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La migliore amica del duca: Harmony History
La migliore amica del duca: Harmony History
La migliore amica del duca: Harmony History
Ebook254 pages4 hours

La migliore amica del duca: Harmony History

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About this ebook

Londra, 1815
Caroline Yaxley è sempre stata innamorata del suo migliore amico James, il Duca di Heydon. Dopo anni passati ad aspettarlo, decide di accettare la sconfitta e di cercarsi un marito. Ma la sua completa inesperienza nella difficile arte del corteggiamento potrebbe rendere l'impresa più complicata del previsto. In suo soccorso arriva proprio James, che si offre di sperimentare su di sé le sue capacità di seduzione. Se all'inizio questa sembra a entrambi un'idea vincente, molto presto Caroline si rende conto che, per mettere al riparo il proprio cuore, deve interrompere quel gioco pericoloso. Perché ciò che era nato come una semplice finzione si è trasformato in qualcosa di pericolosamente reale.
LanguageItaliano
Release dateJul 20, 2020
ISBN9788830516953
La migliore amica del duca: Harmony History
Author

Laura Martin

Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.

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    La migliore amica del duca - Laura Martin

    successivo.

    1

    Camminando in fretta, Caroline si abbassò dietro un gruppo di donne di mezza età, sforzandosi di cogliere la conversazione tra le due giovani debuttanti proprio alla sua sinistra.

    «Non è che sia brutta» commentò Miss Rebecca Preston in tono autorevole.

    Caroline poteva immaginare l'inclinazione interrogativa della graziosa testa della ragazza, mentre cercava il modo giusto di descriverla.

    «No» convenne Miss Sophie Saltwell, «non è proprio brutta.»

    Caroline fece una smorfia. Almeno quello!

    «È solo un po'... spigolosa. E vecchia.»

    «Troppo vecchia.»

    Come avrebbe potuto obiettare? A ventiquattro anni, aveva superato di parecchio l'età più verde, agli occhi dei potenziali pretendenti.

    «Se fossi al suo posto, mi ritirerei graziosamente» suggerì Miss Preston, e Caroline dovette soffocare una risata.

    La giovane debuttante era considerata il gioiello della Stagione e, con i folti capelli dorati e i brillanti occhi azzurri, ai gentiluomini non sembrava importare che fosse crudele e superficiale. Sarebbe stata inondata di proposte, e senza dubbio nel giro di pochi mesi avrebbe avuto un marito ricco e titolato. L'idea che lei si ritirasse dalla ricerca di un marito era assurda.

    «Non ha una qualche connessione con il Duca di Heydon?» domandò Miss Saltwell.

    Anche con il chiasso del ballo, Caroline poté sentire il malinconico sospiro, all'accenno a James.

    «Non di tipo sentimentale» rispose l'altra.

    Normalmente, a quel punto si sarebbe fatta avanti, avrebbe fissato le pettegole con uno sguardo duro e fatto qualche commento acido per smontare parte delle loro sicurezze. Le parole, però, erano state un po' troppo vicine alla scomoda verità, e così Caroline si trovò invece a desiderare di allontanarsi.

    Cambiò direzione, non volendo sentire quello che avevano da dire sulla sua relazione con James. La sua decisamente platonica relazione con James. Una meravigliosa amicizia, ma niente di più.

    A testa bassa, si affrettò a lasciare la sala da ballo, evitando di guardare negli occhi le persone che negli ultimi anni era giunta a conoscere così bene. Le stesse che partecipavano a ogni ballo, a ogni serata all'Opera, a ogni cena. Era una prospettiva soffocante, più che rassicurante, e le faceva provare l'intenso desiderio di continuare a camminare fino a uscire dalla porta di ingresso senza guardarsi indietro.

    Dominando quell'impulso, raggiunse invece una delle porte che conducevano fuori della grandiosa sala e scivolò nella semioscurità.

    Il ballo era un evento annuale tenuto da Lord e Lady Strand una settimana prima dell'inizio vero e proprio della Stagione londinese. Caroline vi aveva partecipato per sette anni e conosceva ormai la casa molto bene. Entrò nella biblioteca che conduceva a una piccola terrazza sul retro, non accessibile dal resto del giardino. Così, a meno che qualcuno non entrasse nella biblioteca, poteva contare su qualche minuto di solitudine.

