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Scandali e ricatti: Harmony Collezione
Scandali e ricatti: Harmony Collezione
Scandali e ricatti: Harmony Collezione
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Scandali e ricatti: Harmony Collezione

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About this ebook

Sono passati cinque anni da quando Ava McGuire ha lasciato Marc Castellano, decidendo di sposare il suo rivale in affari. L'eco dello scandalo generato da quegli avvenimenti non si è ancora placato, e anche se nessuno sa che Ava fu in realtà costretta a prendere quella decisione, ora non le rimane più nulla, tranne un mare di debiti e una seconda scandalosa proposta.



Marc ha intenzione di riottenere ciò che considera suo. E gli uomini come lui non perdonano. Vogliono vendetta.
LanguageItaliano
Release dateSep 8, 2017
ISBN9788858972274
Scandali e ricatti: Harmony Collezione
Author

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Scandali e ricatti - Melanie Milburne

    1

    «Naturalmente, signora Cole, potrà tenere i gioielli, e qualunque altro regalo suo marito le abbia fatto durante il vostro matrimonio» spiegò l’avvocato mentre chiudeva la cartellina dei documenti davanti a sé. «Ma la villa di Montecarlo e lo yacht, come pure l’intero portafoglio di azioni, adesso appartengono al signor Marcelo Castellano.»

    Ava sedeva silenziosa e composta sulla sua sedia, negli anni aveva imparato a tenere le proprie emozioni sotto controllo. I suoi occhi non esprimevano neanche un briciolo di timore, e le mani, perfettamente curate e posate con eleganza in grembo, erano ferme. Ma, nel profondo, aveva l’impressione che una grossa mano si fosse chiusa sul suo cuore e avesse iniziato a strizzarlo con forza brutale. «Capisco» rispose in tono gelido e distaccato. «Farò in modo che le mie cose vengano trasferite dalla villa al più presto.»

    «Il signor Castellano insiste affinché lei non lasci la villa, finché non vi incontrerete» le fece notare l’avvocato. «Sembra ci siano cose che desidera discutere con lei riguardo alla consegna della società.»

    A quelle parole le riuscì impossibile controllare l’espressione degli occhi, quando si posarono sul signor Letourneur. «Sono certa che il personale sarà perfettamente in grado di mostrargli la proprietà» ribatté Ava, cercando di impedire alle sue mani di giocherellare nervosamente con la borsa.

    «Tuttavia lui ha insistito per vederla di persona, stasera alle otto» insistette il signor Letourneur. «Credo che voglia trasferirsi immediatamente.»

    Ava fissò l’avvocato, in preda al panico. «È legale?» domandò. «Avevo affittato un appartamento, ma all’ultimo momento l’accordo è andato a monte, e non ho avuto tempo di cercare un’alternativa. C’è stato così tanto da fare, e io...»

    «È perfettamente legale» le assicurò il signor Letourneur. «Sono ormai parecchi mesi che il signor Castellano possiede la villa, ancora prima che suo marito mancasse. Inoltre, qualche settimana fa, le è stata inoltrata una lettera che la informava dell’intenzione del signor Castellano di prenderne possesso quanto prima.»

    Ava avvertì un senso di vertigine e fissò il legale, incapace di parlare e in grado a malapena di pensare. Cosa doveva fare? Dove sarebbe andata, con un preavviso così breve? Aveva del denaro sul suo conto, ma di certo non era sufficiente a pagare un albergo per giorni, forse per settimane, mentre cercava un posto dove vivere. Fin dall’inizio Douglas aveva voluto che tutto fosse intestato a suo nome, faceva parte dell’accordo che avevano stipulato quando aveva insistito perché lei divenisse sua moglie. Poi, alla sua morte, c’erano state moltissime spese per il funerale, e cospicui conti che lui aveva lasciato inevasi negli ultimi tempi della sua malattia.

    «Ma io non ho ricevuto nessuna lettera!» esclamò infine. «È sicuro che sia stata inviata?»

    L’avvocato aprì la cartella che aveva davanti e le porse la copia di una lettera che confermava il suo peggiore incubo. In qualche modo la lettera doveva essere andata perduta, perché Ava non l’aveva mai vista prima. Fissò le parole stampate, incapace di credere che una cosa simile stesse accadendo a lei.

    «Credo che lei abbia avuto una storia con il signor Castellano, oui

    «Oui, monsieur» ammise lei. «Cinque anni fa... a Londra» mormorò a fatica.

    «Mi dispiace che le cose non siano andate meglio, madame» commentò l’avvocato. «Il signor Cole desiderava che lei fosse ben tutelata, ma la crisi finanziaria globale lo ha colpito molto duramente, come del resto ha fatto con molti uomini d’affari e investitori. È stata una fortuna che il signor Castellano abbia acconsentito a coprire tutti i rimanenti debiti, come parte del pacchetto di subentro.»

