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A cavallo del destino: Harmony Destiny
A cavallo del destino: Harmony Destiny
A cavallo del destino: Harmony Destiny
Ebook142 pages1 hour

A cavallo del destino: Harmony Destiny

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About this ebook

Dana Landry ha una vita dai ritmi frenetici. Divorziata da due anni, ha trovato un lavoro molto impegnativo e una figlia non udente, a cui dovrebbero dedicare più tempo e attenzioni. Non ha ancora nemmeno imparato a comunicare spedita con il linguaggio dei segni . per questo rimane molto colpita quando la bambina, generalmente molto introversa, fa amicizia con un affascinante cowboy, al maneggio dove prende lezioni in un corso estivo. E rimane colpita anche da Will. Infatti...
LanguageItaliano
Release dateOct 10, 2016
ISBN9788858955543
A cavallo del destino: Harmony Destiny
Author

Kristi Gold

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    A cavallo del destino - Kristi Gold

    successivo.

    1

    «Callie!» chiamò Dana. In piedi accanto a un cowboy, la figlia non sembrava affatto intimorita dallo sconosciuto. L'espressione sul volto della bambina fece passare in secondo piano il sentimento di sollievo per averla ritrovata. Era la prima volta che le sembrava di scorgere negli occhi della piccola una luce nuova, una sorta di espressione civettuola in risposta a un uomo che la intratteneva in un'allegra conversazione.

    Callie aveva trovato un cowboy. Non uno qualsiasi.

    Le spalle ampie e il profilo perfetto, l'uomo emanava forza e potenza. I jeans attillati mettevano in evidenza la compattezza dei suoi muscoli, un particolare che era impossibile ignorare, persino per Dana che aveva smesso ormai da tempo di lasciarsi conquistare da un corpo ben confezionato.

    Aver ritrovato la figlia avrebbe dovuto farle ritornare il cuore a ritmi normali, ma il tamburellare nel suo petto non accennava a diminuire. Tutto a causa di quell'uomo.

    Non era paura, dal momento che non c'era nulla nel suo aspetto che potesse incutere timore. E neppure la sorpresa di aver scoperto Callie a chiacchierare con uno sconosciuto. Era una bambina timida, ma non parlava agli estranei solo perché raramente questi le rispondevano.

    Eppure il nuovo arrivato le aveva parlato. Il volto illuminato da un sorriso, quel cowboy stava chiacchierando con la piccola senza quell'espressione falsamente cortese di chi concede malvolentieri un po' del proprio tempo.

    Callie sembrava pendere dalle labbra dello sconosciuto, affascinata da ogni sua parola. O da ogni suo gesto, per essere precisi.

    Poiché Callie non poteva sentire. Aveva perso l'udito fin dalla tenera età.

    L'uomo le parlava con mani che sembravano troppo grandi per comunicare con gesti fluidi e ritmici. Eppure sembrava che i gesti esprimessero parole con la grazia necessaria a eseguire un valzer.

    Callie era rapita, un'espressione estatica nei suoi occhioni blu mentre si concentrava nell'intensa conversazione silenziosa.

    Dana rimase immobile per un attimo interminabile, poi di colpo ritornò alla realtà. Con passo deciso si diresse verso i due e, posata una mano sulle spalle della piccola, la costrinse a voltarsi verso di lei. «Callie, ti avevo proibito di venire qui da sola.»

    Il cowboy si eresse in tutta la sua altezza. «Va tutto bene» la volle rassicurare, intervenendo in difesa della bambina. «L'ho sorpresa mentre si arrampicava sulla staccionata: voleva solo dare un'occhiata a Pete.»

    Dana si sentì accarezzare le orecchie da quella voce profonda e modulata. Per un attimo fu come se anche il suo udito fosse fuori uso. Tuttavia, a dispetto del suo disagio, riuscì a rivolgersi all'uomo con un sorriso sulle labbra. «Mi dispiace» si scusò, «mia figlia si mette spesso nei guai.»

    Si chinò quindi a guardare la bambina, richiamata dall'incessante tamburellare delle piccole dita sul suo fianco. Callie la fissò, così la madre pronunciò le parole assicurandosi che potesse leggere il movimento delle labbra. «Non devi allontanarti senza di me!» la rimproverò benevola.

