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Dolce risveglio (eLit): eLit
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Ebook150 pages2 hours

Dolce risveglio (eLit): eLit

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About this ebook

Quando Ryder apre gli occhi e la fissa intensamente, Amelia capisce che c'è qualcosa di diverso in lui. L'uomo che le aveva fatto conoscere l'amore per poi abbandonarla, incinta, ora giace in un letto d'ospedale, privo di memoria; non ricorda nulla di sé, l'ambiente familiare gli è estraneo. Amelia, però... Per lui abbracciarla è come tornare a casa, e volerle bene gli viene spontaneo. Ebbene sì, il nuovo Ryder è cambiato, anzi è disposto a impegnarsi con lei... e con i gemelli non ancora nati.
LanguageItaliano
Release dateMar 31, 2017
ISBN9788858968208
Dolce risveglio (eLit): eLit

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    Dolce risveglio (eLit) - Alice Sharpe

    successivo.

    1

    Dopo dieci minuti di ricerche furtive, Amelia Enderling, ormai sul punto di arrendersi, si fermò vicino a una porta aperta, sperando di poter dare un'occhiata alla baia, e fu allora che finalmente riuscì a individuarlo. Era fermo accanto a un muretto roccioso che costeggiava la terrazza del Bayview Country Club e stava guardando verso il mare.

    Non avrebbe potuto avere un'occasione migliore. In fondo, era solo. Quello era il momento giusto per farsi avanti, spiattellare la verità e poi sparire per sempre da Seaport, Oregon. Allora, come mai restava immobile come una delle fioriere di cemento traboccanti di petunie e si limitava a fissarlo?

    Erano passati quattro mesi dall'ultima volta che lo aveva visto. Quattro mesi, due settimane, tre giorni. Lui era ancora incredibilmente bello... magro, ma con spalle larghe e chiaramente muscolose sotto il tessuto sottile dello smoking che indossava in veste di testimone al matrimonio del fratello maggiore. Capelli scuri come una notte senza luna, leggermente ondulati e pettinati all'indietro, lunghe ciglia, occhi castani, naso e mento perfetti e assolutamente virili. In quella posizione, pensoso e rilassato, appariva aristocratico eppure sensuale, come il seducente sovrano di un paese da fiaba in attesa dell'arrivo della bella consorte.

    Era un avvocato.

    Amelia abbassò lo sguardo sull'abito azzurro e, nonostante la calda giornata di luglio, rimpianse di non essersi messa un pullover che celasse di più le sue condizioni. Troppo tardi. Stava temporeggiando.

    Fu solo quando sentì il suo sguardo su di sé che rialzò gli occhi. Le si fermò il respiro in gola. Aveva sempre saputo di essere attratta da lui, era una delle ragioni per cui aveva rimandato quell'incontro il più possibile, ma dopo quello che le aveva fatto e quello che aveva saputo di lui, aveva pensato che l'effetto sarebbe stato minimo. Ah!

    Fu come se fra loro pulsassero un milione di fili elettrici invisibili, inviando segnali da un corpo all'altro, rivivendo il passato, riflettendo sul futuro. In quello sguardo c'era il contatto della sua pelle, il sapore delle sue labbra, il calore della sua bocca, il desiderio. Fu già un'impresa riuscire ad avanzare di un passo nonostante l'impulso di voltarsi e scappare.

    Si disse che Ryder era come un vaso di fiori recisi, tutta facciata, senza radici, che con il tempo sarebbe appassito. Si disse che era un manichino, non un uomo, che era egoista e che, se glielo avesse permesso, l'avrebbe fatta di nuovo soffrire senza nemmeno rendersene conto.

    Le sorrise come se fosse il loro primo incontro e il passato non esistesse. E indipendentemente dal tipo di uomo che era, il suo sorriso parve sgorgare come acqua dalle profondità della terra, puro e semplice e assolutamente irresistibile.

    Amelia inspirò a fondo e resistette.

    Ora lui sembrava perplesso. Be', fra qualche momento, lei avrebbe fatto in modo che la perplessità lasciasse il posto allo shock. Gli si avvicinò con passo deciso. Adesso o mai più.

    «Ciao» le disse con quella sua voce profonda che la faceva ancora fremere. Il suo saluto fu quasi una carezza, intimo, allusivo. E come già le era accaduto, Amelia si ritrovò a pensare che Ryder avesse sbagliato mestiere... avrebbe dovuto fare l'attore.

