conversazione avrebbe potuto aspettare fino a sera, ma come sempre sua sorella maggiore non si era fatta scrupoli a disturbarla mentre era all'università.

    «Rachel, ti prego, sono in ritardo e devo andare a lezione» la supplicò Ivy parlando nel ricevitore. Si scostò una ciocca di capelli biondi dal viso e chiuse gli occhi verdi cercando di trattenere l'irritazione. «Oggi abbiamo una verifica!»

    «La cosa non mi interessa» rispose secca l'altra. «Ascoltami e basta. Ho bisogno di accelerare l'esecuzione del testamento di papà. Ho un mucchio di spese e tu te ne stai lì a lamentarti per una stupida verifica. L'università è uno spreco di soldi. Zia Hettie non avrebbe mai dovuto lasciarti quella rendita» aggiunse con risentimento. «Spettava a me! Sono io la più grande.»

    Era vero, era la maggiore ed era riuscita a mettere le grinfie sull'intera eredità paterna. Era stata una vera fortuna che la zia Hettie le avesse voluto abbastanza bene da lasciarle una piccola rendita. Forse aveva immaginato che Ivy non avrebbe visto nemmeno un centesimo del lascito del fratello una volta che questi fosse morto.

    Quell'argomento era stato il tormentone dell'ultimo mese, a cominciare dalla morte improvvisa del padre dovuta a un ictus. Ivy era stata costretta ad abbandonare la casa in cui era cresciuta e Rachel aveva iniziato a tormentarla ogni giorno per assicurarsi che l'avvocato stesse facendo il necessario per l'esecuzione testamentaria. Pensava solo ai soldi e aveva convinto il padre a modificare il testamento in modo che fosse lei l'unica legataria.

    A dispetto del fatto che il padre non l'avesse mai degnata di uno sguardo, Ivy stava ancora soffrendo parecchio per quella perdita. Era stata lei a prendersi cura dell'uomo durante gli ultimi mesi di vita. Era sempre stato così a casa: la totalità dell'affetto paterno si riversava su Rachel, mentre Ivy era costretta a fare le pulizie e cucinare per tutti. Le poche volte in cui un ragazzo l'aveva invitata a uscire, Rachel aveva provato un piacere perverso nel soffiarglielo da sotto il naso, per poi scaricarlo nel giro di un paio di giorni. Quando Rachel aveva deciso di trasferirsi a New York per tentare la fortuna a Broadway, il padre aveva ipotecato parte della casa per sostenerla nei primi passi della sua carriera e pagarle un appartamento nella Grande Mela, il che significava stringere la cinghia e in genere a Ivy non restava abbastanza denaro nemmeno per comperarsi qualche vestito nuovo. Quando aveva fatto presente quella ingiustizia al padre, questi l'aveva accusata di essere gelosa della sorella. Inoltre aveva sostenuto che Rachel aveva bisogno di più aiuto perché era una persona molto emotiva.

    Una maniera edulcorata per dire che si preoccupava soltanto di se stessa, eppure era riuscita a convincere il padre del suo smisurato affetto. Al contempo, non faceva che raccontare bugie sul conto della sorella minore per screditarla agli occhi dell'uomo. Era arrivata a raccontare che la sera lasciava la casa di nascosto per incontrarsi con svariati amanti e che aveva rubato del denaro dal garage nel quale dava una mano un paio di volte la settimana a tenere in ordine le fatture. Tutte le proteste di Ivy erano state inutili: l'uomo aveva subito un vero e proprio lavaggio del cervello.

    «Se riuscirò a ottenere un diploma, potrò rendermi economicamente indipendente, Rachel» le fece presente con calma.

    «Potresti sposare un uomo ricco, sempre che tu riesca a trovarne uno cieco.» Rachel rise di gusto a quella battuta insulsa. «Ma temo che in Texas, a Jacobsville, non ce ne siano molti.»

    «Non sto cercando un marito, sto cercando di portare a termine i miei studi» le ricordò.

