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La principessa illegittima: Harmony Collezione
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La principessa illegittima: Harmony Collezione

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I principi di Drakon 2/3

Eleni desidera disperatamente una famiglia tutta per sé, e quando durante un ballo mascherato un affascinante sconosciuto le strappa un bacio, la principessa illegittima di Drakon intravede la possibilità che il suo sogno si avveri. L'uomo del mistero è Gabriel Marquez, e in realtà vuole solo che lei si prenda cura di suo figlio. Ma, forse, se userà bene le proprie armi, Eleni potrà strappargli un altro tipo di accordo...

In qualità di principale investitore di Drakon, Gabriel è scioccato dalla sfacciata proposta di Eleni, ma si rende conto che un matrimonio di convenienza potrebbe avvantaggiarli entrambi. Tuttavia, l'attrazione che subito divampa fra loro rischia di complicare le cose. O forse no?
LanguageItaliano
Release dateAug 20, 2019
ISBN9788830501768
La principessa illegittima: Harmony Collezione

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    La principessa illegittima - Tara Pammi

    successivo.

    1

    Un bacio...

    Eleni Drakos si trovava sulla soglia della sala da ballo, sbirciando i presenti con il viso celato da una raffinata maschera.

    Voleva solo un bacio, da qualunque uomo la guardasse con desiderio, un uomo che potesse farle dimenticare l'abisso di solitudine che aveva caratterizzato tutta la sua vita.

    Voleva un bacio, perché compiva trent'anni e lei era stufa della propria vita stagnante, di fingere di non soffrire alla vista della cognata con il pancione, o di non desiderare una famiglia tutta sua.

    Aveva vissuto tutta la vita secondo le regole stabilite dal padre, re Theos, assicurandosi che i suoi fratelli, Andreas e Nikandros, avessero tutto quello di cui necessitavano.

    Ciò che non aveva previsto era di ritrovarsi ancora da sola. Com'era sempre stata.

    Si mosse lungo la parete della vasta sala ovale: i lampadari di cristallo davano risalto agli uomini e alle donne elegantemente vestiti. Non era l'unica a celare la propria identità: il ballo mascherato era una tradizione annuale della stirpe dei Drakos; tuttavia, con lo sviluppo della demenza del padre Theos, per quattro anni non si era svolto.

    Ma dato che i conservatori stavano nutrendo seri dubbi per l'assenza continuata di Andreas dopo la morte del padre, e temevano al contempo che la partnership di Nikandros e Gabriel Marquez costituisse un serio rischio per l'economia di Drakon, per tranquillizzarli Eleni aveva proposto di ripristinare quella tradizione.

    Lo aveva organizzato nell'arco di tre settimane e ora, esaminando le coppie che stavano ballando un valzer, provò un meritato moto di soddisfazione.

    Inoltre la maschera bianca e nera che aveva comprato durante il suo viaggio a Parigi la settimana precedente era davvero perfetta con il rossetto rosso scuro. I capelli, raccolti in uno chignon, scendevano in morbide ciocche ondulate intorno al volto.

    L'abito da sera, senza spalline e con un corpetto attillato, le accentuava la figura a clessidra.

    Il tacco dodici che aveva calzato slanciava il suo metro e sessanta, lasciando intravedere la gamba tonica attraverso il profondo spacco: quando si era guardata allo specchio era rimasta sorpresa lei per prima.

    Rispetto ai fratellastri, i principi di Drakon, aveva sempre avuto un aspetto ordinario; i media glielo ricordavano spesso chiamandola la Principessa Scialba, ma in quel momento si era considerata quasi bella.

    All'altezza della stirpe dei Drakos, avrebbe detto suo padre.

    Continuò a vagare per la sala, meravigliandosi della magnificenza dell'albergo. Fino a poco tempo prima era stata una residenza fatiscente, con tubature antiquate e interni trasandati, ma in pochi mesi la Marquez Holdings Inc. l'aveva trasformata in una meta di punta per i nuovi ricchi che si stavano riversando a Drakon proprio grazie all'interessamento di Gabriel Marquez.

    Lo spietato magnate immobiliare si trovava infatti ospite presso il palazzo di Drakon per supervisionare gli investimenti della sua società: case da gioco, resort di lusso, rifugi montani, un circuito automobilistico, la mappa di Drakon stava cambiando sotto l'abile guida del multimilionario e di suo fratello Nik.

    Prendendo un sorso di champagne ghiacciato, abbassò lo sguardo sui rigogliosi giardini. Il profumo di rose era intenso nell'aria, mentre l'orologio della vecchia chiesa nella piazza centrale della città batteva la mezzanotte.

    Sospirò: anche quella serata si apriva solitaria davanti a lei.

