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Tra le braccia del nemico: Harmony Collezione
Tra le braccia del nemico: Harmony Collezione
Tra le braccia del nemico: Harmony Collezione
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Tra le braccia del nemico: Harmony Collezione

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About this ebook

Quando lo spietato uomo d'affari Rafael Vitali scopre che la donna nel suo letto è la figlia del suo nemico giurato, non riesce a cacciarla in tempo dal proprio attico. Ma quando Allegra gli rivela di aspettare suo figlio, lui coglie al volo quell'opportunità per affermare il proprio predominio e le fa una proposta che è sicuro lei non possa rifiutare.


Trasferirsi in Sicilia e diventare sua moglie?
Rafael deve essere impazzito di colpo! Il suo ascendente sul suo corpo e sul loro bambino non ancora nato è troppo potente perché Allegra gli affidi persino il cuore. Anche se la tentazione di lasciarsi andare tra le sue braccia diventa sempre più forte.

LanguageItaliano
Release dateJun 20, 2018
ISBN9788858983171
Tra le braccia del nemico: Harmony Collezione
Author

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Tra le braccia del nemico - Kate Hewitt

    successivo.

    1

    Sembrava quasi che per la gente un funerale non rappresentasse altro che un'occasione per potersi ubriacare. Non che Allegra Wells avesse una qualche esperienza in materia. Per tutta la sera non aveva bevuto altro che acqua frizzante, e adesso si trovava in disparte nell'opulenta sala da ballo dell'hotel romano che aveva ospitato la veglia per suo padre. Da lì poteva osservare tutti gli altri bere come spugne, e si sarebbe sentita amareggiata a quella vista, o cinica almeno, se non fosse che in quel momento tutto quello che riusciva a provare era una profonda stanchezza.

    Quindici anni prima le cose non sarebbero state così.

    Bevve un sorso d'acqua, desiderando che fosse alcol, almeno le avrebbe potuto suscitare una qualche reazione. Sciogliere il ghiaccio che la riempiva da così tanto tempo, tanto che quel torpore era ormai diventato familiare, confortante. Non se n'era nemmeno mai accorta, soddisfatta per la maggior parte del tempo della sua vita a New York, per quanto piccola fosse. Ma solo in quel momento, circondata da estranei e con suo padre ormai morto, si sentì dolorosamente consapevole del proprio isolamento, in quel mondo che aveva sempre osservato a distanza di sicurezza, e del padre che le aveva voltato le spalle senza il minimo scrupolo.

    Riconobbe la seconda moglie di suo padre e la sua sorellastra. Non le aveva mai conosciute di persona, ma aveva visto delle fotografie quando, in alcuni momenti di debolezza, aveva fatto qualche ricerca su suo padre. Alberto Mancini, amministratore delegato delle Mancini Tecnologies. Compariva spesso sui giornali on-line, perché la sua seconda moglie era giovane e amava stare in società, o almeno così sembrava, da quanto emergeva dagli articoli.

    Il suo comportamento al funerale, con quell'abito di pizzo nero e lo sfiorarsi gli occhi con studiata eleganza, non fece che confermare le impressioni di Allegra. Non l'aveva degnata quasi di uno sguardo, ma per quale motivo avrebbe dovuto, dopotutto? Nessuno sapeva chi lei fosse; era venuta a conoscenza del funerale solo perché l'avvocato di suo padre l'aveva contattata.

    La gente intorno a lei chiacchierava, assorbita dalla loro intricata danza sociale fatta di convenevoli. Allegra si chiese perché continuasse a restare lì. Che cosa si aspettava di trovare? Suo padre era morto, ma, per quanto la riguardava, lo era già da quindici anni, o almeno lei era morta per lui. Non aveva mai cercato di contattarla, ed era per questo che soffriva in quel momento, non per l'uomo di per sé.

    Il padre che aveva perso tanto tempo prima, la cui morte adesso le riportava i ricordi alla mente. Era forse questo il motivo per cui si era presentata? Era alla ricerca di una qualche chiusura per dare un senso a tutto il dolore?

    La madre di Allegra si era infuriata quando aveva saputo che sua figlia avrebbe partecipato al funerale, e aveva interpretato la cosa come un tradimento. Il rapporto tra le due era sempre stato teso. Jennifer non si era mai ripresa dal modo in cui suo marito aveva tagliato fuori dal proprio mondo entrambe. Per Allegra era stato terribile dover passare da una vita di lusso a una di privazioni e solitudine, cercando di dare un senso al cambiamento improvviso, all'assenza di suo padre e alle spiegazioni concesse a denti stretti da sua madre, che, in realtà, non spiegavano proprio niente.

