In balia del greco: Harmony Collezione
Di Lynne Graham
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Info su questo ebook
... e Pixie Robinson rappresenta la peggior scelta possibile. Con un passato sconveniente e i debiti ereditati dal fratello, Pixie è inadatta a diventare sua moglie. Ma forse proprio questo la rende più "giusta" di chiunque altra: se Pixie accetterà di sposarlo, avrà in cambio la sicurezza economica. Un semplice accordo che prevede inoltre che di notte, tra le sue braccia, lei soddisfi ogni suo desiderio.
Lynne Graham
Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.
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Anteprima del libro
In balia del greco - Lynne Graham
successivo.
Prologo
Un po' a disagio, Holly ascoltò le voci maschili che provenivano dal terrazzo e aspettò il momento giusto per entrare nella conversazione.
Impresa quasi impossibile, vista la scarsa considerazione di Apollo nei suoi confronti.
Non che potesse farci molto, dal momento che era sposata con Vito, il miglior amico di Apollo. Solo da poco si era resa conto appieno di come i due fossero legati, e di quanto ci tenessero a scambiarsi di frequente opinioni, anche quando si trovavano agli estremi opposti del mondo. Entrambi ricchissimi, amici fin dagli anni del college, con il trascorrere del tempo erano diventati come fratelli, e Apollo aveva fatto di tutto per impedire a Vito di sposare lei, che ricca non lo era affatto. Proprio per questo Holly si era offerta di rimanere a casa, invece di andare con lui al funerale del padre di Apollo, ma Vito non aveva neppure preso in considerazione l'idea.
Fino a quel momento, la loro permanenza a Nexos, l'isola di proprietà dei Metraxis, si era rivelata tutto fuorché piacevole. Il funerale era stato imponente. Tutte le matrigne di Apollo erano presenti, con relativa prole. E quel giorno c'era stata la lettura del testamento, cerimonia dalla quale Apollo era uscito infuriato, dopo aver appreso che gli serviva una moglie per poter ereditare il vasto impero paterno che già si era impegnato a dirigere per conto del padre. Vito aveva condiviso quell'unico particolare con sua moglie, ed era già molto, considerata la sua innata discrezione. Ma siccome tutti coloro che in un modo o nell'altro conoscevano Apollo erano al corrente della profonda avversione che lui nutriva nei confronti del matrimonio, era chiaro che le ultime volontà del defunto lo avevano messo con le spalle al muro.
«Dov'è il problema? Scegli una delle tue ragazze e chiedi la sua mano» suggerì Vito. Non sembrava affatto il marito amorevole che lei aveva sposato e che amava. «Ne hai una lista infinita. La porti all'altare, rimani con lei per il tempo che serve e poi...»
«E poi come faccio a liberarmene?» sbuffò Apollo. «Le donne sono appiccicose come il Super Attak. Inoltre come potrei mai sperare di farle tenere la bocca chiusa? Se si venisse a sapere che la sposo solo per ereditare, le ex mogli di mio padre mi trascinerebbero in tribunale per impossessarsi dell'eredità. Ma tu prova a dire a una donna che non la vuoi più e lei lo prenderà come un insulto mortale e giurerà di fartela pagare.»
«Per questo devi chiarire tutto prima. Organizza una selezione, come faresti per assumere una dipendente, e trova una donna che non abbia niente da rimproverarti. Considerata la tua cattiva reputazione, capisco che possa essere difficile...»
Ora o mai più, pensò Holly. E uscì sul terrazzo. «Credo che assumere una moglie sia l'idea migliore» confermò con un pizzico di nervosismo.
Nonostante l'elegantissimo abito scuro, Apollo non aveva perso la sua aria da cattivo ragazzo. Con i capelli neri alle spalle, gli occhi verdi e l'elaborato tatuaggio di un drago che gli spuntava dal polsino della camicia, Apollo aveva un'aria pericolosa, l'esatto contrario del marito di Holly.
«Non mi pare proprio che qualcuno ti abbia invitata a intervenire» ribatté Apollo, chiaramente seccato.
«Tre cervelli sono meglio di due» replicò lei suadente, mettendosi seduta.
«Davvero?» ribatté Apollo, sardonico.
Lei si rifiutò di farsi intimidire. «Smettila di fare tutte queste storie...»
«Holly» la riprese Vito.
«Apollo esagera. È fatto così» ribatté lei. «Nessuna donna gli si appiccicherà come il Super Attak.»
«Dimmene una che non lo farà» la sfidò Apollo.
Holly sbatté le palpebre e si concentrò. Apollo era universalmente considerato un magnifico maschio alfa ultraricco, e ovunque si presentasse nove donne su dieci non lo mollavano più con lo sguardo. «Be', la mia amica Pixie, a esempio» dichiarò soddisfatta. «Lei non ti sopporta, e come lei ce ne saranno di sicuro altre.»
