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La miglior difesa: La nuova scienza del sistema immunitario: La nuova scienza del sistema immunitario
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La miglior difesa: La nuova scienza del sistema immunitario: La nuova scienza del sistema immunitario
E-book474 pagine6 ore

La miglior difesa: La nuova scienza del sistema immunitario: La nuova scienza del sistema immunitario

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Info su questo ebook

Dal premio Pulitzer Matt Richtel, un saggio appassionato e innovativo esplora il sistema immunitario e svela i segreti della nostra salute
Un paziente terminale malato di cancro si alza dalla tomba. Un prodigio medico sfida l’HIV. Due donne con una patologia autoimmune scoprono che i loro corpi si sono rivoltati contro di loro. La storia delle ricerche scientifiche che da secoli cercano di svelare i misteri della malattia e della salute si intrecciano con le vicende personali di queste quattro persone in un saggio che si propone di raccontare il sistema immunitario come non era mai stato fatto prima.
Il sistema immunitario è la rete cellulare che difende il nostro corpo, un guardiano che combatte la malattia, guarisce le ferite, mantiene l’ordine e l’equilibrio e sostanzialmente ci tiene in vita. I suoi microscopici soldati – dalle cellule T alle cosiddette “ natural killer” – pattugliano il nostro organismo e comunicano attraverso un’efficientissima rete di telecomunicazioni: un esercito che si è evoluto nel corso dei millenni per affrontare una quantità pressoché infinita di minacce.
Eppure, nonostante la stupefacente complessità di questa rete, i meccanismi del sistema immunitario possono essere compromessi dalla fatica, dallo stress, dalle tossine, dall'età avanzata e da un'alimentazione sbagliata – tutte caratteristiche della vita contemporanea – e persino da un’igiene eccessiva. Paradossalmente, è una fragile arma miracolosa che può rivoltarsi contro il nostro corpo con risultati sorprendenti, che oggi portano l’incidenza delle patologie autoimmuni a livelli epidemici.
Richtel guida i lettori in un'avvincente indagine scientifica che si snoda dalla peste nera che decimò la popolazione europea nel Trecento, alle scoperte fondamentali del XX secolo come vaccinazioni e antibiotici, fino ai laboratori all’avanguardia che stanno rivoluzionando l’immunologia, forse la più straordinaria e innovativa disciplina medica del nostro tempo. E lo fa rendendo accessibili le rivelazioni sull’immunoterapia del cancro, sul microbioma e sul trattamento delle malattie autoimmuni che stanno cambiando milioni di vite. La miglior difesa spiega inoltre con ricchezza di dettagli come queste potenti terapie, lo stile di vita e l'ambiente interagiscano con il sistema immunitario con esiti spesso positivi, ma correndo sempre sul filo del rasoio con il rischio di infrangere il delicato equilibrio che regola questo straordinario apparato.
Attingendo ai suoi reportage per il New York Times, e sulla base di nuove interviste a scienziati di fama mondiale, Matt Richtel ha scritto un libro fondamentale che è al tempo stesso un'indagine appassionante sugli enigmi della sopravvivenza e un racconto profondamente umano che prende vita attraverso gli occhi dei quattro personaggi principali, ciascuno dei quali illumina un aspetto essenziale di quella che è la nostra “miglior difesa”."
LinguaItaliano
Data di uscita29 ago 2019
ISBN9788830502123
La miglior difesa: La nuova scienza del sistema immunitario: La nuova scienza del sistema immunitario
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Autore

Matt Richtel

MATT RICHTEL è un giornalista del New York Times, vincitore di un Premio Pulitzer e autore bestseller, di saggi e di mistery. Vive a San Francisco con la moglie Meredith, neurologa, e i loro due figli. Online lo trovate su: www.mattrichtel.wordpress.com

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    Anteprima del libro

    La miglior difesa - Matt Richtel

    storie.

    PRIMA PARTE

    VITE IN BILICO

    1

    JASON

    Jason Greenstein viaggiava in silenzio sul sedile del passeggero di una Ford Windstar sotto a un cielo plumbeo. Era venerdí 13 marzo 2015. Jason stava andando incontro a un miracolo viaggiando come suo solito: nel disordine e nella sporcizia.