    «Lui ha deciso che il nostro matrimonio è finito. Non c'è nulla che io possa fare. Non vuole più vederci. Non ci darà un centesimo.»

    Tutto qui? Allegra era riuscita a malapena a crederci. Suo padre l'amava, la prendeva sempre in braccio, la faceva divertire , la chiamava il suo Piccolo fiorellino. Per anni aveva atteso una sua chiamata, un messaggio, qualsiasi cosa. Ma tutto ciò che aveva ottenuto era stato il silenzio.

    E ora era lì. Suo padre se n'era andato, e nessuno sapeva nemmeno chi lei fosse, o cosa un tempo era stata per lui.

    Dall'altro lato della stanza vide lampeggiare un paio di occhi colore dell'ambra e una chioma di capelli neri come l'inchiostro. C'era un uomo proprio di fronte a lei e anche lui stava osservando la folla, l'aspetto carico di un'emozione contenuta che riverberò dentro di lei.

    Non lo riconobbe, non aveva idea di quale rapporto avesse avuto con suo padre o perché fosse lì, eppure qualcosa in quell'uomo, nel modo in cui si teneva in disparte, lo sguardo circospetto la incuriosì. Ovviamente, non gli avrebbe parlato. Allegra era sempre stata timida, e il divorzio dei suoi genitori aveva peggiorato la cosa.

    Tuttavia continuò a osservarlo di nascosto, anche se dubitava che l'avesse notata, una pallida e scialba ragazza con fin troppi capelli rossi e ricci, mentre lui era fin troppo appariscente, e molte altre donne nella stanza lo stavano osservando, lanciandogli avidi sguardi. Era affascinante in modo sconvolgente, soprattutto le parve tanto mascolino da risultare inappropriato in quel contesto.

    Erano tutti lì riuniti per commemorare il defunto, e quell'uomo era pura vitalità, dal luccichio dei suoi occhi fulvi all'energia spietata che si percepiva nel suo essere, nei pugni serrati, nel modo in cui spostava il peso del proprio corpo, come un pugile pronto al combattimento. L'attenzione di Allegra era stata calamitata non solo dalla sua bellezza, ma soprattutto dalla sua energia, proprio perché era ciò di cui lei si sentiva manchevole.

    Chi era quell'uomo? E perché era lì?

    Prendendo un respiro profondo, si voltò e si diresse verso il bar. Forse avrebbe preso quel drink, dopotutto, e poi sarebbe tornata alla sua piccola pensione. Il giorno seguente avrebbe dovuto prendere parte alla lettura del testamento di suo padre, anche se dubitava lui le avesse lasciato qualcosa. Infine sarebbe tornata a casa a New York, lasciandosi alle spalle tutta quella triste faccenda.

    Ordinò un bicchiere di vino rosso e si ritirò in un'alcova appartata, lontano dalla stanza principale.

    Bevve un piccolo sorso di vino, godendosi il liquido vellutato e il modo in cui le scivolava lungo la gola, anestetizzando le ferite interiori.

    «Ti stai nascondendo?»

    Quella voce, bassa, melodiosa, virile la pietrificò. Sollevò lo sguardo dalle profondità del bicchiere e i suoi occhi si spalancarono per lo shock quando vide l'uomo di fronte a lei. Lui.

    Era come se si fosse materializzato magicamente dalla sua fantasia, un bellissimo principe azzurro, tranne per il fatto che c'era qualcosa di malvagio nello scintillio dei suoi occhi, qualcosa di troppo duro nella linea della sua bocca perché potesse essere uscito da una fiaba.

    Era forse il cattivo?

    Troppo sconvolta per poter fornire una risposta coerente, o una risposta di qualsiasi tipo, Allegra si limitò a fissarlo. Era davvero bello, i capelli non troppo corti e licenziosamente selvaggi, quegli occhi d'ambra scintillanti, e una mascella forte con una leggera ricrescita di barba. Indossava un completo grigio scuro con una camicia nera e una cravatta grigio-argento, e assomigliava all'idea che Allegra si era fatta di Mefistofele, tutto cupo potere trattenuto a malapena; l'energia che aveva sentito dall'altra parte della sala persino ancora più forte e sconvolgente adesso.

    «Ebbene?» Il tono della sua voce era scherzoso, eppure celava un sottofondo che si fece strada dentro di lei come un fiume di caldo e sensuale piacere.

    Allegra chiuse di scatto la bocca e si costrinse ad assumere un'espressione composta.

    «In effetti, sì. Mi sto nascondendo. È vero. Non conosco nessuno qui.» Prese un altro sorso di vino per darsi forza.

    «Ti piace imbucarti ai funerali?» le domandò con fare scherzoso, e lei si irrigidì, non volendo ammettere chi fosse in realtà... la figlia rifiutata, gettata via, venuta ora per racimolare gli scarti.