    «Ti aspetta un futuro davvero patetico!» Rachel fece una pausa per sorseggiare una bibita. «Domani ho due audizioni. Una è per il ruolo di protagonista in un musical di Broadway. Jerry è convinto che sarei perfetta per la parte ed è amico del regista.»

    Ivy di solito non amava il sarcasmo, ma sua sorella le stava proprio dando sui nervi. «Non credevo che Jerry approvasse il fatto che lavori.»

    Seguì un attimo di silenzio glaciale. «Non gli dispiace affatto. È solo che preferisce che resti a casa, così si può prendere cura di me.»

    «Vuoi dire nutrendoti con pasticche e metanfetamine e facendotele per giunta pagare?» rispose Ivy senza scomporsi. Preferì non aggiungere che Jerry si approfittava anche della bellezza della fidanzata per attirare nuovi clienti. Non faceva che portarla da una festa all'altra. Rachel sognava di fare l'attrice, ma erano solo belle parole. Quando era sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, si ricordava a malapena il proprio nome e imparare a memoria un intero copione sarebbe stato impossibile.

    «Jerry si prende cura di me. Conosce la gente che conta in questo mondo e mi ha promesso di presentarmi un importante produttore. Ho intenzione di sfondare e ci riuscirò, fosse l'ultima cosa che farò nella vita, perciò è inutile discutere.»

    «Non stavo affatto discutendo...»

    «Non fai altro che parlar male di Jerry!»

    Ivy si sentiva sull'orlo di un precipizio. «Non ti sarai dimenticata quello che mi ha fatto?» la sfidò ripensando all'ultima visita della sorella, subito dopo la morte del padre. Per una volta aveva deciso di fermarsi a dormire e Jerry l'aveva accompagnata. Rachel aveva predisposto la cremazione del padre e i documenti erano stati firmati in fretta e furia, e Ivy si era ritrovata a piangere da sola un padre che non l'aveva mai amata. Al funerale Rachel non aveva versato nemmeno una lacrima.

    «Che cosa avrebbe fatto, sentiamo?» La risposta aggressiva della sorella non si fece attendere. «Jerry ha negato di avere mai cercato di somministrarti della droga con l'inganno!»

    «Rachel!» ribatté infuriata. «Non mi inventerei mai una cosa simile! Mi è venuta l'emicrania e lui ha cercato di sostituire il medicinale con un potente narcotico. Pensava che stessi troppo male per accorgermene e gli avrebbe fatto comodo avere un'altra cliente. Un'altra drogata, proprio come te!»

    «Quando ti deciderai a crescere?» gridò Rachel. «Non sono una tossica. Chi non fa uso di sostanze stupefacenti al giorno d'oggi? Persino in quel buco di paese dove vivi tu. Come credi che facessi, prima di trasferirmi a New York? Sapevo dove andare e avevo i contatti giusti. Sei così ingenua, Ivy!»

    «Almeno il mio cervello funziona ancora.»

    «Stai attenta a quel dici, piccola strega, o non ti darò neanche un centesimo dei soldi di papà.»

    «Non ci ho mai sperato» rispose Ivy con calma. «Gli hai fatto il lavaggio del cervello ed è normale che non mi abbia lasciato nulla.»

    «Hai i soldi di zia Hettie» insisté l'altra, «che dovrebbero essere miei. Me li merito, con tutti gli anni infelici che ho passato in Texas.»

    «Se ottenessi davvero quello che meriti, staresti a marcire in una prigione federale» reagì Ivy con un'aggressività che stupì lei per prima.

    All'altro capo della cornetta si udì un'imprecazione soffocata. «Devo andare, Jerry è tornato a casa. Ascoltami bene: mettiti in contatto con l'avvocato e cerca di scoprire esattamente come stanno le cose. Non mi posso permettere tutte queste interurbane.»

    «Tanto non sei tu a pagare. In genere fai addebitare la chiamata al destinatario» le ricordò.

