Emozioni sotto la neve: Harmony Collezione
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About this ebook
Mancano tre giorni a Natale e l'aeroporto di Chicago è affollato di gente carica di pacchi e sorridente per le vacanze che stanno per iniziare. Purtroppo, una voce annuncia all'improvviso che tutti i voli sono sospesi a causa delle difficili condizioni metereologiche.
Kayla non può credere alle proprie orecchie. Lei non può perdere quel volo, altrimenti quella vacanza sfumerà, proprio come è sfumato il suo fidanzamento. Scoraggiata, non sa come fare per risolvere la situazione. O forse ci penserà qualcuno per lei?
Annette Broadrick
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Emozioni sotto la neve - Annette Broadrick
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Two’s Company
Silhouette Single Title
© 2004 Annette Broadrick
Traduzione di Alessandra De Angelis
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5891-734-3
www.eHarmony.it
Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.
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Prologo
«Attenzione, prego. Tutti i voli in partenza dall’aeroporto internazionale O’Hare sono stati cancellati a causa del maltempo. Le condizioni meteorologiche sono peggiorate nelle ultime ore, rendendo impossibile il decollo. I passeggeri saranno informati immediatamente appena verranno riaperte le piste.»
Dalla sala d’attesa, nella zona destinata all’imbarco dei passeggeri dell’American Airlines presso l’aeroporto di Chicago, si levò un mormorio generale.
Mancavano solo tre giorni a Natale e i terminal erano pieni di persone che si erano messe in movimento per le vacanze. I viaggiatori bloccati dalla tormenta di neve cominciavano ad agitarsi. Irritati per l’imprevisto che aveva fatto subire una brusca battuta d’arresto ai loro programmi di volo, si guardavano attorno spaesati e irrequieti.
Solo tre donne sedute vicine, di cui una con una bambina piccola in braccio, erano rimaste immobili a fissare la neve che turbinava nell’aria e scendeva copiosa, volteggiando contro il manto scuro del cielo dall’altra parte delle grandi vetrate.
Infine una di loro si voltò verso le altre e disse: «Bel modo di cominciare le vacanze di Natale, eh?».
Le altre due si girarono a guardarla con aria vagamente perplessa.
Per nulla turbata dal loro sguardo sconcertato, la prima riprese: «Salve, sono Megan Bennett. Vivo a Springfield, nell’Illinois, e devo andare a Knoxville nel Tennessee o, almeno, vorrei andarci. Ho una baita in montagna e avevo pensato che fosse il posto ideale per trascorrervi le vacanze di Natale».
Le due donne sedute vicino a lei l’avevano osservata senza battere ciglio mentre seguivano il suo monologo.
Senza lasciarsi scoraggiare dal loro mutismo, Megan si rivolse alla bruna alla sua sinistra: «E tu di dove sei?» le chiese.
«Sono Kayla Parker e vivo a Salem, nell’Oregon.»
«Dove sei diretta?»
«Io e una mia vecchia amica abbiamo deciso di trovarci a St. Croix per concederci qualche giorno di vacanza da trascorrere insieme.» Lanciò un’occhiata all’orologio e aggiunse: «Ho prenotato una stanza per stanotte in un albergo di Miami. Il volo per St. Croix partirà domattina presto e non devo assolutamente perderlo o andranno all’aria tutti i miei programmi di vacanza».
La ragazza con la bambina in braccio, seduta accanto a Megan dall’altro lato, intervenne presentandosi a sua volta. «Io mi chiamo Greta Barstow e lei è mia figlia Lilly.» Sorrise alla figlia, lisciandole i capelli in una carezza affettuosa, prima di proseguire: «Abitiamo a Kennebunk nel Maine e stiamo andando dai nonni paterni di Lilly a Houston».
La bambina aggiunse con aria seria: «Sì, perché non andiamo a trovare i nonni da un sacco di tempo. Non li vedo da quando è morto papà».
