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Il mistero dell'isola (eLit): eLit
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Il mistero dell'isola (eLit): eLit

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About this ebook

A volte un sogno per realizzarsi deve trasformarsi in un incubo.

Ricca ereditiera, Celia Stevens si fidanza con Darren Walcker, ma poco prima del loro matrimonio viene a sapere che lui le ha tenuto nascosti molti particolari della sua vita. Potrebbe addirittura essere un assassino. Allora Celia scappa a bordo di una piccola barca, senza pensare ai pericoli. Una tempesta infatti la fa naufragare su un'isola apparentemente deserta, dove invece abita un misterioso personaggio con la sua servitù. È chiaro che ha qualcosa da nascondere. Ma la passione è più forte della paura!
LanguageItaliano
Release dateAug 31, 2016
ISBN9788858958896
Il mistero dell'isola (eLit): eLit

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    Il mistero dell'isola (eLit) - Charlotte Douglas

    successivo.

    Prologo

    Davanti al lungo specchio nel salotto della cappella riservato alla sposa, Celia Stevens lisciava il satin del vestito e si sistemava il velo con mano tremante.

    Aveva comprato d'impulso quell'abito, firmato da una nota stilista, ma non era stato un acquisto sbagliato. Così come non aveva sbagliato a comprare, sempre seguendo un impulso, la sua libreria, Castelli di sabbia, che stava avendo un notevole successo. Un altro impulso l'aveva spinta a dar ragione al suo fidanzato, Darren, e ad anticipare la data del matrimonio a ottobre, rinunciando a sposarsi in giugno, come aveva sempre sognato. In tutta la sua vita si era sempre comportata con spontaneità e, fino a quel momento, non aveva mai dovuto pentirsene.

    Perché, allora, in quel momento aveva la sensazione che la sua fortuna stesse per esaurirsi?

    «Tutto bene?» chiese, preoccupata, Tracey Morris, la sua migliore amica e damigella d'onore.

    «Certo» rispose Celia con una baldanza che era ben lungi dal provare. Date le circostanze, era normale sentirsi nervosa. «È il giorno del mio matrimonio. Il giorno più felice della mia vita.»

    «Lo è davvero?»

    Celia si girò di scatto ad affrontare l'amica. «Naturalmente.»

    L'aveva detto in un tono che non convinse nemmeno lei. «Sto per sposare un uomo che mi ama, che è premuroso, gentile...»

    «Che ti fa sentire il suono delle campane e ti fa vedere i fuochi d'artificio quando entra in una stanza?»

    «Quella è roba da favole» insistette Celia. «Siamo adulti e...»

    «Sciocchezze. Stiamo parlando di matrimonio, non di un contratto di lavoro. Lo ami, Cel?»

    «Ci sono tanti tipi di amore. Voglio bene a Darren. Non provo quell'amore folle che, a quanto pare, tu ritieni così importante.»

    Celia crollò a sedere sulla sedia più vicina. Non si contavano più le volte che aveva avuto quella conversazione con Tracey, e ogni volta aveva pregato l'amica di non tirare più in ballo l'argomento. Tuttavia, non poteva biasimarla se era alquanto scettica. Lei stessa non era esente da dubbi. Da quando i suoi genitori erano morti in quell'orribile incidente d'auto, era rimasta sola. E quando Darren Walker era entrato nella sua vita offrendole la prospettiva di avere di nuovo una famiglia, Celia, stanca di essere sola, aveva accettato.

    Ora, tuttavia, non era più così convinta di aver preso la decisione giusta, e le domande di Tracey non facevano che alimentare la sua incertezza. Ma ormai era troppo tardi per fare marcia indietro. La chiesa era già affollata di parenti e amici, ed entro pochi minuti Darren l'avrebbe attesa all'altare.

    «Sei sempre stata la mia migliore amica.» Con un sorriso mesto, Tracey scosse la testa e indicò il proprio vestito. «Per nessun altro avrei indossato questa oscena sfumatura di rosa.» Tornò di colpo seria. «Ma sono convinta che tu stia commettendo un terribile errore. Non è ancora troppo tardi per mandare tutto all'aria.»