Gli zigomi di Apollo tradirono un'ombra di colore.
«Pixie è alquanto lontana dai parametri di scelta» si affrettò a precisare Vito. Lanciò un'occhiata di scusa in direzione di Apollo, che lo fissava costernato. No, non aveva tradito la sua fiducia raccontando a Holly gli estremi del testamento. E lei, all'oscuro di certi particolari, non poteva sapere quanto quel suggerimento fosse impraticabile.
Ad Apollo il consiglio di Holly suonò come un'offesa, perché Pixie era solo una povera parrucchiera. Lui sapeva tutto di entrambe, perché le aveva fatte investigare a fondo, dopo che Holly era ricomparsa dal nulla, sostenendo di aver dato un figlio a Vito. Ed era anche rimasto sconcertato nell'apprendere delle cattive frequentazioni e dei molti debiti del fratello di Pixie, debiti che per qualche oscura ragione la ragazza aveva scelto di assumersi. Quei debiti avevano fruttato al fratello un pestaggio e a Pixie due fratture e quaranta giorni di sedia a rotelle, solo per aver tentato d'intromettersi.
Non c'era da meravigliarsi se d'istinto lui avesse diffidato di Holly, che le era amica. Si era aspettato che da un momento all'altro Pixie facesse un passo falso, cercando di trarre un vantaggio economico da quel legame di amicizia. Ma finora non era successo, e Apollo era quasi sollevato per non essere stato costretto a intervenire. Già Holly lo detestava, per via di quel che aveva detto al loro matrimonio...
Pixie Robinson. Apollo continuò a ripensarci, mentre Vito e Holly salivano in camera a cambiarsi per la cena. Una piccola bambola bionda in sedia a rotelle, impossibile da dimenticare. Gli aveva lanciato occhiate velenose per tutto il giorno, cosa molto irritante. Il suggerimento di Holly era ridicolo. Come si poteva anche solo immaginare che lui e Pixie si mettessero insieme per fare un figlio? Ma Holly era all'oscuro di quel particolare, ricordò.
Quanto a lui, era chiaro che aveva sottovalutato il vecchio. Vassilis Metraxis si era sempre preoccupato della continuazione della stirpe, ragion per cui si era risposato sei volte, nella speranza di avere un nuovo erede. Ma a dispetto di tutti quei tentativi, Apollo era rimasto figlio unico. Suo padre aveva cercato a più riprese di convincerlo a sposarsi, ma lui non aveva mai fatto mistero della propria volontà di rimanere celibe, e senza figli. A dispetto di tutte le manovre delle matrigne, il rapporto tra il padre e quell'unico figlio naturale era sempre stato molto stretto. Forse per questo gli estremi del testamento erano stati accolti con tanto stupore.
Secondo quelle ultime volontà, Apollo poteva continuare a dirigere il vasto impero paterno e a godersi le sue proprietà, ma solo per i prossimi cinque anni. Entro tale periodo, se voleva mettere al sicuro l'eredità, doveva sposarsi e concepire un erede. In caso contrario, tutte le ricchezze dei Metraxis sarebbero state suddivise tra le ex mogli del padre e i figli che avevano avuto con altri mariti, nonostante le laute buonuscite che avevano già ricevuto quando lui era in vita.
Apollo non riusciva ancora a capacitarsi di come suo padre fosse in pratica riuscito a ricattarlo anche dalla tomba, e in modo così efficace... Irrigidito dalla tensione, guardò dal terrazzo le onde del mare che s'infrangevano sugli scogli. Era stato il nonno a comperare l'isola di Nexos e a costruirvi la villa di famiglia. Da allora, ogni Metraxis era stato sepolto nel piccolo cimitero accanto alla chiesa, compresa la madre di Apollo, morta nel darlo alla luce.
Quell'isola era la sua casa, l'unica che avesse mai avuto, ed era sconcertante accorgersi che non sopportava neanche l'idea che passasse in altre mani, o venisse venduta. Troppo tardi si era accorto di tenere al nome e alle proprietà di famiglia molto più di quanto avesse mai immaginato. Si era opposto all'idea del matrimonio, e aveva giurato che mai e poi mai avrebbe avuto un figlio, perché non voleva che soffrisse quello che aveva patito lui da piccolo. Ed era stato un proposito sincero. Ora, dalla tomba, suo padre riusciva a rimettere tutto in discussione...
Perché, alla resa dei conti, Apollo non voleva in nessun caso rinunciare a quel mondo che aveva dato per scontato, anche a costo di una durissima battaglia. Una battaglia combattuta contro le proprie inclinazioni e il proprio innato amore per la libertà, obbligato a dividere la vita con una donna, ad andarci a letto, a concepire un figlio che non desiderava.
