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Tentazione a corte: Harmony Collezione
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Tentazione a corte: Harmony Collezione
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Tentazione a corte: Harmony Collezione

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About this ebook

Re Luca di San Gennaro è sul punto di salire al trono e l'ultima cosa di cui ha bisogno è di uno scandalo. Soprattutto se è lui a crearlo!

Incaricato di trovare un marito alla sorellastra Sophia, Luca ha fallito miseramente a causa dell'intensa attrazione che da sempre li unisce e che è esplosa senza preavviso, bruciante come ogni tentazione proibita.

Per quanto intenso sia il desiderio, Luca e Sophia devono resistere, e lui lo sa. Qualcosa però cambia le carte in tavola e li costringe ad affrontare quello che c'è tra loro. Quale sarà la scelta migliore: ascoltare la voce della ragione o, finalmente, quella del cuore?
LanguageItaliano
Release dateMay 20, 2020
ISBN9788830514362
Tentazione a corte: Harmony Collezione

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    Tentazione a corte - Maisey Yates

    successivo.

    1

    Lei era inferiore a lui, in tutto. Dal sangue popolano, all'aspetto insignificante che nemmeno il lavoro di anni di stilisti ed estetiste erano riusciti a trasformare in vera bellezza. Anche il suo modo di muoversi e di parlare erano privi di classe.

    Lei era la sorellastra che gli era sempre apparsa come la macchia scolorita sulla tappezzeria piuttosto stravagante della famiglia reale di San Gennaro.

    La sorellastra con la quale non condivideva mai volentieri lo stesso spazio, anche se si trattava dell'enorme palazzo di famiglia.

    La sorellastra alla quale doveva trovare un marito adatto.

    La sorellastra che desiderava più dell'aria che respirava.

    Lei era inferiore a lui in ogni cosa, eppure la desiderava da morire.

    E non l'avrebbe mai avuta.

    C'erano mille motivi. A iniziare dall'oscurità che viveva dentro di lui, fino al sangue popolano che le scorreva nelle vene. Il motivo che davvero contava in realtà era che lei era la sua sorellastra, e lui era un re.

    «Volevi vedermi, Luca?» domandò Sophia, che lo stava fissando con uno sguardo nebbioso che lasciava intuire che stesse tenendo a bada una qualche emozione. Con ogni probabilità si trattava di profonda avversione al pensiero di dover aver a che fare con lui.

    Il sentimento era reciproco e se lui era in grado di sopportare una simile indegnità, allora anche Sophia, con tutta la sua gloria presa in prestito, poteva farcela.

    «Sì. Come ben sai, era desiderio di mio padre che la corona si occupasse sia di te che di tua madre. Lui ha fatto promulgare una legge che stabilisce che sei parte di questa famiglia e che devi essere trattata come se fossi sua figlia.»

    Sophia abbassò lo sguardo. Le sue ciglia scure si posarono sulla pelle pallida delle guance, su cui spiccavano le delicate efelidi che lo avevano sempre colpito, e che avrebbe voluto contare, e baciare. Una a una.

    Avrebbe fatto meglio a coprirle con del trucco, come facevano la maggior parte delle donne del suo rango. Doveva pur dimostrare di essere consapevole di essere una principessa.

    Invece non era così.

    Quel giorno indossava un semplice abitino che le lasciava scoperte le gambe, troppo lunghe e snelle per la sua pace mentale. Non era così che si vestiva una principessa. Non era il caso di tenere tanto visibili delle gambe simili. Quanto alle scarpe... erano un paio di ballerine semplicissime. C'era poi il fatto che non indossava l'ombra di gioielli e che portava i capelli sciolti sulle spalle.

    Si augurava soltanto non fosse uscita in pubblico in quel modo.

    «Sì» fu la sua unica risposta. Poi gli occhi scuri si fissarono nei suoi e lui si sentì attraversare da una scarica elettrica che gli esplose nello stomaco. Non avrebbe dovuto. Per tutte le ragioni che aveva elencato a se stesso solo pochi istanti prima. Lei non era bella. Non se paragonata alle donne eleganti che erano passate per il suo letto prima di lei. Non se confrontata a quasi tutte le principesse che popolavano il pianeta.

    Però lei lo affascinava. Sin da quando l'aveva incontrata. All'inizio si era trattato solo di sensazioni e curiosità che aveva provato ogni volta che la vedeva. Allora lei aveva dodici anni e lui diciassette, e i loro genitori si erano appena sposati.

    Sophia possedeva un'educazione normale, conseguita in scuole statali. Non era capace di muoversi come si confaceva a una principessa, né capiva la gerarchia che esisteva a palazzo. Aveva la tendenza a parlare senza pensare, e a trattarlo con eccessiva familiarità.

