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Sposami!: Harmony Jolly
Sposami!: Harmony Jolly
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Ebook163 pages2 hours

Sposami!: Harmony Jolly

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About this ebook

Abito bianco, musiche soavi di sottofondo, bouquet di fiori d'arancio... Signore e signori il matrimonio è servito!

Ric Degenoli non crede alle proprie orecchie, lui ha un figlio. La dolce e affascinante Sami Argyle, con cui ha passato una sola lunga notte di passione travolgente, è lì davanti a lui con il piccolo. Ric ha già deciso, porterà madre e figlio a Cipro, l'isola dove è nata sua madre e dove lui vuole ritrovare le proprie origini e forse anche creare una nuova famiglia. La sua.

Sami non credeva sarebbe stato così semplice, ora lei, il piccolo e l'affascinante Ric sono in viaggio per un'isola meravigliosa. Ma sa che tutto questo non potrà durare a lungo. La fidanzata ufficiale di Ric sta preparando i bagagli per raggiungerli. Chi indosserà, tra loro due, l'abito bianco?

LanguageItaliano
Release dateDec 20, 2013
ISBN9788858918111
Sposami!: Harmony Jolly
Author

Rebecca Winters

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Sposami! - Rebecca Winters

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Count’s Christmas Baby

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2012 Rebecca Winters

    Traduzione di Anna Sibilia

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-811-1

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Pat? Sono io.»

    «Dove sei?»

    «Al Grand Savoia e sto mangiando qualcosa in camera. Avevi ragione. È un posto incantevole. Grazie per avermi organizzato tutto.»

    «Di niente. Come sta il mio splendido nipotino?»

    «Grazie al cielo, sta facendo un altro sonnellino. Così ho un po’ di tempo per riprendere da dove ho interrotto ieri sera.»

    «Non potevi telefonare per aggiornarmi prima di andare a letto? Il tuo messaggio diceva solo che eri arrivata a Genova. Ho passato tutta la giornata ad aspettare tue notizie.»

    «Mi dispiace. Dopo aver raggiunto l’albergo, ho cominciato le mie ricerche. Sull’elenco telefonico non ho trovato nulla. Quando mi sono resa conto che quello non mi sarebbe stato d’aiuto, ho parlato con l’impiegato della reception. Lui mi ha passato un operatore che sapeva l’inglese ed è stato più che felice di darmi una mano.»

    «Perché?»

    Nonostante la serietà della situazione, il tono sospettoso della sorella la fece sorridere. «Era una donna, quindi non cominciare a preoccuparti, nessuno intende farmi del male. Quando le ho spiegato il mio problema, è stata gentilissima. Ha cercato di assistermi in ogni modo possibile. Quando è finita la telefonata ero troppo stanca per chiamarti.»

    «D’accordo. Allora, qual è il tuo piano ora?»

    «Quella donna mi ha consigliato di chiamare la polizia. Mi ha dato il numero dell’ufficio assistenza turisti. Mi ha detto che ci sarà sicuramente di turno qualcuno che parla inglese. Sono abituati a fornire assistenza agli stranieri in difficoltà e mi aiuteranno di certo. Chiamo non appena ho messo giù.»

    «E se fosse un altro buco nell’acqua?»

    «Tornerò a casa, come programmato, e non ci penserò più.»

    «A essere onesta, spero che arrivi a un punto morto. A volte è meglio non sapere. Quello che rischi di scoprire ti si potrebbe ritorcere contro.»

    «Cosa intendi dire?»

    «Esattamente ciò che ho detto. Potresti andare a ficcarti in qualcosa che poi desidererai di aver evitato. Non tutti sono buoni come te, Sami. Io non voglio vederti soffrire.»

    «Non è che per caso hai una delle tue premonizioni?» indagò lei.

    «No, ma non posso fare a meno di stare in pensiero per te.»

    Pat sembrava convinta che quel viaggio in Italia fosse una pazzia. Forse aveva ragione.

    «Senti, se non è a Genova, prendo il primo volo in partenza e torno a casa.»

    «La prendo come una promessa. Perdonami se non ti auguro buona fortuna. Chiamami prima di andare a letto. A qualunque ora. Intesi?»

    «D’accordo. Ti voglio bene.»

    «Anch’io, tesoro.»