    Rabbrividì, all'aria fredda, e desiderò avere qualcosa da mettere sulle spalle. Non c'erano sedie, solo una bassa balaustra di pietra che correva intorno al perimetro. Caroline vi si distese sopra, in modo da poter guardare le stelle. Il cielo era chiaro, e anche lì a Londra era facile decifrare le costellazioni.

    «Sei una stupida» mormorò, ripetendosi mentalmente le parole di Miss Preston. Erano state poco gentili, ma non false. Era troppo vecchia per cercare un marito. La maggior parte delle sue amiche era sposata e ormai sul punto di punto di mettere al mondo il secondo o il terzo figlio. Due di loro erano perfino diventate vedove e avrebbero partecipato alla Stagione nella speranza di procurarsi il marito numero due.

    «Non una stupida» pronunciò una voce profonda dietro di lei.

    Caroline sobbalzò, dimenticando per un istante di essere sdraiata sulla stretta balaustra e rischiando di precipitare nel giardino in basso. Due mani forti l'afferrarono e la trassero in salvo, lasciandola andare solo quando lei fu stabile sui piedi. Il suo cuore batté furiosamente, alla familiare ondata di desiderio, disperazione e conforto, che l'assalì.

    «James.» Lo esaminò per un momento, mentre lui si avvicinava per abbracciarla. Dovette reprimere un sospiro, quando le avvolse le braccia intorno al corpo, dandole una piccola stretta, prima di lasciarla andare. «Non sapevo fossi tornato.» Si affrettò a ritrarsi. Non la preoccupava che qualcuno li vedesse, ma piuttosto la propria reazione nello stargli così vicino.

    «Volevo sorprenderti.»

    «L'hai fatto» confermò Caroline. «Sono quasi finita nelle aiuole.»

    «Questo avrebbe dato ai pettegoli qualcosa di cui parlare.»

    Caroline fece una smorfia. I pettegoli non avevano bisogno di ulteriore materiale. «Sono così felice che tu sia tornato!» esclamò.

    Lui si avvicinò alla balaustra e sedette sul bordo, con i piedi nel vuoto. «Vieni a sedere con me, abbiamo ancora qualche minuto prima che si accorgano della tua assenza.»

    «Penso che si accorgeranno della tua, prima che della mia» replicò Caroline, cupa. Lei era solo una signorina qualsiasi, una zitella, priva di importanza per la maggior parte della gente che si trovava in quella sala da ballo. James era un duca, un duca scapolo, per di più, e in quanto tale sempre seguito da un'orda di speranzose giovani donne e dalle loro madri, assediato ovunque andasse.

    «Sono stato piuttosto furtivo» ammise lui con un ghigno. «Ero appena arrivato quando ti ho visto sgattaiolare qui. Dubito che qualcuno mi abbia notato.»

    «Ne basta uno...»

    James rise, e il suono parve penetrare nel cuore di Caroline. Si fece forza, ricordando che era sempre così, al suo ritorno, lei aveva bisogno di tempo per abituarsi alla sua vicinanza. Nel giro di poche settimane non avrebbe più avuto l'impressione che il suo cuore andasse in pezzi ogni volta che lo vedeva sorridere, sapendo che non l'avrebbe mai guardata con qualcosa più di un'amichevole considerazione.

    «Dove sei stato?» gli domandò.

    Le aveva scritto, ma era un pessimo corrispondente. Caroline aveva ricevuto una sua lettera otto mesi prima, in cui le parlava del suo periodo a Roma e un'altra due mesi più tardi con dettagli sul viaggio a Napoli. Poi, niente, sei interi mesi senza una parola.

    «Italia. Venezia, Roma, Napoli, Sicilia. È stato meraviglioso, Cara. La gente, la cultura, il cibo! Divino. Dovresti andarci, l'adoreresti.»

    «Credo che l'unico modo in cui la mia famiglia mi permetterebbe di viaggiare in Italia sarebbe se annunciassi che sto per entrare in convento.»

    «Una legittima scelta di vita.»

    «Il nero non mi dona.»

    James sogghignò. «Forse la tua badessa potrebbe darti una licenza speciale per indossare il blu.»

    «Abiti a parte, non sono sicura di avere la giusta disposizione per diventare una monaca.»

    James la guardò, con un'espressione tra seria e faceta. «No» convenne lentamente. «Troppo dispettosa. Non andrebbe bene.»