    «Basta adesso. Vedi di sbrigarti, non ho tempo da perdere con qualcuno che non è neanche in grado di affrontare una conversazione tra persone mature.»

    Con quelle parole le sbatté la cornetta in faccia e Ivy ripose il cellulare nella borsa con calma. Rachel non avrebbe mai ammesso che il suo amato Jerry, il suo cavaliere senza macchia e senza paura, non era altro che uno spacciatore senza scrupoli e un arrampicatore sociale. Le aveva provate tutte per farla riflettere, ma non era servito a nulla. Le due non erano mai andate particolarmente d'accordo, ma da quando la sorella aveva iniziato a uscire con quel tizio e aveva cominciato a usare metanfetamine, non sembrava più in grado di far funzionare la testa. Da bambine, pur non avendo mai avuto un buon carattere, Rachel aveva comunque mostrato un certo affetto per la sorella minore. Tutto era cambiato a cominciare dalle scuole superiori. Doveva essere successo qualcosa, ma Ivy non aveva mai capito cosa. L'alcol e la droga non avevano certo contribuito a migliorare la situazione e il caratteraccio della sorella, e quando Rachel si era trasferita a New York, poco dopo quell'inspiegabile cambiamento, per Ivy era stato un vero sollievo.

    Raggiunse l'aula senza eccessivo entusiasmo. Non intendeva lavorare per qualcun altro tutta la vita, ma la prospettiva di finire a New York a fare da sguattera a sua sorella era ancora meno allettante. Sarebbe rimasta senza il becco di un quattrino, ma concedere a Rachel quello che voleva senza obiettare era la via più rapida per sbarazzarsi di lei. Non c'era prospettiva peggiore che vivere di nuovo con lei. Persino avere a che fare con Stuart, il fratello della sua migliore amica Merrie York, sarebbe stato preferibile.

    Era venerdì e, lasciato il campus con Lita, una delle insegnanti, Ivy si sentì molto meglio. Aveva superato la verifica di inglese, ne era certa, adesso le restavano solo le prove meno impegnative.

    Quando raggiunsero l'abitazione nella quale entrambe alloggiavano, Ivy era a pezzi. Era stata costretta a lasciare la casa paterna perché non si sarebbe potuta permettere di pagare nemmeno la bolletta della luce e, d'altra parte, Rachel l'aveva messa in vendita il giorno stesso in cui era tornata per il funerale. Vista la sua giovane età, Ivy era stata sistemata a pigione in un'abitazione privata e Rachel se n'era tornata a New York senza nemmeno accertarsi che la sorella avesse abbastanza per non morire di fame.

    Merrie le aveva proposto di coinvolgere il fratello maggiore nel tentativo di ottenere quello che le spettava, ma Ivy si era quasi lasciata cogliere da una crisi isterica a quella prospettiva. Avrebbe preferito dormire in una scatola di cartone sulla strada, piuttosto che rivolgersi a Stuart York. Non lo avrebbe mai ammesso con la sua migliore amica, ma la verità era che suo fratello la terrorizzava. Merrie avrebbe voluto sapere perché e c'erano dei segreti che Ivy non era disposta a condividere con nessuno.

    «Questo fine settimana vado a trovare mio padre» la informò la donna dai capelli scuri e lucenti. «E tu, hai programmi?»

    Ivy sorrise. «Se Merrie non se n'è scordata, forse andremo un po' in giro per negozi. Potrei sempre vedere qualche bel vestito su cui fantasticare per il resto della settimana!» sghignazzò.

    «Uno di questi giorni troverai l'uomo giusto per te, che ti vizierà e coccolerà come meriti, vedrai» affermò dolcemente Lita.

    Non era quello che Ivy si augurava, ma si limitò a sorridere. Non aveva nessuna intenzione di mettere la propria vita nelle mani di un uomo. Era stufa di vivere nella paura.

    Entrarono in casa e cercarono la signora Brown in cucina, ma la padrona di casa doveva essere andata al mercato, come tutti i

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