    «Come mai quel lungo sospiro, querida

    Quella profonda voce le procurò un brivido lungo la schiena. Con il cuore accelerato si girò, stringendo il parapetto del balcone con la mano. «Non intendevo interrompere il suo...»

    «Rimanga.»

    Quell'ordine le irrigidì la schiena. Persino suo padre, che era stato un uomo autoritario e difficile da accontentare, non le aveva mai dato ordini in quel modo. «Prego?»

    «Rimanga a farmi compagnia» ribadì lo sconosciuto.

    Appoggiato al muro, risultava imponente: alto e ben piantato, a differenza degli altri uomini presenti sul volto non portava una maschera. Solo le ombre della sera.

    I capelli corvini gli incorniciavano il viso in folte onde mosse. L'elegante camicia bianca, sbottonata sul collo, aderiva al torace possente. Eleni fu percorsa da un brivido, incapace di distogliere lo sguardo: i piedi, incrociati, tendevano la stoffa dei pantaloni, rivelando la muscolatura delle cosce.

    Poi si staccò dalla parete ed Eleni riuscì a fatica a soffocare un ansito.

    Tratti maschili marcati, una bocca ampia e crudele, un naso leggermente aquilino: era Gabriel Marquez, l'uomo su cui rimuginava da mesi. L'uomo che risvegliava la sua femminilità ogni volta che si trovava in sua compagnia.

    Mentre aspettava che la riconoscesse, il cuore accelerò i suoi battiti.

    I suoi occhi grigio ardesia la esaminarono. Non l'aveva mai guardata così a lungo nei tre mesi di riunioni e molteplici richieste che lei aveva gestito. Mai una volta era sembrato interessarsi a lei in quanto donna.

    No, in quel caso lei era stata la principessa Eleni Drakos, la facilitatrice tra la sua società e il palazzo. Ma ora era una sconosciuta mascherata, e qualcosa le si infiammò nel profondo, rendendola consapevole di quanto fosse sottile la seta del vestito e di come le aderisse alla pelle.

    «Tutto quel desiderio sulle labbra» fece una pausa fissandola, «di una bella donna... è una sfida per qualunque uomo.»

    «Non era... desiderio» ribatté subito lei.

    «Andiamo, querida, un ballo mascherato non serve forse ad aprirci ai nostri più nascosti desideri mentre celiamo le nostre identità pubbliche?» Le sfiorò il bordo inferiore della maschera con il dito, provocandole un tremito. «Dietro quella maschera lei è al sicuro.»

    Quando il suo dito proseguì il suo viaggio raggiungendo il labbro inferiore, Eleni gli afferrò il polso. Se le toccava la bocca... «Perché lei non ne indossa una?» gli chiese, desiderando non sembrare così ansimante.

    «Perché non ho bisogno di nascondermi al mondo per esprimere ciò che voglio.»

    Quelle parole trasudavano arroganza, ma in fondo non c'era una sola donna nel palazzo che non rimanesse senza fiato nel vederlo.

    «Sembra fin troppo sicuro del suo fascino.»

    Scrollò le spalle.

    «Io sono Gabriel Marquez, signorina...?»

    Eleni si sforzò di trovare un nome che non fosse legato a lei o alla stirpe dei Drakos. Aveva preso ogni precauzione per non tradire la propria identità al ballo quella sera, incluso farsi credere ancora a Parigi da tutti, a eccezione di Mia. E non voleva certo farsi riconoscere proprio da lui, soprattutto ora che la fissava con un interesse maschile che la inebriava.

    «Non ha scelto un nome falso prima di decidere di venire al ballo stasera?»

    Lo scherno nella domanda la spinse a fissarlo negli occhi. Si stava divertendo, ed Eleni sentì qualcosa scattare nell'intimo. «Non serviva un nome per lo scopo che avevo in mente.»

    Lo sguardo grigio splendeva di pura delizia. «M'incuriosisce ancora di più. Eppure vorrei un nome, per poterla chiamare mentre m'immagino lo scopo specifico che aveva in mente. E come poterla aiutare a realizzarlo.»

    A quelle parole Eleni fu percorsa da un altro brivido. Quegli occhi audaci le squadrarono il volto, fermandosi per un attimo sulla bocca.

    Era attratto da lei, si rese conto in un sussulto. L'uomo che finora non l'aveva degnata di uno sguardo era attratto da lei.

    «Cenerentola...» sussurrò Eleni.

    Socchiuse gli occhi: il sorriso toglieva il respiro. «E sta cercando di nascondersi dalle crudeli sorellastre e dalla matrigna, Cenerentola?»

    Senza pensare rispose al sorriso. Si sentiva un'adolescente che flirtava con il ragazzo che aveva occhieggiato per mesi, bella e desiderata come una di quelle donne che anche in quel momento stavano ridendo e amoreggiando con uomini disponibili, donne che conoscevano tutti i segnali del corteggiamento, che passavano le notti tra le braccia di un amante.

