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Il più bello di Miami (eLit): eLit
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Ebook140 pages1 hour

Il più bello di Miami (eLit): eLit

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About this ebook

Una valigia per... Miami - Bello, laureato, brillante. Ecco alcuni requisiti del marito ideale di Victoria. Per trovare il candidato perfetto, degno di sposarla, lei ingaggia Luke Adams, investigatore privato che inizia subito le selezioni. Luke è determinato... bello, laureato, brillante. Ha un difetto: è di Miami!
LanguageItaliano
Release dateJul 29, 2016
ISBN9788858957479
Il più bello di Miami (eLit): eLit

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    Il più bello di Miami (eLit) - Alyssa Dean

    successivo.

    1

    «Miami!» esclamò Vicky sconsolata, mentre parcheggiava l'automobile di fronte al Centro di Ricerca Oceanside. «Come potrò mai trovare un marito a Miami?»

    Non riusciva a togliersi dalla testa la conversazione telefonica che aveva avuto con i suoi quella mattina.

    «Ormai hai trent'anni, Victoria» le aveva detto la madre. «Sono sicura che, se fossi rimasta a Boston, a quest'ora ti saresti già sistemata.»

    Vicky non se la sentiva di biasimare i genitori per quell'idea fissa del matrimonio. Il problema era che trovare un marito adatto si era rivelata un'impresa più difficile del previsto e che richiedeva, tra l'altro, anche un notevole dispendio di tempo.

    Erano ormai almeno tre settimane che ci provava, dedicando alla faccenda del tempo prezioso che avrebbe potuto trascorrere in ben altro modo... e non aveva concluso nulla!

    L'umore di Vicky non migliorò quando, raggiunto l'ufficio, diede un'occhiata ai risultati tutt'altro che apprezzabili del suo esperimento. Era sempre colpa di Miami! Invece di passare tutto il suo tempo al laboratorio, se n'era dovuta andare in giro per feste e stupidi eventi sociali nell'inutile tentativo di trovare un marito in una città che evidentemente non faceva al caso suo.

    Se ne stava lì a rimuginare sulla stupidità del mondo e di quella città in particolare, quando dalla porta accostata fece capolino la chioma bionda di Gina Wilson.

    «Sei passata accanto alla mia scrivania senza rivolgermi neppure la parola» le disse la ragazza con tono di rimprovero. «Devo aver fatto qualcosa che ti ha dato fastidio, oppure c'è qualcosa che non va.»

    Vicky si sentì in imbarazzo. Anche se aveva la sensazione che il mondo intero ce l'avesse con lei, non era certamente colpa di Gina. «È vero, c'è qualcosa che non va» ammise. «Ma non si tratta di te, Gina. È tutta colpa di Miami.»

    «Di Miami?» Gina aprì la porta ed entrò. «Che cosa c'è che non va in Miami? Le spiagge sono bellissime. Il clima è splendido, la vegetazione è rigogliosa e lo shopping favoloso... per non parlare di questo Centro di Ricerca Oceanografico, che è uno dei migliori del paese.»

    Gina aveva ragione. Ma Vicky non si sentì sollevata. «Miami può anche essere il massimo per la mia ricerca sulla vegetazione marina, ma il vero problema qui sono gli uomini.»

    «Gli uomini?» Gina fissò le carte che Vicky aveva in mano. «Vuoi forse dire che gli uomini di questa città influenzano negativamente i tuoi esperimenti scientifici? Questa è davvero la teoria più bizzarra che io abbia mai sentito.»

    Vicky non apprezzò lo strano senso dello humour di Gina. «Gli uomini non influenzano proprio un bel niente. Però avrei decisamente meno problemi se non ce ne fosse una tale... una tale penuria, qui a Miami.»

