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Segreti tra le lenzuola (eLit): eLit
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E-book155 pagine2 ore

Segreti tra le lenzuola (eLit): eLit

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Info su questo ebook

I segreti sono il collante di destini che si incrociano

Per poter iniziare una vita insieme, senza ombre e senza fraintendimenti, Vicki pretende da Caleb sincerità, non solo amore e passione, Ma ogni matrimonio ha i suoi lati oscuri e nel passato di Caleb si cela qualcosa che lui non può - o forse non vuole - condividere con nessuno. Perché, una volta svelati, i segreti possono unire indissolubilmente oppure separare per sempre...
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2019
ISBN9788858999585
Segreti tra le lenzuola (eLit): eLit
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Autore

Nalini Singh

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico iitaliano.

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    Anteprima del libro

    Segreti tra le lenzuola (eLit) - Nalini Singh

    Immagine di copertina:

    Deagreez / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Secrets in the Marriage Bed

    Silhouette Desire

    © 2006 Nalini Singh

    Traduzione di Maria Latorre

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-958-5

    1

    «Sono incinta.»

    Caleb Callaghan ebbe un tuffo al cuore. «Cosa?»

    «Sono incinta di tre mesi. Me lo ha appena confermato il dottore» ripeté Vicki, prendendo posto sulla sedia di fronte alla sua scrivania.

    La mente di Caleb incominciò a lavorare velocità supersonica. Quella era l’occasione che aspettava ormai da due mesi. Non se la sarebbe lasciata scappare. Si alzò, andò a inginocchiarsi davanti alla sedia di lei. «Sei incinta di nostro figlio» mormorò in preda allo stupore. Nel giro di un istante, l’inferno della sua vita si era tramutato in paradiso.

    Vicki non può chiedere il divorzio, adesso che è incinta.

    Lei, però, scosse la testa. «Questo non cambia le cose» mormorò, anche se nella sua voce vibrava una nota di incertezza.

    «Certo che le cambia!» esclamò Caleb, prendendo tra le sue la mano delicata della moglie.

    «No.»

    «Sì.» Nei mesi trascorsi dalla loro separazione, aveva fatto di tutto per riconquistarla, ma aveva fallito. Questa era la possibilità giusta per riuscirci. «Come può non cambiarle? È mio figlio, quello che porti in grembo.»

    La mano di lei si irrigidì. «Non forzarmi, Caleb.»

    L’atteggiamento di lui mutò di colpo. Sapeva bene che un’eccessiva insistenza gliel’avrebbe fatta perdere.

    «Ho il diritto di vivere questa esperienza con te, Victoria. È il primo figlio anche per me, probabilmente l’ultimo.»

    «Stai dicendo che vorresti tornare a casa?» Si riferiva alla villa sulla baia di St. Marys, non lontana dal centro di Auckland.

    «Sto dicendo che tornerò a casa. Non posso concederti il divorzio mentre porti in grembo nostro figlio.» E questo gli avrebbe dato sei mesi per convincerla che valeva ancora la pena salvare il loro matrimonio, che cinque anni di impegno non potevano essere buttati al vento tanto in fretta.

    Lei gli aveva chiesto spazio e lui glielo aveva concesso, limitandosi a chiamarla una volta al giorno e a passare a trovarla soltanto un paio di volte alla settimana, tanto per assicurarsi che stesse bene. Adesso, però, voleva di nuovo sua moglie. «Questo figlio è un dono, Vicki. È la nostra possibilità di andare avanti. Non buttarla via.»

    Gli occhi di lei parvero ammorbidirsi.

    Lui si alzò, la attirò nel suo abbraccio, e Vicki si lasciò cullare volentieri tra le sue braccia. Sapeva che quello era un grosso errore, ma Dio! quanto le era mancato suo marito. Per due mesi ne aveva sentito terribilmente la mancanza. E ogni volta che lui la invitava a pranzo o si fermava a prendere un caffè, pur sapendo di sbagliare, lei aveva acconsentito.

    E adesso quell’andamento pericoloso minacciava di proseguire. «Non è necessario che tu sia a casa, per condividere quest’esperienza con me.»

    Lui allentò l’abbraccio appena un poco, lo stretto indispensabile per guardarla in quei grandi occhi innocenti e preoccupati.

