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Un passato inconfessabile
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Un passato inconfessabile
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Un passato inconfessabile

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About this ebook

Inghilterra/Francia, 1825/1831 - Lady Eleanor ha un passato piuttosto turbolento alle spalle, e ora che la sua vita è improntata alla sicurezza e alla tranquillità la spaventa l'idea che in qualche modo possano riaffiorare i suoi errori di gioventù. In particolare teme che qualcuno possa scoprire ciò che è accaduto una notte in un'oscura dimora francese tra lei e il misterioso Lord Wellingham, i cui occhi color ambra non potrà mai dimenticare. Purtroppo i suoi timori si rivelano presto fondati, perché un misterioso ricattatore minaccia di rivelare i segreti che ha sempre gelosamente custodito.
LanguageItaliano
Release dateJan 10, 2018
ISBN9788858977002
Un passato inconfessabile
Author

Sophia James

Neozelandese, laureata in Letteratura inglese e Storia all'Università di Auckland, ha scoperto la passione per la scrittura leggendo insieme alla sorella gemella i romanzi di Georgette Heyer.

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    Un passato inconfessabile - Sophia James

    Immagine di copertina:

    Gian Luigi Coppola

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    One Illicit Night

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2011 Sophia James

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-700-2

    1

    Parigi, Castello di Giraudon, primi giorni di novembre del 1825

    Lady Eleanor Jane Bracewell-Lowen non riusciva a distinguere le fattezze dell’uomo che la stava portando fra le braccia, né a vedere l’espressione del suo volto o a sentire quello che stava dicendo, preda com’era di una profonda letargia che l’avvolgeva come una grigia nebbia. Con una sensazione di panico crescente cercò di muoversi, di divincolarsi in modo che lui fosse costretto ad allentare la presa, a lasciarla andare, ma perfino quello le era impossibile. Il corpo non rispondeva alla sua volontà e la pesante parrucca che portava sul capo le dava una sensazione di confusa irrealtà.

    Era nuda!

    Impudicamente nuda, anche se avvolta in una coperta, sentiva il seno sotto una mano e l’altra era appoggiata a coprire l’inguine. Come sarebbe potuta fuggire, in quelle condizioni, per chiedere la protezione di qualcuno? Lo stato di apatia in cui versava era tale che non reagì neppure quando sentì che il proprio alito puzzava terribilmente di alcol.

    «Siete troppo bella per essere une pute» ghignò l’uomo. «Quando avrete finito qui, vi tratteremo bene.»

    Une pute? Significava una prostituta. Adesso capiva tutto. Eleanor chiuse gli occhi, le venne la pelle d’oca e non per il freddo della notte. «Io... non sono... una prostituta...»

    Dalle sue labbra tuttavia non uscì che un suono inarticolato, privo di senso. A quanto pareva, il panico le impediva di parlare.

    Una porta si aprì ed Eleanor sentì il calore che usciva dalla stanza. Sotto la luce di una lampada, una figura solitaria scriveva seduta a una scrivania.

    «Monsieur Beraud vi manda un regalo, Conte di Caviglione» pronunciò l’individuo che la teneva fra le braccia.

    Lei si irrigidì. L’uomo che era venuta a incontrare. Forse l’avrebbe aiutata. Se solo fosse riuscita a esprimersi in maniera intelligibile...

    Il silenzio fu l’unica risposta.

    «Ha detto che era una nuova.»

    A quelle parole l’uomo si alzò. Era alto e biondo, l’espressione sul suo viso era diffidente come il tono della sua voce. I suoi occhi erano castani, molto scuri.

    «L’hai perquisita per vedere se avesse delle armi con sé?»

    «Ho fatto molto di più.» Depose Eleanor sul letto e tolse la coperta che l’avvolgeva.

    «Merde!» imprecò rudemente l’uomo alto. «Le hai tolto tutti i vestiti?»

    L’altro si strinse nelle spalle. «Corre voce che da tempo non avete avuto una donna e il mio padrone sostiene che l’astinenza rende un uomo irascibile.»

    Eleanor non trovò la forza per protestare mentre gli occhi scuri la esaminavano.

    «Una prostituta pronta per voi, mon comte, ma se non vi interessa posso portarla di sotto e...»

    «No, lasciala qui.»

    L’uomo biondo alzò la mano, i suoi anelli d’oro brillarono alla luce, ma l’espressione era sempre diffidente.

