Incontro sul set: Harmony Collezione
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About this ebook
Quando la dolce e inesperta Kate Mulhoon incontra per la prima volta Santo Scudieri, uno dei più importanti produttori hollywoodiani, viene completamente travolta dalla sua prorompente sen-sualità e si concede a lui per una travolgente notte di passione. Quell'avventura rimane impressa nel cuore di Kate e nella mente di Santo, così quando lei, cinque anni dopo, riappare davanti ai suoi occhi, a Roma, sul set del suo ultimo film, lui non ci pensa due volte e fa di tutto per riprendere il discorso dal punto in cui l'avevano interrotto anni prima. Solo che le cose sono molto cambiate da allora, e la stessa Kate non è più la giovane e innocente protagonista di quell'incontro notturno.
Susan Stephens
Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.
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Book preview
Incontro sul set - Susan Stephens
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
One-Night Baby
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2007 Susan Stephens
Traduzione di Matilde Lorenzi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-008-1
1
«Tra quanto potrei essere a Roma?» Le dita di Kate si strinsero spasmodicamente attorno al telefono. Andrei ovunque per te, Caddy, ovunque fuorché a Roma...
Tuttavia sapeva bene che non poteva abbandonare la bella cugina Cordelia nel momento del bisogno, sul set di un film a Roma, anche se questo significava correre il rischio di ritrovarsi faccia a faccia con Santo Scudieri.
Una folata di vento gelido scelse proprio quel momento per far tremare i vetri dell’ufficio, ricordandole un’altra serata in cui stava facendo tardi al lavoro, ben cinque anni prima.
Ma quella sembrava far parte di un’altra vita e di un’altra persona.
Quella persona non esisteva più, si disse Kate con fierezza, fissando lo schermo del computer.
«Kate? Ci sei ancora?» chiese Caddy in ansia.
«Scusa, stavo salvando i file.»
Faceva freddo nella stanza, perché il riscaldamento centralizzato veniva spento alle sei del pomeriggio e Kate avrebbe tanto voluto essere raggomitolata sul divano, imbacuccata nella sua morbida tuta da casa, invece che in ufficio strizzata nel suo solito tailleur blu scuro con camicetta bianca.
La accusavano spesso di vestirsi da vecchia, ma lei aveva le sue buone ragioni.
A salvataggio eseguito si collegò velocemente con le prenotazioni aeree. Caddy non era solo una tra le persone a lei più care, era Cordelia Mulhoon, la protagonista di un film importante, nonché una cliente di cui Kate doveva occuparsi.
Non era una delle solite oche invaghite di se stesse. Se Caddy chiedeva aiuto significava che ne aveva davvero bisogno.
Per di più, senza l’aiuto di zia Meredith, la madre di Caddy, a occuparsi della casa, Kate non avrebbe potuto dedicarsi al lavoro, né tanto meno lasciare il paese. Ma la zia era una roccia e non avrebbe fatto una piega davanti alla sua improvvisa partenza.
Era lei che non sopportava neanche l’idea di dover lasciare la sua adorata, piccola Francesca per qualche giorno. Doveva fare in modo che la permanenza a Roma fosse brevissima, si disse.
Si scostò dalla fronte una ciocca biondo scuro mentre studiava gli orari per Roma. Era stata una giornata lunga e faticosa e non si guardava allo specchio da molte ore. Portava i folti capelli severamente raccolti sul capo, altrimenti le sarebbero arrivati fin quasi alla vita. Anche se lavorava tra attori e modelle la luce dei riflettori non la toccava.
Era molto riservata e schiva, adorava andare a fare lunghe passeggiate nel verde con sua figlia Francesca e cuocere crostate nella accogliente cucina di campagna della zia Meredith.
Badava poco al suo aspetto e considerava la sua figura, alta e snella, del tutto insignificante. Anzi, credeva che tutto di se stessa fosse insignificante. E ne era felice, perché essere così voleva dire poter stare al riparo dalle attenzioni della gente, dai rischi e dai pettegolezzi.