Megan e Kayla guardarono Greta con aria dispiaciuta.
«Dev’essere un brutto periodo il Natale in tali circostanze. Tuo marito è scomparso da molto?» osservò Kayla.
«Da tre anni» rispose Greta. «La sua è stata una morte improvvisa, assolutamente inaspettata. Aveva solo trentotto anni. Io e Lilly sentiamo moltissimo la sua mancanza. È già stato molto difficile rivedere i suoi genitori quando sono venuti a trovarci qualche mese dopo la morte di mio marito. Mi sento molto in colpa per aver aspettato tanto prima di portare Lilly dai nonni.» S’interruppe e guardò in direzione della vetrata. «E ora ci si mette anche il tempo» sospirò.
Kayla guardò di nuovo l’orologio. «Non so voi, ma a me non dispiacerebbe affatto trovare un posto più comodo per aspettare, in cui sedermi a mangiare qualcosa. Prima di arrivare qui, nella sala d’attesa dell’American Airlines ho visto diversi ristoranti e bar. Invece di stare sedute potremmo trovare un posto più comodo. Vi va di venire con me?» propose sorridendo affabile.
Megan si alzò subito, raccogliendo al volo il suggerimento. «Mi sembra una buona idea. Andiamo a prendere qualcosa insieme, invece di starcene sedute qui a guardare la bufera di neve da dietro i vetri.»
Qualche ora dopo, le tre donne erano sedute in un bar non lontano dalla sala d’imbarco e affollato dai passeggeri bloccati dal maltempo. Ormai, dopo aver mangiato, bevuto e chiacchierato, le tre erano molto più rilassate e avevano preso confidenza.
Kayla chiese a Megan: «Hai dei parenti che ti aspettano a Knoxville?».
Megan bevve un sorso di caffè, poi rispose: «Veramente no. Mio nonno, che ha costruito la baita, me l’ha lasciata in eredità alla sua morte. Non ho altri parenti in quella zona perciò passerò il Natale da sola».
Fece una pausa, sospirò, poi aggiunse: «Volevo andare via da Springield per un po’. Ho l’impressione che la mia vita si sia disgregata completamente in questi ultimi mesi, come se avesse perso il centro di gravità e i frammenti si fossero dispersi in tutte le direzioni. Lavoravo come agente di viaggio ma sono stata licenziata qualche settimana fa. Vi assicuro che questo non è il periodo migliore dell’anno per cercare lavoro, ci ho provato ma nessuno mi ha dato retta. Sono tutti troppo presi dalle feste per pensare ad assumere nuovi impiegati».
Megan s’interruppe di nuovo e guardò intensamente le altre due donne, come se fosse indecisa se continuare il discorso e rivelare un particolare delicato. Ma ormai la situazione particolare in cui si trovavano aveva contribuito a creare tra loro una certa atmosfera di complicità e confidenza, tanto da permetterle di parlare anche di argomenti più personali come quello che la turbava moltissimo.
«Inoltre dovete sapere che è finita da poco la mia storia con il ragazzo con cui stavo da due anni» riprese. «Non posso dire di essere disperata per il dolore, questo no, ma ho la sensazione che il mio ego abbia subito qualche colpo di troppo in questo periodo.»
«E tu che ci racconti?» intervenne Greta, rivolgendosi a Kayla. «Siamo proprio sicure che sia un’amica ad aspettarti ai Caraibi e non un amico?»
Kayla rise. «Purtroppo è un’amica, niente uomini segreti! Io e Karyn ci conosciamo da quando andavamo insieme alle elementari. Dopo il diploma Karyn si è trasferita con la famiglia ma siamo sempre rimaste amiche. Ci teniamo in contatto telefonico o per e-mail. Ogni tanto ci vediamo, anche se non spesso. Karyn ha un ottimo impiego a New York e adora vivere a Manhattan. Anche se ci sentiamo con una certa frequenza, ormai non ci vediamo da quasi due anni.»