    Eleanor cercò di fare qualcosa, di metterlo in guardia, di avvertirlo che si trattava di un grosso equivoco. Ma l’altro uomo se n’era andato e lui non la guardava più. Si era voltato e i capelli biondi gli erano ricaduti sul viso.

    Era attraente, se non altro. Eleanor chiuse gli occhi e venne risucchiata nel cupo vortice dell’incoscienza.

    Christopher Wellingham attese che l’uomo inviato da Beraud se ne andasse, prima di attraversare la stanza e rimettere a posto i pesanti paletti di quercia che chiudevano la porta che dava sul corridoio.

    Non si era mai fidato delle serrature, non ci voleva niente perché un buon ladro le forzasse. Né si fidava del fatto che Etienne Beraud gli avesse mandato la prostituta come regalo. Era un furfante, un farabutto che faceva l’informatore per la polizia francese e il suo presunto regalo non sembrava altro che un ulteriore tentativo per ingraziarsi Christopher e tutto il mondo che girava intorno al suo castello.

    Diede un’altra occhiata alla donna e dubitò che fosse alle prime armi, come sosteneva Beraud. Era troppo truccata, puzzava di liquore dozzinale e di pessimo profumo, di quello che si vendeva il lunedì nei mercatini fra Boulevard de Clichy e Place de Blanche.

    Bisognava però ammettere che Beraud aveva scelto bene, anche se i capelli biondi non dovevano essere naturali, da come brillavano alla luce della fiamma nel caminetto.

    Ne arrotolò un ricciolo intorno al dito, poi glielo lasciò cadere sul seno prosperoso e coperto di lentiggini, dai capezzoli di un pallido rosa.

    Lentiggini.

    Christopher arretrò, spaventato dall’immensità del desiderio improvviso che l’aveva assalito. Beraud aveva le proprie ragioni per cercare di conquistare i suoi favori, perché il suo castello era frequentato da gente di tutti i tipi ed era estremamente facile ottenere informazioni di ogni genere.

    La fanciulla si mosse, i capelli le sfiorarono il seno e Christopher sentì che il suo corpo reagiva a quella vista. Cominciò a spogliarsi. Lei respirava regolarmente, come se dormisse. Il sonno l’aveva colta troppo all’improvviso, i suoi occhi azzurri avevano avuto una strana espressione, quando li aveva guardati.

    Le avevano somministrato qualche droga? Oppure era ubriaca? Probabilmente, la seconda ipotesi era quella giusta, a giudicare dall’odore di alcol. Brandy, e in dosi a dir poco massicce per una donna della sua corporatura. E se si fosse sentita male? Se fosse stata in pericolo di vita...?

    Le accarezzò uno dei polpacci, rallegrandosi quando vide che lei apriva gli occhi.

    «Come vi chiamate?»

    Non che gli interessasse saperlo, ma se l’avesse fatta parlare forse avrebbe potuto capire qualcosa di più sulle intenzioni di Beraud, il che sarebbe potuto tornargli utile.

    La luce delle candele si rifletté nei suoi occhi, ma lei rimase in silenzio.

    Sensuale, voluttuosa, un dono erotico da parte di un uomo che si faceva avanti nel mondo ricattando e corrompendo. Perché proprio adesso? Christopher si chiese a che cosa mirasse, esattamente, Beraud.

    I codici a cui stava lavorando erano quasi completamente decifrati. La polizia francese ne sapeva qualcosa? Bastava lo sguardo di un occhio esperto per scoprire segreti che sarebbe stato meglio tenere celati e Christopher sapeva che le spie più abili e astute di solito non sembravano affatto tali.

    L’orologio sulla mensola del caminetto batté le undici, nei saloni al piano di sotto c’era la solita baldoria. Si sentivano donne che ridevano, tappi di bottiglie che saltavano, canti sgangherati di ubriachi, bicchieri che cadevano e andavano in frantumi sul pavimento.

    Un tempo anche lui sarebbe stato con loro, ad approfittare di cortigiane liete delle sue attenzioni. Ma ormai quei piaceri non bastavano più a dare sollievo al tormento che era diventata la sua vita.

    La fanciulla addormentata si mosse, il suo profumo divenne più intenso. Era giovane e di certo ne aveva viste di tutti i colori, con un tipo come Beraud. Notò due segni rossi sulla pelle di alabastro della sua coscia sinistra. Li sfiorò con le dita, lei non protestò, ma lo guardò da sotto le palpebre pesanti.

