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L uomo perfetto (eLit): eLit
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L uomo perfetto (eLit): eLit

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About this ebook

Cosa può succedere se un uomo d'affari di successo, che per venticinque anni ha vissuto come marito e padre amorevole in due famiglie distinte e tra loro lontane, scompare nel nulla? Il caos.

Ed è appunto caos e disorientamento che travolge le famiglie del disperso Ron Raven. Ma lo shock cede presto il passo a problemi più contingenti. Dove si trova ora Ron, è vivo o morto? E dov'è finito il prestito milionario che il fratello della seconda moglie, Adam Fairfax, gli ha concesso?

Adam e Megan Raven, figlia minore della famiglia legittima, sono decisi a scoprire cosa è accaduto, anche se questo significa seguire le tracce in capo al mondo. Il sodalizio che sembra essersi creato tra i due non piace alle rispettive famiglie. Ma la verità e l'amore, per loro, vengono prima di tutto.
LanguageItaliano
Release dateMar 30, 2018
ISBN9788858982013
L uomo perfetto (eLit): eLit
Author

Jasmine Cresswell

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    L uomo perfetto (eLit) - Jasmine Cresswell

    successivo.

    Prologo

    Fairfax, Georgia, 8 giugno 20014

    Adam Fairfax girò intorno alla scrivania tendendo la mano al cognato. «Ron, che piacere!» esclamò. «Tutto bene col tuo volo?»

    «Sì, nessun problema per una volta, anche se di recente viaggio troppo, e tutti questi spostamenti incominciano a pesarmi, se devo essere sincero.» Ron Raven si affrettò a ricambiare la stretta. «Perbacco, Adam» commentò poi, «ma lo sai che ti trovo in splendida forma? Di' un po', continui a correre?»

    «Non come in passato.» Il tono tradì un certo scontento. «Non ho più il tempo di allenarmi, purtroppo. Ma immagino di non potermi lamentare. La mia tabella di marcia è una passeggiata in confronto alla tua. Ogni volta che parlo con Avery o con Paul, mi dicono che sei in viaggio.»

    Ron si lasciò sfuggire un profondo sospiro. «È l'impressione che ho anch'io e, credimi, volare di questi tempi è tutto fuorché divertente.» Sbuffò. «Specie quando ai controlli di sicurezza ti fanno togliere dalla cintura alle scarpe, col risultato che non solo rischi di perdere i pantaloni, ma ti ritrovi anche a dover spazzare il pavimento dell'aeroporto con i tuoi poveri calzettoni. Bell'igiene!»

    Adam frugò nel primo cassetto della scrivania e ne estrasse la richiesta di concessione di mutuo che aspettava la firma del cognato da una settimana. «Dev'essere stressante» ammise in tono leggero, «anche dopo aver imparato ogni sorta di trucchetto per accorciare l'attesa.»

    «Hai ragione, è proprio stressante. Infatti, ho la pressione alle stelle.» Ron parve imbronciarsi, poi ritrovò una parvenza di buonumore. «Ma tua sorella, ah, quella, è speciale. Un tiranno dal volto d'angelo. Avery è decisa a mantenermi sano... mio malgrado! Non fa che dirmi che se mangerò tonnellate di pesce fresco e verdurine dell'orto camperò cent'anni. Al che io, naturalmente, mi ribello. Voglio dire, se tutto ciò che posso mangiare sono pesce e verdure, mi spieghi perché dovrei vivere tanto a lungo?»

    L'altro lo guardò solidale. «Ma Avery non demorde, suppongo.»

    «Figurarsi. Mi fa ingurgitare carrettate di spinaci bolliti. E il dannato salmone al vapore. È la sua accoppiata vincente, quella. Un incubo verde e rosa per me. Me lo propina a tutto spiano e... guai se rimane qualcosa nel piatto. Sono rovinato!»

    «È proprio la nostra Avery.» Adam invitò Ron ad accomodarsi. «Sotto quel suo fascino da gran dama del Sud, è tale e quale nostra madre... cocciuta come un mulo!»

    «Be', direi che è una prerogativa di tutte le donne» scherzò Raven. «Tuttavia, non rinuncerei a loro per tutto l'oro del mondo. Sai, Adam, dovresti proprio provare a sposarti. Gli uomini d'affari come noi hanno bisogno di una donna che li tenga in riga.»

