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La reputazione dell'ereditiera: Harmony Collezione
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La reputazione dell'ereditiera: Harmony Collezione

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About this ebook

Innocenti seduzioni 1/2
Quanto si può essere disposti a sacrificare sull'altare di una passione milionaria?

Lui è deciso a fargliela pagare...
Il milionario Kaine Michaels ha appena dato a Gisella Drummond, erede di una delle più potenti dinastie di New York, un ultimatum: lei dovrà sacrificare la propria reputazione per salvare quella di lui, oppure Kaine rovinerà i Drummond, colpevoli di averlo tradito!

... finché non la conosce veramente!
Kaine sa molto bene che Gisella lo desidera e sa anche quanto piacere lui potrebbe regalarle. Ma la natura inaspettatamente innocente della dolce ereditiera cambia le carte in tavola, facendogli capire che quello che vuole da lei è molto più di una semplice vendetta.
LanguageItaliano
Release dateMar 20, 2020
ISBN9788830512009
La reputazione dell'ereditiera: Harmony Collezione
Author

Dani Collins

Dani Collins ha scoperto la letteratura rosa alle scuole superiori e ha immediatamente capito che cosa avrebbe voluto fare da grande.Dopo aver sposato il suo primo amore, ha cominciato a cercare la propria strada nel mondo dell'editoria, non rinunciando al suo sogno di fronte ai primi ostacoli, così due figli e due decenni dopo l'ha finalmente trovata grazie a un concorso per nuove autrici.Quando non è immersa nella scrittura, chiusa nel proprio fortino come i suoi famigliari chiamano il suo studio, Dani occupa il tempo scarrozzando i propri figli da un'attività all'altra oppure con un po' di giardinaggio.Visita il suo sito www.danicollins.com

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    La reputazione dell'ereditiera - Dani Collins

    successivo.

    Prologo

    «Signore e signori, abbiamo ricevuto un'offerta inaspettata per l'acquisto dell'intera proprietà da parte del signor Kaine Michaels. La famiglia ha accettato una cifra complessiva per la casa e tutto il suo contenuto, quindi non batteremo all'asta oggetti singoli. Grazie per essere venuti, ma non avranno luogo ulteriori offerte.»

    «Cosa? No.» Gisella Drummond sentì a fatica le proprie parole, ansimate sopra il mormorio di scontento che si levò dalla folla seduta intorno a lei. Tutti abbassarono le palette, colti di sorpresa.

    D'istinto rivolse lo sguardo verso lo sconosciuto alto che era comparso nella stanza qualche momento prima. L'aveva subito affascinata, non appena era entrato per conferire con i funzionari su una piccola pedana: con indosso una giacca di pelle portata con eleganza naturale su un paio di jeans neri e una camicia, era incredibilmente sensuale.

    Aveva subito pensato che quel suo aspetto da ribelle non s'intonasse all'ambiente. La residenza di Manhattan era uno splendido inno allo stile rinascimentale francese, caratterizzato da mobili antichi sistemati con cura su tappeti di seta sbiaditi, illuminati da lampadari di cristallo. Colonne di marmo sorreggevano i soffitti bassi, mentre pesanti tende di velluto bloccavano la vista di Central Park. Quell'uomo era troppo rozzo per un simile ambiente raffinato. Lo aveva davvero comprato in toto?

    Seduto al suo fianco, il signor Walters maledisse quell'uomo. Era uno dei soci storici di suo zio, incontrandola le aveva chiesto della sua famiglia e le aveva confidato che intendeva comprare la casa.

    Gisella invece era lì solo per un orecchino, ma era ugualmente delusa da quel colpo di scena, forse anche più di lui. «Lo conosci?»

    «È il proprietario della Riesgo Ventures» la informò Walters con una smorfia di disprezzo. «È una società d'informatica fuori San Francisco. Se pensa di guadagnarsi la benevolenza di questa città con una mossa del genere...»

    Era curiosa di cos'altro sapesse Walters su di lui, ma nella confusione della gente che si alzava e parlava si rese conto che Kaine Michaels se ne stava andando.

    L'ansia l'attanagliò. Rapida si scusò e con educazione si fece largo tra i presenti che si accalcavano per raggiungere l'uscita.

    Per un secondo pensò di averlo mancato, poi si rese conto che l'uomo non aveva intenzione di uscire dalla porta principale nell'atrio: le sue lunghe gambe lo avevano portato su per le scale, ampie e coperte da un tappeto, che conducevano al ballatoio. Procedeva in compagnia di un funzionario della casa d'aste che aveva qualche difficoltà a stargli al passo.

    Si affrettò dietro di lui e li inseguì lungo il corridoio. Quando si fermarono davanti alle doppie porte, aperte, il funzionario parlò alla guardia di sicurezza.

    «Le presento il signor Michaels. Ha appena acquistato la casa con tutto il suo contenuto. È autorizzato a prendere tutto ciò che vuole.»

