Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Passione fuori controllo: Harmony Destiny
Passione fuori controllo: Harmony Destiny
Passione fuori controllo: Harmony Destiny
Ebook153 pages2 hours

Passione fuori controllo: Harmony Destiny

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Lui sembra fatto per l'amore e per il sesso più che per la contabilità e la gestione di un'azienda.

Nel momento in cui Kree O'Sullivan incontra nel suo negozio di parrucchiera Sebastian Sinclair, nuovo responsabile della catena Heaslip da cui lei stessa dipende, capisce una incontestabile verità: quell'uomo ha davvero potere.

Ha la facoltà di decidere il destino del suo negozio e dell'appartamento che lei occupa, ha la possibilità di salvare o distruggere i suoi affari, ha la capacità di farle perdere qualunque controllo.

Kree deve fare qualcosa per la sua attività e per resistere allo sguardo seducente e ammaliatore di Sebastian che ogni volta la trascina in un vortice infuocato dal quale lei fatica a uscire.

LanguageItaliano
Release dateSep 10, 2015
ISBN9788858939338
Passione fuori controllo: Harmony Destiny
Author

Bronwyn Jameson

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Read more from Bronwyn Jameson

Related to Passione fuori controllo

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Passione fuori controllo

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Passione fuori controllo - Bronwyn Jameson

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Beyond Control

    Silhouette Desire

    © 2004 Bronwyn Turner

    Traduzione di Lucilla Negro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-933-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Se Kree O’Sullivan avesse chiuso gli occhi per immaginare l’uomo dei suoi sogni, questi avrebbe sicuramente avuto le sembianze del tipo appena comparso in cortile... preferibilmente senza l’abito sartoriale e la cravatta. Kree chiuse gli occhi davvero per un secondo, ma quando li riaprì e scostò la tenda della finestra del negozio, lui era ancora lì.

    Non era una visione.

    Che diavolo ci faceva lo statuario sconosciuto nel cortile del suo salone? Fermo sul fazzoletto di prato non tosato e incorniciato da un paio di scarni rododendri, emanava un rigore e una compostezza che neppure il caldo anomalo di quell’ultima settimana di primavera pareva scalfire. Impeccabile, perfetto, fresco come una rosa.

    Era forse un incaricato della banca?

    Kree torse nervosamente le dita attorno alla tenda di mussola, poi si rilassò allorché sentì la voce della ragione. I funzionari di banca non si presentavano di venerdì, dopo le sei. Non per una semplice trasgressione come sforare il fido della carta di credito o emettere qualche assegno scoperto. In casi del genere, telefonavano e fissavano un appuntamento, per discutere della situazione con il cliente.

    L’appuntamento di Kree era per le nove di lunedì mattina.

    E quand’anche avessero mandato qualcuno, riprese la voce della ragione, quel qualcuno non poteva essere il tizio là fuori.

    Lo osservò mentre sollevava lo sguardo, come per ispezionare il piano superiore dell’edificio che, a pianterreno, ospitava il salone di parrucchiera. Quando lo sconosciuto si voltò, le mani sui fianchi, la giacca del vestito si aprì, mostrando un’ampia porzione di camicia bianca inamidata.

    «Non sei un bancario, allora» decise Kree, premendosi una mano contro il petto. Strano, il palpitare del suo cuore. Aguzzò la vista e lo studiò meglio. Capelli scuri, abito scuro, sopracciglia ancora più scure. Sembrava più il legale di qualche network televisivo. O uno di quei ricchi dirigenti d’azienda.

    Una ruga le increspò la fronte mentre rifletteva su quell’incongruenza.

    La piccola, placida cittadina australiana di Plenty non attirava certo i ricchi manager. Quelli che occasionalmente capitavano da quelle parti, a bordo di lussuose auto sportive, erano solo di passaggio, diretti verso le colline per un weekend tra i vigneti. In quel caso, però, Kree era pronta a giocarsi gli stivali nuovi di finto pitone che il suo visitatore non era in quel posto perché aveva sbagliato strada e si era perso. Il modo in cui si guardava intorno dimostrava che non era lì per caso.

