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Baci di zucchero (eLit): eLit
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Jan 31, 2018
- ISBN:
- 9788858981115
- Formato:
- Libro
Descrizione
Segni particolari: specialista nel creare dolci capolavori e nel rifiutare l'aiuto dei vecchi amici.
Natalie, madre single di due gemelle, è fiera della propria indipendenza raggiunta a fatica e non la baratterebbe con niente al mondo, nemmeno con l'amore. Per questo, quando un amico di vecchia data, Cooper Sullivan, medico di grido con un notevole conto in banca, si rifà vivo, lei si mostra titubante. I suoi soldi non le interessano, i suoi baci, però, la tentano.
Informazioni sul libro
Baci di zucchero (eLit): eLit
Descrizione
Segni particolari: specialista nel creare dolci capolavori e nel rifiutare l'aiuto dei vecchi amici.
Natalie, madre single di due gemelle, è fiera della propria indipendenza raggiunta a fatica e non la baratterebbe con niente al mondo, nemmeno con l'amore. Per questo, quando un amico di vecchia data, Cooper Sullivan, medico di grido con un notevole conto in banca, si rifà vivo, lei si mostra titubante. I suoi soldi non le interessano, i suoi baci, però, la tentano.
- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Jan 31, 2018
- ISBN:
- 9788858981115
- Formato:
- Libro
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Anteprima del libro
Baci di zucchero (eLit) - Linda Goodnight
successivo.
1
Natalie Thompson si sentiva leggermente stordita. Anzi, molto stordita.
Non sarebbe stato assurdo se la creatrice della torta fosse collassata sul suo capolavoro a cinque piani ideato apposta per quel matrimonio?
«Non adesso, non adesso» sussurrò sull'orlo della disperazione, scostando una ciocca di capelli biondi che le era caduta davanti agli occhi. Il brusio degli invitati che iniziavano ad affluire nella sala le fece capire che si sarebbe dovuta sbrigare.
Con dita tremanti, apportò gli ultimi ritocchi alla decorazione floreale in cima alla torta. Il suo lavoro e quello delle sue talentuose colleghe era quello di rendere possibili i desideri delle clienti che avevano deciso di pronunciare il fatidico sì. In quel momento il suo unico desiderio era riuscire a restare in piedi per un'altra decina di minuti.
La sua vista iniziò a offuscarsi. Forse dieci minuti era davvero chiedere troppo.
Ma perché non aveva ritagliato un po' di tempo per sgranocchiare qualcosa?
Presa dagli ultimi preparativi per il matrimonio, aveva lavorato senza sosta per tutto il santo giorno e ora aveva un disperato bisogno di mettere qualcosa sotto i denti.
Il diabete, la sventura con la quale aveva dovuto confrontarsi fin dall'età di sette anni, era davvero spietato.
Davanti a lei c'era una montagna di zucchero, ma non poteva certo rovinare quella magistrale creazione alla quale aveva lavorato per giorni. E poi, nel suo caso mangiare zucchero era strettamente proibito.
Con la testa che le girava, si allontanò di qualche passo per avere una visuale più completa della situazione. Si trattava del primo matrimonio della stagione natalizia e il dolce era ricoperto da una glassa bianca e lucida che lo faceva assomigliare a un fiocco di neve appena caduto. La tovaglia che ricopriva la tavola era immacolata e abbellita solo da elegantissimi campanellini argentati e alcuni fiocchi blu elettrico, un'idea che Serena - la designer del gruppo - aveva avuto a una fiera specializzata nel settore che si era tenuta a Seattle.
Un'altra novità che aveva portato a casa dalla fiera - nonostante l'avaria al motore dell'aereo che aveva spaventato tutti a morte - era Kane Wiley, un aitante pilota che sembrava pronto a divorarla come una succulenta fetta di cheesecake.
Già, che cosa darei per un bel pezzo di cheesecake...
Sembrava che fosse tutto a posto e pronto per gli invitati. Nulla poteva andare storto, a dispetto delle ginocchia che le tremavano.
«Natalie, tutto a posto? Mi sembri un po' strana.» Il commento era di Regina O'Ryan, la migliore amica di Natalie, nonché fotografa di grande talento. Sebbene non facesse altro che lamentarsi dei chili di troppo e dei fianchi a suo dire troppo larghi, Regina negli ultimi tempi era apparsa radiosa agli occhi delle amiche-colleghe. Doveva essere l'effetto del matrimonio con il suo principe azzurro che stava andando a gonfie vele.
