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Il potere della seduzione: Harmony Collezione
Il potere della seduzione: Harmony Collezione
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Il potere della seduzione: Harmony Collezione

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About this ebook

Il milionario greco Elias Antonides ama avere ogni cosa sotto controllo. Grazie alle sue capacità e al pugno di ferro l'azienda di famiglia è una tra le più po-tenti e ricche di Manhattan fino a quando il padre non perde la metà delle azioni... giocando a golf! Con sommo orrore, Elias scopre che da quel momento in avanti dovrà discutere di affari con la sua più grande rivale, l'imprenditrice Tallie Savas. Non solo: dovrà persino prendere ordini da lei. Ristabilire un equilibrio è assolutamente necessario, e per riuscirci Elias decide di sedurre la sua bella nemica. Perché, in fondo, le decisioni più importanti si prendono sempre a porte chiuse, e in camera da letto lui cercherà di diventare il suo signore e padrone.

LanguageItaliano
Release dateOct 10, 2014
ISBN9788858926635
Il potere della seduzione: Harmony Collezione
Author

Anne McAllister

Autrice di grande versatilità, ha vinto il premio RITA per la letteratura romantica ed è acclamata dai fan di tutto il mondo.

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    Il potere della seduzione - Anne McAllister

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Antonides Marriage Deal

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Barbara Schenck

    Traduzione di Daniela Cristina Innocenti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-663-5

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «C’è suo padre sulla linea sei.»

    Elias Antonides fissò le luci rosse che lampeggiavano sul telefono della scrivania, ringraziando il cielo di non aver accettato l’opzione con dieci linee propostagli nove mesi prima, quando aveva iniziato a ristrutturare il magazzino in riva al fiume per convertirlo nella nuova sede a Brooklyn della compagnia di famiglia, la Antonides Marine International.

    «D’accordo» disse. «Grazie, Rosie. Chiedigli di attendere in linea.»

    «Ha detto che è importante» lo informò la sua assistente.

    «In tal caso, aspetterà» rispose Elias, certo che suo padre non avrebbe fatto niente del genere.

    Per Aeolus Antonides, costanza e pazienza erano parole sconosciute. Era l’uomo più carismatico e irresponsabile sulla faccia della terra. Come presidente della Antonides Marine, gradiva lunghe pause pranzo al ristorante, i martini con le olive, giocare a golf con gli amici per poi portarli fuori in barca a vela. Non sopportava invece niente che assomigliasse alla fatica di una giornata lavorativa. Non gli interessava sentire che la compagnia di famiglia aveva bisogno di contanti, né che Elias stava valutando l’acquisizione di una ditta di capi d’abbigliamento nautico per incrementare le azioni della Antonides Marine. Gli affari lo annoiavano, così come si seccava a parlare con suo figlio.

    Ed era probabile che presto suo padre avrebbe riattaccato mentre lui evadeva le altre telefonate in coda, preferendo dedicarsi all’ennesima partita di golf o gita in barca a vela negli Hamptons, a Long Island, dove aveva una villa.

    A dire il vero, Elias ci contava. Voleva molto bene a suo padre, ma era meglio che il vecchio non si intromettesse negli affari. Qualunque cosa volesse, di certo gli avrebbe complicato la vita.

    E al momento – come al solito, del resto – aveva già abbastanza inconvenienti.

    Sua sorella Cristina, sulla linea due, voleva che l’aiutasse a finanziare un negozio di bigiotteria.

    «Bigiotteria?» Elias credeva di averle sentite tutte, ormai. In passato, Cristina si era inventata allevatrice di conigli e DJ, ma questa novità sorpassava tutto il resto.

    «Così posso restare a New York» gli spiegò, con una logica perfetta. «Mark è a New York.»

    Mark era il fidanzato del momento, ma Elias dubitava che la storia sarebbe durata a lungo. Conosciuto per i suoi motoscafi da corsa e le sue tendenze da dongiovanni, Mark Batakis era affidabile quanto le aspirazioni professionali di Cristina – cioè, per niente.

    «No, Cristina» disse Elias, in tono deciso.

    «Ma...»

    «No. Quando mi proporrai un piano d’affari serio, ne riparleremo.» E riagganciò prima che la sorella potesse ribattere.

    Sua madre, sulla linea tre, stava organizzando un pranzo nel fine settimana. «Porterai una ragazza?» gli chiese, in tono speranzoso. «Oppure vuoi che ti trovi qualcuna io?»

    Elias serrò la mascella. «Non ho bisogno che mi cerchi una fidanzata, mamma» disse con voce pacata, sapendo che non gli avrebbe dato retta.

    Lo scopo della vita di Helena Antonides era vederlo sposato e pronto a regalarle i nipotini che desiderava tanto. Ma, con un matrimonio fallito alle spalle, Elias sapeva che non sarebbe mai accaduto.