    «E allora, Mister Eleganza, che cosa sei venuto a fare nel mio cortile?» mormorò perplessa. E prima che la sua immaginazione potesse delineare ulteriori, tragici scenari di pignoramenti da parte della banca o indulgere a fantasie pseudoerotiche, Kree decise di andare a chiederglielo.

    I cardini della porta sul retro cigolarono e le spalle dello sconosciuto si irrigidirono. Lentamente, piroettò su se stesso e quando incontrò il suo sguardo, Kree rimase senza fiato. Notò appena gli zigomi pronunciati e la mascella forte, il genere di struttura ossea che avrebbe fatto piangere di gioia qualunque coiffeur.

    Tuttavia, fu il suo corpo di donna, più che il suo occhio da stilista del capello, a rispondere all’intensità di quegli occhi scuri e profondi come la notte. Fu il suo cuore di donna che prese a battere all’impazzata, l’unico suono a infrangere il silenzio... finché la porta non le scivolò dalle dita gelatinose e si richiuse, sbattendo.

    Kree sussultò.

    La ruga sulla fronte dello sconosciuto assunse una sfumatura lievemente divertita. «Posso esserle d’aiuto?» le chiese.

    La cadenza accentata della sua voce, probabilmente inglese, la colpì più della stranezza di quella domanda. Rendendosene conto, Kree scosse la testa. Non avrebbe dovuto chiederglielo lei?

    «Immagino che mi possa aiutare» iniziò, staccandosi dalla soglia e scendendo sul prato, «dicendomi che cosa ci fa nel mio cortile.»

    «Il suo cortile?»

    Sconcertata dalla sottile enfasi sul possessivo, Kree si bloccò e sgranò gli occhi. «Non mi dica che è il nuovo proprietario.»

    «No, non lo sono.»

    Kree tirò un sospiro di sollievo. «Sia lodato il cielo. Per un attimo, ho creduto che...» Si fermò, non convinta che il fatto fosse un bene. «A ogni modo, io sono Kree O’Sullivan.»

    Meditò di tendergli la mano, poi considerò l’eventuale effetto di quel contatto e desistette, limitandosi a un sorriso. Sciogliersi ai piedi di uno sconosciuto non era propriamente dignitoso.

    Indicò l’edificio alle proprie spalle, in direzione del salone di parrucchiera. «Sono la proprietaria dell’Hair Fashion

    Un angolo della bocca dell’uomo si incurvò appena mentre lui posava lo sguardo sulla sua capigliatura. «Naturalmente.»

    Kree si sentì impacciata, quasi delusa. Ma poi perché?, si chiese. Che cosa le importava che la sua brillante chioma incontrasse o meno i gusti di quel tipo? Con studiata cortesia, si ristampò un sorriso sulle labbra e inarcò le sopracciglia. «Scusi, come ha detto che si chiama?»

    «Sinclair.»

    Enfasi sulla prima sillaba, notò Kree, insieme a uno sfarfallio nel ventre. «Sinclair... e basta?»

    «Sebastian Sinclair.»

    Fortunatamente, Sebastian Sinclair non provò neppure a stringerle la mano. Era ancora in pericolo collasso. Lo sguardo dell’uomo si spostò sul salone, poi tornò su di lei. «La prego, torni pure alle sue occupazioni. Non si dia disturbo per me.»

    «Un estraneo, uno strano tipo mai visto prima si introduce nel mio cortile e io non dovrei... disturbarmi?» replicò Kree, sempre sorridendo.

    Uno scuro sopracciglio si sollevò di un millimetro. «Le sembro strano?»

    All’ombra della ex banca che si ergeva alle sue spalle, la postura vigile ed eretta, non sembrava tanto strano quanto... pericoloso. Oh, sì. Decisamente pericoloso. Ma Kree si sforzò di concentrarsi, più che sull’effetto che quel suo sguardo tenebroso e la voce alla James Bond avevano sulla propria temperatura corporea, sulla sua inaspettata intrusione. «Non l’ho mai vista prima, quindi... Quello che mi preme sapere, però, è che cosa è venuto a fare qui.»

    «Sono qui per ispezionare la proprietà. Per conto del proprietario» dichiarò lui, asciutto, come se non si sentisse affatto in dovere di scusarsi per esserle piombato in casa all’improvviso.