Gli occhi erano forse la parte più notevole di Kate: grandi e di una sfumatura ingannevolmente morbida di grigio. Quando, però, c’era qualcuno o qualcosa da difendere assumevano la durezza dell’acciaio, come sapevano bene i suoi collaboratori.
«Mi sento proprio in colpa» le stava dicendo Caddy. «Non ti chiederei di venire se non ne avessi davvero bisogno.»
«Non c’è bisogno che tu me lo dica» la rassicurò Kate scorgendo sul video un orario che poteva andarle bene.
Le emozioni di Caddy minacciavano costantemente di oltrepassare il livello di guardia, cosa che la rendeva un’attrice di grande talento, mentre Kate era sempre stata solida e affidabile. Era per questo che il suo comportamento di cinque anni prima aveva fatto tanto scandalo.
Agli occhi dei suoi genitori era passata dalle stelle alle stalle nei pochi secondi che aveva impiegato per annunciare di essere incinta. Solo zia Meredith era rimasta salda al suo fianco per difenderla e ora era proprio la figlia di Meredith che aveva bisogno di aiuto.
Per nessuna ragione avrebbe mandato qualcun altro a soccorrerla, anche se Roma era la città di Santo, Santo che apparteneva a quella famosa notte del passato e che, per un crudele scherzo del destino, era anche il produttore del film che Caddy stava girando a Cinecittà.
«Sto prenotando il volo, Caddy» le annunciò premendo il tasto enter con la rassegnazione di un condannato alla sedia elettrica.
Dall’altro capo del filo ci fu un chiaro sospiro di sollievo.
«Oh Kate, mi sento già meglio! Marge Wilson è stata una pessima manager. Avrei dovuto darti retta e non assumerla. È sempre ubriaca e poi...»
«Non prendertela Caddy, commettiamo tutti degli errori» la interruppe Kate con la mente che andava a cento all’ora. Prendere dei giorni di ferie fortunatamente non era un problema, anche perché aveva da poco terminato di formare una giovane assistente molto promettente. Le restava solo da sperare che zia Meredith si occupasse di tutto e Francesca non sentisse troppo la sua mancanza. In fondo ci sarebbero voluti solo pochi giorni per sistemare i problemi di Caddy e trovarle un nuovo manager. «Non preoccuparti, Caddy. Sarò lì domani.»
«Sai, il guaio non è solo Marge. Senza qualcuno che diriga la baracca stiamo andando tutti alla deriva...»
«Ma il direttore di scena che fa?» la interruppe nuovamente Kate.
«Oh quello! Passa più tempo chiuso nella sua roulotte con la sua amante a sniffare coca che non sul set» sbottò Caddy disgustata. «Santo è fuori Roma e noi siamo indietro rispetto al programma.»
Santo fuori Roma?
Le sue preghiere forse erano state esaudite, pensò Kate sollevata. C’era una minima possibilità che lei riuscisse a sistemare tutto e ripartire prima che lui scoprisse del suo arrivo.
«Bene, vado a fare la valigia» concluse spegnendo il computer.
Erano passati solo pochi secondi che già cupi pensieri si erano insinuati nella sua mente. Sapeva bene che per Santo Scudieri il cinema era solo una delle sue varie attività, ma era quella più in vista e lui non era il tipo da lasciar circolare pettegolezzi su malfunzionamenti o su possibili fallimenti.
Era conosciuto come l’Uomo di Ghiaccio per il modo con cui dirigeva i suoi affari. Se avesse anche solo immaginato che sul set non tirava una buona aria si sarebbe precipitato in un batter d’occhio, altro che arrivare dopo che lei aveva sistemato le cose!
Rabbrividì alla sola idea. Meglio non pensarci e affrettarsi a fare i bagagli.
