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Agli ordini, sergente!: Harmony Collezione
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Agli ordini, sergente!: Harmony Collezione

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About this ebook

Dalla padella alla brace? Darcy Stanton è appena fuggita da un matrimonio combinato che le avrebbe offerto un triste futuro ma adesso, abbandonato l'abito nuziale, ha chiesto un passaggio... a un sergente della stessa caserma di suo padre! Darcy decide di mentire su tutto, ma la situazione diventa subito delicata, perché il simpatico e dolcissimo Billy le chiede di far credere a sua madre che loro due sono fidanzati. Lei deve accettare, non immaginando che col passare delle ore...

LanguageItaliano
Release dateDec 10, 2015
ISBN9788858941966
Agli ordini, sergente!: Harmony Collezione

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    Book preview

    Agli ordini, sergente! - Bonnie Gardner

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Sgt. Billy’s Bride

    Harlequin American Romance

    © 2002 Bonnie Gardner

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-196-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    Darcy Stanton era seduta nella piccola stanza riservata alle spose adiacente alla cappella della base aeronautica di Hurlburt. Le chiacchiere delle sue damigelle d’onore le arrivavano alle orecchie come un cicaleccio confuso. Scosse lentamente la testa, quasi a voler rimettere ordine nei suoi pensieri.

    Non era pronta per il matrimonio, eppure era lì, a prepararsi per sposare il tenente Richard Harris III, un uomo che conosceva da tutta la vita, ma che non era sicura di conoscere affatto. Anzi, in quel momento non era neanche sicura che Dick le piacesse. Amarlo poi... su quello almeno non aveva incertezze. Non era innamorata di lui.

    Non voleva diventare la moglie di Dick Harris. Era già la figlia del generale Stanton, la nipote del colonnello Harbeson, leggendario comandante dello squadrone speciale di aeronautica a Hurlburt. Voleva essere semplicemente Darcy, e non la discendente di quattro pluridecorati eroi di guerra.

    Voleva sapere cosa significava lavorare per vivere, e non imparare le regole del protocollo essenziali a una moglie di un ufficiale di carriera.

    Fra i suoi progetti c’era l’intenzione di utilizzare la laurea che aveva appena conseguito, e di cui era orgogliosa, anche se Dick le aveva tassativamente vietato di cercare un impiego.

    Darcy respirò a fondo e cercò di tenere sotto controllo il battito impazzito del suo cuore. Essendo un’infermiera professionale ormai già da una settimana, riconosceva senza dubbio i sintomi. Era in procinto di avere un vero e proprio attacco di panico.

    «Mamma» sussurrò, «non sono certa di poterlo fare.»

    Ecco, l’aveva detto. Aveva finalmente dato voce a quei dubbi che l’avevano tormentata per settimane, anzi mesi, precisamente da quando sua madre l’aveva convinta ad accettare la proposta di Dick, affermando che quella era la cosa più sensata da fare.

    Dal momento che i suoi genitori avevano trascorso un periodo in Belgio - suo padre era stato distaccato lì per condurre un’esercitazione - i preparativi per il matrimonio erano stati affidati alla zia Marianne. Tuttavia, tramite il telefono e la posta elettronica, sua madre era riuscita a supervisionare tutto anche dall’Europa.

    C’erano moltissime ragioni che deponevano a favore di quel matrimonio, aveva evidenziato sua madre.

    Gli Stanton erano militari da sempre. Poiché Darcy era figlia unica, il solo modo per continuare la tradizione di famiglia era che sposasse il rampollo di un’altra dinastia di uomini in uniforme.

    Sua madre, che era tornata solo qualche giorno prima, avanzò nella stanza e le prese le mani. «È normale avere paura» disse scostandole una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso. «Mi sentivo anch’io come te quando mi sposai.»

    Darcy la guardò con occhi velati di lacrime. Come poteva spiegarle che non era l’idea di affrontare la cerimonia a renderla nervosa? Era l’idea stessa del matrimonio che l’atterriva. Doveva fare qualcosa subito, decise, prima di commettere l’errore più grande della sua vita. «Posso restare qualche minuto da sola?» chiese.