    «Una tale penuria?» ripeté Gina, a bocca aperta. «Non puoi dire sul serio. Se c'è una cosa che proprio non ci manca, qui a Miami, sono gli uomini. Ce ne sono di qualunque genere. Uomini belli e brutti, magri e grassi. Uomini con i muscoli e senza. Alti, bassi, ricchi e poveri...» proseguì divertita. «Devi solo andare a fare una passeggiata sulla spiaggia, e li troverai tutti lì in bella mostra. Non devi fare altro che sceglierne uno, avvicinarti e dirgli Ciao. Dopo pochi secondi avrai un appuntamento» concluse con un sorriso divertito. «È come andare al supermercato... solo più divertente.»

    Vicky era talmente disperata che per un attimo prese in seria considerazione l'idea. Poi si rese conto di quanto la cosa potesse essere ridicola e scosse la testa. «Può andar bene per te, Gina. Tu vieni dal Nebraska. Probabilmente a te non importa chi sposerai.»

    Gina sollevò un sopracciglio, perplessa. «Immagino che mi importerebbe parecchio... supposto che arrivassi a fare una cosa tanto sciocca» commentò dopo una breve esitazione. Poi lanciò a Vicky un'occhiata incuriosita. «Ma com'è che siamo arrivate a parlare di matrimonio? Mi pareva che stessimo discutendo della tua ricerca.»

    «È la stessa cosa» replicò Vicky con un sospiro, mentre lasciava cadere la relazione sulla scrivania. «La mia ricerca sulle carote marine va tremendamente a rilento.»

    «Non sarà la fine del mondo, Vicky. Sono sicura che riusciremo a sopravvivere qualche altro mese anche senza mangiare le tue carote marine. Probabilmente ci basteranno quelle terrestri.»

    «Non è questo il punto. Il pianeta va incontro a una grave penuria di cibo. E se riusciremo a coltivare i terreni paludosi senza danneggiare l'ambiente, allora...»

    Gina la bloccò con un cenno della mano. «Lo so, lo so. Riusciremo a salvare il mondo. Ma che cosa succede se il mondo lo salviamo tra un mese invece che adesso?»

    «Il problema è che io non avrò mai il tempo per farlo!» Vicky si lasciò cadere nella poltrona con aria sconsolata. «Dovrei lavorare a questo esperimento notte e giorno. E invece devo perdere tempo per andarmene in giro a trovare un marito.»

    «Un marito?» Gina spalancò gli occhi, incredula. «Vuoi davvero sposarti?»

    In realtà avrebbe preferito fare un mucchio di altre cose. «Non è che ci tenga poi tanto» rispose. «Purtroppo però non ho molta scelta. Devo farlo. È una specie di... di obbligo familiare.»

    «Un obbligo familiare?» Gina la fissò con stupore crescente. «Sposarsi non è un obbligo familiare. Tornare a casa per una festa piuttosto che passare le vacanze al mare può essere un obbligo familiare. Andare a trovare lo zio Frank che non vedi da anni può essere un obbligo familiare. Ma sposarsi è tutta un'altra cosa.»

    «Non parleresti così se ti trovassi al mio posto» replicò Vicky. «Io sono una Sommerset-Hayes, Gina» le spiegò, vedendo la ragazza sempre più perplessa.

    Gina non riusciva davvero a seguirla. «So bene chi sei. Sei la dottoressa Victoria Sommerset-Hayes. Ma non riesco proprio a capire...»

    Era ovvio. Gina veniva dal Nebraska. Come avrebbe potuto mai capire? «Sommerset-Hayes non è semplicemente un nome. È una responsabilità» le precisò.

    «Oh... E io che incominciavo a credere si trattasse di una specie di culto!» commentò Gina con una smorfia. «Va' pure avanti... Spiegami perché il tuo nome ti costringe a sposarti.»

    «È semplice» rispose Vicky. «Mia madre era una Sommerset e mio padre è un Hayes. Io sono figlia unica. Mia madre ha un solo fratello, senza figli. E mio padre è figlio unico. Questo fa di me l'ultima dei Sommerset... e degli Hayes.»