    «Debiti?» La parola uscì dalla bocca riarsa di Ava come un sussurro spettrale. «Ma io pensavo che fossero stati saldati! Douglas mi aveva garantito che non c’era niente di cui preoccuparsi.» Perfino mentre pronunciava quelle parole, si rese conto di quanto apparisse stupida e ingenua. Sembrava proprio la moglie trofeo senza cervello che la stampa aveva sempre dipinto. Che dunque meritasse davvero quella mancanza di rispetto? Dopotutto, lei era stata davvero stupida e ingenua, cinque anni prima, a prendere Douglas in parola, per poi scoprire, a solo poche ore dal matrimonio, che non meritava alcuna fiducia.

    Il signor Letourneur le rivolse uno sguardo grave. «Forse non desiderava affliggerla con la gravità della sua situazione, verso la fine, ma mi permetta di dirle che senza la generosa offerta del signor Castellano, lei si troverebbe davvero in cattive acque. Di questi tempi ogni istituzione finanziaria al mondo è in fibrillazione. Quasi quotidianamente ci sono richieste di rientro, da parte delle banche. Il signor Castellano ha acconsentito a coprire tutte le future richieste di pagamento.»

    Ava si passò la lingua sulle labbra, avvertendo un oscuro timore. «Sembra davvero generoso da parte sua» osservò, rigida.

    «Sì, del resto lui è uno degli uomini più ricchi d’Europa» dichiarò l’avvocato. «La sua impresa di costruzioni è cresciuta in modo fenomenale negli ultimi anni. Ha filiali in tutto il mondo, perfino nel suo paese natale, credo. A proposito, ha intenzione di tornare in Australia, signora Cole?»

    Ava aveva pensato di tornare nella sua terra natia, ma con sua sorella minore sposata e stabilita a Londra, sentiva che era troppo lontano. Soprattutto ora che Serena non si era ancora ripresa dall’ultimo, devastante aborto spontaneo, avvenuto dopo l’ennesimo tentativo fallito di fecondazione in vitro. Ava era stata da poco a farle visita, e le aveva promesso che sarebbe tornata presto per aiutarla a superare quel brutto momento. Tuttavia trasferirsi da lei era fuori discussione. Serena avrebbe immediatamente avvertito che c’era qualcosa che non andava, e non l’avrebbe certo aiutata a riprendersi scoprire in che guai si trovava Ava. «No» rispose. «Ho un’amica che vive in Scozia, ho in mente di trasferirmi da lei per un po’. Pensavo che potrei tentare di trovare un lavoro, mentre sono là.»

    Ava scorse il cinismo nello sguardo dell’avvocato, mentre si alzava in piedi. Suppose di meritarselo, d’altra parte poteva comprendere il suo punto di vista; dopotutto lei era stata a tutti gli effetti una mantenuta durante gli ultimi cinque anni, e senza dubbio Letourneur pensava che trovare un lavoro regolare con il genere di privilegi cui era abituata non sarebbe certo stato facile. Ava era ben consapevole della posizione precaria in cui si trovava, ma aveva bisogno di un flusso regolare di entrate per aiutare sua sorella ad avere il bambino che voleva così disperatamente. Suo marito, Richard Holt, aveva un reddito accettabile come accademico, ma nemmeno lontanamente sufficiente a coprire le spese dei ripetuti trattamenti per la fecondazione in vitro. Ava guardò il suo orologio mentre lasciava il palazzo dell’avvocato: meno di tre ore e avrebbe rivisto Marc Castellano per la prima volta dopo cinque anni. Si sentì contrarre lo stomaco per l’ansia, mentre i suoi passi risuonavano sul pavimento. Era paura o eccitazione?, si chiese. Forse si trattava di un perverso miscuglio delle due cose, convenne. Si era più o meno aspettata che lui la contattasse, sapeva che non avrebbe perso l’opportunità di gongolare per la piega che avevano preso gli avvenimenti. La notizia della morte di Douglas, sei settimane prima, aveva fatto il giro del mondo. Perché Marc aveva aspettato tanto a lungo per cercarla? Supponeva facesse parte del suo piano per rendere il più pubblica possibile la sua caduta.

    La villa era fresca dopo il calore del sole estivo, e Ava si scostò i capelli dal collo, ruotandolo e massaggiandoselo per cercare di liberarsi dalla tensione che si era impadronita di lei. La governante, un’anziana donna francese di nome Celeste, uscì dal salotto principale ai piedi della scalinata e le andò incontro. «Excusezmoi, madame, mais vous avez un visiteur» annunciò, e, passando all’inglese, continuò: «Il signor Marcelo Castellano. Ha detto che lei lo stava aspettando».

    Ava avvertì una fitta di panico serrarle lo stomaco. «Merci, Celeste» rispose, ostentando una calma che era ben lungi dal provare, «ma pensavo arrivasse molto più tardi.»