    La madre annuì e uscì dalla piccola stanza, seguita dalle damigelle, elegantissime nei loro abiti di organza rosa.

    Non appena la porta si richiuse, Darcy balzò in piedi. Era il momento di passare all’azione. Ora sapeva esattamente cosa doveva fare.

    Cioè: tutto, ma non sposare Dick.

    Cercò nella trousse del trucco, prese una matita per gli occhi e scrisse un breve messaggio sullo specchio. Non era troppo tardi, si disse. Non ci sarebbe stato nessun matrimonio. Si tolse l’anello di fidanzamento e lo lasciò cadere su un tavolino.

    Appese il velo da sposa che era appartenuto a sua madre a un gancio sulla parete, infilò nel suo zaino portafogli, documenti, un paio di jeans e una maglia e aprì la finestra.

    Sollevò la lunga gonna e si sporse dal davanzale. Fortunatamente la stanza delle spose era al piano terra e non c’era nessuno nei paraggi. Sarebbe arrivata alla sua auto - parcheggiata sul retro della cappella - e avrebbe raggiunto una stazione di servizio dove avrebbe potuto cambiarsi d’abito prima ancora che qualcuno notasse la sua assenza.

    Con un agile balzo, scavalcò il davanzale dando inizio alla sua fuga verso la libertà.

    1

    Il sergente Bill Hays imboccò la strada statale e guardò l’orologio sul cruscotto. Le otto in punto. Scosse la testa. Sicuramente nessuno aveva pensato di regolare l’ora prima di consegnargli la sua nuova jeep. Un’occhiata all’orologio da polso gli confermò che era notte, e che lui era più in ritardo di quanto avesse immaginato.

    Due settimane trascorse in missione con il suo squadrone erano già state abbastanza, ma il problema meccanico al C-130, il grosso aeroplano da carico, aveva ritardato il suo ritorno in Alabama di altri sette giorni.

    La base aeronautica di Hurlburt era la più vicina a Mattison, Alabama, la sua città di origine, ma sembrava che ultimamente le circostanze avessero cospirato per tenerlo lontano da casa.

    Pur procedendo a velocità sostenuta, non sarebbe riuscito a vedere sua madre prima che andasse a letto. Il lungo percorso attraverso la campagna che doveva compiere per giungere a destinazione gli avrebbe comunque rallentato la marcia. Conosceva quella strada come le sue tasche e sapeva quanto potesse essere pericolosa di notte.

    La nebbia poi non migliorava la situazione. Bill socchiuse gli occhi cercando di scrutare attraverso la pesante coltre biancastra. Imboccò una curva e subito schiacciò il piede sul freno nel tentativo di evitare qualcosa, o qualcuno, che era apparso sul ciglio della strada.

    Appena la jeep si bloccò, Bill si voltò per vedere cosa era riuscito a evitare. Una ragazza si era materializzata dal nulla e ora stava camminando verso di lui, un borsone in mano e uno zaino sulle spalle.

    «Che diamine fai a quest’ora della notte in mezzo alla strada?» chiese Bill quando lei si fermò accanto alla jeep. «Avrei potuto investirti.»

    Senza aspettare un invito, la ragazza aprì lo sportello del passeggero e lanciò i suoi bagagli sul sedile posteriore. «Il mio vecchio Maggiolino mi ha accompagnato per tutti gli anni del liceo e del corso universitario per infermiere, ma infine ha deciso di abbandonarmi» spiegò con semplicità. «Stavo iniziando a temere che non sarebbe passato nessuno.»

    «Ma tu non puoi...» Bill non concluse la frase. Ormai era notte inoltrata e non c’era davvero nessuno nei paraggi. «Coraggio, monta su» borbottò.

    «Mi chiamo Darcy» disse la ragazza dopo aver preso posto. «Non sei un serial killer, giusto?»

