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Prigioniera del conte
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Prigioniera del conte

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About this ebook

Rapita e tenuta in ostaggio...
Cose simili non succedono a Maddie Lang! Cresciuta in un sonnecchioso paesino inglese, Maddie non si sarebbe mai aspettata che un viaggio di lavoro in Italia potesse concludersi con un rapimento da parte del famigerato conte Andrea Valieri.

... per un inestimabile riscatto.
Andrea è pronto a stringere un accordo che ponga fine a quella situazione, ma tale accordo prevede un pagamento alquanto insolito. E per quanto Maddie si ostini a desiderare che il suo corpo traditore non reagisca al tocco esperto di quell'uomo, non può ignorare il fatto che quelle scintille rischiano di divampare in un vero e proprio incendio.
LanguageItaliano
Release dateMay 11, 2020
ISBN9788830513945
Prigioniera del conte
Author

Sara Craven

E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.

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    Prigioniera del conte - Sara Craven

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Count Valieri’s Prisoner

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Sara Craven

    Traduzione di Cristina Ingiardi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-394-5

    1

    La stanza, illuminata dalla luce di una lampada, era tranquilla, il silenzio spezzato solo di tanto in tanto dal frusciare della carta mentre l’uomo sedeva allo scrittoio sfogliando il dossier che aveva davanti. Procedeva piano, le sopracciglia nere accostate in un lieve cipiglio mentre esaminava a fondo ciascun foglio prima di riporlo.

    L’uomo dai capelli grigi che gli stava di fronte lo osservava, fingendo di studiarsi le unghie. Erano trascorsi oltre due anni dall’ultima volta che si erano incontrati di persona, e nel viso scuro e risoluto chino sui documenti che gli aveva portato solo poche ore prima non c’era più la minima traccia del ragazzo di una volta.

    Conclusa la lettura, l’uomo più giovane sollevò lo sguardo e fece un brusco cenno di approvazione.

    «È stato più che scrupoloso, signor Massimini, complimenti. Una vita intera pronta a essere sottoposta al mio vaglio in ogni particolare. Inestimabile.» Per un attimo, un sorriso fugace ammorbidì le linee dure della bocca conferendo un bagliore aureo a occhi quasi color ambra, screziati d’oro.

    Un viso orgoglioso, con un naso imponente, zigomi classici e un mento intransigente, ma in quel momento troppo austero per essere affascinante, pensò il signor Massimini chinando il capo in un educato ringraziamento. E troppo risoluto, freddo. Il viso di un estraneo, meditò mentre il giovane prendeva l’ultimo documento rimasto nel dossier, una fotografia, e lo studiava.

    L’oggetto del ritratto era una ragazza bionda, i capelli chiari che le scendevano in una serica cortina liscia fin quasi sulle spalle, il viso ovale, la pelle vellutata, gli occhi grigio pallido, il naso corto e dritto, il mento fermo e le labbra dalla curva delicata dischiuse in un sorriso lieve ma sicuro.

    «Quando è stata scattata?»

    «Alcuni mesi fa, in occasione del fidanzamento. È apparsa su una rivista locale. Una bella ragazza» commentò Massimini.

    Il suo interlocutore si strinse appena nelle spalle. «Il tipo anglosassone gelido non mi affascina. Il che, date le circostanze, è una fortuna. Ma senza dubbio il suo fidanzato la vedrà diversamente e sarà disposto a pagare quanto richiesto per riaverla sana e salva. Perlomeno, così dobbiamo sperare.»

    Il giovane ripose anche la fotografia nel dossier e si adagiò contro lo schienale. «Il matrimonio è programmato di qui a due mesi, il che significa che non abbiamo tempo da perdere. D’altro canto, tanta fretta contribuirà a rendere più urgente la questione, e questo è senz’altro un bene per noi» continuò mettendosi a giocherellare con aria quasi assente con l’anello con sigillo che portava alla mano destra. «Mi dica qualcosa in più di questa compagnia televisiva per cui lavora la ragazza. Mi diceva che fa programmi per diversi canali d’arte?»

    «Sì, e con un certo successo. La ragazza al momento è una ricercatrice con ambizioni nel campo della produzione, ma sembra che il matrimonio porrà fine a queste speranze. Come accenno nel rapporto, il fidanzato ha già chiarito che non vuole una moglie lavoratrice.»

    L’altro annuì. «E questo ha causato... un certo attrito?»

    «Così pare. Tuttora irrisolto» aggiunse il signor Massimini.