    Per un attimo, Celia fu tentata di darle ragione, ma Darren era così dolce, e lei non poteva deluderlo piantandolo in asso sull'altare.

    «Sposerò Darren» dichiarò, sia per farsi coraggio sia per rassicurare Tracey.

    Rassegnata, l'amica si diresse alla porta. «Vado a prendere i bouquet. Al mio ritorno, lo spettacolo avrà inizio.»

    Quando fu uscita, Celia strinse le mani in grembo per impedire che tremassero. Stava facendo la cosa giusta? Era tormentata da dubbi da quando aveva accettato la proposta di Darren, ma era sempre riuscita a scacciarli riflettendo sugli aspetti positivi di un matrimonio con lui. Era un bell'uomo, ricco, educato, istruito... fece un elenco delle sue qualità nella speranza di tenere a bada il panico che minacciava di travolgerla.

    Sobbalzò quando si rese conto di non essere più da sola nella stanza. Una donna di mezza età era sulla porta del salottino. Dall'abito di sartoria e dai gioielli, Celia immaginò che fosse una delle invitate di Darren.

    «Se sta cercando la cappella...» iniziò, alzandosi in piedi.

    «Sto cercando lei» la interruppe la donna. «Suppongo che lei sia Celia Stevens, vero?»

    Celia annuì. «E lei chi è?»

    «Il mio nome non è importante. C'è rimasto poco tempo. Lei non può sposare quell'uomo.»

    «Darren?»

    La donna fece una smorfia. «È così che si fa chiamare adesso?»

    «Che intende dire?»

    La donna si avvicinò. «Quando ha sposato mia figlia, il suo nome era David Weller.»

    Celia aveva l'impressione di vagare in un mare di nebbia. Quella donna sembrava troppo sicura di sé e razionale per essere pazza. «Darren non è mai stato sposato.»

    Così almeno le aveva detto, e non le aveva mai dato motivo per dubitarne.

    Oppure sì?

    La mente di Celia era un vortice di pensieri confusi.

    La donna annuì con aria torva. «È quanto le ha detto lui.» Aprì la costosa borsetta e ne estrasse un ritaglio di giornale. «Guardi da sé.»

    Celia prese il ritaglio e si diresse alla finestra. La luce del tardo pomeriggio cadde sulla foto di una coppia di sposi sotto il titolo: Nozze Seffner-Weller. Lo sposo era Darren Walker. O il suo sosia.

    «Deve esserci un errore» mormorò Celia, con l'impressione che le stesse mancando il pavimento sotto i piedi.

    «C'è» replicò la donna, «e lo sta commettendo lei.»

    Confusa, Celia si lasciò cadere sul divano. «Questo non può essere Darren.»

    «Lo è. L'ho osservato mentre entrava nello studio del pastore. È lo stesso uomo.»

    «Perché sua figlia ha divorziato da lui?»

    «Non ha divorziato.»

    Celia sgranò gli occhi. «Intende dire che Darren è tuttora sposato?»

    Gli occhi della donna si colmarono di lacrime. «È vedovo.»

    Celia provò un'ondata di sollievo. Quanto meno, Darren non era bigamo. «Mi dispiace.»

    «Non tanto quanto le dispiacerà se andrà fino in fondo. Lui ha assassinato mia figlia.»

    In preda alla nausea, Celia si strofinò gli occhi. «Lei deve sbagliarsi. Se fosse un assassino, sarebbe in carcere.»

    «È un assassino intelligente, e anche un imbroglione.»

    «Ascolti, signora Seffner, mi dispiace per il suo lutto ma...»

    «Ascoltami tu, ragazza. Se mia figlia mi avesse dato retta, oggi sarebbe ancora viva. Hai firmato un accordo prematrimoniale?»

    Celia scosse la testa. «Mi sembrava inutile. Darren ha più soldi di me...»