Greta sorrise. «Sei fortunata ad avere una cara amica d’infanzia. Io mi sono lasciata coinvolgere così tanto dal matrimonio e dalla famiglia da perdere i contatti con quasi tutti gli amici e gli ex compagni di università. Il mio ruolo di moglie e madre mi ha assorbito completamente e ora la mia vita sociale si è ridotta praticamente a zero.»
«Anche tu sei laureata, dunque?» chiese Megan a Kayla.
«Sì, ma ho continuato gli studi dopo la laurea in legge e mi sono iscritta al corso di abilitazione all’avvocatura. Ho l’impressione che sarò una studentessa a vita.»
Poco dopo le tre donne sentirono l’annuncio che informava i passeggeri che alcune piste erano state liberate dalla neve e la visibilità era migliorata, perciò alcuni voli avevano avuto il permesso per il decollo.
Kayla disse: «Avevamo detto che i nostri voli di ritorno fanno scalo a Chicago, mi pare».
Le altre annuirono.
«Allora che ne direste di rivederci quando torneremo a casa, mentre siamo in transito, per raccontarci come sono andate le vacanze?» propose. «Sarebbe carino, no?»
Megan la guardò con un’espressione scettica. «Per quel che mi riguarda, te lo dico subito come saranno le mie vacanze. Andrò in letargo e resterò ibernata per tutto il periodo che passerò in montagna. Probabilmente non mi vedrete fino al disgelo a primavera!»
Kayla guardò Greta. «E tu? Ti andrebbe d’incontrarci quando faremo scalo a Chicago? A me farebbe molto piacere rivedere te e la piccola Lilly.»
«Sì, certo» acconsentì Greta con un sorriso. «Sono curiosa di sapere come te la sei passata.»
«Veramente sono curiosa anch’io» intervenne Megan. «Perciò contate anche me per la nostra piccola riunione. Sarei contenta di sapere che almeno voi avete passato delle vacanze piacevoli.»
Ritornarono nella sala d’attesa. Si abbracciarono e si augurarono buon viaggio e buone feste, poi si diressero verso i cancelli d’imbarco dei rispettivi aerei, sperando di trovare in dono sotto l’albero un po’ di serenità per quel Natale.
1
Quando l’aereo su cui si era imbarcata atterrò a Miami, Kayla Parker si rese conto che non aveva il tempo di fermarsi in albergo. Anzi, si ritenne fortunata perché riuscì a prendere il volo in coincidenza per St. Croix. Era in piedi da oltre ventiquattr’ore ed era assolutamente esausta. Nonostante avesse tentato di dormire in aereo, il ronzio dei motori e le vibrazioni le avevano impedito di addormentarsi ed era riuscita solo a passare qualche minuto in un dormiveglia tutt’altro che sereno.
Non le importava molto, visto che era riuscita a non perdere la coincidenza. Il fastidio del ritardo nella partenza del volo e la veglia protratta erano inconvenienti che era stata ben felice di sopportare per avere in cambio l’occasione di poter trascorrere le vacanze di Natale su un’isola esotica e rivedere la sua amica Karyn.
Kayla non era mai stata ai tropici prima di allora e la prospettiva di recarvisi era ancora più allettante durante i freddi mesi invernali, che nell’Oregon erano particolarmente rigidi. Il cielo azzurro tropicale le sembrava un miraggio. All’aeroporto di Miami aveva visto moltissime persone abbronzate e si era sentita piuttosto a disagio, bianca come un latticino. Una bella tintarella sarebbe stato un eccezionale regalo di Natale.
Lei e Karyn Stevenson erano amiche sin da bambine. Erano cresciute a Salem, dove abitavano vicine. I genitori di Kayla insegnavano all’università di Willamette, dove Kayla si era laureata ed era attualmente iscritta per diventare avvocato.
Era andata a trovare l’amica a New York un paio di volte, ma Karyn era sempre indaffarata con il suo lavoro in pubblicità e la