Promessa di piacere: Harmony Destiny
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Book preview
Promessa di piacere - Kate Carlisle
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
She’s Having the Boss’s Baby
Harlequin Desire
© 2013 Kathleen Beaver
Traduzione di Fabio Pacini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-352-5
1
«Che altro può andare storto oggi?»
Aidan Sutherland fissò l’ultima e-mail del capomastro che gestiva il cantiere non molto distante da lì e imprecò. I problemi, di solito, Aidan se li lasciava scivolare addosso. A dispetto del suo potere e della sua ricchezza, era un tipo easy, bravissimo ad assecondare il movimento delle onde. Non era da lui lamentarsi per un contrattempo inaspettato.
Solo che questo particolare inconveniente era il cinquantasettesimo di un’intera lista di complicazioni che erano saltate fuori quel giorno. E, dannazione, non era ancora ora di pranzo. Adesso basta.
Rilesse il messaggio del capocantiere ed ebbe la conferma che, come problema, questo non sembrava particolarmente grave. Tuttavia, andava risolto in fretta, al massimo entro ventiquattro ore, il che significava che avrebbe dovuto cancellare una serie di appuntamenti e spostare una decina di uomini. Prese le opportune contromisure, ebbe la ragionevole certezza che la situazione sarebbe migliorata. Senza troppo stress.
«Allora perché mi sto stressando?» Irritato con se stesso, spinse indietro la poltrona e si alzò, avvicinandosi alla vetrata che si apriva sulla parete opposta del suo grande ufficio. Lasciò vagare lo sguardo sulla splendida serie di edifici che componevano l’Alleria Resort e pian piano l’irritazione si dissolse, lasciando spazio a un senso di realizzazione.
Con una piccola risata, Aidan ripensò agli anni in cui quello del paradiso tropicale era stato soltanto un irraggiungibile miraggio. Da piccoli, lui e il suo gemello, Logan, avevano sognato di diventare come i supereroi dei fumetti che amavano leggere. Magari Iron Man, oppure Batman, dotato di poteri e fortune al di là di ogni immaginazione. L’ideale sarebbe stato essere come Batman con in più la vista a raggi X, in modo da poter vedere sotto i vestiti delle ragazze. Sopra a ogni altra cosa, però, le loro fantasie prevedevano la creazione di un grande impero finanziario con sede in una remota isola tropicale; cosa che, per due ragazzini californiani che avevano imparato a nuotare prima che a camminare, costituiva il massimo dei massimi. Avrebbero mandato avanti gli affari da due amache tese all’ombra delle palme da cocco.
Aidan osservò un catamarano che issava le vele, manovrando per uscire dalla sottostante marina. Lui e Logan avevano trasformato quei sogni lontani in realtà... anche se il quartier generale sulle amache fra le palme era stato trasferito nei due ultimi piani del lussuoso Alleria Resort Hotel. Non male per i figli di una coppia della piccola borghesia urbana che avevano trascorso buona parte della loro giovinezza tra surf e party in spiaggia.
In quegli anni, i due fratelli avevano avuto la fortuna di vincere l’ottanta per cento delle gare di surf alle quali avevano partecipato, raccogliendo in questo modo abbastanza premi in denaro da poter mantenere la promessa che avevano fatto al loro padre, il quale, più di ogni altra cosa, avrebbe voluto vederli laureati.
Nessuno era rimasto più sorpreso di Aidan e Logan quando erano stati accettati in una delle più prestigiose università della Costa Orientale. Era stato lì, raccontavano le leggende, che avevano vinto la licenza del loro primo bar durante una partita a poker giocata nella sede della confraternita studentesca alla quale si erano iscritti.
Aidan e Logan erano stati eccezionali anche negli studi, laureandosi con il massimo dei voti per poi conseguire un master in economia. Ma la semplice realtà risultava assai poco attraente. Così, i giornali specializzati che decidevano di scrivere un articolo sui fratelli Sutherland, preferivano puntare i riflettori sulla loro giovinezza scapestrata, inventandosi storie più o meno eccitanti basate su surf estremo, gioco d’azzardo e feste sfrenate.