    «I soldi che mia figlia aveva ereditato dal nonno paterno. Malgrado le mie insistenze, David... Darren si è rifiutato di firmare l'accordo, e mia figlia era troppo infatuata per preoccuparsene. Poche settimane dopo il matrimonio, è morta in un incidente con una barca sul lago vicino alla loro casa. È stato David a trovarla. La sua è stata una morte sospetta, ma nessuno è riuscito a dimostrare che è lui il colpevole... non ancora.»

    «Quando è successo?»

    «Sei mesi fa. David è scomparso dopo il funerale. È da allora che lo cerco.»

    Celia si sentiva girare la testa per lo shock. Darren era entrato nella sua vita cinque mesi prima, poco dopo la morte dei suoi genitori. Aveva ritenuto che la disponibilità che dimostrava ad aiutarla a sistemare gli affari dei suoi fosse dettata da un carattere premuroso.

    Ripensandoci, doveva ammettere che aveva dimostrato un interesse eccessivo per la sua eredità.

    Il ritaglio di giornale era una prova della sua falsità. Perché non le aveva parlato del suo precedente matrimonio? Che altro le aveva taciuto?

    La donna avanzò e, mettendole un dito sotto il mento, la costrinse ad alzare la testa finché i loro occhi s'incontrarono. «So che tua madre è morta, perciò ti supplico in nome suo di non concludere questo matrimonio. Prendi tempo e indaga su ciò che ti ho rivelato.» Così dicendo, girò sui tacchi e uscì dalla stanza.

    Rimasta sola, i dubbi di Celia si moltiplicarono. Le tornarono alla memoria brani di conversazioni con Darren che, fino ad allora, le erano sembrati innocui ma che ora assumevano sinistre implicazioni.

    Le aveva detto di non avere parenti. Era stato vago a proposito del suo lavoro, limitandosi ad accennare a certi investimenti. Niente che lei potesse trovare eccitante. Inoltre, essendo sempre in viaggio per lavoro, non aveva mai avuto una vera e propria casa. E la maggior parte dei suoi amici e soci di affari, essendo in quel momento all'estero, non avrebbe potuto partecipare alle nozze.

    Celia aveva accettato tutte le sue spiegazioni e scuse senza mai sognarsi che potessero essere false.

    Ebbe d'un tratto l'impressione di non riuscire a respirare. Si precipitò alla porta e uscì in corridoio.

    Correndo come se avesse avuto il diavolo alle calcagna, con la gonna sollevata fino alle ginocchia e il velo che le svolazzava dietro, attraversò il parcheggio e la strada che costeggiava la spiaggia. Evitando l'edificio principale dello yacht club, scese al porticciolo.

    La barca a vela di suo padre era ormeggiata al solito posto. Con mani tremanti, Celia sciolse le funi e balzò sul ponte. Pochi istanti dopo aveva avviato il motore e dirigeva l'imbarcazione lungo il canale.

    La voce del capitano di porto, un uomo che lei conosceva da quando era bambina, riecheggiò all'improvviso dall'altoparlante. «Celia, torna indietro. È in arrivo una burrasca.»

    Lei aveva già navigato in condizioni di tempo proibitive.

    Tornare indietro avrebbe significato affrontare Darren, un uomo dalle possibili tendenze omicide, e una folla curiosa di invitati. Avrebbe anche voluto dire fare i conti con le allarmanti accuse della signora Seffner.

    E, quello che era ancor peggio, lei si sarebbe vista costretta ad ammettere con se stessa di essere stata sul punto di sposare un uomo che non amava.

    Una burrasca, aveva preannunciato il capitano di porto. Forse era proprio quello di cui aveva bisogno. Un forte vento per spazzare via tutte le sue preoccupazioni.

    Appena ebbe raggiunto il canale, Celia issò con gesti esperti le vele e si diresse verso il golfo del Messico.

    1

    «È morta?»