Tutte le sue amiche si stavano innamorando con una velocità sconcertante e Natalie era molto felice per loro, soprattutto per Regina, con tutto quello che aveva passato.
L'amore era una cosa meravigliosa... finché durava.
Riconobbe nel petto un dolore sordo e un'amarezza che ormai le erano familiari, ma non era quello il momento di lasciarsi andare a simili pensieri, così come non era il momento di svenire sulla torta.
Fece un vago cenno con la mano in direzione dell'amica. «Solo un calo di insulina, nulla di preoccupante.» Tutte le sue amiche erano al corrente dei suoi problemi di salute e si preoccupavano in continuazione. La cosa le faceva piacere, ma in quel momento né lei né Regina avevano tempo da perdere. «Ecco gli sposi!»
Regina si voltò verso l'entrata della sala. «Dannazione, non mi posso perdere la loro entrata.» Indicò alcuni vassoi contenenti della frutta su un tavolo poco distante. «Mangia qualcosa. Subito.» Regina scattò un'ultima foto alla torta e si precipitò verso l'entrata.
Mangiare qualcosa. Ottima idea. Era proprio quello che aveva intenzione di fare. Si era rassegnata molto tempo prima al fatto che poteva creare torte, ma non assaggiarle. Forse era proprio per quello che si era dedicata alla pasticceria creativa. Era la fatina delle torte, come amava definirsi.
Il tavolo poco distante era coperto di ogni genere di bendiddio: fragole, uva, ananas, more. Una visione delle più invitanti. Avrebbe potuto ingerire qualcosa senza che nessuno se ne accorgesse. Si diresse verso la tavola imbandita con ginocchia sempre più incerte. Di solito prestava la massima attenzione alla propria dieta, ma quel giorno aveva fatto tardi a causa di una telefonata in cui la babysitter delle bambine la avvertiva all'ultimo momento che non sarebbe potuta andare a lavorare per via di una forma influenzale. Aveva dovuto vestire le piccole in fretta e furia per portarle da una conoscente e il tempo di mangiare le era mancato.
Quei grappoli d'uva sembravano gridare il suo nome, ma quando allungò una mano per afferrarne uno, udì una voce maschile alle sue spalle.
«Natalie!»
Come un bambino colto con le mani nella marmellata, lei raddrizzò la schiena e si voltò di scatto. La stanza iniziò a girare.
«Ehi!» Due mani forti e possenti la afferrarono per le spalle. «Ti senti bene? Non hai retto la sorpresa?»
Sorpresa? Ma di che stava parlando? Sbatté le palpebre e cercò di mettere a fuoco l'ospite. Era alto, ma dopotutto chiunque al suo confronto lo era. Le sole persone più basse di lei erano le sue bambine di otto anni!
«Natalie?» Quella voce le ricordava qualcosa, ma i contorni del volto che aveva davanti erano confusi. Temeva di rovinare a terra da un momento all'altro facendo una figuraccia terribile.
«Frutta» sussurrò sentendosi un'idiota, ma aveva un disperato bisogno di cibo. «Diabete.»
L'estraneo non esitò un attimo e con rapidità ed efficienza le fece scivolare in bocca un saporitissimo acino d'uva, quindi, sostenendola per le spalle, la condusse a una sedia poco distante. Se solo non fosse stata così male, sarebbe riuscita a godere di quella presenza maschile e rassicurante che si stava prendendo cura di lei con tanta premura.
Ma poi ci ripensò. Se c'era una cosa che non aveva più intenzione di fare nella vita era proprio dipendere da qualcun altro. Soprattutto da un uomo. Quando ci si scottava con l'acqua calda, si finiva per temere anche quella fredda. Non che Justin non l'avesse amata. Era proprio quello il problema. L'aveva amata fin troppo, al punto da spingerla ad appoggiarsi a lui per ogni cosa.
Un profondo senso di perdita si fece largo nello stato confusionale in cui era sprofondata a causa del diabete.
«Mi ero dimenticato che soffri di diabete» proseguì il misterioso proprietario di quella voce calda, continuando a rimpinzarla di acini d'uva. In qualsiasi altro contesto, il contatto di quelle dita tanto virili con le sue labbra sarebbe risultato estremamente sensuale.
Se n'era dimenticato? Chi era quel tizio?
Si sforzò di metterlo a fuoco, ma i suoi occhi stentavano a restare aperti. Si limitò a masticare e mandar giù, masticare e mandar giù, grata per quella presenza, di chiunque si fosse trattato.