    «Solo quell'unico pezzo» precisò l'uomo, indicando qualcosa sulla cartellina in mano al funzionario. «Il resto può andare in magazzino.»

    «Signor Michaels» lo chiamò Gisella, volendo anche lei solo un pezzo prima che tutto fosse inviato in una struttura lontana e a umidità controllata.

    Lui le lanciò un'occhiata, poi bofonchiò alla guardia: «In effetti, potrebbe anche scendere e far uscire tutti».

    La guardia le rivolse un'occhiata severa, come a indicare che avrebbe iniziato proprio da lei.

    Gisella alzò una mano. «Mi serve solo un attimo.»

    Con un cenno della testa Kaine liquidò la guardia, poi guardò il funzionario, che annuì e si affrettò verso un salotto. I dipinti e le sculture che erano stati ammassati in quella stanza erano corredati di etichette numerate, come pure una serie di mobili e altri oggetti: doveva essere la zona di raccolta adibita per l'asta.

    Era molto probabile che l'orecchino si trovasse in mezzo a quella collezione, praticamente a portata di mano.

    «Il momento che ha chiesto sta per scadere» la avvertì Kaine.

    Lei lo guardò, e nel trovarsi così vicina a quella bellezza maschile perse la voce. I capelli neri erano corti e folti, le sopracciglia una dichiarazione di audacia sopra occhi castano dorati. Le guance abbronzate erano lisce, ma sottolineate da un filo di barba alle mascelle. Un pizzetto ornava una bocca fin troppo piena e sensuale.

    Gli uomini di solito non le procuravano quell'effetto, neanche quelli attraenti, ma lo stomaco le si tese di curiosità, soprattutto quando le palpebre di lui si abbassarono scrutandola.

    Gli tese la mano. «Gisella Drummond.»

    Il suo atteggiamento rilassato mutò e iniziò a squadrarla con un'espressione sprezzante: scese fino alle scarpe per poi risalire al top aderente. Quando la guardò di nuovo negli occhi, lei ebbe la sensazione di scontrarsi contro un muro invisibile percorso da gelide correnti che l'avvolgevano e le sottraevano l'aria dai polmoni.

    Poi l'uomo sbuffò, lasciando intendere di essere sorpreso dalla sua impudenza.

    Tutto ciò era a dir poco sconfortante. Di solito era ben accolta dagli uomini, e non solo per i suoi numerosi contatti facoltosi e rispettabili. Era alta, snella e aveva un fisico elegante, degno di una fotomodella.

    La sua bellezza era un intralcio, oltre che una forza, quindi non sfruttava quasi mai il proprio aspetto, ma quella era una situazione critica. Era sul punto di perdere qualcosa che attendeva da anni di conquistare.

    Cercò di sciogliere quel suo gelo con un caloroso sorriso.

    «So chi è lei, signorina Barsi.» Si limitò a fissarle la mano, senza prenderla.

    Gisella l'abbassò, smettendo di sorridere. Il cuore sembrò sprofondare per un attimo prima che lei si riprendesse dall'insulto.

    «Non stavo cercando di dare un nome falso. Usavo il nome di mio nonno.» Non che fosse importante. La sua famiglia era complicata, ma lei era una Barsi nel cuore, se non di sangue. I Barsi erano una famiglia conosciuta lì a New York. Farne parte era un onore.

    Ma su di lui non aveva presa. Anzi, il fatto che fosse una di loro sembrava provocargli un tic arrogante nella guancia.

    «Signore?» lo chiamò il funzionario, tornando dal salotto. «È sicuro che sia tutto ciò che vuole al momento?» Teneva in mano una scatolina di velluto.

    «Sì.» Kaine entrò in una camera da letto lì vicino. Nell'esaminarne il letto a baldacchino, i mobili decorati e le pesanti tende azzurre che incorniciavano una visuale su Central Park, curvò le labbra con disgusto.

    Gisella lo seguì, desiderando di essere uscita dal lavoro abbastanza presto da fare la visita guidata. Era una casa unica nel suo genere e di alto valore immobiliare. I suoi genitori erano benestanti, ma nessuno nella famiglia di Gisella era nelle condizioni di comprare una casa del genere, soprattutto se non l'amavano, come del resto Kaine.

    Il funzionario gli porse la scatolina di velluto. «Quando scende le faccio trovare i documenti da firmare. Prenderà in considerazione eventuali offerte private?»

    «Per tutto, tranne che per questo. Può pensarci lei per me?»

    «Naturalmente, signore.» Il funzionario attese un cenno di Kaine, poi uscì rapido, lasciando Gisella sola con lui.

    Aspetta. Non avrà comprato la casa per avere un solo oggetto, vero?

    Kaine si infilò la scatolina nella tasca della giacca senza aprirla.

    Gisella sentì lo stomaco tendersi. «Cosa conteneva?»