    Mentre riappendeva, Sami rifletté che forse avrebbe dovuto dar retta alla sorella. Forse non avrebbe dovuto cercare il nonno del suo piccolino.

    Se lo avesse trovato, magari lo shock lo avrebbe fatto ammalare. Il loro incontro si sarebbe potuto trasformare in un incubo orrendo che le avrebbe fatto desiderare di non essersi mai allontanata da casa.

    Era questo che preoccupava Pat.

    E che preoccupava pure lei, dovette ammettere Sami. Ma visto che era arrivata sin lì, tanto valeva che andasse sino in fondo. Così poi avrebbe potuto chiudere quel capitolo della sua vita e andare avanti.

    Senza indugiare oltre, compose il numero che si era annotata su un foglietto.

    L’uomo che le rispose passò subito all’inglese dopo aver sentito il suo: Hello?

    «Sì?»

    Il tono perentorio la colse alla sprovvista.

    «È l’ufficio assistenza turisti?»

    «Sì.»

    «Mi chiedevo se per caso poteste aiutarmi.»

    «Cosa vuole?»

    «Sto cercando un uomo di nome Alberto Degenoli che dovrebbe vivere a Genova, ma non l’ho trovato sull’elenco. Sono venuta sin qui dagli Stati Uniti per trovarlo. Speravo che...»

    Si interruppe perché si rese conto che l’uomo all’altro capo del filo non stava più ascoltando ed era invece intento a parlare con qualcun altro in un italiano rapidissimo. La conversazione andò avanti per un minuto, poi l’uomo si rivolse nuovamente a lei.

    «Mi ripeta il nome, prego.» Dopo che lei ebbe ripetuto il nome, ci fu un altro scambio interminabile in italiano in sottofondo. E alla fine: «Venga alla centrale di polizia e chieda del comandante Coretti».

    «Ora?» chiese lei.

    «Certo.»

    La comunicazione si interruppe così, di colpo.

    Dopo aver fissato per un attimo la cornetta, sconcertata dai modi bizzarri di quel tipo, chiamò la reception e chiese che le mandassero su la babysitter. Sami aveva avuto un colloquio con lei nel pomeriggio e l’aveva trovata assolutamente affidabile. Mentre l’aspettava, si diede una rinfrescata al trucco poi si infilò la giacca.

    Solo quattro persone conoscevano il numero privato del conte Alberto Enrico Degenoli.

    Quando il cellulare squillò, Ric pensò che fosse la sua fidanzata, Eliana, che lo chiamava per dissuaderlo dal partire per il viaggio di lavoro che aveva in programma di lì a poco.

    Dopotutto Eliana era la marionetta di suo padre.

    Era uno degli industriali più ricchi d’Italia e ora che lui stava per diventare suo genero si aspettava di poter controllare anche la sua vita.

    Ma Ric aveva un’importantissima questione privata da sbrigare a Cipro, e doveva risolverla a tutti i costi prima del matrimonio.

    L’amore non aveva parte in quell’unione ed Eliana lo sapeva. Le nozze imminenti avevano a che fare solo col denaro. Tuttavia, una volta scambiati i voti, Ric aveva tutte le intenzioni di far funzionare il rapporto. Ma sino alla vigilia di Natale, il suo tempo e i suoi affari sarebbero stati cosa privata e il suocero non avrebbe potuto farci nulla.

    Dando un’occhiata al display, vide il numero del suo segretario privato. «Mario?»

    «Mi perdoni se la disturbo, Eccellenza.» Mario era al servizio della famiglia Degenoli da quarant’anni, ma aveva modi antiquati e insisteva nell’essere formale, specie ora che Ric aveva ereditato il titolo. «Il comandante Coretti ha appena telefonato a palazzo e ha chiesto di parlarle. Sembra sia una faccenda di estrema urgenza, ma si è rifiutato di darmi ulteriori dettagli. Dovrebbe richiamarlo sulla sua linea privata.»

    Dal tono era chiaro che Mario era allarmato. Ma la telefonata era motivo di inquietudine anche per Ric, che stava già pensando a chissà quale nuova tragedia potesse aver toccato la sua famiglia.

    «Dammi il numero» disse, teso.

    Dopo averlo scribacchiato su un foglietto, ringraziò Mario, chiuse e chiamò il comandante.

    «Comandante Coretti? Sono Enrico Degenoli. Cosa posso fare per lei?»