Come avesse percepito le sue paure, Caddy mormorò: «Vorrei che ci fosse un altro modo per risolvere il problema senza farti venire qui».
«Guarda che nemmeno io ho la bacchetta magica! Lasciami vedere cosa posso fare prima di crearti false speranze. Con tutta la mia buona volontà non posso catapultarmi sul set di qualcun altro e mettermi a dare ordini al posto suo.»
Soprattutto se quel qualcun altro era Santo Scudieri, pensò.
Ma questo era il primo ruolo importante di Caddy e Kate avrebbe fatto tutto il possibile perché fosse il successo che sua cugina meritava.
«Comunque stai tranquilla, Caddy. A te ci penso io. E per quanto riguarda Scudieri non ti preoccupare, è stato tanto tempo fa. Cinque anni» aggiunse, come se una di loro avesse potuto dimenticarlo.
«Se sei sicura...»
«Sono sicura» tagliò corto lei.
«Bene. Lascio detto ai cancelli di farti passare. Quando arrivi di’ che sei la mia nuova manager.»
«Come la nuova? E Marge?»
«L’ho licenziata un attimo prima di telefonarti.»
«Sei forte!» rise Kate. Caddy era da sempre quella che non aveva paura di dire in faccia alla gente ciò che pensava di loro. «Tieni il cellulare vicino che ti avverto appena atterro.»
Di rientro nell’appartamentino di Londra, che la società aveva messo a disposizione dei dipendenti e che Kate usava quando faceva troppo tardi per tornare a casa in campagna, si affrettò a riempire una borsa da viaggio con l’occorrente per qualche giorno, tutte cose pratiche anche se poco eleganti.
Aveva i minuti contati per arrivare a prendere l’aereo, ma quello non era l’unico motivo per cui aveva il cuore in gola. Il pensiero di Santo era sufficiente a farle perdere il controllo.
Erano passati cinque anni da quando lui era sbarcato con la sua troupe nel piccolo centro in cui Kate viveva con i genitori.
Cinque anni da quando il più pericolosamente affascinante degli uomini aveva fatto una sosta a Westbury per valutare se sceglierla come location per il suo prossimo film.
Tutto quel testosterone di abbronzati e aitanti italiani aveva seminato lo scompiglio tra l’amorfa gioventù locale.
Che competizione poteva esserci tra stivali di gomma, cerate e jeans di marca e giacche su misura? Tra occhiatine in tralice di ragazzi timidi e aperti sguardi di ammirazione di maschi latini sicuri di sé?
Anche dopo tanto tempo Kate si sentiva avvampare al solo ricordo. Era come se un vento di follia avesse investito la cittadina e non c’era da stupirsi che tutte le ragazze del posto avessero perso la testa, né che lei stessa avesse gettato al vento qualunque cautela per tuffarsi nel vortice.
Il destino poi ci aveva messo lo zampino facendo scegliere alla troupe per il breve soggiorno proprio lo Slade Hall, il grande albergo in cui Kate lavorava part time come cameriera per pagarsi gli studi.
Non sapeva che l’uomo più alto e più bello di tutti fosse il produttore del film, nonché un noto industriale italiano. Aveva scoperto poi dai giornali che Santo preferiva restare nell’anonimato il più possibile e che di lui circolavano pochissime foto. E così lui l’aveva sentita dire a una delle colleghe che c’era un favoloso maschio italiano per ciascuna di loro. Li aveva contati!
Il destino di Kate fu segnato nel momento in cui Santo si era diretto verso di lei e le aveva sorriso.
Aveva scelto proprio lei?
Impossibile!
E impossibile rinunciare a una simile opportunità. La verginità era proprio così importante da non poterla perdere con un uomo che sembrava mandato sulla terra dagli dei per soddisfare i sogni di una donna?
In meno di due minuti Kate aveva deciso che la sua verginità, preferiva perderla con uno così piuttosto che sui sedili posteriori dell’auto di un