E qual era il metodo migliore? Vito lo aveva detto chiaro: doveva assumere una donna, disposta a sposarlo solo per denaro. Ma come poteva sperare che poi una donna del genere non andasse a spifferare i suoi segreti alla stampa? Era necessario che lui conservasse qualche potere, su quella donna. Era necessario che lei avesse un buon motivo per tacere.
E questo lo riportava al principio. Anche se non l'avrebbe mai presa in considerazione, lui aveva bisogno di una donna come Pixie Robinson. Nel suo caso, Apollo avrebbe pagato i debiti del fratello scapestrato e si sarebbe servito di questo per assicurarsi che lei tenesse la bocca chiusa, nell'interesse di entrambi. Dove mai poteva trovare un'altra donna nella stessa situazione?
Certo, se solo avesse avuto più fiducia nel genere femminile sarebbe stato meno cauto. Ma il cinismo di Apollo si fondava sul contatto diretto con sei matrigne e un numero imprecisato di fidanzate, che lo avevano convinto a non fidarsi mai più di una donna nella sua vita.
La prima di quelle matrigne lo aveva spedito in collegio a quattro anni. La seconda lo picchiava. La terza lo aveva sedotto. La quarta aveva fatto scomparire il suo amato cane. La quinta aveva tentato di appioppare a suo padre il figlio di un altro.
E poi c'erano tutte le donne che si era portato a letto nel corso degli anni. Sempre belle, sessualmente disinibite e avide di ricchezze, di norma avevano cercato di trarre il massimo vantaggio economico nel corso della relazione. Lui non aveva incontrato donne di altro tipo, e non aveva nemmeno creduto che esistessero. Però doveva ammetterlo, Holly era diversa. Si vedeva che adorava Vito e il loro bambino. Dunque, là fuori, c'era un'altra categoria di donne: quelle che erano capaci di amare. Non che lui ne cercasse una. L'amore, con tutte le sue leggi, lo avrebbe soffocato. Apollo ricacciò indietro un brivido. La vita era troppo breve per compiere un simile errore.
Però restava il fatto che aveva bisogno di una moglie. Una moglie su cui esercitare il proprio controllo. Il pensiero tornò a Pixie e ai suoi problemi economici, causati da un fratello debole e inetto. Doveva essere una sciocca a sentirsene responsabile, fino a rischiare di rovinarsi la vita. Non avendo mai avuto né un fratello né una sorella, per Apollo era molto difficile afferrare il concetto di sacrificio... Ma fino a che punto era disposta ad arrivare, Pixie Robinson, per salvare la pelle a suo fratello?
All'improvviso lo divertì pensare che conosceva lo stato delle cose molto meglio di Holly, che aveva anche aggiunto che Pixie non lo poteva soffrire. Doveva essere cieca. Lui aveva sentito lo sguardo di quella piccola venere bionda su di sé per tutto il tempo della cerimonia.
L'ombra di un sorriso gli addolcì appena le belle labbra sensuali. Valeva la pena di andare a conoscerla da vicino, pensò, per capire se poteva essergli utile. Dopotutto, lui cosa aveva da perdere?
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«Buongiorno, Ettore...» borbottò Pixie svegliandosi con l'amato gomitolo di peli incollato al petto.
Soffocò uno sbadiglio e si stirò, prima di alzarsi per raggiungere il bagno che divideva con le altre inquiline dello stesso piano. Ritornò lavata e vestita, raccolse il guinzaglio rosso del terrier dal pavimento e portò fuori il cane per la passeggiata mattutina.
Ettore trotterellò lungo la strada, un po' inquieto. Tremò, quando scorse un altro cane sul marciapiede opposto. Era sempre spaventato da tutto quello che la vita gli metteva di fronte. La gente, gli altri animali, il traffico e i rumori improvvisi gli accendevano lampi di panico negli occhi. Per il resto del tempo era tranquillo, e non abbaiava mai.
«Deve averlo imparato da piccolo» le aveva spiegato il veterinario che aveva lo studio proprio di fianco al salone di bellezza dove lei lavorava. «Ha paura e non vuole attirare l'attenzione su di sé. Capita agli animali che hanno subìto qualche abuso. Però è un esemplare giovane e sano, con una lunga vita davanti a sé.»
Lei ancora non si capacitava di averlo voluto adottare, a dispetto di tutti i problemi che aveva in quel periodo. Ma non era la prima volta che si trovava a dover superare delle avversità nella vita, ed Ettore aveva già ripagato la sua generosità con una montagna di affetto. La consolava e le scaldava il cuore con