    Il furgoncino metallizzato, che si stava rapidamente avvicinando a Denver dai sobborghi della cittá, era un vero e proprio rottame. Il sistema di riscaldamento sbuffava e rantolava e sembrava funzionare soltanto quando fuori faceva caldo. La porta posteriore non si apriva. Sul cruscotto lampeggiavano diverse spie luminose che segnalavano guasti che Jason fingeva di non vedere. Cartine e stradari traboccavano dai vani portaoggetti e riempivano lo spazio sotto ai sedili.

    Per non parlare dell’odore. L’abitacolo era intriso del tanfo che proveniva dalla tanica di benzina da venti litri che Jason teneva nel bagagliaio per le emergenze e dai residui di grasso accumulati dalle innumerevoli soste nei fast-food. Jason non sapeva resistere agli hot dog di 7-Eleven, nonostante li chiamasse dita di strega e li definisse disgustosi.

    Quando viaggiava, cosa che faceva spesso, Jason a volte dormiva nel retro del furgone. Si raggomitolava su un tappeto orientale arancione cosparso di macchie, con la testa accanto alla bomboletta del gas. A volte si appisolava sulle scatole di ninnoli luccicanti che vendeva a remoti casinó come articoli promozionali.

    Jason aveva quarantasette anni, si era laureato presso un college prestigioso, specializzandosi poi in economia aziendale e diritto. Non che avesse molto rispetto per questi titoli. Viveva passando da un’iniziativa imprenditoriale all’altra, da un’avventura all’altra. La cosa che lo rendeva più felice era guidare, con una presa di tabacco tra i denti, ascoltando Springsteen o una stazione radio locale diretto verso qualche nuova cittá. Jason era determinato a scoprire, esplorare e vivere la sua strada. Era un autentico sognatore americano e il furgone era il suo carro da pioniere.

    «Ma’, se mai mi succedesse qualcosa, voglio che qualcuno si occupi del mio furgone. Mi stai ascoltando, ma’?» chiedeva a sua madre. I rapporti tra Jason e sua madre Catherine oscillavano tra momenti di profondo affetto e furibonde liti in uno stile passivo-aggressivo che avrebbe fatto la gioia di Arthur Miller.

    Ora a guidare era Beth, la sua ragazza, mentre lui stava sul sedile del passeggero. Jason stava per provare qualcosa di completamente nuovo, qualcosa che non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare. Era deciso a diventare una meraviglia medica, un testimonial, per usare le sue stesse parole, di un nuovo miracoloso trattamento contro il cancro. Stava per sfidare la morte, in piedi sul precipizio, con un piede giá oltre l’orlo del baratro.

    Jason soffriva di un cancro all’ultimo stadio. Era quello che si dice un malato terminale.

    Nei polmoni e sulla parte sinistra della schiena gli si era formato un linfoma di Hodgkin le cui dimensioni raddoppiavano ogni volta nel giro di poche settimane e che ormai pesava quasi sette chili. Quattro anni di chemioterapia e di radioterapia non erano serviti a nulla, riuscendo soltanto per brevi periodi a rallentare quello che normalmente è uno fra i tumori più curabili. I medici avevano provato praticamente tutto, aumentando le dosi dei farmaci o somministrandoli in combinazione tra loro, con violenti effetti collaterali. Ma il cancro l’aveva sempre spuntata. Ora la massa tumorale gli sporgeva cosí tanto dalla schiena che Beth chiamava affettuosamente il fidanzato Quasimodo. La pressione esercitata sul nervo ulnare provocava a Jason dolori lancinanti, rendendolo incapace di muovere la mano sinistra; era gonfia, sembrava una massa di carne flaccida e informe.

    Il danno alla mano sinistra era particolarmente crudele. Da ragazzo, quando giá ci conoscevamo, Jason era un atleta fenomenale: un mancino agile, scaltro, tenace. Non era alto, ma accidenti se sapeva saltare! Era un’antilope con le gambe di una rana e aveva partecipato ai campionati studenteschi dello stato del Colorado giocando sia a basket che a baseball. Aveva anche l’aspetto giusto: capelli neri e occhi scuri, un ampio sorriso, e un’ascendenza per metá italiana e per metá ebraica che gli dava quel fascino meticcio tipicamente americano al quale le ragazze non riuscivano a resistere. Ma per me a renderlo unico era la sua risata, che raggiungeva frequenze da soprano lirico e che spesso esplodeva in seguito a una sua stessa battuta. Era qualcosa di fantastico.

