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Il richiamo della corona: Harmony Collezione
Il richiamo della corona: Harmony Collezione
Il richiamo della corona: Harmony Collezione
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Il richiamo della corona: Harmony Collezione

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About this ebook

La gravidanza scoperta durante una normale visita di controllo era l'ultima cosa che il sottotenente Stella Zambrano potesse aspettarsi. Addestrata alla sopravvivenza, adesso Stella non può fare altro che concentrarsi su due obiettivi strategici:

1. Nascondere a tutti i costi l'identità del padre.

2. Trovare il modo per salvare la carriera a cui ha dedicato tutta la propria vita.

Il bambino è il frutto di un incredibile pomeriggio di passione condiviso con il Principe Eduardo De Santis su una spiaggia deserta. E con un figlio concepito al di fuori del vincolo matrimoniale, Stella sa che il principe playboy, in procinto di salire al trono, pretenderà che lei diventi sua moglie.
LanguageItaliano
Release dateDec 20, 2017
ISBN9788858974513
Il richiamo della corona: Harmony Collezione
Author

Natalie Anderson

Tra le autrici più amate e lette dal publico italiano.

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    Il richiamo della corona - Natalie Anderson

    successivo.

    1

    Stella Zambrano si sentiva come una bambina convocata nell'ufficio del preside senza sapere perché. Non poteva fare altro che aspettare e non pensare al peggio.

    L'ala del palazzo di San Felipe riservata agli alti gradi dell'esercito era concepita per intimidire e impressionare. E riusciva perfettamente nell'intento. I soffitti a volta erano alti diversi metri, le piastrelle del pavimento avevano disegni alquanto intricati che mettevano a dura prova la logica e le pareti erano ricoperte da ritratti in cornici dorate degli antenati dei De Santis: principi, militari di alto grado, uomini potenti.

    San Felipe, un'isola rinomata nel cuore del Mediterraneo, era attualmente governata dal Principe Antonio De Santis. Austero ma amato, Antonio era affiancato dall'affascinante fratello minore Eduardo. Volto pubblico di San Felipe, il temerario, intrigante Principe Eduardo teneva a galla il turismo dell'isola praticamente da solo.

    Il quadro più recente della sala ritraeva i due fratelli l'uno accanto all'altro, in alta uniforme. Era appeso sulla parete di fronte a Stella, che preferì fissare il pavimento. Il sudore sulla schiena ghiacciò. Si augurò che quel giorno i principi non fossero a palazzo.

    «Sottotenente Zambrano?»

    Nel sentire il suo nome Stella alzò gli occhi.

    «Il generale la sta aspettando.»

    Era giunto il momento.

    Stella studiò l'espressione del capitano per farsi qualche idea, ma dedusse che se fosse stato un cadavere avrebbe avuto la stessa espressione. Si sentiva a disagio, sapendo che avrebbe dovuto indossare i pantaloni blu e la camicia bianca inamidata dell'uniforme, invece che la tenuta da fatica con gli stivali infangati.

    Aveva appena concluso l'addestramento della mattina quando un sergente con l'aria impassibile era comparso dal nulla avvertendola della convocazione: si trattava di una questione urgente e non aveva il tempo per cambiarsi. L'aveva condotta direttamente dalla base al palazzo dove il generale delle Forze Armate di San Felipe aveva il proprio quartier generale.

    Adesso era consapevole delle macchie sugli abiti, del fango sul viso. Ma forse il generale non avrebbe badato al suo aspetto disordinato. Forse questa convocazione era per comunicarle che era stata accettata la sua richiesta per la missione oltremare che aspettava da tempo.

    Tuttavia l'opprimente silenzio che aleggiava nella sala diceva ben altro. Inoltre questa convocazione era troppo vicina all'ultimo rigetto della sua richiesta. Troppo inaspettata. E quegli sguardi cauti del personale che si aggirava intorno... il fatto che non la guardassero negli occhi...

    Un brivido le percorse la spina dorsale.

    «Sottotenente?» ripeté aspro il capitano.

    Lei sbatté le palpebre, il cervello che tornava bruscamente al presente. Mortificata, balzò in piedi. Mai prima un ufficiale superiore le aveva ripetuto un ordine. Rigida, lo seguì fino alla porta intagliata chiusa che aprì; poi, impassibile, attese che lei varcasse la soglia.

    Cercando di distendere i nervi, Stella entrò fermandosi a rispettosa distanza dalla scrivania. La porta alle sue spalle si chiuse pesantemente.