    «Ah.» Gina apparve sollevata. «Quindi vuoi sposarti per popolare il mondo con un altro po' di Sommerset e di Hayes?»

    «Non è che lo voglio!» puntualizzò Vicky. «È che lo devo fare. L'ho promesso ai miei genitori e...» si lasciò sfuggire un sospiro, «... non posso deluderli ancora una volta» concluse.

    «Deluderli ancora una volta?» Gina ridacchiò. «Come puoi aver mai deluso qualcuno tu? Hai soltanto trent'anni. Lavori per uno dei più importanti Centri di Ricerca del paese e, conoscendoti, non credo che tu abbia mai fatto nulla di seppure remotamente disdicevole. Non riesco nemmeno a pensare che tu abbia mai preso una multa per divieto di sosta.» Poi, all'improvviso, gli occhi le si riempirono di eccitazione. «Non avrai mica un passato peccaminoso di cui mi hai tenuta all'oscuro?»

    «Santo cielo, no!» esclamò Vicky scandalizzata. «Ma mi sono trasferita a Miami.»

    «Ti sei trasferita a Miami» ripeté Gina, dando un'occhiata al panorama che si poteva ammirare dalla finestra dell'ufficio di Vicky. «Ma questo non rientra nella classifica dei dieci crimini più terribili d'America.»

    «Non la penseresti così se ti trovassi al mio posto.» Vicky strinse le labbra in una smorfia. «Già ho sbagliato a studiare biologia marina piuttosto che letteratura o storia dell'arte come le figlie di tutti gli amici dei miei genitori. Poi ho peggiorato la situazione lasciando Boston e trasferendomi a Miami per poter lavorare qui all'Oceanside

    «Non vedo cosa possa esserci che non va all'Oceanside! Abbiamo dei grandi laboratori e uno staff di tutto rispetto.»

    «Io sono assolutamente d'accordo con te, ma questo non è il lavoro che secondo loro le ragazze come me dovrebbero fare. Noi dovremmo lavorare in una galleria d'arte o essere coinvolte nelle attività di un country club... insomma fare qualcosa di questo genere.»

    Vicky pensò alle amiche che aveva a Boston e si rese conto che, quando andava a trovarle, nessuna di loro parlava di lavoro. Erano tutte occupate dai mariti, dalla prole e dalla stagione teatrale. «E poi dovremmo sposarci e...»

    «E garantire la continuazione della stirpe?» tirò a indovinare Gina.

    «Proprio così» replicò Vicky. «Io non ho fatto nessuna delle altre cose. Ecco perché devo almeno sposarmi. Per rimediare.»

    «Quindi vuoi sposarti per rimediare al fatto che hai preso un dottorato di ricerca.» Gina fece una smorfia. «Sono contenta di non essere nata a Boston. Me ne sono andata di casa a sedici anni con una banda di motociclisti e sono stata anche arrestata. Pensa che cosa dovrei fare per rimediare!»

    Vicky la guardò con espressione disgustata. «In realtà non mi stanno costringendo... anche se mia madre mi telefona almeno un paio di volte la settimana per sapere se ho incontrato qualcuno e sembra così delusa quando le rispondo di no» concluse con un sospiro.

    «Sono sicura che succederà, prima o poi» disse Gina con tono allegro. «Ci sono tantissimi uomini a Miami, e tu hai detto di esserti dedicata a questa faccenda soltanto da qualche settimana.»

    «Ma io non posso aspettare!» esclamò Vicky. «Ormai ho trent'anni, e devo risolvere questa faccenda prima che sia troppo tardi per avere dei bambini.»

    Gina si strinse nelle spalle. «Hai tutto il tempo che vuoi. Di questi tempi le donne incominciano a fare figli anche a quarant'anni.»

    Vicky scosse la testa. «Rimandare non renderà la

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