    «Combien a tu bu, mon amour?» le chiese. Quanto aveva bevuto?

    Un mormorio confuso fu la sua sola risposta mentre lei si voltava su un fianco. La cipria sul suo volto sporcò le lenzuola bianche. Christopher detestò l’idea che il proprio corpo reagisse in quel modo all’inaspettato regalo. Non avrebbe mai immaginato che una donna potesse accendere a tal punto il suo desiderio.

    Doveva allontanarsi, andarsene e ordinare che la portassero via, ma non era in grado di farlo. Accarezzò la sua pelle e il desiderio crebbe ancora di più. Lo attraevano la forma dei suoi fianchi e quelle gambe così dannatamente lunghe e affusolate.

    Le sue carezze divennero ancora più intime. Sorrise nel vedere come lei reagiva, come se non fosse davvero una prostituta e si sentisse eccitata dalle sue abili dita.

    Christopher desiderò che quell’incontro fosse qualcosa di più del sordido e veloce accoppiamento che Beraud aveva immaginato quando gli aveva mandato quella giovane donna.

    Se chiudeva gli occhi e cercava di dimenticare il trucco pesante e quell’orribile parrucca, era facile immaginare che la situazione fosse diversa. Tornare a quel mondo felice e pulito in cui era vissuto, prima che le sue colpe capovolgessero la realtà.

    Il respiro di Christopher diventava sempre più affannoso mentre si avvinghiava a lei.

    Le stava accadendo qualcosa di terribile e meraviglioso. Eleanor non riusciva più a rimanere immobile, tutto il suo corpo gridava di desiderio.

    Era come se una forza immensa si fosse impadronita di lei. Voleva di più, molto di più del piacere che stava provando. Le mani di lui erano quelle di un virtuoso, di un maestro di sensualità. La paura era svanita, in quel momento non desiderava altro che le sensazioni che stava sperimentando non avessero mai fine.

    Lui le fece segno di tacere, ma lei non riusciva a fare a meno di gemere e di sospirare.

    Lo supplicò mentalmente di non smettere, di non staccarsi da lei. Chiuse gli occhi, anche se sapeva che avrebbe dovuto impedire ciò che stava accadendo.

    Christopher sentì che lei raggiungeva l’estasi, con un ultimo gemito di voluttà.

    Beraud aveva saputo scegliere bene la sua prostituta, si disse mentre si toglieva i pantaloni. L’aveva portata in paradiso, adesso toccava a lui. In pochi attimi fu dove voleva essere, pronto a prendere il proprio piacere.

    Tuttavia incontrò un ostacolo che non si sarebbe mai aspettato.

    Era... vergine?

    Non avrebbe potuto fermarsi neppure se avesse voluto, ormai era troppo tardi.

    Com’era possibile, una prostituta vergine?

    Si ritrasse, ma era impossibile rimediare a quello che aveva fatto. La fanciulla lo stava guardando in un modo strano. Christopher imprecò, per lei era stata la prima volta, aveva corrotto un’innocente.

    Chi diavolo era? Perché le avevano giocato un tiro simile? Perché avevano coinvolto lui? Lei lo stava guardando come se cercasse aiuto, mentre le chiedeva chi fosse, come si chiamasse.

    Nonostante facesse la spia da anni, si era lasciato ingannare come un pivellino. Si sentì in colpa, pieno di vergogna.

    Non aveva mai costretto una donna a fare quello che non voleva, l’innocenza e la verginità dovevano essere protette e donate solo consapevolmente, in piena libertà. Detestò Beraud per quell’ignobile inganno.

    Poi vide il medaglione d’oro, la lunga parrucca bionda non lo nascondeva più. Glielo tolse, pendeva da una lunga catena, anch’essa d’oro.

    Lo guardò bene e allora capì che il suo inconfessabile passato lo aveva inseguito e trovato.

    Eleanor si risvegliò con una strana sensazione di irrealtà. Sdraiata sulle lenzuola bianche, cercò di capire dove si trovasse, cosa le fosse successo.

    Era nuda, si rese conto spaventata. E poi ricordò con terrore quanto era accaduto. Chiuse gli occhi e desiderò morire.

    «So che siete sveglia» pronunciò una voce maschile in francese.

    Si girò verso di lui, pur sapendo che non avrebbe dovuto farlo.

    «Perché vi mettete questa parrucca?»