    Non le bastava il fatto che Elias permetteva all’intero clan Antonides di mantenere lo stile di vita al quale la famiglia era abituata da tre generazioni? Apparentemente no...

    «Be’...» fece sua madre, irritata con lui come al solito. «Non mi sembra che da solo te la cavi granché.»

    «Ti ringrazio per il tuo parere» commentò Elias, cortese.

    Non aveva mai annunciato a sua madre di non volersi risposare perché si sarebbe messa a discutere con lui, mentre per Elias si trattava di un capitolo chiuso. Negli otto anni trascorsi dal divorzio, non aveva fatto alcuno sforzo per sostituire l’ipocrita e avida ex moglie Millicent, né aveva intenzione di farlo in futuro.

    Sua madre, però, sembrava non essersene accorta.

    «Non fare il prezioso con me, Elias Antonides. Mi preoccupo per te... dovresti ringraziarmi.»

    Elias decise di ignorare quel commento. «Devo tornare al lavoro, mamma.»

    «Lavori troppo.»

    «Qualcuno deve farlo.»

    Silenzio. Sua madre non poteva negare quella verità, ma non l’avrebbe mai ammesso. Alla fine, Helena si limitò a dire: «Vedi di esserci domenica. Alla ragazza ci penso io». E fu lei a riattaccare.

    Sulla linea quattro, l’altra sorella di Elias, Martha, era piena di entusiasmo per i propri dipinti. Martha era sempre elettrizzata... ma raramente aveva i mezzi per realizzare le sue idee.

    «Se vuoi che faccia davvero un buon lavoro su quelle pitture murali, dovrò tornare in Grecia» gli disse.

    «Per quale motivo?»

    «Ispirazione artistica» gli rispose, allegra.

    «Cioè, una vacanza.» Elias conosceva bene sua sorella. Era un’artista di talento; altrimenti non le avrebbe commissionato una serie di affreschi per il foyer dell’edificio e il suo ufficio privato, oltre alla sua stanza da letto. Ma non aveva intenzione di finanziare le sue ferie estive. «Scordatelo. Ti mando delle foto da cui puoi lavorare.»

    Martha sospirò. «Sei un vero guastafeste, Elias.»

    «Questo lo sanno tutti» convenne lui. «Fattene una ragione.»

    Sulla linea cinque, Lukas, il gemello di Martha, era in partenza per la Nuova Zelanda. «Che c’è di male?»

    «Niente» fece Elias, fingendo una pazienza che non provava. «Ma non dovevi andare in Grecia?»

    «Sono qui, infatti. Ma mi annoio. Ieri sera ho conosciuto dei tizi alla taverna, vanno in Nuova Zelanda e pensavo di unirmi a loro. Non è che conosci qualcuno da quelle parti – magari ad Auckland – che mi darebbe un lavoro?»

    «Che tipo di occupazione?»

    «Non importa. Qualsiasi cosa.» Il tono di Lukas era vago. «Sennò potrei andare in Australia, mi faccio un giro del paese.» Gli ci mancava un altro fratello in giro per il mondo, come Peter, alle Hawaii.

    «Perché non vieni a lavorare per me?» gli propose Elias, non per la prima volta.

    «Neanche per idea» fece Lukas, come al solito. «Ti chiamo da Auckland per sentire se ti è venuto in mente qualcosa.»

    La chiamata di Ted Corbett, sulla linea uno, era l’unica che Elias considerava legittima. Per fortuna, non aveva riattaccato nel frattempo.

    «Insomma, che ne pensi? Sei pronto a concludere l’affare?» Corbett era ansioso di vendere la propria ditta di abbigliamento nautico, e sperava che fosso proprio Elias ad acquistarla.

    «Ancora non abbiamo deciso. Paul sta facendo qualche ricerca.»

    Il suo project manager amava occuparsi di queste analisi dettagliate, ed Elias era contento di lasciargli fare. Ma la scelta finale spettava a lui. Come tutte le decisioni, del resto.

    «Vorrei venire a dare un’occhiata al vostro lavoro di persona» aggiunse.

    «Ma certo» convenne Corbett. «Quando vuoi.» Iniziò a descrivere i propri prodotti, ed Elias stette ad ascoltarlo, non volendo riagganciare finché lampeggiava la luce rossa della linea sei. Ma non poté rimandare in eterno.

    «Certo che ti dai da fare!» tuonò la voce profonda di Aeolus Antonides.

    Chiudendo gli occhi, Elias fece appello alla propria pazienza. «Proprio così. Anzi, mi aspettano in riunione. Che succede?»

    «Be’, sono venuto in città per incontrare un amico, e pensavo di passare a salutarti. Volevo parlare con te.»

    «Non potremmo discuterne quando vengo a pranzo da voi nel fine settimana?» gli propose.

    Ma Aeolus non era d’accordo. «Non ci vorrà molto. Ci vediamo tra un po’.» E interruppe la comunicazione.