    Per conto del proprietario. Valeva a dire la persona che aveva ereditato i locali commerciali di mezza città, incluso quell’edificio, dal vecchio Allan Heaslip, pace all’anima sua. «Non sarà Claire Heaslip, spero?»

    «No.»

    Un senso di sollievo le entrò in circolo, sciogliendole la latente curiosità, oltre che la lingua. «Noi lo avevamo escluso, però non si può mai sapere coi vincoli di sangue, testamenti e compagnia bella. Allora, chi è il misterioso erede? Fremiamo dalla voglia di saperlo.»

    «Fremete tutti d’impicciarvi dei fatti degli altri?»

    «In questa città? Più o meno.» Lei lo fissò per qualche istante, poi si rese conto che aveva svicolato. Lo aveva fatto apposta? «Mi dica, Sebastian Sinclair... è sempre così difficile estorcerle una risposta diretta?»

    «Più o meno.»

    L’echeggiare delle sue stesse parole le strappò un’inaspettata risata. «Mi è simpatico, Sebastian... O preferisce Seb?»

    «Seb. E non sono sempre così simpatico.»

    Sorridendo, Kree annuì con approvazione, soddisfatta e al contempo sorpresa da quella risposta diretta... e dal primo accenno a un briciolo di senso dell’umorismo, che non guastava mai.

    Il quadro si faceva allettante. Kree sentì lo stomaco stringersi in una morsa quando i loro sguardi si incrociarono. I suoi occhi non erano neri, notò d’un tratto, ma di un blu intenso. «Seb è molto più facile» disse, allorché il silenzio cominciava a risultare imbarazzante. «Sebastian è un po’ troppo lungo, non trova?»

    Lui rimase a fissarla per qualche istante, poi le chiese: «E il suo nome? È piuttosto insolito. È l’abbreviazione di cosa?».

    «Che mi creda o no, è proprio Kree. Non ho idea da dove venga. I miei genitori hanno probabilmente sbagliato a pronunciarlo quando sono andati all’ufficio anagrafe a dichiararmi.» Forse perché ubriachi, concluse tra sé. Si sentiva gli occhi di Seb addosso, che la scrutavano, e si agitò. Doveva smetterla di blaterare e riportare la conversazione al soggetto di partenza. Si schiarì la voce con un colpetto di tosse. «Ha detto che è venuto per ispezionare la proprietà. Forse per metterla in vendita?»

    «No.» Per un altro interminabile secondo, lo sguardo di Sebastian rimase fisso sul suo viso, prima di spostarsi sull’edificio alle sue spalle. «Questa proprietà non verrà venduta.»

    «Però non mi ha ancora detto che cosa è venuto a fare qui, oltre che rappresentare il suo cliente» lo incalzò Kree. «È il suo avvocato?»

    «Sono l’esecutore testamentario.»

    Senza fornirle altre spiegazioni, lui avanzò per esaminare un’ala abbandonata del vecchio edificio. L’esecutore testamentario? Che cosa significava, esattamente? Kree emise uno sbuffo esasperato mentre contemplava Mister Enigma passare una mano sull’intonaco rovinato. Sperava solo che significasse qualcosa di buono, un cambiamento per il meglio.

    «Se il nuovo proprietario non è intenzionato a vendere, crede che investirà del denaro in lavori di manutenzione? In fondo, è l’edificio più antico di tutta la città, la prima banca in assoluto. Credo che si meriti un occhio di riguardo.»

    «È così malandato anche all’interno?» si informò lui.

    «Lo era, prima che vi dessi io un’imbiancata. Ho dovuto, altrimenti non riuscirei a trovare un inquilino.»

    Lui restrinse gli occhi. «Secondo il contratto, è lei l’affittuaria. Sia del negozio sia dell’appartamento sopra.»

    «Be’, sì, li ho presi in affitto entrambi» spiegò Kree. «Poi, però, si è prospettata l’opportunità di occupare l’appartamento vuoto di certi miei amici. Allora, mi sono chiesta, perché rifiutare una casa libera quando è proprio qui accanto?»

    La sua voce languì verso la fine, ma non perché avesse concluso

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1