    «Col cavolo» protestò Adam. E fece finta di rabbrividire. «Il fatto solo di ascoltarti mi ricorda le ragioni per cui sono ancora scapolo.»

    «Non hai trovato la donna giusta, tutto qui» sentenziò Ron con filosofia. «Fidati, prima o poi perderai la testa anche tu e ti chiederai come diavolo hai fatto a resistere tanto.»

    «Non ti avrà imbonito Avery, vero? Mi sembra quasi di sentire lei» commentò Adam, sospettoso.

    «Accidenti, mi hai beccato. Del resto, che cosa pretendi? Sono un sempliciotto del Wyoming, io. Mica posso competere con un fiore d'acciaio come tua sorella! Quando mi impartisce un ordine, scatto sull'attenti. Capacissima di raddoppiarmi gli spinaci, sennò.»

    L'espressione di Adam si fece rassegnata. «Chissà, forse dovrei proprio gettare la spugna e impalmare una delle tante donzelle che mi presenta Avery.»

    «No, non farlo.» Ron smise di scherzare. «Fregatene. A prescindere da ciò che ho detto poc'anzi, non sposarti per compiacere qualcun altro. Ho visto che cosa succede quando un uomo si accasa solo per far contenta la propria famiglia, e ti assicuro che non è un bello spettacolo.»

    «Al momento non corro alcun rischio, tranquillo. Dirigere la banca non mi lascia molto tempo per socializzare. E a proposito di socializzazione, spero proprio che ti fermerai a pranzo.»

    «Logico. Anzi, grazie per l'invito.»

    «Ho prenotato un tavolo all'Oak Room, il miglior ristorante della città» continuò Adam. E gli fece l'occhiolino. «Il loro filetto al pepe è qualcosa di speciale... e prometto di non denunciarti ad Avery se ordinerai anche un bel contorno di patate.»

    «Sei un grande. Sapevo di poter contare su di te, e non soltanto finanziariamente.» Ron sorrise mentre tirava fuori diversi documenti dalla valigetta, e Adam ammiccò di rimando, apprezzando il facile cameratismo del cognato.

    Entrambi gli uomini erano perfettamente consapevoli di come Ronald Howatch Raven, fondatore e socio anziano della Raven Enterprises, Inc., fosse in grado di rimediare fondi ovunque volesse e di come Adam rappresentasse il partner per così dire secondario di quell'accordo, sebbene fosse colui che di fatto erogava il denaro.

    Nella sua veste di presidente della First Bank of Fairfax, una comunità un tempo rurale situata a sud della fascia pendolare di Atlanta, Adam era più abituato a finanziare l'apertura di un salone di bellezza o di un ristorante a gestione familiare che a prestare tre milioni di dollari per trasformare un vasto ranch del Wyoming in un comprensorio turistico di lusso. Sapeva benissimo che non si sarebbe mai visto offrire la possibilità di investire in un progetto così avveniristico se il caso non avesse voluto che sua sorella maggiore, Avery, fosse sposata con Ron.

    Adam era abbastanza onesto da ammettere, comunque, che c'era un che di paradossale nella concessione di quel mutuo. Era subentrato allo zio quindici mesi prima, all'indomani del suo trentunesimo compleanno. Si rendeva conto di aver ottenuto la direzione dell'istituto bancario principalmente per via del nome che portava, ed era considerato un pivello da una significativa minoranza del consiglio d'amministrazione.

    Aveva passato gran parte di quell'ultimo anno a convincere dirigenti e azionisti di come la Fairfax potesse sopravvivere solo se avesse smesso di prestare denaro ad amici e parenti, e avesse incominciato a finanziare imprenditori muniti di progetti validi e piani di rientro credibili. Certo Adam non aveva previsto che l'iniziativa più promettente a planargli sulla scrivania sarebbe stata proprio quella del... cognato!

    «Ecco gli ultimi bozzetti del Flying W» lo riscosse Ron, passandogli un voluminoso fascicolo. «Ho pensato che ti sarebbe piaciuto vederli, anche per farti un'idea del risultato finale. Ed ecco alcune immagini che ho scattato io stesso del punto esatto in cui sorgerà il complesso. A pranzo possiamo rivedere insieme i progetti, se vuoi, e ti renderai conto che ci serviremo del corso del fiume Silver per definire il layout dell'intero comprensorio. Come ti dicevo, il fiume è perfetto per la pesca con la mosca.»