    Era seduto su una sedia, le lunghe gambe stese verso di lei, e aveva in mano il medaglione di suo nonno, che brillava alla luce delle candele. La camicia era sbottonata, il suo petto così bello e muscoloso che Eleanor fu incapace di distogliere lo sguardo.

    Arrossì ripensando a quello che era successo. In quel momento, però, lui non la stava guardando senza desiderio, bensì con rabbia. «Chi diavolo siete?»

    Quando lui posò la mano sul suo stomaco, Eleanor si vergognò per le sensazioni che le faceva provare.

    Una prostituta, aveva fatto di lei una prostituta! Tutto il suo corpo anelava a sentire ancora il tocco di quelle dita.

    Christopher tolse la mano. «Per essere una donna priva di esperienza, siete sensuale in modo davvero sorprendente» commentò.

    Eleanor volse altrove lo sguardo. Dal piano di sotto si sentivano sempre più forti gli schiamazzi e le risate degli ubriachi, i rumori che sembravano quelli di un bordello.

    Un bordello, ecco dove si trovava, e quell’uomo aveva abusato di lei. Aveva perso la sua verginità.

    Una lacrima scese sulla sua guancia e cadde sul cuscino di velluto rosso su cui appoggiava il capo. Una serie di imprecazioni in francese le fece capire che lui si era accorto che stava piangendo.

    Lady Eleanor Bracewell-Lowen.

    L’Inghilterra e la sua vita di un tempo nell’alta società londinese sembravano così lontane dal luogo in cui si trovava in quel momento.

    2

    Christopher teneva il medaglione in mano e odiava la paura che le leggeva in viso.

    «Chi siete?» ripeté, e la sua voce non era così sicura come avrebbe voluto.

    Perché non se n’era andato, non l’aveva lasciata sola, aspettando che tornasse da dove era venuta?

    La vita non era più tanto semplice, per lui, da troppo tempo.

    Se era stato Beraud a mandarla, con ogni probabilità la donna era al corrente del suo passato, sapeva chi era, da dove veniva. Per anni aveva mantenuto il segreto, e adesso?

    Scosse il capo. Le doveva qualcosa, dopo averla disonorata.

    Lei però non parlava e l’ira di Christopher cresceva di minuto in minuto.

    Cominciò a pensare a cosa avrebbe potuto fare.

    Non aveva più voglia di fare l’amore con lei. Era nuda e aveva la pelle d’oca per il freddo, l’aria gelida di novembre entrava dalla finestra e il fuoco del caminetto era ormai spento.

    Prese una trapunta, ripiegata su un baule a un capo del letto, e la stese sul corpo di lei. Un piede rimase fuori e premurosamente coprì anche quello.

    Le prime luci dell’alba rischiararono la stanza, mentre si sentivano i rintocchi delle campane del Sacré Coeur, per quelli che credevano ancora nella misericordia del cielo. Christopher accese un sigaro spuntato dalle due parti, lo aspirò lentamente. Gli anelli di fumo si levarono verso il soffitto, ricordandogli di nuovo che cosa era diventato.

    Mio Dio, che dannato pasticcio!, pensò.

    Nel frattempo, sotto la trapunta, lei stava cercando di mettersi a sedere. «Potrei avere qualcosa da bere?» gli domandò poi.

    Poche parole che lo colsero alla sprovvista, per la tranquilla dignità con cui erano state pronunciate. Riempì un bicchiere e glielo diede, lei lo ringraziò compunta, ma Christopher non riuscì bene a capire da dove venisse, per il suo strano accento.

    «Come siete arrivata qui?»

    Lei non rispose, ma il modo in cui i suoi occhi lo guardavano lo fece sentire di nuovo in colpa. Si sentì in dovere di giustificarsi in qualche modo.

    «Ignoravo che non aveste mai fatto l’amore. Questo non è un luogo per innocenti, quando mi sono accorto che eravate tale, ormai era troppo tardi.»

    Una maniera goffa di scusarsi, tutto quello che era riuscito a fare.

    «Dunque mi lascerete andare via, monsieur

    Christopher si voltò verso la finestra.

    Avrebbe voluto liberarsene subito, prima che si accorgesse che la desiderava di nuovo. Non poteva dirle di andarsene, gli uomini che stavano facendo baldoria al piano di sotto potevano essere molto pericolosi, quando avevano bevuto così tanto.

    Una tentatrice.

    Una sirena dal seno

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