    «No, a meno che non ci sia un open bar» scherzò a sua volta Allegra, sollevando il bicchiere, e l'uomo la guardò pensieroso. «Lo conoscevi?» gli domandò. «Alberto Mancini?» Quel nome le si bloccò in gola, ma notò un lampo negli occhi dell'altro, un'unica fiamma di emozione che non riuscì a comprendere, che però la stava turbando.

    «Non direttamente. Mio padre è stato in affari con lui, tanto tempo fa. Volevo... porgere le mie condoglianze.»

    «Capisco.» Cercò di mettere insieme un po' di umorismo. Lo sguardo di pigra speculazione di lui le fece provare un brivido, era come una carezza, dita invisibili che sfioravano la sua pelle accaldata. Non aveva mai reagito a qualcuno in modo tanto viscerale prima di quel momento, o così in fretta. Forse era solo perché stava provando emozioni molto forti. «È molto gentile da parte tua.» Lui le sorrise senza rispondere. «Quale hai detto che è il tuo nome?»

    «Non l'ho detto.» Lo sguardo dell'uomo calò di nuovo su di lei, come un falco che puntava la sua preda. «Ma è Rafael.»

    Rafael Vitali non conosceva quella donna incantevole, ma era rimasto affascinato dalla nuvola di ricci rosso tiziano, e dai grandi occhi grigi limpidi come specchi, che riflettevano le sue emozioni così che lui potesse leggerle addirittura dall'altro lato della stanza. Stanchezza. Tristezza. Dolore.

    Chi era? E qual era la sua relazione con Mancini? Non era davvero importante, non ora che i suoi affari erano conclusi, finalmente soddisfatti, ma era comunque curioso. Un'amica di famiglia, o qualcosa di meno innocuo? Un'amante, forse? Non era venuta solo per il bar, n'era certo. Ma allora, che cosa nascondeva?

    Rafael bevve un sorso del suo drink, osservando le emozioni che si alternavano sul viso di lei come increspature sull'acqua. Confusione, speranza, tristezza. Un'amante, decise, anche se era abbastanza giovane da poter essere la figlia di Mancini.

    La moglie e la figlia del defunto erano nella stanza, e sembravano arrabbiate, persino annoiate. Rafael avrebbe dedicato un attimo di compassione per la vedova di quell'uomo se non avesse saputo come aveva fatto a impossessarsi del suo denaro, anche se il giorno dopo avrebbe scoperto quanto poco le sarebbe rimasto... Giustizia, finalmente, considerando che Mancini aveva fatto lo stesso a sua madre, lasciandola con nulla.

    Così come a suo padre...

    Si era fatto forza davanti all'ondata di dolore, ai ricordi che aveva allontanato per proteggersi. Non aveva mai permesso a se stesso di pensare a suo padre, non poteva addentrarsi in quell'oscurità, eppure, per qualche ragione, la morte di Mancini aveva riaperto quella porta che era stata chiusa tanto a lungo, facendo riemergere il vecchio dolore, crudo come sempre, una tempesta di emozioni che doveva assolutamente riuscire a controllare.

    «Prenditi cura di loro per me, Rafael. Sei tu l'uomo di casa adesso. Devi proteggere tua madre e tua sorella. Non importa cosa...»

    Ma, no. Doveva chiudere di nuovo quella porta, e in quel momento conosceva esattamente il modo migliore per farlo... con quella splendida donna accanto a lui.

    «Spero che il bar sia valso lo sforzo dell'imbuco» le disse con leggerezza, e lei fece una smorfia.

    «Non sono davvero qui per il bar.»

    «Lo immaginavo.» Lui appoggiò una spalla contro il muro, così da potersi avvicinare di più, inalando il suo profumo leggero di fiori. Una ciocca di capelli color rame gli sfiorò una spalla. Quella donna era decisamente adorabile, dagli occhi grigio-argentei al nasino elegante e la bocca seducente, la pelle chiara come il latte punteggiata di lentiggini. «Allora, come facevi a conoscerlo?» le domandò.

    Lei scrollò le spalle, distogliendo lo sguardo. «Lo conoscevo da molto tempo. Non sono nemmeno sicura che si ricordasse di me.» Si lasciò andare una risata tremante che suonò un po' troppo triste, e Rafael dovette trattenere lo slancio di compassione che provò nei suoi confronti. Non quando aveva deciso di andare a letto con lei. Inoltre, doveva senza dubbio essere una delle amanti scartate da Mancini, un'arrampicatrice sociale. Perché dispiacersi per una donna del genere?

    Eppure non riusciva a fare a meno di notare quanto fragile sembrasse, come se un soffio potesse bastare

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