    La governante allargò le braccia, rassegnata. «È qui, invece.» Fece un cenno verso il salotto che dava sui giardini, che a loro volta affacciavano sul porto.

    Ad Ava sembrò che il cuore fosse impazzito. «Puoi andare, Celeste» la congedò. «Ci vediamo domattina. Bonsoir

    La governante fece un cenno rispettoso con il capo e si ritirò. Lei trattenne il respiro per un attimo, prima di rilasciarlo. La porta del salotto era chiusa, ma riusciva a sentire Marc dall’altra parte. Lui di certo non si sarebbe seduto, né avrebbe camminato impaziente, ma sarebbe rimasto in piedi ad aspettarla. Lentamente, Ava andò alla porta, l’aprì ed entrò nella stanza. La prima cosa che notò fu il suo profumo: un sentore acuto di limone, misto a una sfumatura di calore mascolino, le stuzzicò subito le narici. La seconda cosa furono i suoi occhi, profondi e scuri come carbone, misteriosi, eppure pericolosamente sexy. Orlati di sottili ciglia nere sotto sopracciglia egualmente scure, intelligenti e astuti, intensi, più virili che mai. Dopo aver tenuto inchiodati i suoi per quella che le sembrò un’eternità, presero a scorrere su di lei con lentezza, lasciandole addosso una scia di calore soffocante. Sotto la sua pelle si accesero fiamme, lambendole le vene e accendendo un fuoco di desiderio che credeva ormai tramutato in cenere da molto tempo. Lui indossava un abito grigio scuro, gessato, che metteva in evidenza il suo fisico atletico. Portava i capelli più lunghi che in passato, ma Ava pensava che quell’aspetto un po’ scarmigliato gli donasse davvero. La camicia bianca e la cravatta grigio perla mettevano in risalto la sua pelle olivastra, i gemelli lucidi ai polsi gli donavano un tocco di classe che le ricordava l’incredibile carriera che aveva fatto negli ultimi cinque anni.

    «Così ci incontriamo di nuovo, finalmente» osservò Marc con la sua voce profonda tanto virile. «Mi dispiace di non essere venuto al funerale, e di non averti mandato un biglietto con le mie condoglianze. Date le circostanze, credo che non sarebbe stato appropriato.»

    Ava raddrizzò le spalle. «Suppongo che ora tu sia qui per esultare per il tuo premio» replicò.

    «Dipende a quale premio ti stai riferendo, ma petite.»

    Ava sentì la pelle che le bruciava, mentre i suoi occhi scorrevano di nuovo su di lei. Le aveva sempre provocato un’intensa emozione sentirlo usare quei vezzeggiativi francesi con il suo accento italiano così sexy. Si chiese se sapesse quanto la faceva soffrire vederlo di nuovo. Era come un dolore acuto nelle ossa, che sembravano stridere al ricordo di lui che la stringeva, la baciava, facendo esplodere il suo corpo di una passione inesauribile. Le bastava stare nella stessa stanza con lui per avvertire la sensazione acuta della propria risposta fisica. Era come se attorno a lei si fossero stretti dei lacci, che le ricordavano tutto il calore e il fuoco del loro desiderio reciproco.

    Aveva sperato che ormai lui avesse smesso di odiarla, ma poteva scorgere ancora il riflesso di quel sentimento nei suoi occhi, e lo sentiva perfino nella posizione del suo corpo e nella tensione dei muscoli scolpiti. Le mani dalle lunghe dita si aprivano e si chiudevano continuamente, come se lui non si fidasse di se stesso e cedesse alla tentazione di afferrarla e scuoterla per punirla del suo tradimento. Se solo avesse saputo la verità! Ma come poteva spiegargliela, dopo tutto quel tempo? Ava sollevò il mento, simulando una baldanza che era ben lungi dal provare. «Non parliamo per enigmi, Marc. Avanti, cosa vuoi?»

    Lui fece un passo nella sua direzione, facendole mozzare il respiro in gola. Ava dovette piegare la testa perché, nonostante i tacchi, lui torreggiava su di lei. I suoi occhi la perforavano, scuri e frementi di rabbia. «Sono qui per prendere possesso di questa villa» dichiarò, «e per offrirti un lavoro per il quale entrambi sappiamo sei molto qualificata.»

    Ava si sentì attanagliare dall’ansia. «E sarebbe?»

    «Provvedere alle esigenze di un uomo ricco. Sei famosa per questo, no?» chiese lui, sprezzante.

    «Tu non sai niente della mia relazione con Douglas» rispose lei tremante, cercando di mantenere la voce controllata e ferma.

    «La tua fonte di sostentamento si è prosciugata» replicò Marc, brutale. «Tuo marito ti ha lasciato senza niente, nemmeno un tetto sopra la tua bella testa bionda.»

    «Solo perché

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