    «Certo che è necessario!» esclamò. «Vuoi allevare nostro figlio come sei stata allevata tu? Conoscendo a stento tuo padre?»

    Lei trasse un sospiro improvviso. «Sai bene dove colpire, vero?» lo accusò.

    «Non posso addolcire la realtà, Vicki. E la realtà è che se noi due dovessimo divorziare, questo bambino finirebbe per essere trasferito da una casa all’altra come un pacco postale.»

    «E pensi che sia meglio farlo crescere in mezzo a un campo di battaglia?»

    «Certo che no, ma bisogna prendere una decisione. O mi permetti di tornare a casa, e insieme potremo risolvere i nostri problemi, oppure bisognerà accettare l’alternativa.»

    «Stai andando troppo in fretta. Ho bisogno di tempo per riflettere.»

    «Hai avuto due mesi. Mi sembra un tempo più che sufficiente.»

    No, non bastava affatto, pensò Vicki. Dovevano ancora parlare, parlare sul serio. «Cerca di vedere le cose dal mio punto di vista, Caleb. Ho appena scoperto di essere incinta e, sapere di dovere affrontare anche i problemi con te, mi sembra eccessivo.»

    «Quanto più mi tieni a distanza, però, tanto meno tempo avremo per sistemare le cose prima della nascita del bambino» obiettò lui. «Non intendo cedere su questo argomento, Vicki, quindi tanto vale che tu mi dica di sì.»

    In circostanze diverse, quell’atteggiamento l’avrebbe infastidita, ma già entrando nel suo ufficio, quel giorno, si era detta che Caleb non le avrebbe più permesso di mantenere le distanze. Proprio per questo, aveva riflettuto a lungo sulle condizioni da porgli prima di permettergli di tornare a casa.

    «D’accordo» assentì quindi.

    Un sorriso illuminò il volto di lui.

    «È la decisione giusta, tesoro» le disse. «Vedrai, ce la faremo.»

    Vicki era pronta a dirgli che questa volta le cose tra loro sarebbero state diverse. «Ascolta. Puoi tornare a casa, ma...»

    «Ssh...» Continuando a sorridere, lui le appoggiò una mano sulla pancia, sorprendendola con quel gesto tenero. «Non vorrai che il nostro bambino ci senta litigare, vero?»

    Ecco, ricominciava già. Lei parlava e lui non stava a sentire. «Caleb, devo dirti...»

    «Più tardi» la interruppe ancora lui. «Abbiamo tutto il tempo del mondo.»

    Tutte le sue cose erano nella stanza degli ospiti.

    «E questo cosa diavolo significa?» Caleb si girò verso la moglie, che se ne stava immobile sulla soglia, le braccia incrociate e gli occhi socchiusi. Non restava traccia in lei della donna che solo poche ore prima si era lasciata stringere tra le sue braccia.

    Lei raddrizzò la schiena e lo affrontò senza esitazione. «È quello che succede quando non mi ascolti. Vai avanti come un carro armato, travolgendo tutto, anche le mie obiezioni. Mi avevi detto più tardi» proseguì con una nota intransigente nella voce. «Bene, il più tardi è arrivato. Puoi tornare a casa, ma non puoi pretendere di rientrare nella mia vita come se niente fosse. Per quanto mi riguarda, noi due siamo ancora separati.»

    Caleb raggelò. Nei cinque anni del loro matrimonio, Vicki non gli aveva mai parlato in quel modo.

    «Tesoro...»

    «No, Caleb. Non ti permetterò di costringermi a qualcosa per cui non sono ancora pronta.»

    «Ma questo non significa concedermi un’altra possibilità» obiettò lui. «Non riusciremo mai a risolvere i nostri problemi, se vengo esiliato in questa stanza, mentre tu usi la minaccia del divorzio come una spada di Damocle sospesa sulla mia testa.»

    «Non riusciremo mai a risolverli nemmeno a modo tuo.» Le guance di Vicki erano rosse per la collera. «Vuoi che tutto torni a essere com’era, come se questi due mesi non fossero mai esistiti. Il nostro matrimonio non mi rendeva felice. È questa la moglie che vuoi riavere?»

    Quelle parole lo ferirono.