    Maledizione! Era tipico di suo padre... trovava sempre il modo di attirare l’attenzione di chiunque. Elias sbatté giù la cornetta, strofinandosi gli occhi. Avvertiva già un mal di testa incipiente.

    Un’ora più tardi, quando suo padre, con un sorriso radioso, entrò nell’ufficio prima che Rosie potesse annunciarlo, l’emicrania di Elias si era fatta atroce.

    «Indovina un po’ cos’ho fatto!» esclamò il padre, sbattendo la porta.

    «Fatto buca con un colpo solo?» azzardò Elias.

    Alla menzione del golf, il sorriso di Aeolus si fece nostalgico. «Magari...» mormorò. Sospirò, per poi illuminarsi di nuovo. «Be’, in senso metaforico sì, hai ragione.»

    In senso metaforico? Da quando Aeolus Antonides si serviva di allegorie? Inarcando le sopracciglia, Elias aspettò cortesemente che suo padre proseguisse.

    Aeolus si fregò le mani con un’aria soddisfatta. «Ho trovato un socio in affari!»

    «Cosa?» Elias lo fissò, sgomento. «Che diavolo intendi? Non ci serve un socio in affari!»

    «Hai detto che abbiamo bisogno di contanti.»

    A Elias si rizzarono i capelli. «Scordatelo. Non ho bisogno di un’altra persona.»

    «Invece sì. Lavori troppo, Elias, e so di non averti aiutato abbastanza. Non ho la testa per il business, e...» Assunse un’espressione sconsolata.

    «Lo so, papà.» Elias gli rivolse un sorriso comprensivo. «Lo capisco.» Era sincero. «Non preoccuparti; non è un problema.»

    O meglio, non lo era più. Otto anni prima, invece, quel fatto gli era costato il matrimonio.

    In realtà, la mancanza di acume negli affari di suo padre era stato solo uno dei fattori che avevano contribuito alla rottura con Millicent. I problemi erano iniziati quando Elias aveva lasciato l’università per aprire la propria azienda di costruzione di barche. Millicent, che desiderava che Elias si laureasse per entrare come dirigente alla Antonides Marine, almeno finché aveva creduto che la compagnia valesse qualcosa, ne era rimasta inorridita. Quando invece aveva scoperto la minaccia della bancarotta, la decisione di Elias di restare alla Antonides Marine nella speranza di arginare il disastro l’aveva mandata su tutte le furie.

    L’incompetenza di suo padre era solo servita a evidenziare i problemi che già esistevano fra Elias e Millicent. E lui non aveva alcuna intenzione di ripetere quell’errore di giudizio con un’altra donna.

    «Io e tua madre ci preoccupiamo per te» proseguì suo padre. «Lavori tanto, troppo.»

    Elias non aveva mai raccontato ai suoi genitori i motivi del divorzio, ma non erano degli sciocchi. Sapevano che Elias aveva sgobbato giorno e notte per salvare la compagnia. Sapevano che la realtà finanziaria della Antonides Marine non soddisfaceva le aspettative di una moglie interessata a un’arrampicata sociale. Sapevano anche che Milliecent era sparita poco dopo che Elias aveva lasciato l’università. Solo alcune settimane a seguito dell’ufficializzazione del divorzio, Millicent aveva sposato l’erede di una prestigiosa azienda vinicola della Napa Valley, in California.

    Ma nessuno in famiglia osava parlare di tutta questa brutta faccenda, e il nome di Millicent, non veniva menzionato ormai da molti anni, tanto meno da Elias stesso.

    Non molto più tardi le seconde nozze di Millicent, però, i suoi genitori avevano iniziato a presentargli una serie di donne di buona famiglia... come se trovare una nuova moglie a Elias avrebbe migliorato le cose, e fatto sentire suo padre meno in colpa.

    Ma, per come la vedeva Elias, suo padre non aveva niente per cui sentirsi in difetto. Aeolus era quello che era. Così come lo era Millicent. E anche Elias era ciò che era: un uomo che non voleva un’altra compagna.

    Né un socio in affari.

    «No, papà» disse con fermezza.

    Aeolus alzò le spalle. «Mi spiace, ma ormai è fatta. Ho venduto il quaranta per cento della Antonides

    Per Elias fu come ricevere un pugno nello stomaco. «Hai venduto... ma non puoi farlo!»

    L’atteggiamento di Aeolus cambiò all’istante. Drizzando la schiena con una rigidità quasi militare, fulminò il figlio con lo sguardo. «Certo che posso venderla» ribatté. «È mia.»

    «Sì, lo so. Ma...» Era vero. La Antonides Marine apparteneva ad Aeolus. Perlomeno, il cinquanta per cento. Elias possedeva il dieci per cento della società, mentre il restante quaranta era vincolata in un fondo fiduciario per i suoi

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