    Non parlava con Coretti dal giorno del funerale di suo padre, che era morto travolto da una valanga in gennaio. Il comandante era tra i funzionari che erano andati a ricevere la salma all’aeroporto di Genova. Il ricordo di quello che era successo quella settimana in Austria avrebbe ossessionato Ric per sempre e aveva cambiato il corso della sua vita.

    «Mi perdoni per averla disturbata, ma c’è qui in ufficio una giovane americana molto attraente che è venuta sin qui dagli Stati Uniti per cercare un certo Alberto Degenoli di Genova.»

    Il cuore gli diede un balzo in petto, ma subito dopo arrivò la doccia fredda. Se quella donna fosse stata lì per lui, avrebbe detto che stava cercando un uomo di nome Ric Degenoli.

    Lui e suo padre avevano lo stesso nome, ma suo padre veniva chiamato Alberto e lui Enrico. Solo i parenti lo avevano sempre chiamato Ric.

    E anche la donna con la quale lui era rimasto intrappolato dopo la valanga.

    «Lo sa che mio padre è morto?»

    «Se lo sa, non ha detto nulla. A esser franco, penso che sia qui a caccia, se capisce cosa intendo.» Il comandante si schiarì la voce. «Spera che io riesca a trovarlo perché sostiene che è una questione di vita o di morte» aggiunse in tono pacato.

    Cosa?

    «Visto che tanta segretezza suona sospetta, ho pensato fosse meglio informare lei prima di qualunque altra cosa.»

    L’allusione alla possibilità che si trattasse di qualcosa di delicato fu motivo di nuova inquietudine per Ric, che saltò su di scatto dalla poltroncina in pelle.

    Sinora aveva fatto tutto il possibile per proteggere la famiglia dallo scandalo.

    Sfortunatamente non era stato in grado di controllare le azioni passate del padre. Era un Degenoli, ma lui e suo padre erano così diversi, sia nell’aspetto, lui aveva ereditato i tratti e i colori della madre, sia nel carattere, che nessuno avrebbe mai potuto capire che erano padre e figlio.

    Uno dei timori più grandi di Ric era che la debolezza del padre per le donne potesse un giorno creargli problemi inimmaginabili. Col matrimonio programmato per il primo dell’anno, era imperativo che nulla andasse storto. La posta in gioco era troppo alta.

    Suo padre era morto da meno di un anno. Non era un segreto che fosse stato con diverse donne dacché la moglie era morta di polmonite sedici mesi prima. Ric ricordava ancora con chiarezza la volta in cui sua madre gli aveva detto che anche se suo padre fosse stato uno squattrinato le donne lo avrebbero comunque trovato attraente. Gli aveva anche confidato di aver spesso chiuso un occhio sulle sue scappatelle.

    Ric non era altrettanto indulgente e generoso. Se la donna nell’ufficio di Coretti pensava di poter ricattare la sua famiglia o reclamare diritti sull’eredità, si sbagliava di grosso. «Come si chiama?» domandò.

    «Christine Argyle.»

    Il nome non gli diceva nulla. «È sposata? Nubile?»

    «Non lo so. Sul passaporto non c’è alcuna indicazione. Ma non ha una fede al dito. Si è rivolta all’ufficio assistenza turisti e loro l’hanno indirizzata a me. Sulle prime ho pensato che fosse una che ci provava, tuttavia non molla. E visto che riguarda suo padre, ho pensato fosse meglio telefonarle e sentire come desidera procedere prima di dirle che non posso aiutarla.»

    «La ringrazio per aver gestito la situazione con diplomazia» ribatté Ric con cortesia, nonostante la collera che gli ribolliva dentro. Quella donna era furba. Andare dritta dal comandante della polizia di Genova era stata una bella mossa. Non l’avrebbe fatto se non avesse pensato di avere in mano qualcosa che la famiglia Degenoli non avrebbe voluto rendere pubblica.

    Probabilmente aveva incontrato suo padre a una qualche cena di lavoro, nel corso dell’autunno passato, quando lui aveva deciso che ne aveva abbastanza di essere in lutto. Molte di quelle cene si tenevano a bordo di lussuosi yacht ancorati nella baia, al di fuori della giurisdizione della polizia, e spesso vi partecipavano molte belle donne, incluse delle attricette americane in grado

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