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Dovere o piacere? (eLit): eLit
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Dovere o piacere? (eLit): eLit

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About this ebook

Lei: vuole farlo impazzire di piacere.
Eccolo finalmente, quel rubacuori da strapazzo che ha sedotto e abbandonato sua sorella! Jade è pronta a ripagarlo con la stessa moneta: lo sedurrà, lo farà impazzire dentro e fuori la camera da letto e, quando lui non potrà più fare a meno di lei, lo abbandonerà. Il problema è che nessuno le aveva detto che quell'uomo sa incendiare un animo ed eccitare un corpo solo con lo sguardo.

Lui: vuole impazzire con lei.
Ryan è pronto a iniziare la sfida con quella donna tremendamente seducente. Ma il suo interessamento per lei è solo puramente fisico o c'è dell'altro? Ha un solo modo per scoprirlo: giocare sino in fondo la partita.
LanguageItaliano
Release dateJul 1, 2019
ISBN9788830502802
Dovere o piacere? (eLit): eLit
Author

Leslie Kelly

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Dovere o piacere? (eLit) - Leslie Kelly

    Immagine di copertina:

    Rakdee / DigitalVision Vectors / Getty Images

    Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

    Wickedly Hot

    Harlequin Temptation

    © 2004 Leslie Kelly

    Traduzione di Tiziana Tursi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-280-2

    Prologo

    Lynnette Grayson aveva finalmente trovato la donna che faceva per Ryan ed era determinata a suggellare l’unione. «Brunetta, la sua variante preferita» commentò, mentre spuntava l’elenco. «Intelligente. Alta, snella, misteriosa.» E, soprattutto, interessante, aggiunse tra sé.

    L’adorato nipote conduceva una vita troppo piatta nel suo appartamento newyorkese: divideva le serate con coetanei annoiati; viveva per il suo lavoro di architetto e non frequentava molte donne, non stravedendo per nessuna in particolare, comunque.

    Gli ci voleva una sfida. «Qualcuno che gli pepi l’esistenza» decretò Lynnette al ricordo dell’iceberg che Ryan aveva portato a cena l’ultima volta che era stata in città.

    Lui non era un tipo glaciale. La Grande Mela doveva avergli fatto dimenticare che discendeva da avi passionali per i quali la scintilla dell’amore scoccava in un battito di ciglia e ardeva per l’eternità. Lei ne era la prova vivente. Aveva dato filo da torcere a Edward prima di proferire il fatidico sì, ma, non appena lui le aveva preso la mano, aveva avuto la certezza che fosse quello giusto.

    «Le donne di oggi» sospirò, nauseata. «Senza mistero, senza fascino.»

    Eccetto lei, Jade Maguire, la fanciulla di Savannah che aveva incontrato la settimana prima.

    Jade era la donna giusta al momento giusto. Ryan aveva trent’anni. Era tempo che si sistemasse. Tutti gli altri nipoti erano felicemente sposati, come nella migliore tradizione di famiglia. E lei non avrebbe avuto pace finché lo stesso destino non fosse toccato al prediletto primogenito.

    In passato aveva ripetutamente tentato l’operazione con esito negativo. Ma questa volta era diverso. Non lo stava invitando casualmente per il finesettimana insieme a una ragazza conosciuta in banca. Né si sarebbe ritrovato a una festa come unico single oltre alla nipote di una sua amica. Non sarebbe stata la replica della fiorista, della maestrina o dell’agente immobiliare per le quali Ryan non aveva nutrito il benché minimo interesse.

    La scelta era stata oculatamente saggia. Appassionata d’arte e di storia, Jade Maguire aveva messo su un’insolita attività. Organizzava visite guidate notturne nel borgo antico di Savannah. Lynnette non vi aveva mai preso parte, ma il suo lato avventuroso le diceva che le sarebbe piaciuto essere spaventata a morte mentre sostava in una buia stradina. Jade le aveva raccontato curiose storie di fantasmi quando era andata a trovarla per visionare il dipinto che teneva sul camino.

    «Chi lo avrebbe mai detto che fosse refurtiva» mormorò Lynnette, fissando la parete ormai vuota.