    Lei sospirò. Forse avrebbe trovato un marito che amasse viaggiare.

    «Non ti stavi divertendo, al ballo?» le chiese lui avvicinandosi.

    Caroline colse una traccia del suo profumo, un misto di lavanda e cedro che gli aveva regalato due anni prima, a Natale. «No.»

    «È il primo della Stagione, una novità, dopo la lunga estate nell'Hampshire.»

    «Riesci a immaginare di fare la stessa cosa anno dopo anno?» Caroline sospirò. «Io vado agli stessi balli, vedo le stesse persone, danzo con gli stessi gentiluomini. Non c'è varietà, non c'è libertà.»

    Un sorriso stirò le labbra di James. «Saresti dovuta nascere uomo.»

    Lei chiuse gli occhi, immaginando di avere le infinite possibilità degli uomini della sua classe. «Sono troppo vecchia» obiettò. Non era qualcosa che avrebbe ammesso con chiunque, neppure con sua madre, che diventava sempre più disperata mentre le Stagioni arrivavano e se ne andavano senza una sola proposta di matrimonio.

    All'inizio Caroline aveva spaventato di proposito ogni potenziale pretendente. Non aveva voluto legarsi a qualche vecchio caprone, perdere il poco potere che aveva sulla propria vita. In seguito, si era guadagnata la reputazione di essere un po' troppo diretta, troppo libera nelle sue opinioni. E adesso... Be', adesso si stava chiedendo se non fosse stata troppo precipitosa nel decidere di non volere la stessa vita di tutte le sue amiche che si erano sistemate.

    «Troppo vecchia?» si stupì James. «Hai ventiquattro anni, Cara, non sessanta. Troppo vecchia per cosa?»

    «Per questo.» Caroline aprì gli occhi e lo osservò alla luce della luna, l'espressione grave. «La maggior parte delle ragazze là dentro ha diciassette o diciotto anni. Sono giovani, sono nubili, sono impressionabili. Chi sceglierebbe me al posto di qualcuna come Miss Preston, o Miss Saltwell?»

    «Chiunque possieda un briciolo di cervello.»

    Caroline rabbrividì quando un refolo colpì la stoffa della sua gonna, facendola arricciare sulle gambe. James si sfilò la giacca da sera e gliela drappeggiò intorno alle spalle, sfiorandole la pelle nuda e mandando scintille di calore lungo il suo corpo.

    «Perché questi discorsi?» le domandò. «Pensavo che avessi deciso di non sposarti.»

    Lei fece una smorfia. In effetti, l'aveva detto per molti anni. A lungo era stata convinta che non avere nessuno fosse meglio che accontentarsi di una seconda scelta. L'uomo che amava non avrebbe mai pensato a lei in quel modo, così aveva deciso che sarebbe diventata una zitella. «Non volevo. Non voglio...» Si fermò, sapendo di dover tenere sotto controllo i sentimenti ma, come sempre, gli occhi di James trovarono i suoi, e le parole le sfuggirono dalle labbra. «Ho ventiquattro anni. La maggior parte delle donne nella mia famiglia vive ben oltre i sessant'anni. Sono quarant'anni di solitudine. Di ritorni ogni notte a una casa silenziosa, mentre tutte le mie amiche stravedono per i loro figli, e un giorno lo faranno per i nipoti. Io non voglio un marito, ma voglio essere sposata.»

    James restò a guardarla, battendo in fretta le palpebre come se pensasse che un bandito avesse rapito la donna che conosceva, rimpiazzandola con un'impostora. «Qualunque uomo sarebbe fortunato ad averti» dichiarò alla fine. «Più che fortunato.»

    Caroline sbuffò. «Se solo potessi ricordarlo ai gentiluomini in questione, lo apprezzerei grandemente.»

    Lui stava per dire qualcosa, quando entrambi si immobilizzarono. La porta della biblioteca si stava aprendo, lasciando entrare per qualche secondo la musica proveniente dalla sala da ballo, prima di svanire.

    Scrutarono nell'oscurità, tentando di scoprire chi stesse entrando silenziosamente nella biblioteca. Non potevano essere sorpresi insieme, non in quel modo. I membri del ton erano a conoscenza della loro relazione. Un'amicizia improbabile, l'aveva sentita definire Caroline da alcuni dei pettegoli più educati. Tuttavia, lei era una donna non sposata e lui un gentiluomo scapolo, e dovevano essere cauti. Essere trovati insieme senza uno chaperon su una terrazza riservata avrebbe causato un grande scandalo.