    Mentre Beth guidava da Boulder verso Denver, il sole occhieggiava tra le nuvole, come se marzo ancora non avesse deciso se fosse inverno o primavera. Jason era un grumo di dolore. Indossava pantaloni della tuta grigi, mocassini di tela, una camicia di flanella. Doveva vestirsi con indumenti comodi e larghi perché erano gli unici che riusciva a infilare sul suo corpo sofferente. Anche i suoi piedi si erano gonfiati. Jason aveva preso tutto ció che il cancro aveva da offrire. Il suo oncologo lo aveva soprannominato Toro d’acciaio perché sopportava con stoicismo ogni terapia alla quale era sottoposto, spesso riuscendo anche a fare qualche battuta o a lanciare un sorriso.

    Ma nel corso dell’ultimo appuntamento con il medico Jason aveva ricevuto la propria condanna a morte. L’oncologo aveva esaminato la progressione del tumore, spiegandogli in lacrime che non c’era più nulla da fare. Avevano tentato ogni tipo di trattamento, tutte le combinazioni possibili di farmaci: il cancro continuava a tornare più forte di prima. Era giunto il momento di arrendersi.

    Al termine della visita, nel proprio referto il medico aveva scritto: «La soluzione più ragionevole, per quanto emotivamente pesante, sarebbe ricoverare il signor Greenstein in una clinica per malati terminali». Poi aveva organizzato un incontro con la famiglia di Jason per prepararlo alle cure palliative.

    Ulteriori cure, aveva scritto il medico, avrebbero portato «più danni che benefici» e non sarebbero state giustificate «a meno che il paziente non risponda al trattamento in modo clamoroso».

    Beth giunse col furgone nel quartiere borghese intorno alla clinica presbiteriana St Luke. Jason era un tipo al quale in genere piaceva parlare. Era davvero un gran chiacchierone. Ora la fidanzata riusciva a malapena a strappargli qualche parola.

    Dopo aver parcheggiato, Beth prese Jason sottobraccio e lo portó all’ascensore, accompagnandolo fino al terzo piano della clinica. In quel reparto Jason aveva trascorso ore disteso su una grossa poltrona reclinabile all’interno di un box, subendo devastanti trattamenti chemioterapici. Ma non quel giorno.

    Jason si accomodó a fatica. Un’infermiera collegó il deflussore per la flebo al catetere che aveva nel petto. Prima lasció passare un po’ di soluzione salina per assicurarsi che il deflussore fosse pulito, quindi del Benadryl, per sedarlo. A questo punto l’infermiera sostituí le sacche, prendendone un’altra, piena anch’essa di un liquido trasparente. Qualcosa che a Jason non era mai stato somministrato.

    Il cancro è una fra le principali cause di morte al mondo. Ma questa non è una storia sul cancro. Non è nemmeno una storia su malattie cardiache o respiratorie, incidenti, ictus, morbo di Alzheimer, diabete, influenza e polmonite, insufficienza renale o HIV. Tutte queste sono patologie dolorose e letali. Questa non è la storia di una particolare malattia o infortunio. È la storia di tutte queste malattie e dello straordinario filo rosso da cui sono collegate, il collante responsabile della salute e del benessere umano. Questa è la storia del sistema immunitario.

    Questo libro racconta le straordinarie scoperte che, in particolare negli ultimi settant’anni, sono state fatte sul nostro sistema di difesa e sul ruolo che esso svolge in ogni aspetto concernente il nostro stato di salute. Quando un graffio o un taglio superano la corazza della nostra pelle, che è la nostra prima linea di difesa, il sistema immunitario si attiva. Le cellule immunitarie accorrono in massa per disinfettare la ferita, ricostruire i tessuti, riparare i danni interni provocati da un urto o da un livido, per trattare morsi e ustioni. Una complessa rete di difesa cellulare aggredisce tutti i virus influenzali – da due a tre all’anno – tiene sotto controllo le infinite mutazioni che rischiano di trasformarsi in tumori, sorveglia virus come l’herpes che colpiscono ampi segmenti di popolazione, e affronta centinaia di milioni di casi di intossicazione alimentare ogni anno. Solo di recente si è cominciato a comprendere l’indispensabile ruolo che il nostro sistema immunitario ha nel cervello, dove le sinapsi danneggiate o troppo vecchie vengono eliminate dalle cellule immunitarie cerebrali, garantendo la salute neurologica.

    Anche se questa assidua attivitá di controllo e vigilanza passa quasi completamente inosservata, il sistema immunitario è a tutti gli effetti una sorta di guardia del corpo che determina ogni aspetto della nostra salute. Per esempio, quegl