    In preda al panico si avvicinò alla toletta e al comò coperti da alcune scatole aperte colme di gioielli, tutti numerati. Cercò l'orecchino che voleva e che aveva visto solo nel catalogo di quell'asta. Diverse paia di orecchini erano lì in mostra, ma nessun singolo.

    Non era lì. Controllò di nuovo, il senso di perdita era viscerale. Si sentì gelare mentre l'adrenalina le colpiva il cuore, inviandole una fitta. Come poteva essere stata così vicina dopo tutto quel tempo e perderlo comunque?

    «Per caso sta cercando un orecchino?»

    A quelle parole Gisella si girò di scatto.

    Lui le rivolse un sorriso soddisfatto.

    So chi è lei, signorina Barsi.

    Era stata presa alla sprovvista. Un sospetto le passò per la mente, sfuggendole dalla bocca prima di avere il tempo di capire quanto fosse ridicolo. «Non avrà comprato una casa per avere quell'orecchino!»

    «Era il modo migliore di ottenere ciò che volevo prima di chiunque altro.»

    Lo aveva fatto davvero. C'erano altre persone che cercavano l'orecchino di sua nonna? Al punto da farlo agire in maniera tanto audace? Non aveva senso. Era un solo orecchino.

    «Non so cosa le abbiano detto, ma non è poi così prezioso. Non vale una casa. Non questa casa. Perché non l'ha semplicemente comprato all'asta?»

    «L'acquisto della casa è legato ad altri scopi. E non ho tempo di giocare ai quiz tutto il giorno. Andiamo?» Con un cenno la invitò a uscire.

    «No.»

    In genere era abituata a mantenere il controllo, ma al momento si sentiva totalmente persa. Dipendeva dalla posta in gioco, si disse. Cercava quell'orecchino da più di dieci anni. Era stata così sicura di portarlo a casa quel giorno e ora lo stomaco le si stringeva per la delusione.

    No. Raddrizzò la schiena, recuperando la padronanza di sé.

    «Vorrei farle un'offerta.» Aveva detto che le avrebbe accettate, giusto?

    Su tutto tranne quello.

    La sua espressione si fece vigile e insieme soddisfatta. Piegò appena la testa, esaminandole i tratti, prendendosi il tempo di studiarle la fronte e gli zigomi, le guance e la bocca. Quasi come a memorizzarli.

    «Perché lo desidera tanto?» le chiese. «Se non è così prezioso?»

    Si inumidì le labbra mentre una sensazione di pericolo le faceva sobbalzare il cuore. Un'ondata di calore le si diffuse in tutto il corpo.

    «Per mia nonna ha un grande valore sentimentale.» E sua nonna stava invecchiando. Gisella voleva consegnarglielo prima che un altro problema di salute comparisse all'orizzonte.

    «Le dev'essere molto affezionata.» Sembrava scrutarla nell'anima con quegli occhi dorati.

    «È così.» Una luce di speranza sottolineò quelle parole. «È una donna molto speciale.»

    «Sono sicuro che abbia preso da lei.» Era una lusinga, sapeva di non doverci cascare. Eppure quella voce roca la fece arrossire.

    Era inspiegabile. Lui certo non stava cercando di alimentare l'eccitazione sessuale tra loro. Gisella la sentiva, ma non capiva perché stesse reagendo a quel modo. Non era neanche sicura di piacergli. Quell'uomo sembrava piuttosto arrogante e spietato.

    Ma pure affascinante. Lei conosceva molti uomini ricchi e potenti, ma nessuno irradiava quella innata sicurezza. Nessuno aveva quella corazza che la spingeva a infrangerla.

    Forse, se avesse avuto degli amanti, avrebbe già sperimentato da tempo il proprio lato sensuale, ma aveva stretto quello stupido patto con la cugina che la costringeva ad aspettare quel sentimento vago che Rozalia continuava a insistere fosse reale: l'amore.

    Quando Rozi aveva fatto il suo voto di castità, lei l'aveva assecondata. Avevano tredici anni, il sesso era sembrato un argomento abbastanza ridicolo e Gisella era stata ben felice di accantonarlo. Del resto, fino a quel momento non aveva conosciuto un uomo che l'avesse tentata abbastanza da infrangere la sua promessa.

    Ma eccola lì a scambiare sguardi carichi di anticipazione, al punto che se lui avesse abbassato gli occhi avrebbe notato i capezzoli premere contro il pizzo del reggiseno e il top leggero.

    «Quanto vorrebbe?» gli chiese, sforzandosi di concentrarsi.

    «Non è in vendita.»

    Sembrava deciso, compiaciuto, rifletté costernata.

    «Un volto così bello non dovrebbe accigliarsi per la rabbia.» Si avvicinò, sfiorandole il mento con una nocca. «Potrebbe rovinarsi. Andiamo?»

    Lei ignorò il

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