    «Devo parlarti» esordì.

    «Ma certo» replicò lui, continuando a sorridere nonostante quell'inizio brusco.

    Amelia fissò il bocciolo di rosa che aveva all'occhiello e le si seccò la bocca. «Non è facile.»

    Ryder corrugò la fronte, come se non comprendesse perché mai avesse dei problemi a parlargli.

    «Ricordi lo scorso marzo?» bofonchiò lei.

    «Lo scorso marzo?» ripeté lui. «Mmh... vediamo...»

    La luce nei suoi occhi le rivelò tutto quello che doveva sapere. La stava prendendo in giro, lasciandole capire come la sua vita fosse ricca di interludi romantici basati su promesse che non sarebbero mai state mantenute. Con quel sorriso, sembrava dirle che il marzo scorso c'erano state così tante donne da avere bisogno di tempo per fare mente locale.

    Lei, però, non gli concesse neanche un secondo. Gli mise una mano sul braccio, un errore che subito cercò di correggere, ma lui gliela prese stringendola delicatamente. Come in passato, il tocco delle sue dita calde le risuonò in tutto il corpo, e involontariamente tremò.

    «Ti prego, fammi parlare.»

    Ryder annuì. «Forza.»

    Le parole che si era preparata andarono perse in un vortice d'ansia. «Sono... be', sono incinta» balbettò.

    Che sollievo! Finalmente l'aveva detto. Si arrischiò a guardarlo, aspettandosi di cogliere i segni della collera, invece le sembrò malinconico.

    Malinconico?

    Lui abbassò lo sguardo sul suo ventre ormai prominente. «Felicitazioni.»

    «Che cosa?»

    Ryder scosse la testa. «Felicitazioni. Non è così che si dice in queste circostanze? Hai un aspetto radioso. Luminoso.»

    Finalmente le lasciò andare la mano e lei se la portò alla guancia, momentaneamente sbalordita dalla sua reazione. «Felicitazioni?» ripeté.

    «Certo.»

    «Non sei... sconvolto?»

    «Deluso, forse, ma non sconvolto. Perché? Dovrei esserlo?»

    «Be', no. Cioè, pensavo che lo saresti stato. Hai sempre detto di non volere figli.» Il sollievo fu tale che continuò a balbettare, ignorando il suo sguardo sempre più stupefatto. «Credevo che sarebbe stato uno shock per te, che mi avresti accusato di averlo fatto apposta. Ti assicuro che non è così. È stato un errore, ma adesso che è successo, adesso che mi sono abituata all'idea e ho sentito il bambino tirare calci e la nausea non è più così costante... be', adesso ne sono felice. Anzi, direi addirittura entusiasta.»

    «Io...»

    «No, fammi finire.» Mordendosi il labbro, tentando di buttarsi il passato alle spalle, Amelia aggiunse: «Qualunque cosa ci sia stata fra noi è finita la notte in cui ho scoperto che la tua proposta di matrimonio faceva solo parte di un piano elaborato. Non sono venuta per parlare delle altre donne né per lanciarti altre accuse. Non sto cercando di spingerti a sposarmi. Non lo farei mai, nemmeno se fossi tu a propormelo, nemmeno se questa volta tu facessi sul serio».

    Si concesse una pausa per riprendere fiato, chiedendosi se quell'ultima parte corrispondesse al vero, augurandoselo, temendo che così non fosse. Per mesi, nella sua mente, aveva minimizzato l'attrazione che provava per lui, e adesso... ecco che c'era ancora, più forte che mai. Non doveva perdere la testa. La posta in gioco era troppo alta per ricadere nella tentazione. Ora doveva pensare per due...

    «Sai che mio padre mi ha lasciato un po' di soldi» continuò, prima che lui potesse interromperla. «Se sto attenta, dovrebbero bastare per me e il bambino per un paio d'anni. Tornerò in Nevada, così gli zii potranno aiutarmi. Ieri, quando ho visto tua madre, mi sono resa conto di non poter partire senza dirtelo, Ryder.»

    Inspirò a fondo. Le tremavano le mani.