A giudicare dal brusio in sottofondo, la sala doveva ormai essere affollata. Il DJ aveva anche messo il primo brano musicale, un pezzo che Natalie non trovava particolarmente romantico. Se fosse stato il suo di matrimonio, la scelta sarebbe stata molto diversa, ma non lo era, né le sarebbe mai capitato di sposarsi di nuovo. Una ragazza incontrava il principe azzurro una sola volta nella vita. Lei aveva avuto la sua chance e non si poteva certo dire che fosse andata molto bene.
«Natalie» sussurrò il suo salvatore, «un altro boccone.»
Aprì docilmente la bocca. Pareva che il fruttosio stesse facendo il suo dovere e finalmente iniziava a vederci un po' più chiaro.
Riuscì ad aprire gli occhi e si trovò davanti uno sguardo del colore del cioccolato e molto, molto preoccupato. Quello sguardo le era familiare. Quel viso le era familiare. Vestito di scuro, l'uomo le si era inginocchiato davanti con un vassoio di frutta in equilibrio su una coscia.
Natalie si sentì mancare il fiato.
«Cooper?» boccheggiò. «Che cosa ci fai qui? Sei davvero tu?»
Il dottor Cooper Sullivan le rivolse quel sorriso ad alta tensione che aveva spezzato il cuore a mezza scuola ai tempi delle superiori. «Almeno così mi è parso, quando mi sono guardato allo specchio solo pochi minuti fa.»
«Ma tu sei in California.» Natalie si raddrizzò sulla sedia e cercò di fare chiarezza nella propria mente.
Cooper si guardò intorno con un sorriso. «Davvero?»
«No, voglio dire, è ovvio che tu sia qui... ma insomma...» Si stava comportando come una perfetta idiota, ma per fortuna poteva dare la colpa al calo di insulina. Erano passati anni dall'ultima volta che aveva visto quell'uomo e non riusciva a trovare le parole giuste per esprimere il proprio stupore.
Cooper venne in suo soccorso. «In questo momento sto partecipando al matrimonio di un collega. Forse un amico in comune?»
«No, no. Si tratta di un cliente. Sto lavorando.» Natalie indicò il dolce con un cenno del capo. «Solo che a quest'ora me ne sarei già dovuta andare. La fatina delle torte fa il suo dovere e poi toglie il disturbo. Di solito.»
Lui sollevò le folte sopracciglia. «La fatina delle torte?»
Lei annuì, iniziando a sentirsi molto meglio. Sebbene le fosse capitato di avere un'infinità di crisi simili nella vita, ogni volta rimaneva sconvolta dalla velocità con cui arrivavano e passavano. «Creo torte per un'agenzia di organizzazione matrimoni, le Wedding Belles.»
E per giunta ci sapeva fare. Aveva il dono di dare corpo alle idee più sofisticate ed elaborate. Justin aveva riso di lei quando gli aveva annunciato le sue intenzioni, ma adesso era davvero felice di essere andata fino in fondo, altrimenti sarebbe stata costretta a tornare a casa dei suoi genitori.
Il solo pensiero le faceva venire il mal di testa.
«Ti senti meglio?» Cooper si rimise in piedi, svettando su di lei.
«Sì, grazie» sospirò Natalie, passandosi una mano sulla fronte. «Non mi capita spesso di saltare un pasto, ma a volte succede.»
«Me ne sono accorto. Eri più bianca del vestito della sposa.» Si sedette sulla sedia accanto; non sembrava avere nessuna fretta di raggiungere gli altri invitati. «Justin è al corrente di tali episodi?»
Natalie si sentì invadere da una tristezza soffocante. Cooper non ne sapeva nulla. Era stato il migliore amico del marito e al tempo stesso il suo più accanito rivale alla facoltà di medicina, ma dopo la laurea le loro strade si erano divise. In particolare, si erano allontanati proprio dopo che lei e Justin si erano sposati. Erano passati più di dieci anni dall'ultima volta che aveva visto quell'affascinante dottore dai capelli scuri e in dieci anni potevano succedere un sacco di cose.
«Oh Cooper...» Natalie gli strinse la mano per attutire il colpo che stava per infliggergli. «Justin è morto.»
Per via della sua professione, doveva avere pronunciato e udito quelle parole un'infinità di volte, ma lui si ritrasse sconvolto. «Morto? Come? Quando? Natalie, io...»
Persino a distanza di tempo
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