Aidan e suo fratello non si curavano di quello che dicevano di loro i media. Grazie a un’incredibile combinazione di acume negli affari, vincite a poker, filosofia del surf, tanto sudore e tanto lavoro, avevano ottenuto uno spettacolare successo. Se a questo si aggiungeva uno straordinario tempismo e una buona dose di fortuna, il risultato finale era la Sutherland Corporation
, un gigante dell’industria alberghiera, con bar di lusso e resort esclusivi sparsi in ogni angolo del globo, inclusa, ovviamente, l’isola di Alleria.
Stavano vivendo il loro sogno.
L’Alleria Resort era diventato una delle mete favorite del turismo di élite e, grazie all’instancabile intraprendenza dei fratelli, l’intera isola ne aveva beneficiato, trasformandosi in una delle località meglio frequentate dei Caraibi.
Aidan tornò alla scrivania e prese la sua tazza di caffè. Mentre sorseggiava la bevanda, pensò al suo gemello. Al momento, Logan era in luna di miele in Europa con sua moglie, Grace.
«È per questo che non me ne va più una giusta» commentò ad alta voce. «Troppi matrimoni.»
Appena la coppia felice fosse tornata alla base, sarebbe andato tutto a posto, pensò Aidan. Be’, non subito, si corresse. Perché, parlando di matrimoni, fra poco si sarebbe celebrato quello di suo padre. Aidan scosse la testa. Come se non fosse già assediato da una moltitudine di piccioncini in amore che, probabilmente, avrebbero appannato la sua buona stella per gli anni a venire!
In realtà, non aveva nulla in contrario al fatto che suo padre si sposasse con Sally. I due si erano incontrati dopo anni di solitudine, si adoravano e Aidan era molto contento per loro. Era solo una coincidenza che i suoi problemi fossero iniziati proprio mentre alcune delle persone alle quali teneva di più avevano cominciato a innamorarsi.
Il padre e Sally avevano deciso di celebrare le nozze lì ad Alleria il mese successivo, e questo sarebbe stato un evento in più da organizzare. Nel frattempo, il prossimo weekend Aidan sarebbe volato in California per sbrigare delle faccende legali che dovevano essere finalizzate prima del matrimonio.
«Maledizione.» Non aveva ancora messo mano ai documenti che servivano a suo padre. Che cosa gli prendeva? Non era da lui dimenticarsi di una cosa di quella importanza. Stava perdendo colpi? Diavolo, no, però era rimasto senza la sua segretaria, che lo aveva abbandonato per sposarsi. Anche lei. Nel momento del massimo bisogno, la sua fida alleata aveva perso la testa per un tizio di passaggio e si era trasferita in Giamaica per sposarlo. Proprio mentre Logan era in vacanza.
Non per ripetersi, ma da cosa poteva dipendere l’improvvisa febbre nuziale che di recente si era abbattuta sugli abitanti della un tempo spensierata isola di Alleria?
Aidan aveva una risposta a quella domanda. L’eccesso di felicità aveva alterato l’equilibrio della natura e la sua concentrazione, solitamente impeccabile, ne aveva risentito. Non c’era altra spiegazione. Lui, di suo, non si sarebbe avvicinato alla sacra istituzione neppure con indosso uno scafandro e invece eccolo lì, circondato da matrimoni da ogni parte. Era strano, per non dire inquietante. Ecco perché aveva perso di vista l’obiettivo. Il suo bel mondo preciso e organizzato stava andando a pezzi.
Tirò fuori lo smartphone e confrontò la sua agenda elettronica con quella che teneva sulla scrivania, per accertarsi di non essersi fatto scappare qualche altra cosa. Normalmente, riusciva a seguire tutti gli affari della Sutherland Corporation, ma, da quando Logan era partito, si era perso alcuni dettagli di non secondaria importanza. Niente di irreparabile, tuttavia questo non poteva essere una giustificazione.