    «E regala inoltre panorami indimenticabili a quanti non amano pescare.» Adam sollevò un bell'ingrandimento del fiume spumeggiante. «È veramente un posto fantastico.»

    «Per come la vedo io, con uno scenario del genere, non possiamo sbagliare.»

    «Ne convengo. Il potenziale di questa location è incredibile.»

    Gli venne un'aria pensosa. «In realtà, l'allevamento andava eliminato anni fa» commentò, facendo autocritica. «Ma sono stato troppo impegnato per occuparmene. Francamente, non vado nel Wyoming tanto quanto dovrei.»

    «Dici sempre che la persona cui hai affidato la gestione del ranch è semplicemente eccezionale. Il che facilita le cose, no?»

    «Ah, non ci piove» riconobbe subito Ron. «Anzi» specificò, «se quella persona non fosse stata così in gamba, forse avrei dovuto riorganizzare la proprietà anni fa.»

    «Che tu sappia, si è già trovata un nuovo impiego? Non è che l'allevamento vada per la maggiore, oggi.»

    «Oh, sono sicuro che se la caverà a meraviglia.» La cosa non sembrava preoccuparlo più di tanto. «In ogni caso, sarai contento di sapere che non ho avuto problemi a recuperare il capitale restante di cui avevamo bisogno per finanziare appieno il progetto. I lavori dovrebbero incominciare tra due, al massimo tre settimane. Purtroppo, la stagione edilizia è tutto fuorché lunga nel Wyoming, ma conto di far erigere il corpo centrale prima che inizi l'inverno.»

    Adam radunò le fotografie. «Sono onorato che la First Bank of Fairfax possa partecipare allo sviluppo di un progetto così ambizioso, e ti sono grato per avermi incluso tra gli investitori. Sono convinto che, nel giro di un decennio, le strutture di lusso in luoghi non ancora contaminati dall'uomo diventeranno le mete vacanziere più gettonate.»

    «Vedo che condividi il mio punto di vista!» esclamò Raven, soddisfatto. «Sono proprio felice di lavorare con te, ragazzo. Lascia che te lo dica. E mi auguro che sia soltanto la prima di tante avventure.» Con un repentino cambiamento d'umore, chiese: «La documentazione riguardante il mutuo è pronta, vero?».

    «Sì, devi soltanto firmare.» Gli avvicinò la richiesta che aveva tirato fuori dal cassetto.

    L'affarista sfoderò l'elegante Montblanc, cui sfilò subito il cappuccio. «Immagino sia una copia esatta dell'accordo che mi hai fatto recapitare la settimana scorsa tramite corriere, vero?»

    «Sì. Le uniche modifiche sono quelle che avevi suggerito tu stesso» confermò Adam consultando i propri appunti. «Si trovano entrambe a pagina tre. Abbiamo corretto come volevi le condizioni per la restituzione del prestito.» Sorrise. «A meno che non ti venga la cattiva idea di morire, direi che ci stiamo mostrando piuttosto generosi.»

    «Lasciami dare un'ultima scorsa, dai.» Ron non aveva trasformato un'eredità formata da un ranch cadente e poche migliaia di dollari in un patrimonio così cospicuo tralasciando di riesaminare i documenti che si apprestava a firmare.

    Lesse in silenzio per almeno dieci minuti, concentrandosi, e alzò quindi lo sguardo, ritrovando la bonomia di sempre. «A occhio, mi sembra tutto a posto» sentenziò. Dalla valigetta estrasse un foglio, che posò sulla scrivania. «Ecco le istruzioni su dove spedire i tre milioni. Ti ho fornito sia il mio numero di conto personale sia i riferimenti per il trasferimento bancario.»

    «Grazie.» Adam infilò il documento nella cartellina relativa al mutuo del Flying W. «I fondi verranno trasferiti oggi stesso, e saranno subito disponibili» tenne a precisare. «Ma adesso fammi chiamare il nostro notaio interno, in modo da ufficializzare la cosa.» Premendo un tasto dell'interfono, interpellò la propria assistente. «Gayle, per cortesia, può raggiungermi in ufficio per assistere alla firma del signor Raven?»