    Donne che avevano il coraggio di prendersi ciò che volevano, invece di rimpiangere chi le aveva abbandonate.

    Non era forse quello che desiderava nei suoi sogni più arditi? Allora perché non prendersi ciò per cui era venuta? Perché non vivere il momento? Perché non vivere nella fantasia che il fuoco che vedeva in quegli occhi fosse tutto per lei?

    «Ha indovinato subito» rispose quindi, cogliendo l'attimo.

    Vide la fronte corrugarsi, e le sue braccia imprigionarla al balcone. «Mi sembra di conoscerla, Cenerentola.»

    Con le spalle rigide per la tensione, Eleni si impose di reggere quello sguardo. Il travestimento non era bastato a nascondere la sua identità?

    Gli occhi dell'uomo si fecero freddi. «È venuta al ballo per cercare me, Cenerentola?»

    Sollevando il mento, lo fissò. «Ha una grande opinione di se stesso, vero?»

    «Le donne cercano costantemente i miei favori» ribatté pronto, recuperando il tono di scherno. «Uno alla fine si stanca.»

    «Dev'essere piacevole credere che il mondo giri intorno alla sua persona.»

    Lui gettò la testa indietro e rise, provocandole brividi di piacere.

    «Più la ascolto, più mi piace. Mi dica la verità: ci siamo già incontrati?»

    «Incrociati forse» tentò lei di destreggiarsi tra la verità e la menzogna. «Ma anche se mi avesse vista non mi avrebbe notata.»

    «Dubito che l'avrei dimenticata.» Avvicinò le mani, stuzzicandole le narici con il suo profumo: sandalo, muschio e una nota virile che le fece desiderare di rinunciare a ogni cautela e baciare la sua pelle. «Quindi se non ha una famiglia terribile alle spalle, da chi si nasconde stasera? Un amante appiccicoso?» Poi gli occhi si indurirono. «O un marito contrariato?»

    «No, niente marito o amante. Mi nascondo da me stessa» precisò lei, dando voce alla sensazione che da un po' la tormentava. «Per una sera volevo essere qualcun'altra: una donna audace e bella, che vive il momento. Volevo essere tutto, tranne me.» Colse la malinconia nella propria voce e arrossì. «Sono sicura che lei, anche volendo, non potrebbe capire.»

    Essere cresciuta in mezzo a uomini arroganti e intransigenti avrebbe dovuto renderla indifferente all'aura di potere che circondava Gabriel.

    Ma non era così.

    Per qualche strana ragione si era subito sentita attratta da Gabriel. Dalla sua sicurezza e arroganza.

    «Che cosa glielo fa dire?» le domandò lui, come se volesse davvero la sua opinione.

    «Lei è Gabriel Marquez. La sua influenza e il suo potere... lei domina ogni luogo in cui entra, non è forse questo che si dice di lei?»

    Lui scrollò le spalle, come se fosse scontato. «Ho lottato tutta la vita per diventare ciò che sono, per avere quello che oggi ho. E no, non ho mai desiderato essere un altro.»

    Le scrutò il volto, facendola avvampare. Le lunghe dita scesero pigre sui fianchi e a quel contatto i nervi di lei si tesero come corde di violino.

    Se lui aveva notato quella reazione, però, non lo diede a vedere.

    Poiché era una figlia illegittima, non aveva una vera posizione di potere a Drakos, ma per il suo legame con i principi era comunque una seccatura troppo grande con cui avere a che fare, quindi nessuno l'aveva mai guardata senza considerarla un mezzo o un ostacolo.

    «Allora il mio travestimento e il mio tentativo di vivere il momento devono sembrare un gioco per lei. Magari anche patetico.»

    «Si sbaglia, querida. Persino io a volte ho bisogno di scappare. Anch'io devo accettare il fatto di non poter controllare tutto. Non posso certo controllare il destino e tutti i tiri mancini che ci gioca.»

    Qualcosa nel tono le provocò una fitta. Come se ci fosse qualcosa che quell'uomo potente volesse da lei.

    «Io sono venuto... perché stasera non posso sfuggire a ciò che il domani ha in serbo per me. Perché domani devo affrontare qualcosa che in realtà temo.»

    «Gabriel Marquez che teme qualcosa?»

    Sorrise ancora. «Shh... querida. Mi farà rivelare i miei segreti, rovinando così la mia reputazione. Ma mi dica, lei cosa vuole stasera?»

    Non era mai stato così facile rispondere.

    «Un bacio. Voglio un bacio.» Deglutì alla vista del desiderio nei suoi occhi. «Da un uomo che mi desidera, però,

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