    «Ambizione contro amore.» La voce fredda e profonda del giovane si fece più dolce, quasi meditabonda. «Chissà quale sceglierà, una volta che le verrà offerta una tentazione valida?» Di colpo si riscosse. «Bene, signor Massimini, la ringrazio ancora moltissimo. Da qui in poi, sarà meglio che il suo coinvolgimento cessi. Quel che accadrà dev’essere solo una mia responsabilità e non voglio che lei debba rispondere a domande imbarazzanti. Meno ne sa e meglio è. Il che lascia in sospeso solo un’ultima questione» aggiunse in tono più energico. Aperto un cassetto, ne estrasse una busta voluminosa e gliela porse. «Sempre per le stesse ragioni, converrà che è meglio se la transazione si svolge in contanti. Bene, allora grazie di nuovo, e alla prossima.»

    Guido Massimini si alzò, fece un leggero inchino e si diresse alla porta, dove esitò. «Mi perdoni se oso chiederlo, ma è proprio deciso? Assolutamente certo che non ci sia un’altra strada? Dopotutto, la ragazza è innocente... si merita di essere trattata in questo modo? La mia è pura curiosità, sia chiaro.»

    «Capisco perfettamente. Ma non deve preoccuparsi, amico mio. Una volta che avrò ottenuto quel che voglio, la sua bella ragazza sarà restituita al futuro marito come nuova. Ammesso, naturalmente, che lei lo voglia ancora, a quel punto. Non c’è bisogno di compatirla, gliel’assicuro.»

    Eppure io la compatisco, pensò il signor Massimini uscendo dalla stanza. E compatisco anche il ragazzo che conoscevo un tempo.

    «Tesoro, ti prego, dimmi che è uno scherzo» implorò Jeremy.

    Madeleine Lang appoggiò il bicchiere e lo fissò perplessa. «Uno scherzo? Sto parlando di lavoro, ti assicuro che sono assolutamente seria! Perché mai dovrei scherzare?»

    Jeremy fece una risata vacua. «Oh, solo per il piccolo dettaglio di un matrimonio con oltre duecento invitati da organizzare. Oppure la faccenda verrà messa in attesa mentre tu vaghi per l’Italia persa in una caccia impossibile?»

    Madeleine si morse il labbro. «Difficile lasciarla in attesa, con la tua matrigna così saldamente al controllo. Temo che la mia assenza non verrà nemmeno notata.»

    Dopo un silenzio teso, Jeremy si allungò sul tavolo dell’enoteca e le prese la mano, l’espressione mesta. «Tesoro, so che Esme tende a essere un po’ comandina...»

    Madeleine sospirò. «Oh Jeremy, questo è senz’altro un eufemismo, e lo sai bene. Ogni cosa che desidero o suggerisco viene semplicemente... spazzata via. Non mi sembra nemmeno più il nostro matrimonio.»

    «Mi dispiace, cara, ma questo matrimonio è davvero importante per la famiglia, e papà vuole che sia tutto perfetto. Sai com’è, i tempi possono essere duri ma la Sylvester & Co. va ancora alla grande, cose del genere.»

    «Se solo fosse una questione di famiglia» borbottò Madeleine. «Tanto per cominciare, da dove sono arrivati tutti quegli ospiti? Ne conosco a malapena un terzo!»

    «Clienti della banca, soci d’affari, vecchi amici di papà. Ma credimi, avrebbe potuto essere davvero molto peggio. Quella a cui siamo arrivati adesso è la lista dei favoriti.»

    «Non lo trovo particolarmente rassicurante» replicò sincera Madeleine.

    «Oh, dai, non è così male. Ma potrebbe diventarlo se insisti con questa sciocchezza italiana» aggiunse Jeremy dopo una pausa imbarazzata.

    «Non ci posso credere. Prima era uno scherzo, ora una sciocchezza. Jeremy, stiamo parlando del mio lavoro!»

    «Di quello che era il tuo lavoro» replicò lui sulla difensiva. «Ma che presto smetterà di esserlo, quindi qual è il senso di girare per l’Europa sulle tracce di una qualche musicista che nessuno ha mai sentito nominare?»

    «Ma era famosa! Flora Bartrando è stata definita la miglior giovane soprano della sua generazione. Ci si aspettava che diventasse un’altra Maria Callas quando all’improvviso è sparita, senza alcuna spiegazione. È stato un enorme mistero per oltre trent’anni e adesso io ho la possibilità di risolverlo.»

    «Ma perché proprio tu? Non sei l’unica ricercatrice del gruppo!» Accigliato, Jeremy rabboccò i calici.