    Gayle Tummins si presentò di lì a poco con il registro della banca sotto il braccio. Ron siglò ogni pagina dell'accordo in triplice copia, firmando infine con un elegante svolazzo. Adam firmò per secondo e Gayle completò le formalità col timbro da notaio e la sua stessa firma.

    Ron ringraziò la donna e si rivolse ad Adam con aria trionfante. «Bene» tuonò, «adesso che abbiamo sistemato le scartoffie, possiamo dedicarci alle cose importanti! Andiamo subito in quel ristorantino di cui mi parlavi e ordiniamoci due belle bistecche al sangue con maxi contorno di patate arrosto! Alla facciaccia del colesterolo!»

    Adam inforcò gli occhiali da sole. «Mi pare giusto.» E aggiunse cortese: «Ti va di camminare? Sono meno di tre isolati e non fa troppo caldo oggi».

    «Fa' strada tu, visto che sai dov'è il posto.» Ron accettò volentieri di farsi precedere. Aveva bisogno di qualche secondo per dissimulare il rush di adrenalina che sempre accompagnava una truffa ben riuscita. Non che quella lo fosse veramente, una truffa. Ron era decisissimo a rifondere il denaro, non appena Las Criandas avesse incominciato a dare profitto e lui avesse avuto accesso a fondi che non sarebbero stati controllati né a Chicago e nemmeno nel Wyoming.

    Era veramente seccante possedere così tanto denaro senza poterne disporre a piacere. Non avrebbe mai dovuto prendere Paul Fairfax come socio in affari. Vero, il tipo era un emerito cretino, il che giovava... ma anche un emerito cretino si sarebbe accorto se fossero mancati tre milioni di dollari dai conti societari.

    Ron seguì Adam attraverso l'atrio marmoreo della banca, salutando cassieri e impiegati con un allegro sventolio della mano. Ma quell'accattivante socievolezza gli serviva più che altro a mascherare l'intensità della propria concentrazione.

    Sul lavoro, si divertiva a fare il sempliciotto, dando l'impressione di aver sfondato più per fortuna e agganci indovinati che per un QI stellare e un incredibile fiuto per gli affari.

    Non gli seccava minimamente che il fratello di Avery lo sottovalutasse un tantino. Adam Fairfax si stava facendo un'ottima reputazione nell'ambiente bancario di Atlanta. Agli occhi di Ron, era lui il genio di famiglia. Paul era tutto fumo e niente arrosto. Adam, per contro, sarebbe diventato un affarista coi fiocchi... il che era un male per Ron.

    Doveva fare in modo che non ci fossero stonature in niente di ciò che diceva o faceva. Guai se il credulo Adam si fosse accorto di qualcosa. Di recente erano circolati sin troppi sospetti.

    Ron non mancava mai di apprezzare quel senso di potere che gli derivava dall'ingannare il prossimo. E dopo un cattivo inizio, quel progetto di raccogliere tre milioni di dollari si stava trasformando in una delle sue avventure più godibili.

    Amava la simmetria della cosa: Ted Horn andava liquidato e lui si stava servendo del terreno di Ellie e della banca del fratello di Avery per rimediare i fondi necessari. Mettendo l'una contro l'altra ed entrambe contro ciò che stava in mezzo.

    Una manovra machiavellica.

    E, ovviamente, non c'era niente di tutto quello che riguardasse i piani di sviluppo del Flying W. Anche se magari in futuro vi avrebbe costruito davvero un complesso turistico... se mai fosse riuscito a convincere quella testona di Ellie ad abbandonare l'allevamento. Adesso che aveva creato il progetto, l'idea di un comprensorio western gli sembrava, almeno potenzialmente, assai più redditizia del fatto di allevare manzi. Collocandosi a ridosso di Jackson Hole, il Flying W vantava dopotutto una posizione invidiabile.

    «Certo che hai un'aria molto compiaciuta» puntualizzò Adam mentre lasciavano la banca.

    «Sto pregustando la mia favolosa bistecca» mentì Ron senza colpo ferire. «Spessa due dita, come piace a me, e magari insaporita da un tocco di salsa al rafano.» Si sfregò le mani. «Logico che sono compiaciuto. Chi non lo sarebbe?»