    L'uomo in uniforme seduto alla scrivania non alzò gli occhi. Non le disse di sedersi. Non le disse niente. Studiava un file aperto davanti a sé. Stella sapeva che era il suo file personale, ma mantenne lo sguardo fisso sulla parete alle spalle dell'uomo, dove campeggiava un altro ritratto del principe. Era tuttavia più che consapevole dell'uomo dai capelli grigi che aveva messo gli occhiali per leggere il file. Erano più di cinquant'anni che il generale serviva nelle Forze Armate. Altri, alla sua età, sarebbero già stati in pensione. Ma non lui. Era fisso lì per la vita, perché la sua vita era l'esercito.

    E lei questo lo rispettava. Lo capiva. Perché la pensava allo stesso modo.

    «Sottotenente.» Finalmente si rivolse a lei.

    «Sì, signore.»

    L'uomo non aveva ancora alzato gli occhi. «Il pomeriggio del ventisei luglio lei era di servizio alla caserma San Felipe. È così?»

    Stella provò una morsa allo stomaco. Quella data era marchiata a fuoco nella sua mente.

    «Credo di sì, signore.» Si umettò le labbra secche.

    Ormai sapeva che l'istinto aveva visto giusto. Non si trattava di una nuova missione nella quale aveva tanto sperato.

    «È rimasta alla base, come le era stato ordinato, tutto il pomeriggio e la serata?»

    Stella deglutì. Si era trattato di un'ora soltanto. Un'ora durante la quale...

    No, non pensarci. Non ricordare.

    Facendo ricorso a tutti gli anni di ferrea disciplina bloccò i ricordi, com'era riuscita a fare in quelle ultime settimane. Ma il tradimento aleggiava intorno a lei.

    Qualcuno aveva parlato.

    «Sottotenente?» incalzò il generale. «Quel giorno ha lasciato la base senza autorizzazione?»

    Negli ultimi tre mesi aveva avuto i nervi tesi come corde di un violino in quanto continuava a domandarsi, ad aspettarsi, quasi, se sarebbe successo qualcosa come conseguenza di quella pazzia. Ma non era successo niente e aveva cominciato a tranquillizzarsi perché, evidentemente, il pericolo era passato.

    Non era così.

    «Il ventisei luglio» ribadì il generale. «Ricorda quel pomeriggio, sottotenente?»

    «Io...» Disperata, Stella si rese conto di non poter dare una risposta. Si umettò di nuovo le labbra. «Ero nei paraggi. Ho lasciato la base solo per poco.»

    «Era di servizio alla caserma. Non aveva l'autorizzazione per lasciare la base.» Era una fredda constatazione.

    Era scesa sugli scogli, poi alla baia, distante solo pochi metri. Si sarebbe accorta se fosse suonato l'allarme, ma non era successo. Ed era certa che nessuno l'avesse cercata in camera, perché di sicuro le avrebbe detto qualcosa in seguito, no?

    «La settimana scorsa ha fatto gli esami medici di routine.» Il generale studiò di nuovo i documenti.

    «Sì, signore.» Stella deglutì, sorpresa per il cambio di argomento.

    «Gli esami hanno rilevato un problema.»

    Problema? Sulle spine, rimase in attesa, sicura che il suo superiore l'avrebbe informata in merito, ma solo quando fosse stato pronto, e non prima.

    Ma lei stava bene, si sentiva in forma. D'accordo, ultimamente si stancava facilmente, ma oltre a questo...

    «Da quanto sa di essere incinta?»

    «Cosa?» Sbalordita, Stella dimenticò di rivolgersi formalmente al superiore.

    «Una donna che è nell'esercito non può essere incinta» proseguì il generale aspro. «Lei non ha riferito le sue condizioni al suo ufficiale superiore. Un'altra infrazione alle regole.»

    Incinta?

    «Non sono...» A quel punto Stella, a dir poco scioccata, trasse un profondo respiro. «Non è possibile...»

    C'era stato un unico rapporto in quell'ora. E aveva usato la protezione.

    L'espressione già gelida del generale divenne glaciale, ma comunque Stella aveva già il sangue ghiacciato. Non poteva essere incinta. Era l'unica cosa che si era ripromessa che non sarebbe mai successa.

    Il vecchio esibì un foglio. «L'esame è stato ripetuto una seconda volta. Non c'è alcun dubbio sulle sue condizioni. Non renda il suo congedo ancor più infamante.»

    «Il mio congedo?» Senza preoccuparsi della forma, Stella si aggrappò allo schienale della sedia, la testa che le girava.

    Non poteva essere. Non poteva essere vero. No, non era proprio possibile.

    «Lei è sollevata dal suo incarico.» Il viso del generale era privo di espressione. «Ha lasciato la base senza autorizzazione. Ha tenuto nascoste le sue condizioni. È esonerata dal servizio militare di San Felipe con effetto immediato. Dopo essere tornata in caserma restituirà l'uniforme che indossa. Dalla sua camera è già stato rimosso tutto ciò che appartiene all'esercito e i suoi effetti personali sono già stati impacchettati. Li prenderà e lascerà la base. Ha dieci minuti prima di essere considerata indesiderata e scortata all'uscita.»