    Sua madre era una donna piena di calore e vivacità, che era riuscita a risollevare suo padre e a ridargli la vitalità che la perdita della prima moglie gli aveva prosciugato. Era anche una donna di grande intelligenza, ed era diventata ben presto una perfetta Regina per San Gennaro.

    Sophia invece sembrava resistere al suo nuovo ruolo. Anche ora lo faceva. Con piccoli gesti, come quello di non coprire le gambe, per esempio.

    La sua irritazione verso di lei era cresciuta di continuo, e si era trasformata in maniera inquietante quando lei aveva compiuto sedici anni. La sensazione di essere stato affascinato, quasi lei fosse stata un ragno e lui la sua preda, si era fatta sempre più pressante e fastidiosa.

    C'era stata una volta quando lui l'aveva incontrata dopo una corsa, a diciassette anni, senza fiato. Allora ogni cosa era scattata al suo posto e lui aveva pensato che, se solo avesse catturato quelle labbra con le sue, lei si sarebbe finalmente arresa. E lui avrebbe smesso di sentirsi disperatamente conquistato.

    La situazione era peggiorata con il passare del tempo. L'idea di baciarla era stata sostituita dal pensiero di fare con lei molto, molto di più.

    Però non poteva accadere. Mai.

    Come le aveva appena detto, suo padre aveva decretato che lei facesse parte della famiglia. Quasi loro due fossero dello stesso sangue.

    Quindi ora doveva mettere una fine a tutto quanto. Una volta per tutte.

    «Mi ha chiesto di occuparmi di te in un modo molto preciso» continuò Luca. «E dato che sono passati sei mesi dalla sua morte, credo sia arrivato il momento di onorare il suo desiderio.»

    Una ruga comparve in mezzo alla fronte pallida. «Che desiderio?»

    «Devo essere preciso? Si tratta del tuo matrimonio, sorellina.» La chiamò così, per ricordare a se stesso cosa erano uno per l'altra.

    «Il mio matrimonio? Non pensi che ci dovrebbe prima essere un corteggiamento, Luca?»

    «Non è necessario, è ovvio. Una donna nella tua posizione difficilmente verrà invitata a uscire per andare al cinema. Invece ho stilato un elenco di uomini adatti che potrebbero essere interpellati e quindi valutati.»

    «Mi stai davvero scegliendo un marito?» gli chiese in tono incredulo.

    «Intendo presentarti una lista corposa di possibili candidati. Non sono così arrogante da scegliere al tuo posto.»

    Sophia si lasciò sfuggire una risata poco elegante. «Oh certo, sei arrogante quanto basta da convocarmi e dirmi che hai già preparato una lista di possibili mariti e che hai già iniziato a preparare il matrimonio. Dimmi Luca, mi hai anche scelto il vestito?»

    Luca irrigidì le spalle, infastidito. «Non ancora.»

    «Cosa succede se rifiuto?»

    «Non lo farai» le rispose con una sicurezza granitica.

    Lui era il re ora, e lei non poteva rifiutare. Non lo avrebbe fatto, e in ogni caso gliel'avrebbe impedito.

    «Perché non dovrei?»

    «Certo, potresti anche beffarti della generosità che mio padre ha dimostrato a te e a tua madre. Crea pure un'incrinatura nel nostro rapporto.»

    Lei incrociò le braccia e portò in avanti una gamba in un gesto di sfida. «Non sarei mai in grado di rovinare i vostri rapporti, Luca. Puoi dire ciò che vuoi, ma non ti sei mai comportato da amorevole fratello maggiore con me.»

    «Forse è perché tu non sei mai stata una sorella per me» ribadì lui con durezza, sapendo che Sophia non avrebbe capito ciò che significavano quelle sue parole.

    Infatti l'espressione sul viso di lei era di totale confusione.

    «Non devo fare quello che mi dici.» La ragazza scosse la testa, e i lunghi capelli scuri e lucidi le sfiorarono le spalle. «Tuo padre non mi avrebbe mai costretta in un matrimonio che non voglio. Lui mi voleva bene, e desiderava ciò che era meglio per me.»

    «Questo è ciò che pensava fosse meglio per te» ribatté Luca. «Ho dei documenti che lo dimostrano. Se vuoi vederli, li farò portare nei tuoi appartamenti. Appartamenti che occupi, se te ne sei dimenticata, perché mio padre teneva tanto a te. Perché mio padre ha compiuto un gesto ufficiale che mai nessuno prima aveva fatto in questo paese, e perché ha trattato una bambina che non era sua figlia, come se lo fosse. Lui ti sta regalando ciò che avrebbe dato a una sua creatura. Una del suo stesso sangue. Avrebbe cercato per te un marito adatto, che fosse di ottimo lignaggio, come avrebbe fatto per una figlia veramente sua. Puoi rifiutarlo se preferisci, però ti consiglio di pensare bene a ciò che il tuo rifiuto significherebbe.»