    La risata di Adam non si fece attendere. «Sei proprio una sagoma.»

    A volte truffare era sin troppo semplice, concluse Ron, strizzando gli occhi contro lo sfavillante sole del mezzogiorno. Specie quando il bersaglio era una persona onesta come Adam Fairfax. Aveva scoperto negli anni che erano proprio gli onesti a costituire le prede più facili.

    Ellie, per esempio.

    E anche la bella Avery, malgrado le sue arie da gran signora...

    Ron ridacchiò tra sé e sé. Peccato non poter rivelare a nessuno il piano geniale che aveva appena messo in atto.

    Adam Fairfax poteva anche non saperlo, ma aveva giusto salvato il culo a quella canaglia di suo cognato. E Ron gliene era debitamente grato.

    1

    Thatch, Stark County, Wyoming, 2 maggio 2006

    Harold J. Ford, sceriffo della Stark County, si sarebbe voluto trovare dappertutto... fuorché lì.

    Malgrado il tiepido sole primaverile e i campi in fiore, la familiare strada sterrata che conduceva al Flying W gli sembrava più tetra e desolante di una tundra ghiacciata in pieno inverno.

    Purtroppo, non era stato rallentato né da mandrie vaganti né da trattori in avaria, e aveva percorso a tempo di record il tratto, sostanzialmente breve, che separava il ranch dall'abitato. Adesso si trovava a meno di mezzo chilometro dalla porta d'ingresso di Ellie Raven e continuava a non avere idea di ciò che le avrebbe detto.

    Mentre parcheggiava il Cherokee di servizio davanti al fienile, guardò con invidia i due cavalli da tiro che pascolavano poco più in là.

    Beati loro.

    Harry sospirò. C'erano giorni in cui trovava proprio ripugnante essere lo sceriffo della Stark County.

    Ellie, grazie al cielo, doveva essere nella grande cucina sul retro perché fu Megan, la figlia, a stagliarsi sulla soglia e a richiamare i cani, Bruno e Belle, mentre lo salutava con la mano. Lui ricambiò ovviamente il saluto, costringendosi a smontare dall'auto. Accarezzò i cani con fare distratto mentre gli si affollavano intorno.

    Fu un grosso sollievo scoprire che Megan si trovava al ranch. Harry l'aveva chiamata nel suo appartamento di Jackson Hole prima di lasciare la centrale, ma aveva trovato soltanto la segreteria. Allora, aveva telefonato all'elegante albergo di montagna in cui lavorava la ragazza. Gli avevano detto che non sarebbe stata di turno fino al mercoledì successivo, il che non era affatto sorprendente considerando che quella era bassa stagione: troppo tardi per sciare e troppo presto per il pienone estivo. L'uomo aveva seriamente temuto che Megan si fosse concessa una minivacanza a Denver o a Salt Lake City. A meno di non adorare le vacche al pascolo, la Stark County non offriva gran che in termini di intrattenimento per una giovane donna single. Tuttavia Megan, grazie al cielo, si trovava lì, e lui se ne rallegrò. Se non altro, la povera Ellie avrebbe avuto accanto la figlia quando avesse saputo di Ron...

    «Ehi, ciao, Harry. Che cosa c'è di nuovo?» Megan lo accolse con un sorriso, senza aspettare una risposta mentre apriva la porta con un colpetto d'anca e faceva entrare i cani. Era un fascio di energia, confezionata dentro un appetitoso involucro di un metro e sessanta di altezza. «Di' un po', com'è che l'intero vicinato si precipita a bussare quando mamma si appresta a sfornare una delle sue mitiche torte al cioccolato?»

    Ma lo sceriffo non scherzò come avrebbe fatto di solito. «Sono qui in veste ufficiale» avvertì. «Posso entrare?»

    «Certo.» La ragazza parve sorpresa. «Veste ufficiale, uh? Per caso sono stati avvistati altri lupi nella zona?»

    «No, la situazione è tranquilla» assicurò Harry. E togliendosi il berretto d'ordinanza, seguì Megan in soggiorno. Ellie gli aveva parlato del nuovo salotto che aveva ordinato on-line, il suo primo acquisto via Internet, e i mobili in questione erano stati consegnati dall'ultima volta in cui lui era capitato al ranch. Il divano troneggiava soffice e dorato al centro del locale, e le poltrone color ruggine fiancheggiavano l'enorme camino di pietra, laddove prima si era trovato un grande spazio vuoto. Forse era per quello che la stanza, che pure gli era tanto familiare, sembrava di colpo così estranea.