    Lui la guardò come se lei avesse finalmente pronunciato qualcosa di sensato e, per un attimo, Amelia si chiese quale parte della sua rivelazione lo avesse colpito di più. Per la verità, considerando il suo strano carattere, era una specie di miracolo che non avesse battuto ciglio.

    «Hai finito?»

    «Be'... sì. Sì, ho finito.»

    La fissò dritta negli occhi, proiettando un raggio laser che parve fondere tutto ciò che si trovava fra le iridi e il cuore. «Mi rendo conto di come sia stato... difficile... fare questa rivelazione. Mi spiace dovertelo dire, però io non sono Ryder.»

    Per un secondo, la sua dichiarazione fu come fango scagliato contro un muro. Amelia rimase pietrificata, lo sguardo fisso, incredula. I ricordi le si affollarono nella mente, le foto sopra il televisore, le storie familiari della signora Hogan sui suoi gemelli, uno dei quali lei non aveva mai conosciuto. Il fratello di Ryder, quello che aveva uno studio legale in California...

    «Oh, mio Dio. Tu sei Rob» disse, impacciata.

    Lui le toccò il braccio. «Se può aiutarti, sono felice di diventare zio.»

    «Non posso crederci. Ho confessato tutto all'uomo sbagliato!»

    Rob annuì. Per un attimo, lei si chiese se Ryder non stesse cercando d'ingannarla, ma ricordando le reazioni di quell'uomo, capì che pur somigliando a Ryder non si comportava come lui.

    E allora, come mai fra loro c'era stata quella forte attrazione fisica? L'aveva sentita anche lui, oppure se l'era solo immaginata?

    «Come ti chiami?» le domandò Rob.

    «Amelia. Amelia Enderling.»

    Le tese la mano e lei realizzò che voleva stringere la sua, quasi che quell'incontro richiedesse una presentazione formale. La situazione era così assurda e così imbarazzante, che avrebbe voluto soltanto svanire.

    Dopo la stretta di mani, lui disse: «Mi dispiace di non essere Ryder».

    Amelia si strofinò le tempie con dita ancora tremanti. «Non riesco a immaginare come uno possa dispiacersi di non essere Ryder.»

    Rob la guardò, stupito. «Ma deve pur esserti importato di lui... un tempo. Scusa, volevo solo dire che se stai aspettando un figlio suo...»

    «Lo so che cosa volevi dire» lo interruppe lei. Avrebbe voluto aggiungere di essere stata con Ryder solo una volta, che era stata stupida e ingenua, tuttavia lui avrebbe potuto considerarlo come un tentativo di giustificarsi. «Senti, lo so che è tuo fratello, gemello per di più. Non voglio gettargli del fango addosso.»

    «Temo siano poche le cose che tu possa dire sul conto di mio fratello che io non conosca già.»

    Amelia annuì. «Quello che mi angoscia è che dovrò ripetere questa scena un'altra volta.»

    «E prima di quanto pensi» replicò Rob, guardando al di sopra della sua testa.

    Lei si voltò e si trovò di fronte l'uomo che era venuta a cercare. Ryder, il gemello di Rob.

    Ryder. Il padre del suo bambino. Ryder, con lo stesso sorriso del fratello, la stessa luce negli occhi, gli stessi capelli neri e i lineamenti delicati.

    «Bene, bene» esordì Ryder con voce male articolata. Era chiaro che aveva bevuto. «Amelia? Che ci fai qui? Non sapevo che conoscessi Rob.»

    La somiglianza fra i due fratelli era assolutamente incredibile, dal taglio dei capelli al modo in cui camminavano e al suono delle loro voci. Solo l'anello al dito di Ryder e i fiori all'occhiello erano diversi, quello di Rob bianco e quello di Ryder rosso. Si scrutarono con sospetto e ostilità, rivelando così una vita di rapporti tumultuosi che spiegavano perché Ryder non avesse mai parlato del fratello.

    «Ci siamo appena conosciuti» spiegò Amelia.

    Ryder sorrise. «Sembravate piuttosto intimi.»

    «Piantala» intervenne Rob.

    «Ero venuta per vedere te» dichiarò Amelia guardando Ryder in faccia.

    Lui si tolse la rosa rossa dal risvolto e gliela passò sulla guancia. Gli occhi, così simili a quelli di Rob, erano carichi di finta innocenza. «Sono contento che

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