    Sophia non aveva bisogno di pensare a ciò che avrebbe significato. Lo sentiva dentro di sé. Il cuore le batteva così forte che aveva paura di svenire da un momento all'altro. Una scarica di leggeri tremori le vibrava sotto la pelle. Le guance erano nel contempo fredde come ghiaccio e bollenti come se avesse la febbre.

    In realtà non pensava a ciò che Luca credeva. Luca...

    Il suo severo e imperioso, bellissimo fratellastro che era molto più un re per la nazione di quanto fosse un fratello per lei. Remoto. Distante. Il suo viso dai lineamenti perfetti le sembrava solo appena più stupendo ora, di quanto lo avesse pensato bello il giorno che lo aveva incontrato, a diciassette anni. Allora la sua era una bellezza da adolescente. La pelle che gli copriva il viso angoloso era più tesa, i suoi occhi scuri le erano sembrati già a quel tempo intensi e acuti, ma mai come lo erano adesso. Anche la pelle da ragazzo era sparita, e ora il suo viso color del cuoio era coperto da baffi e da una barba forte e scura e che sembrava sfidare la lama del rasoio. Non importava quanto spesso la radesse, era sempre presente sulla mascella squadrata.

    Non aveva mai, in tutta la vita, conosciuto un uomo come lui. A dodici anni, strappata dall'oscurità e da una vita di povertà, e depositata in un castello lussuoso, si era sentita del tutto alla deriva. Poi aveva conosciuto lui.

    Con tutta se stessa aveva desiderato sfidarlo, provocare una risposta da tanta forza granitica. Anche allora. Anche prima di sapere perché, e di capire cosa significava quel bisogno di ottenere la sua attenzione in qualsiasi forma si presentasse.

    Poco alla volta, tutto le era diventato chiaro.

    Ancora più chiaro quando Luca era andato a un ballo con un'altra donna al braccio. La sensazione pungente e acida che le si era formata in mezzo allo stomaco poteva essere causata da una cosa soltanto. Persino a quattordici anni lo aveva saputo. Aveva capito che il calore che le aveva imporporato la pelle, la sensazione di debolezza che le si era propagata nel corpo facendole pensare che sarebbe morta, era dovuta alla gelosia. Gelosia perché voleva che Luca la prendesse tra le braccia, che la stringesse a sé e ballasse con lei.

    Avrebbe voluto che fosse lui a portarla con sé nei suoi appartamenti e che le facesse tutte quelle cose di cui non sapeva ancora molto, ma che desiderava fare più di qualsiasi altra cosa. Era lui. Tutto dipendeva solo da lui.

    Come aveva detto Luca, lui non aveva mai pensato a lei come a una sorella. Non era mai stato affettuoso, né pieno di attenzioni se non per dovere.

    Lei d'altronde non aveva mai pensato a Luca come a un fratello. Aveva pensato a lui in un modo del tutto differente.

    Lei lo desiderava.

    E lui era sul punto di organizzare il suo matrimonio, con un altro uomo. Così, senza nemmeno pensarci troppo.

    Era chiaro che non la voleva per sé.

    Certo che non la voleva! Lei non era una gran bellezza, ne era ben consapevole. Ed era completamente sbagliata per lui, in ogni modo possibile.

    Lei non era brava a muoversi in quella vita regale quanto lui. Ogni centimetro di Luca era semplicemente aristocratico, quasi come un vestito che gli fosse stato cucito sulla pelle. Sin dalla nascita. Come se davvero il suo sangue fosse di un colore diverso da quello di tutti gli altri semplici mortali.

    Lei aveva fatto del suo meglio per indossare il mantello della regalità, ma come quasi ogni abito che era stato preparato per lei sin da quando era andata a vivere nel palazzo, non le si era mai adattato alla perfezione. Non importava quanto brave fossero le sarte, quante prove le avessero imposto, semplicemente lei non possedeva il corpo adatto per indossare le creazioni degli stilisti. Le stoffe morbide erano fatte per ricadere sui corpi esili e non sulle sue curve procaci.

    Oh sì, era sempre stata consapevole di non essere adatta a quella vita, e del fatto che i suoi sentimenti per Luca fossero impossibili. Eppure era sempre rimasta.

    Sapere che tra loro non sarebbe mai potuto

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