    «Se non si tratta dei lupi, di che cosa allora?» Megan si era fatta più attenta, adesso. «Sembri agitato, Harry.»

    «Infatti, lo sono. Temo di non avere buone notizie.» Sospirò mentre aggiungeva: «Puoi chiedere a tua madre di raggiungerci, per favore?».

    «Adesso mi stai spaventando!» protestò lei, ansimando. «Dimmi, è successo qualcosa a papà? O a mio fratello?»

    I suoi spettacolari occhi verdi si tinsero di terrore quando l'uomo non si provò neppure a tranquillizzarla. «Oh, santo cielo, c'è stato un incidente, vero?» insistette. «Si tratta di Liam? O di papà?»

    «Qualcosa del g... genere» farfugliò Harry. Ma non ebbe il tempo di spiegarsi perché Ellie spalancò la porta della cucina e piombò in soggiorno.

    I suoi occhi verdi, solo di poco più scuri rispetto a quelli della figlia, erano caldi, amichevoli e decisamente felici di vederlo. «Ehi, ciao. Che cosa c'è di nuovo? Non mi aspettavo di vederti questa settimana.»

    Lo sceriffo si schiarì la voce. «Ciao, Ellie.» Non le chiese come stesse né fece commenti sul tempo, e lei percepì subito la gravità del suo umore.

    Le scomparve il sorriso. «Harry, che cosa c'è?» chiese.

    «Mi spiace, Ellie, ma mi hanno appena chiamato da Miami.»

    «Miami?» ripeté la donna, allarmandosi. «Ma è dove andava Ron!»

    «Sì, lo so.» Adesso che l'annuncio non poteva più essere rimandato, Harry parlò in fretta, tenendosi ben eretto, trincerandosi dietro la facciata del dovere professionale. Doveva affrontare la questione come sceriffo della Stark County e non come l'amico che conosceva Ellie sin dai tempi delle scuole elementari. E certo non come l'uomo che aveva sempre pensato che Ellie si meritasse un marito migliore di Ron Raven.

    «Mi rincresce, ma non so come altro dirtelo. La polizia di Miami sospetta che Ron possa aver avuto un incidente. C'erano segni di lotta nella sua camera d'albergo.» Gli sfuggì un sospiro. «E non si esclude che possa essere morto.»

    «No! Non papà!» gridò Megan. E corse ad abbracciare la madre che peraltro se ne restò immobile, quasi che una mano invisibile l'avesse tramutata di colpo in una statua di sale.

    Harry deglutì. Si era aspettato lacrime, che infatti sgorgarono, anche copiose.

    Ma da Megan.

    Solo da Megan.

    Gli occhi di Ellie restarono asciutti e privi di espressione. Come se la notizia non l'avesse toccata.

    Non appena lo shock si fu attenuato, Megan si riprese quel tanto che bastava a chiedere: «Non si esclude che possa essere morto? Come sarebbe a dire? O è morto o non lo è».

    «Gli agenti non hanno ancora trovato il corpo...» Harry si corresse per non distruggere la fragile speranza che Raven fosse ancora vivo. «Voglio dire, non hanno ancora trovato Ron, pertanto non sanno stabilire con sicurezza che cosa gli sia successo. Senz'altro è scomparso dall'albergo. I poliziotti sono convinti che sia gravemente ferito oppure morto, e hanno setacciato gli ospedali della Florida sudorientale, ma tuo padre non risulta ricoverato da nessuna parte.»

    Ellie parlò per la prima volta. «Ron alloggiava al Doral Beach Hotel» riferì. «Mi ha chiamata da lì domenica sera.»

    «Che ore erano?» indagò lo sceriffo. «Te lo ricordi?»

    «Mah, saranno state le nove di sera, qui. Credo che Ron stesse per coricarsi.»

    «Sì, corrisponde» fu il commento. «Le ventuno di qui sono le ventitré di Miami.»

    «Ron stava bene quando abbiamo parlato» tenne a precisare Ellie. «E sono certa che stia ancora bene.»