    «Non mi hai mai detto niente. Hai aspettato finché un giorno, all’improvviso, mi hai comunicato che volevi il divorzio. Come facevo a sapere che non eri felice? Non sono in grado di leggerti nel pensiero!»

    Strappandosi con furia la cravatta dal collo, Caleb si passò le mani tra i capelli.

    «No, non sai leggermi nel pensiero» replicò lei serrando i pugni. «Però avresti potuto capirlo, se di tanto in tanto ti fossi dato la pena di ascoltarmi, anziché impormi le tue decisioni.»

    Caleb incominciava a perdere la testa. «Sei tu quella che non ha mai voluto prendere decisioni, così le ho prese io.» Aveva sempre fatto del suo meglio per prendersi cura di lei, per proteggerla, e questo era il suo ringraziamento?

    «E ti sei mai soffermato a pensare che avrei potuto desiderare dalla vita qualcosa di più che avere te come signore e padrone? Le persone crescono, cambiano, Caleb. Ti è mai passato per la testa che potrei essere cambiata anch’io?»

    Quella domanda a bruciapelo lo zittì. La verità era che per lui Vicki era ancora la sposa diciannovenne, e inesperta, che aveva portato a casa cinque anni prima. E a causa della differenza di età tra di loro, gli era sembrato quasi normale assumere la direzione del loro matrimonio.

    Questo non significava che lei non avesse carattere. Sin dal primo momento aveva assunto con competenza e buona volontà il ruolo della moglie di un giovane avvocato rampante. Caleb non si sarebbe sentito attratto da lei se, al di là dei suoi sorrisi timidi, non avesse avvertito anche la sua forza. A ventinove anni, però, aveva già avuto una buona dose di esperienze difficili, mentre lei era cresciuta in un ambiente tranquillo e ovattato.

    In quel momento, Caleb la guardò per la prima volta senza lasciarsi accecare dal ricordo della ragazzina che aveva conosciuto. Era ancora molto snella, con gli occhi profondi e i lunghi capelli biondi che tante volte gli avevano accarezzato le pelle. In quegli occhi, però, adesso c’era uno sguardo che Caleb non aveva mai visto prima.

    «No» rispose dopo un lungo silenzio. «Effettivamente non ci ho mai pensato.» E riconoscere di avere sbagliato in qualcosa di tanto importante per lui era un colpo quasi insopportabile. «Però non incolpare me di tutto. Sai come sono fatto. Se mi avessi detto qualcosa, avrei cercato di risolvere il problema. Non mi piace vederti soffrire. Non mi è mai piaciuto.»

    Forse era proprio per quello che non l’aveva mai rimproverata per la mancanza di passione nel loro matrimonio. Quella mancanza gli aveva sempre fatto male, ma aveva taciuto per non ferirla.

    «È questo il punto, Caleb. Non voglio che tu risolva i problemi per me. Ho bisogno di...»

    «Di cosa, Vicki? Dimmelo.» Ecco una cosa che non le aveva mai chiesto. Quella consapevolezza lo stordì. L’aveva amata nel modo giusto?

    Anche a letto, era sempre stato lui a prendere l’iniziativa, certo di essere in grado di donarle il piacere fisico, anche se non era mai riuscito a farsi desiderare con la stessa intensità e passione con cui lui la desiderava. E se lei avesse avuto bisogno di qualcosa di diverso, di qualcosa che lui non sapeva darle?

    Se fosse stato proprio quello il motivo per cui Vicki non aveva mai risposto con il calore che lui desiderava?

    Il viso di lei si ammorbidì. «Ho bisogno che tu veda e ami me, non la tua idea della moglie ideale, né della donna in cui mia nonna ha cercato di trasformarmi. Soltanto me, Victoria.»

    Era come se con quelle parole lo avesse colpito allo stomaco. «Ma io non ho mai cercato di cambiarti.»

    «No, Caleb. Tu non mi hai mai nemmeno vista per quella che ero.» E quello l’aveva praticamente distrutta. Già, perché, nonostante tutto, amava Caleb con tutta se stessa.

    Purtroppo non era abbastanza.

    L’amore poteva distruggere una persona, se non era ricambiato. E nonostante ciò che credeva lui, Vicki sapeva di non

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