    L'uomo allungò una mano e arruffò i capelli rossi della piccola. «Tua madre ha ragione. Non è bello farla preoccupare, non sei d'accordo?»

    I gesti avevano accompagnato le parole con tale rapidità che Dana, da sempre impacciata con il linguaggio delle mani, non sarebbe stata in grado di interpretarli se non lo avesse sentito parlare.

    Callie trovava divertente lo scherzo, e sulle sue labbra si era disegnato un ampio sorriso. Dana, al contrario si sentiva a disagio, più per l'incapacità di controllare le proprie emozioni di fronte a un uomo dal fisico imponente, che per la cordialità mostrata dalla bambina.

    Callie gesticolò ancora. «Mi dispiace, amore, non ho capito» ammise la mamma. «Potresti ripetere più lentamente?»

    «Mi scusi» le si rivolse l'uomo togliendosi il cappello. «Non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Will Baker.»

    Il sorriso cordiale rivelò una fila di denti che spiccavano sulla pelle abbronzata. Dana dovette fare uno sforzo al di sopra delle proprie capacità per distogliere lo sguardo dalle fossette che si disegnarono ai lati delle labbra.

    «Oh... Will...» balbettò, scuotendo poi la testa, come per ritornare con i piedi per terra. Si decise quindi a stringere la mano che lui le stava offrendo in segno di saluto. «Io sono Dana Landry.»

    «Lieto di conoscerla.»

    La stretta di mano ebbe il potere di trasmetterle vibrazioni mai sperimentate prima, e quando Dana alzò lo sguardo, ebbe l'impressione di scorgere un mare di emozioni in quegli occhi scuri e profondi che la fissavano. Fu solo un attimo, poiché un momento dopo l'uomo era di nuovo chino sulla bambina.

    «Ti piacerebbe fare un giro sul vecchio Pete, uno di questi giorni?» le chiese.

    L'espressione gioiosa sul volto della piccola rendeva inutile ogni spiegazione.

    «D'accordo» riprese il cowboy, «chiedi alla mamma di portarti di nuovo. Adesso vuoi salutare Pete?»

    Callie annuì con entusiasmo. Will si calcò il cappello in testa e si allontanò per prendere un secchio, che poi capovolse per farne uno sgabello sul quale fece salire la piccola.

    «Callie viene qui per seguire un corso?» domandò poi rivolto alla madre.

    «Ero venuta per iscriverla, ma è scomparsa prima che ne avessi il tempo.»

    «Ho notato la divisa da cavallerizza inglese e credevo che avesse già preso qualche lezione.»

    «I vestiti sono miei» spiegò Dana. «Ha insistito così tanto per indossarli...»

    «Dunque anche lei sa cavalcare» dedusse lui.

    «È passato molto tempo dall'ultima volta che sono salita in sella, e temo di aver dimenticato anche quel poco che avevo imparato.»

    Will le lanciò un sorriso rassicurante. «Ho i miei dubbi che si possa dimenticare.»

    Dana incrociò le braccia al petto, sforzandosi di resistere alla tentazione di giocherellare con i bottoni della camicia. Sapeva di essere in ordine, ma si sentì come messa a nudo da quel sorriso sensuale.

    «La prossima volta dovrà indossare qualcosa di più pratico» le suggerì lui. «Mi dispiacerebbe se dovesse rovinare dei vestiti così belli.»

    «Cercherò di ricordarmene» concesse Dana, mostrandosi indaffarata a raccogliere il cappellino e il frustino di Callie. Era conscia dello sguardo su di lei, e quando si voltò di nuovo verso di lui, lo vide appoggiato alla staccionata, le braccia incrociate sul petto.

    «Sa già in quale giorno Callie frequenterà il maneggio?» volle sapere.

    «Verrà di giovedì, se tutto va bene.»

    «Perché non dovrebbe?»