    «Arrivederci» sussurrò James in italiano, poi si lanciò oltre il muro, finendo nelle aiuole in basso.

    Caroline si sfilò la sua giacca e gliela lanciò, e poi lui sparì, mescolandosi con l'oscurità.

    «Miss Yaxley.» Era Rebecca Preston, il volto atteggiato a confusione e sospetto, mentre usciva sulla terrazza.

    «Miss Preston.»

    «Siete qui fuori da sola?»

    «Certo» rispose Caroline con dolcezza. «La sala da ballo è troppo calda per i miei gusti. Pensavo che un po' di fresco sarebbe stato gradevole.» Ruotò le gambe oltre la balaustra e si alzò per affrontare Miss Preston.

    «Io pensavo...» iniziò l'altra, andando a scrutare con aria sospetta oltre il muro. «Avete visto il Duca di Heydon?» le domandò.

    «No, non da alcuni mesi. Suppongo sia ancora in Italia. Perché me lo chiedete?»

    «Non importa.» Miss Prescott agitò una mano, poi si girò verso di lei con espressione scaltra. «Voi due siete amici, vero?»

    «Infatti.»

    «Forse potreste presentarmi al duca. Adorerei fare la sua conoscenza.»

    Caroline la fissò, battendo le palpebre, sconcertata per la richiesta. Un'ondata di nausea la invase, immaginando la graziosa Miss Preston civettare con James, prima di ricordare la capacità del suo amico di guardare oltre un'attraente facciata.

    «Sarei deliziata di presentarvi» mentì, sapendo di doversi fermare, ma incapace di farlo. «È un uomo davvero speciale, però, e può essere un po' brusco se si devia dagli argomenti di conversazione che gli interessano.»

    «Oh?» Miss Preston si allungò in avanti, ansiosa di cogliere ogni dettaglio.

    «Adora parlare del tempo, è proprio un esperto, al riguardo» improvvisò Caroline, «ed è molto interessato alla moda e agli abiti, sia maschili che femminili.»

    «Davvero? Che cosa straordinaria!»

    «Lui è un uomo straordinario.»

    «Grazie, Miss Yaxley. Aspetterò con ansia la presentazione.» Miss Preston fece una pausa, e le sue labbra formarono un piccolo broncio. Caroline scommetteva che si esercitasse davanti allo specchio per eseguirlo nel modo corretto. «Certo, se voi aveste bisogno di qualche presentazione da parte mia, mi farebbe piacere. È la mia prima Stagione, ma sembra che io sia già inondata da inviti.»

    «Siete troppo gentile, Miss Preston.»

    La ragazza inclinò la testa e poi si girò, dirigendosi verso la biblioteca. Caroline sapeva che avrebbe dovuto seguirla. A quel punto sua madre doveva aver notato la sua assenza. Prima di muoversi, però, si prese un istante per scrutare in basso, nell'oscurità del giardino. Era troppo sperare che James fosse rimasto in attesa, nascosto nei cespugli.

    Basta, si ordinò con fermezza. Quei sogni dovevano finire. Aveva deciso di trovarsi un marito, durante quella Stagione, e passare il tempo ossessionata da James non l'avrebbe aiutata a raggiungere lo scopo.

    Si girò e tornò nella biblioteca. Aprendo la porta della sala, sentì la musica che annunciava un valzer e si immerse di nuovo nella folla.

    2

    «Conoscete mia figlia?» Mrs. Wilson afferrò il braccio di una giovane dallo sguardo terrorizzato che aveva l'aria di non avere l'età per trovarsi fuori dell'aula scolastica.

    James chinò il capo, mormorando tutte le parole giuste mentre cercava con gli occhi una via di fuga. Avrebbe giurato che ogni anno le debuttanti diventassero sempre più giovani. Fece una smorfia, rendendosi conto che era più probabile che fosse lui a invecchiare.

    Riuscì a sfuggire con abilità. Per tutta la vita era stato avvicinato da madri speranzose e figlie timide, e sapeva come prendere congedo senza risultare offensivo. Era abituato a essere lo scapolo più ambito presente a ogni evento, e negli anni aveva appreso l'arte di godersi le occasioni sociali, evitando l'assedio delle donne che volevano sposarlo anche senza conoscerlo. I suoi occhi si posarono sulla snella figura all'altro lato della sala da ballo. Si avviò in fretta in quella direzione, tentando di evitare di essere bloccato da qualcuno.