    «A quanto pare, i nostri contatti italiani hanno visto il programma sull’ultima sinfonia di Hadley Cunningham. Quella che nessuno sapeva avesse scritto. Sono stata io a fare la maggior parte delle ricerche per quel servizio, perciò Todd mi ha offerto anche questo.»

    «Sinceramente, tesoro, quando hai detto che volevi parlarmi ne avevo dedotto che avessi rassegnato le dimissioni, come avevamo concordato.»

    «Avevo detto solo che ci avrei pensato. L’ho fatto, e ho deciso che non lascerò il lavoro senza un buon motivo. Però ho già fissato le ferie per la luna di miele.»

    Jeremy la fissò come se avesse una seconda testa. «E dovrei essertene grato?» chiese in tono sarcastico.

    «Be’, sì, dovresti. Non credo che tu abbia voglia di andare alle Maldive da solo» replicò lei in tono allegro.

    «Scusa tanto, ma non lo trovo divertente.»

    «Nemmeno io. A dir la verità, sono serissima. Jeremy, ti prego, cerca di capire.»

    «Cosa c’è da capire?» borbottò lui stizzito. «È evidente che trovare materiale per dei canali televisivi di importanza secondaria per te conta più che essere mia moglie.»

    «Adesso stai solo dicendo sciocchezze. Per l’amor del cielo, siamo nel ventunesimo secolo! La maggior parte delle donne unisce matrimonio e carriera di questi tempi, nel caso non l’avessi notato.»

    «Be’, io gradirei che tu pensassi al matrimonio come alla tua carriera! Non penso ti renda conto di quanto convulsa sarà la nostra vita sociale, o di quanti ricevimenti dovremo dare. E parlo di cene con i fiocchi, non di te che arrivi all’ultimo momento con qualcosa da asporto.»

    Madeleine boccheggiò. «È così che mi vedi? Come un’incapace svampita?»

    «No, tesoro, certo che no» replicò lui, di nuovo in modalità conciliante. «È solo che non siamo sicuri che tu ti renda conto dell’impegno che ti stai accollando.»

    Maddie lo fulminò con lo sguardo. «Presumo che tu non stia usando il pluralis maiestatis, o sbaglio? Stai citando tuo padre?»

    «Ovviamente ne abbiamo parlato.»

    «Oh, Jeremy! Forse il matrimonio ci è un po’ sfuggito di mano, ma è comunque il nostro matrimonio, e dovresti farglielo capire. Sai benissimo che sosterrò la tua carriera. Tutto ciò che ti chiedo è di fare altrettanto per me. È davvero tanto difficile?»

    «Suppongo... be’, no, quando la metti in questi termini no» replicò Jeremy dopo un attimo di silenzio. «Parlerò di nuovo a papà. Il che mi ricorda...» Il ragazzo lanciò uno sguardo all’orologio e fece una smorfia. «Devo andare, mi aspetta al The Ivy. Sicura di non voler venire con me?»

    Alzandosi, Maddie si costrinse a sorridere e indicò i jeans e la camicia bianca che indossava. «Non sono vestita per una cena in un ristorante elegante. Un’altra volta, tesoro.»

    «Che cosa farai adesso?»

    La ragazza recuperò la borsa di tela. «Oh, seratina casalinga: laverò i capelli, mi farò una manicure.»

    E, con questo, ho appena detto all’uomo che amo la mia prima menzogna. Perché in realtà sto per tornare in ufficio a fare qualche altra ricerca su Flora Bartrando, ma non mi sembra il momento giusto per confessarlo.

    Jeremy se la attirò tra le braccia e la baciò. «Non dobbiamo litigare. Possiamo risolvere tutto. Lo so.»

    «Certo. Certo che possiamo» replicò lei ricambiando il bacio.

    All’esterno, Madeleine si incamminò lentamente verso la via in cui era ubicata la compagnia di produzione televisiva Athene.

    Probabilmente il recente confronto era stato inevitabile, ma saperlo non lo rendeva più facile da gestire. In qualche modo doveva riuscire a convincere Jeremy che poteva farcela come moglie lavoratrice, compito reso assai arduo dal futuro suocero.

    Madeleine conosceva i Sylvester da sempre. Beth Sylvester, una vecchia compagna di scuola di sua madre, le aveva fatto da madrina, e fin da piccola Maddie aveva trascorso parte dell’estate a Fallowdene, la grande tenuta di campagna dei Sylvester. Le era sempre parso un luogo idilliaco, ma a posteriori riusciva a vedere tensioni sotterranee che all’epoca era stata troppo giovane per cogliere.

    In sé e per sé non era una dimora particolarmente bella, ma per lei era sempre stato un

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