    Harry evitò di contraddirla, tuttavia parve dubbioso. «A parte te, la polizia di Miami non è riuscita a trovare nessuno che abbia parlato con Ron dopo le venti e trenta, ora di Miami, di domenica sera.»

    «E allora?» Megan non capiva. «Se non c'è stato alcun incidente, se non c'è il corpo, perché la polizia si è messa in testa che papà possa essere morto? Dopotutto, sono passate soltanto trentasei ore. Che cosa c'è di così strano?»

    Lo sceriffo Ford decise di procedere per gradi. «Tuo padre si è registrato al Doral Beach Hotel intorno alle diciannove di domenica sera» riferì senza bisogno di consultare i propri appunti. «Pare che abbia chiamato il servizio in camera, ordinando la colazione per le sei e trenta del giorno seguente.»

    «Parliamo di ieri mattina, quindi» chiarì Megan. «Lunedì, giusto?»

    «Proprio così.» Harry si costrinse a continuare il racconto. «Ron ha anche chiesto al parcheggiatore di fargli trovare la propria vettura a noleggio davanti all'ingresso dell'albergo non più tardi delle sette e quindici. Ha detto che doveva trovarsi all'aeroporto entro le otto perché avrebbe preso il volo delle dieci e trenta per Città del Messico, e visto che i controlli di sicurezza per i voli internazionali richiedono ormai così tanto tempo...»

    «Papà ti aveva detto che sarebbe andato a Città del Messico?» domandò Megan alla madre, interrompendo il difficoltoso resoconto dello sceriffo. «Con me non ha parlato di un viaggio all'estero!»

    Ellie batté le palpebre. «Come? Oh, sì. Ron mi aveva accennato qualcosa. Credo anzi di essermi annotata da qualche parte il nome del suo hotel messicano.» Si guardò intorno, come aspettandosi che l'appunto sull'albergo di Ron si materializzasse dal nulla.

    «Quando contava di rientrare dal Messico?» indagò Megan. Di colpo si era accigliata.

    «Non l'ha precisato» fu la confusa risposta della madre. «Ha detto soltanto che si sarebbe fermato a Chicago per consultarsi con il suo socio in affari ma che sperava di tornare qui verso la fine della prossima settimana e che in ogni caso me lo avrebbe riconfermato in seguito. Non mi aspettavo di sentirlo da Miami. Quando è in viaggio, chiama pochissimo.»

    La ragazza era sempre più perplessa. «Ma perché il Messico? Papà dice sempre che è stupido investire all'estero quando si può investire qui!»

    «È una cosa nuova» improvvisò Ellie. «Sta studiando un investimento per un vecchio amico del college. Qualcosa del genere. Non conosco i dettagli.»

    «Non conosciamo mai i dettagli» borbottò Megan risentita. «A papà piacciono i misteri.»

    Eccome se gli piacevano, pensò Harry rabbiosamente. Se solo la gente del posto avesse saputo prima che razza di bastardo era!

    Ellie ignorò il pungente commento della figlia per concentrarsi sullo sceriffo. «Sono sicura che Ron chiamerà a minuti. Magari ha cambiato programma. Spesso lo fa.»

    A Megan venne in mente un'altra cosa. «Papà ha preso veramente quel volo per il Messico? È per questo che c'è così tanta confusione? Magari papà è scomparso in Messico ed esiste un problema di comunicazione con la polizia di qui?»

    «No, non si tratta di questo, purtroppo» obiettò Harry con espressione cupa. «La polizia della Florida è sicura che Ron non abbia mai lasciato il paese. I controlli aeroportuali sono severissimi ultimamente, ed è fuor di dubbio che tuo padre non si sia mai imbarcato per il Messico.»

    «Magari è stato trattenuto a Miami» ipotizzò la ragazza, ancora speranzosa. «O è stato chiamato altrove negli Stati Uniti.»

    «Può darsi. Ma lasciate che vi spieghi perché gli agenti di Miami sono preoccupati.» Harry annaspò in cerca di parole. «Ecco qua l'accaduto. La cameriera del servizio in camera si è presentata con la colazione di Ron alle sei e trenta precise, come richiesto, ma nessuno ha risposto al suo bussare. Dopo diversi tentativi, ha convinto la

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