L’accordo con Erickson, notò, andava chiuso nel giro di tre settimane. Con suo fratello che faceva il turista a Parigi, Aidan decise di affidarlo a Ellie. Era già successo due volte nell’ultima settimana, ma solo perché lui era impegnato fino al collo con l’elaborazione della strategia relativa al nuovo albergo che i fratelli Duke avrebbero edificato sulla costa settentrionale dell’isola. I Duke erano suoi cugini e conoscevano il mestiere quanto bastava per cavarsela da soli, ma al momento si trovavano ancora in California e gli avevano chiesto un aiuto.
E poi, per dirla tutta, Ellie l’avrebbe gestito meglio. Quando si trattava di negoziare, Aidan e Logan erano belli tosti, ma lei riusciva a portare qualcosa in più in ogni discussione. Questione di sfumature, ma anche le sfumature erano importanti. Sarebbe stata capace di tener testa a Erickson, ai capi del sindacato e ai Duke senza battere ciglio. Non che lui avesse intenzione di caricarle sulle spalle l’intera faccenda, però sapeva che, con Ellie in cabina di regia, i risultati erano assicurati. Purtroppo, doveva riconoscere che, nell’ultimo periodo, la sua memoria aveva fatto cilecca troppe volte.
Come regola, Aidan prestava grande attenzione ai particolari. Il che non significava, però, che fosse un maniaco del controllo. Al contrario, era sempre calmo e rilassato. Un tipo sciolto, il quale però si aspettava che la sua compagnia funzionasse come un cronografo svizzero e pagava fior di quattrini ai suoi collaboratori affinché questo avvenisse.
Knock, knock.
«Che c’è?» chiese lui, voltandosi per fulminare con lo sguardo il disturbatore.
«Oh, non è un buon momento?»
«Ellie.» Aidan si rilassò immediatamente alla vista di Eleanor Sterling, vicepresidente della compagnia, che si affacciava alla porta del suo ufficio. «Vieni. Scusa se ti ho ringhiato.»
«Qualcosa non va?»
«Niente che non si possa aggiustare» disse lui. «Un piccolo contrattempo al cantiere, però lo risolveremo. Anzi, sei proprio la persona con la quale volevo parlarne. Ma parla prima tu. Perché mi hai cercato?»
«Ho una lista da sottoporti» disse lei, sollevando l’elegante tablet che si portava sempre dietro.
«Veramente?» mormorò lui con una risatina. Quando mai il suo vicepresidente non aveva una lista?
Anche quando il suo mondo barcollava sull’orlo del caos, Aidan sapeva di poter contare su Ellie. Lei era sempre presente. Rappresentava il suo organizzato, infallibile braccio destro.
Ellie si avvicinò alla scrivania e si sedette su una poltroncina di pelle rossa, accavallando le sue chilometriche gambe. Aidan, che l’aveva seguita con lo sguardo, si ritrovò improvvisamente a corto di fiato.
Dannazione, pensò, affrettandosi a spostare gli occhi su... la prima cosa che gli capitò a tiro, vale a dire il quadro astratto appeso alla parete. Era accaduto altre volte di recente e a lui sarebbe tanto piaciuto imputare anche quello alla follia matrimoniale che si era impadronita delle persone che lo circondavano. Non poteva perché aveva cominciato a sbirciare le gambe del suo vicepresidente prima dell’esplosione dell’epidemia. Da un paio di mesi a quella parte, ogni volta che gli veniva vicino, tendeva i muscoli come una pantera pronta a balzare sulla preda. E chi avrebbe potuto biasimarlo? La donna aveva un paio di gambe fantastiche. Un sorriso fantastico. Lui era sicuro che anche il seno fosse fantastico, ma questi non erano affari suoi. A ogni buon conto, anche la bocca era bellissima. Occhi azzurri, nasino adorabile e una cortina di lucidi capelli neri che le scendevano a metà schiena.
Quell’attrazione per Ellie era forse un’altra prova del fatto che l’universo stava cospirando per rovinargli la vita? Esisteva un disturbo chiamato intossicazione da fiori di arancio? Era andato in overdose da matrimoni? Il problema era proprio lì. Troppo romanticismo nell’aria, troppe promesse di felicità eterna. Era naturale che avesse cominciato a notare le sue gambe. Avrebbe dovuto essere cieco per non notarle.