    Il suo trisavolo aveva trafugato quel ritratto femminile da una piantagione durante la Guerra Civile. Jade le aveva mostrato un pacco di lettere, una copia dell’articolo comparso sul quotidiano locale e persino una copia ingiallita e malconcia di un atto di vendita manoscritto a firma dell’artista.

    Aveva chiesto a Lynnette e a suo marito di contemplare l’eventualità di una donazione della tela alla Società di Studi Storici di Savannah. Lynnette non se lo era fatto ripetere due volte. Non soltanto perché era l’unica cosa giusta da fare, ma perché le frullava già in testa l’idea di trascinare Ryan a Savannah.

    Naturalmente, avrebbe dovuto tenerlo all’oscuro del suo insano proposito. Se avesse fiutato la trama amorosa, lui avrebbe girato debitamente al largo. Doveva agire d’astuzia e non lasciare neanche per un attimo che Ryan sospettasse il tentativo di tresca con Jade Maguire.

    «Ma come fare?» si interrogò con gli occhi fissi sulla parete spoglia.

    Un’idea prese improvvisamente forma nella sua mente. Sorridendo, allungò la mano al telefono. Compose il numero e attese. Quando la voce di Ryan risuonò all’altro capo del filo, improvvisò una crisi di pianto.

    «Nonna, che c’è?»

    «Ho bisogno del tuo aiuto. Temo di essere stata raggirata.» Lynnette incrociò le dita dietro la schiena e, con l’intima promessa di un atto di contrizione, gli sferrò il colpo di grazia. «Una donna orrenda ha rubato il dipinto che il nonno mi ha lasciato.»

    1

    Jade Maguire si aggirava per il salone della storica dimora Medford, antica locanda e attuale sede del museo. Socializzava con l’élite di Savannah, senza mai staccare gli occhi dalla preda. Era impossibile confonderlo tra le signore in lamé e gli imbalsamati in smoking. Per quanto avesse accettato di farsi appuntare una gardenia sulla giacca, non aveva nulla dei corrotti pilastri della società sudista presenti in sala.

    L’abito blu notte assecondava con sartoriale maestria l’armoniosità di quel corpo da torero andaluso. Le spalle e il torace erano troppo palestrati per un uomo d’affari. I capelli troppo lunghi per un notabile. Gli occhi chiari scandagliavano senza sosta i volti degli ospiti come a caccia di qualcosa o di qualcuno, mentre, con malcelata impazienza, scaricava il peso del corpo da una gamba all’altra.

    Più di una volta, i loro sguardi si erano incrociati e lui vi si era soffermato, costringendola a dirottare altrove la propria attenzione. Tanto virile apprezzamento avrebbe dovuto lusingarla. Invece, la snervava. Sembrava volerle carpire segreti, strapparle risposte e ricordarle che non sarebbe stato una facile preda.

    «Ryan Stoddard» sibilò Jade tra i denti, assaporando l’odiato nome sulle labbra per l’ennesima volta.

    «Lo conosci?»

    Jade si girò verso Tally Jackson, matriarca locale e sua madrina. Non aveva bisogno di chiederle che cosa intendesse. Non c’era signora in sala che non avesse degnato di un secondo e terzo sguardo il fascinoso sconosciuto. «No.»

    Tally schiuse il ventaglio in tinta con l’abito verde mela. In qualità di rappresentante della Società di Studi Storici, aveva optato per una mise in pompa magna. «Ma ti piacerebbe incontrarlo.»

    «Non particolarmente.»

    L’attempata padrona di casa si lasciò sfuggire una smorfia di pura incredulità. «Lui non vede l’ora.»

    «A tempo debito.»

    Tally sorrise. Quell’uomo avrebbe sfondato le difese di qualsiasi donna, e quelle di Jade erano le prossime in lizza. «Se lo dici tu.»

    Tally era una consanguinea, persuasa, al pari di altri membri del parentado, di conoscere Jade meglio di se stessa. Non era escluso che fosse vero. Dopotutto, aveva avuto parte attiva nel suo processo formativo. Era stata lei a instillarle la passione per la storia locale. Con sua madre e la vecchia prozia Lula Mae, le aveva ispirato un senso di appartenenza. La storia di Savannah era legata a doppio filo a quella della sua famiglia.