    «Bill Hays» replicò lui, poi sorrise. «No, tranquilla. Io faccio parte dei bravi ragazzi, almeno per quello che afferma lo zio Sam.»

    «La raccomandazione dello zio Sam per me è sufficiente» commentò Darcy mentre si allacciava la cintura di sicurezza. «Dove sei diretto?»

    «Mattison, Alabama. A circa tre ore da qui» rispose Bill, poi la guardò.

    La ragazza gli aveva appena detto di aver frequentato l’università, ma sembrava non avere più di quattordici anni, pensò. Indossava dei jeans e una maglia, aveva capelli corti e lucidi, il viso era privo di trucco e le labbra erano delicate e piene. Labbra fatte per essere baciate.

    Perché mai pensava una cosa simile?, si chiese. Era da tempo che non aveva compagnia femminile, ma questo non significava nulla. Aveva deciso di non coinvolgersi sentimentalmente almeno fin quando avrebbe fatto parte della Squadra Speciale di Hurlburt, e quella ragazza, anzi donna, non sembrava una che si accontentasse di una notte di sesso.

    Ma nella sua vita non c’era spazio per una storia impegnativa o una moglie. Non aveva visto tante famiglie di militari disgregarsi a causa del lavoro? Peggio, quante mogli erano rimaste sole a crescere i bambini perché il marito non aveva fatto più ritorno a casa? Lui non avrebbe mai lasciato una donna nella stessa situazione in cui si era ritrovata sua madre, quando suo padre era morto troppo giovane e troppo povero. O nelle stesse difficoltà che aveva dovuto affrontare sua sorella Lougenia quando quel poco di buono di suo marito l’aveva abbandonata.

    Scosse la testa. Se continuava a pensare di baciare la sconosciuta che era seduta al suo fianco, nessun ragionamento sarebbe servito a evitargli di commettere un terribile errore.

    «Dove vai?» chiese, nel tentativo di cambiare il corso dei suoi pensieri.

    «Non lo so» ammise lei. «Ho appena conseguito la laurea, ma non ho ancora deciso cosa fare della mia vita. Al momento ho voglia di allontanarmi dalla mia famiglia e di restare da sola per un po’.»

    «Posso accompagnarti alla prossima città» propose Bill. «Puoi trascorrere la notte in un albergo e mandare qualcuno a prendere la tua auto domani mattina.»

    La guardò per un istante, perplesso. Era salita sull’auto di uno sconosciuto senza soffermarsi a riflettere. Doveva essere incosciente, o disperata. Disperata, decise.

    Probabilmente stava fuggendo da una famiglia troppo opprimente. «Sei sicura di voler venire con me?» chiese mentre avviava il motore.

    «Certo» confermò Darcy, poi si appoggiò allo schienale sorridendo. Si era preoccupata di incappare in qualche ubriaco, o peggio, di incontrare un malintenzionato, ma appena aveva visto l’uomo seduto al posto di guida aveva capito che non avrebbe corso nessun rischio. Le era bastata un’occhiata per sapere che sarebbe stata al sicuro fra le sue braccia.

    Fra le sue braccia?

    Cosa le aveva indotto un tale pensiero? L’ultima cosa di cui aveva bisogno era un uomo, considerando quello da cui stava scappando. Dunque, non appena raggiunto un posto abitato avrebbe ringraziato Bill Hays per il passaggio e si sarebbe allontanata da lui in tutta fretta.

    Si voltò a guardarlo. Non riusciva a vedere molto di lui nella penombra, ma da quel poco che scorse capì che era un uomo attraente.

    Giovane, forse di solo pochi anni maggiore di lei. Profumava come se fosse appena uscito dalla doccia. Dal suo commento a proposito dello zio Sam era chiaro che fosse un militare, ma il suo aspetto era più simile a quello di tanti suoi colleghi di università. Indossava dei jeans e una polo che aderiva al torace ampio e muscoloso.

    «Non ho avuto

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