    «Miss Yaxley» l'apostrofò, quando giunse alle sue spalle. Lei era con sua madre e un'altra donna di mezza età ed esaminava la sala come se fosse alla ricerca di una via di fuga.

    Caroline si girò verso di lui, sul volto un sorriso di pura felicità... finché non ricordò dove si trovava e allora le sue labbra si atteggiarono a uno più composto. Era sempre così, quando James tornava a casa. Caroline era la sua migliore amica, nonostante a un osservatore esterno potesse apparire che avessero poco in comune. Si erano conosciuti quando lui si era proposto all'amica di lei, Lady Georgina, diversi anni prima. Dopo che Lady Georgina lo aveva abbandonato il giorno delle nozze, fuggendo in Australia con un ex detenuto, si erano avvicinati, e da allora lui aveva trovato modo di apprezzare l'umorismo pungente della ragazza.

    In pubblico, però, erano rimasti cordialmente distanti. Quando si incontravano, si limitava a rivolgerle un cenno del capo, mentre lei faceva un inchino. Le chiedeva un ballo, al massimo due. Potevano passare un paio di minuti in conversazione in piena vista degli altri ospiti, ma di sicuro non di più. Un comportamento diverso avrebbe suscitato pettegolezzi, perfino scandalo, ed entrambi erano stati attenti a evitarli, durante tutta la loro amicizia.

    Non che ci fosse niente di inappropriato, nella loro relazione. Potevano abbracciarsi, se si incontravano in privato, ma non c'era altro. Erano benedetti da una cosa straordinariamente rara: un'amicizia del tutto platonica tra un uomo e una donna, senza desiderio di altro da entrambe le parti. Era uno dei doni della vita per cui James era più grato.

    «Lady Yaxley, Lady Whittaker.» Chinò la testa a ognuna delle donne più mature.

    Lady Yaxley gli sorrise, piena di calore. Negli anni, James era stato un ospite regolare a Rosling Manor, nell'Hampshire.

    «Posso chiedere il piacere di una danza con vostra figlia?»

    «Certo, Vostra Grazia, è meraviglioso riavervi a casa.»

    «Voi dovete conoscere mia figlia, Vostra Grazia» pronunciò Lady Whittaker.

    James le rivolse un sorriso privo di impegno e guidò lontano Caroline, prima di dover dare una risposta.

    «Ben fatto, Vostra Grazia» approvò lei, ridendo alla sua espressione altezzosa.

    «Tu puoi aver interpretato questa parte per sette anni, Cara, ma io partecipo ai balli da quasi due decadi.» Era un pensiero sconfortante.

    «Due decadi» ripeté Caroline. «Il che significa che dovresti aver perfezionato l'arte di ballare un semplice valzer, ormai...»

    «Impertinente civetta! Ti informo che sono il più ricercato compagno di ballo dell'emisfero settentrionale.»

    «Ho sempre detto che le donne europee sono pazze.»

    James fece scivolare la mano intorno alla sua vita, mantenendo la corretta distanza dal suo corpo sottile. Quella sera era molto elegante, in un abito azzurro di seta, ricamato con fiori d'argento e una fascia blu scuro intorno alla vita. I capelli biondi erano tirati indietro, rivelando la pelle delicata del collo. Caroline era alta e sottile, ma non nel modo allampanato di tante donne alte. Scivolava graziosamente intorno alla sala da ballo come se stesse fluttuando un paio di pollici sopra il pavimento.

    «Nessuno ti ha visto nel giardino?»

    «Sono stato furtivo come un topo.»

    «I topi non sono molto furtivi» obiettò lei. «Abbiamo avuto una specie di infestazione, a Rosling Manor, quando avevo sette o otto anni, e quegli animaletti erano sorprendentemente audaci e rumorosi, per essere così piccoli. Ne vidi uno scalare le tende e fare un salto impressionante da una tenda all'altra.»

    «Topi acrobati?» chiese lui, incredulo. «Non sono certo di crederti. Se fossero stati così impressionanti di certo sarebbero stati arruolati in un piccolo circo per topi.»

    Lei

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