    Dana sapeva che sarebbe stato impossibile dare una spiegazione plausibile. Si sforzò di guardarlo negli occhi. «Callie è una bambina piena di vita e le lezioni che ha preso quest'anno quando eravamo in vacanza le hanno ridato l'allegria. Però qui non ci sono corsi per bambini come lei, e credo che possa trovarsi a disagio.»

    Will osservò la piccola intenta ad accarezzare il lungo muso del cavallo. «Se la caverà benissimo» affermò per rassicurarla. «E non c'è nulla di male nell'essere vivaci.»

    «Quasi sempre» concesse Dana, sicura che quell'uomo non avesse idea dei guai in cui finivano per cacciarsi bambini troppo esuberanti. «Mi piacerebbe se Callie potesse seguire un corso di trotto. Lei è un istruttore?»

    «Sì» confermò lui. «Lavoro in questo ranch, ma mi dedico principalmente al rodeo.»

    Un istruttore a tempo pieno, pensò Dana, con il quale Callie non avrebbe avuto difficoltà. «Qual è la sua specialità?»

    «I miei allievi imparano a usare il laccio mentre stanno in sella.»

    «Dev'essere divertente» commentò Dana.

    «Un'attività come un'altra. Era una tecnica essenziale per gli allevatori del passato.» Aiutò quindi la bambina a scendere dal secchio e le parlò con il linguaggio dei gesti. «È ora che tu segua la mamma» la esortò accarezzandole il naso. «E mi raccomando, non scappare più.»

    Dana diede il cappello e il frustino alla figlia e si rivolse al cowboy. «Grazie per essersi preso cura di lei, signor Baker.»

    «Non c'è di che» replicò l'altro. Si toccò la tesa del cappello in segno di saluto e i loro sguardi si incrociarono di nuovo. «La prego» aggiunse, «mi chiami Will, signora Landry.»

    «Niente signora Landry» concesse lei. «Dana andrà benissimo.»

    Callie prese la madre per mano e fu sul punto di avviarsi, ma si accorse della leggera esitazione. C'era ancora qualcosa che incuriosiva Dana. «Dove ha imparato il linguaggio dei gesti?»

    Un'espressione indecifrabile attraversò per un attimo gli occhi di Will. Dolore, forse, oppure tristezza. Di qualsiasi cosa si trattasse, l'uomo non sorrideva più.

    «Qualcuno in famiglia» sussurrò con un filo di voce mentre si allontanava a testa bassa.

    Dana rimase a guardarlo, la sua curiosità ancora senza risposta. Provava un'attrazione irresistibile per quell'uomo che stimolava il suo interesse come nessuno prima.

    Si incamminò verso gli uffici del ranch con Callie, nella mente ancora la brusca reazione di Will Baker a una domanda che le era sembrata del tutto innocente. Forse anche lui aveva un figlio con problemi, sordo dalla nascita. Questo avrebbe spiegato la sua abilità nel comunicare con Callie. Forse aveva una moglie, anche se aveva notato che non portava nessun anello al dito. Del resto quelli erano affari che non la riguardavano. Tuttavia non le riusciva di cancellare il ricordo di quel sorriso sensuale e della mascolinità prorompente che le aveva fatto battere il cuore all'impazzata.

    Callie le diede uno strattone e la riportò alla realtà. Una tenda era stata sistemata fuori dell'ufficio, e sotto di essa, seduta a una rudimentale scrivania, c'era l'impiegata addetta alle iscrizioni. Dana si mise in fila e dopo aver riempito il modulo sollevò lo sguardo, rimanendo per un attimo senza fiato. Will Baker era in piedi accanto allo steccato, i pollici nelle tasche dei jeans, il viso in ombra sotto l'ampia tesa del cappello. Un uomo troppo perfetto per essere vero. Le sembrò che quella figura fosse uscita da un film western. Un cowboy per il quale molte donne avrebbero fatto follie. Peccato che non fosse il suo tipo, pensò con rammarico.

    «Paga in contanti?»

    Ancora una volta Dana dovette fare uno sforzo per mantenere la concentrazione. «Mi scusi» borbottò, affrettandosi a tirare fuori della borsa il blocchetto degli assegni.

    Poco distante Callie era in compagnia di un altro bambino. «Come ti chiami?» le chiese un ragazzo.

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