    La profonda voce flemmatica s'insinuò nella mente di Celia, e la parola morta vi rimbalzò come un uccello in una gabbia troppo piccola. Non poteva essere morta. Un morto non provava niente, mentre a lei facevano male le costole, le pulsava la testa e aveva braccia e gambe indolenzite.

    Un'ombra cadde su di lei, sottraendola all'aggressione del sole, e forti dita le tastarono il collo per controllare il battito cardiaco. Celia trasalì mentre le onde le lambivano le caviglie escoriate.

    Avrebbe voluto tapparsi le orecchie per escludere il rumore della risacca, ma le sue mani si rifiutavano di reagire. Esausta, si lasciò sprofondare nella morbida sabbia e scivolò di nuovo in una sorta di oscurità.

    «Dovrai toglierle quella tavola dalle mani.» La voce, dall'indolente accento del sud, la svegliò di nuovo. «È probabile che si sia salvata perché vi è rimasta aggrappata.»

    «Buon Dio, perché l'hai mandata qui?» A pronunciare quelle parole, con un lieve tono di angoscia, era stata una seconda voce dall'accento britannico. Dita delicate le accarezzarono la guancia. «Fa' attenzione alle sue mani, Noah.»

    Quando qualcuno le tolse dalle dita l'oggetto che stava stringendo a sua insaputa, le sfuggì un grido di dolore. Il secondo uomo l'avvolse in un indumento, doveva essere la sua camicia, e forti braccia la sollevarono stringendola contro un corpo caldo e muscoloso.

    Il calore di quella pelle riscaldò Celia, che smise di tremare.

    «Tranquilla, signorina. Ci prenderemo cura di lei.»

    La tenerezza di quella voce maschile la tranquillizzò più delle parole. Avvertì il battito del cuore dello sconosciuto contro la guancia a contatto con il suo torace nudo e si rilassò nel suo abbraccio, aprendo gli occhi. Lentamente, mise a fuoco una mandibola abbronzata, una bocca generosa, un naso classico e grandi occhi color ambra in un volto così bello da toglierle il fiato.

    Sentendola trasalire, il suo salvatore abbassò lo sguardo su di lei. I suoi stupendi occhi erano colmi di tenerezza.

    Prima che Celia potesse chiedergli come si chiamava, l'uomo si rivolse al tipo che si chiamava Noah.

    «La porto dalla signora Givens» annunciò l'inglese. «Lei se ne prenderà cura, ma tenete questa donna lontano da me. Se necessario, chiudetela a chiave nella sua stanza.»

    Celia si sforzò di conciliare l'assurdità di quelle parole con la tenerezza che aveva scorto nella sua espressione. Forse soffriva delle conseguenze di un colpo alla testa. Quale motivo poteva avere per volerla rinchiusa a chiave? Nelle condizioni in cui si trovava, non rappresentava una minaccia per nessuno.

    «Andrà tutto bene, signorina.» Un ampio sorriso illuminò la faccia color ebano dell'uomo che camminava al loro fianco. Un alito di brezza le rinfrescò la pelle bruciata dal sole e, cullata dal ritmo ondeggiante dell'andatura dell'inglese, Celia perse di nuovo i sensi.

    Riemerse lentamente dallo stato di incoscienza e si guardò intorno. Sdraiata su un morbido letto, era da sola in una stanza mai vista prima. Le sue dita tastarono lenzuola fresche, che odoravano di limone e di sole.

    Una brezza calda, dal pungente odore salmastro, entrò dalle porte aperte che davano su una veranda, e si mescolò ad un'altra fragranza; quella di rami di oleandro in un vaso sul cassettone. Nella stanza, immersa nella luce del crepuscolo, regnava un silenzio minaccioso.

    In quale guaio l'aveva cacciata questa volta la sua impulsività? Era fuggita da un matrimonio, aveva distrutto la sua barca in una tempesta ed era naufragata in un posto che non riusciva a identificare. Possibile che non riuscisse a combinare niente di giusto?

    Si udì un rumore di passi e la porta accanto al letto si aprì

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