    Stella provò un senso di nausea e le si annebbiò la vista. Era appena stata espulsa dall'esercito, l'unico luogo che considerava come la sua casa. Ed era incinta.

    La bile le risalì in gola. Sapevano con chi era stata in quel momento di pazzia? Chi era l'uomo che aveva fatto sì che lei accantonasse tutte le inibizioni come fossero cose di nessuna importanza? Sapevano che era stata la più grande idiota del pianeta?

    Il panico minacciò di travolgerla completamente ma poi, con un ultimo sprazzo di istinto di sopravvivenza, riaffiorarono le difese.

    Cercò di ragionare, di lottare per il proprio futuro.

    «Non dovrei essere deferita alla Corte Marziale?» chiese ignorando le lacrime nella voce e augurandosi che il vecchio non le notasse. «Non dovrebbe essere presente un militare che registra il colloquio?»

    Non voleva un trattamento di favore. Non per quanto aveva fatto e con chi l'aveva fatto.

    O per chi era lei.

    Il generale borbottò qualcosa d'incomprensibile. Non era una vera e propria risposta. Era il suo primo passo falso nell'incontro... uno scorcio di quasi umanità. Stella ebbe l'impressione di notare qualcosa di fuggevole nei suoi occhi prima che il generale si concentrasse di nuovo sui documenti.

    Ma non era l'espressione che lei avrebbe voluto scorgere.

    «Noi abbiamo ritenuto opportuno salvare la sua reputazione» disse aspro.

    E questo spazzò via le ultime speranze di Stella.

    Chi erano quei noi che avevano preso quella decisione? Ed era realmente per salvare la sua reputazione? O quella di qualcun altro? Di qualcuno molto più importante di lei.

    Volevano soffocare lo scandalo e farla sparire con discrezione? Per quell'incidente? Per un attimo provò una gran rabbia Avrebbe voluto urlare al mondo quel tradimento. Quell'ingiustizia.

    Ma non poteva, perché era colpa sua se la sua vita era andata sottosopra. Sua la disgraziata scelta di quel pomeriggio. Ma quest'insinuazione che fosse incinta... Doveva essere falsa.

    «Non sono incinta» ribadì con decisione. Si rifiutava di crederlo.

    «È congedata.»

    L'ordine aspro la gelò.

    Chiariva che la sua carriera era distrutta e che a lui non interessava la sua reazione o quanto potesse dire in propria difesa.

    Indugiò a fissare l'uomo dai capelli grigi che aveva tanto potere. Non poteva sapere con chi lei era stata, perché se l'avesse saputo sarebbe stato ancora più infuriato. Voleva solo che lei scomparisse, e il più velocemente possibile.

    Vattene, le suggerì l'istinto. Doveva andarsene prima che lui scoprisse con chi era stata. Prima che chiunque altro lo scoprisse.

    Ma non aveva nessun posto in cui andare. Non aveva una casa sua. Talvolta viaggiava e spesso nei periodi di riposo restava alla base e si offriva volontaria per turni extra. E allora, dove poteva andare? Non certo da lui. E per quanto riguardava la casa della sua infanzia...

    Guardò di nuovo il vecchio che adesso la ignorava volutamente con quell'espressione impassibile. Fece un tentativo. «Signore...»

    «È congedata.»

    Il sentirlo di nuovo la privò di ogni dignità. Non le rimaneva che la supplica.

    «Papà...»

    Il generale Carlos Zambrano, generale operativo delle Forze Armate di San Felipe e suo unico parente, non rispose. Si limitò a riporre i documenti nella cartelletta che era tutto ciò che rimaneva della sua carriera militare per la quale aveva lavorato tanto.

    Aveva fatto l'unica cosa che si era ripromessa di non fare mai: aveva infranto la barriera tra la professione e la vita privata. Una barriera che sia lei sia suo padre avevano sempre tenuto in gran conto.

    Sconfitta, rimase in silenzio. Ferita in modo insopportabile si voltò e si avvicinò alla porta. A ogni passo sperava che suo padre la richiamasse, la fermasse. Che facesse qualcosa per aiutarla.

    Ma lui non l'aveva mai fatto in precedenza e quel giorno non ci fu altro che l'inevitabile, deludente silenzio.

    Una delusione da entrambe le parti.

    Mentre chiudeva la porta, con un'occhiata Stella lo vide sempre alla scrivania, che evitava il suo sguardo rifiutando di riconoscerla.

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