    Fin dalla più tenera età, Jade aveva avvertito la presenza di generazioni di donne Dupré che l’avevano preceduta e si era immedesimata in ogni ruolo. Da loro aveva ereditato la bellezza e la ferocia, l’innata eleganza e la passionalità. Quando le Dupré amavano, era per sempre. Quando perdevano, non si piangevano addosso. Sembravano destinate a non colmare mai un vuoto che si portavano dentro, ma trovavano il modo di conviverci. Anche Jade aveva imparato la lezione da bambina, quando aveva perso il padre.

    «Non sei felice di essere qui?» le domandò Tally. «Se non altro, puoi ammirare quel tipo. Giurerei che è almeno un anno che non vedo quello sguardo nei tuoi occhi.»

    «Ci risiamo con le allucinazioni.»

    Era stata Tally a insistere perché lei partecipasse al gala. La presenza di Stoddard era stata un potente deterrente. Tally l’aveva appena aiutata a tornare in possesso di una collana di zaffiri rubata dalla piantagione durante la Guerra Civile e Jade aveva voluto ricambiare la cortesia.

    «Se soltanto mi permettessi di presentarti e di svelare il tuo contributo alla donazione della collana...»

    «Non erano questi i patti. Non voglio nessun riconoscimento. È la mamma quella che adora le luci della ribalta.»

    Il lavoro che svolgeva la gratificava a sufficienza. Rintracciare pezzi di valore storico e persuadere gli attuali possessori a restituirli ai legittimi proprietari era un intrigante hobby. Vedere quella collana orgogliosamente esposta al museo era una più che lauta ricompensa.

    Tally guardò in direzione di Ryan Stoddard e si schiarì la voce. «Vuoi che gli faccia scivolare in tasca il tuo numero di telefono in modo tale che tu possa fingere di non aver fatto la prima mossa?»

    Jade staccò gli occhi dalla collana. «No, grazie. Faccio da me.»

    «Ti ci vuole molto di più di una semplice presentazione, cara. Una vigorosa spinta tra le nude braccia di quell’uomo sarebbe oltremodo opportuna.»

    «Ti informo che non ho nessuna intenzione di finire tra le nude braccia di nessun uomo dopo una presentazione.»

    Era lo stile di Jenny, la leggera di casa, non di Jade, la morigerata.

    Tally sorrise. «Dipende da chi ti introduce.»

    Erano due anni che la sua madrina si prodigava per procurarle una qualche vita amorosa, dopo che Jade aveva troncato la precedente relazione con Rick, un uomo al quale era profondamente legata, ma che non la capiva. Le aveva chiesto una volta di troppo che cosa mai ci trovasse nelle storie di fantasmi, e tra loro era finita.

    Il rispetto era imprescindibile per Jade. Provenendo da una famiglia che aveva spesso dovuto farne a meno, era decisa a non sentirsi mai inferiore a nessuno. Qualunque uomo si fosse affacciato nella sua vita avrebbe dovuto solleticarle l’intelletto e sostenerla nelle sue scelte. E, soprattutto, lei avrebbe dovuto amarlo fino a smarrire la ragione.

    Finora non si era mai imbattuta in un candidato che corrispondesse alla descrizione. Né lo avrebbe incontrato quella sera, in mezzo a quella schiera di snob che la guardavano dall’alto in basso, lei, membro di quel ramo della famigerata famiglia Dupré.

    «Non sai mai che cosa può accadere al primo incontro» tornò alla carica Tally.

    «Lo so. Ricordi quel belloccio che partecipò alla visita guidata dei giardini, anni fa, sostenendo di essere alla ricerca di ambientazioni per dei film?»

    «Chi? Il produttore?»

    «Il millantatore.»

    «Ti portò con sé nella sua magnifica villa sulla spiaggia.»

    «In prestito temporaneo.»

    «Partiste sparati a bordo della sua auto sportiva.»

    «A noleggio.»

    «Cara, questo» puntualizzò Tally, muovendo il capo in direzione dell’ospite moro in abito blu notte, «è esattamente chi dice di essere. Un ricco e quotato architetto. Quindi, se non ci sei riuscita al primo colpo... riprovaci.»

    «No. E non farne parola con la mamma. Non è come pensi. È una questione privata che intendo chiarire a quattr’occhi.»

    «Nuda tra le lenzuola?»

    Jade alzò gli occhi al soffitto e ignorò il lascivo sorrisetto della madrina. «No,

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