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Magia greca: eLit
Di Kate Hewitt
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- May 29, 2015
- ISBN:
- 9788858938157
- Formato:
- Libro
Descrizione
Bello, ricco e tenebroso, Demos Atrikes non è in cerca di complicazioni sentimentali. Desidera solo la donna giusta per garantire degli eredi alla sua fortuna, e Althea Paranoussis, bellissima e intrigante, è perfetta per quello scopo. A conferma di ciò, la chimica fra loro è assolutamente travolgente, ma una volta scoperta la verità sul passato di Althea, Demos capisce che lei ora ha bisogno di lui più di quanto si fosse aspettato.
Informazioni sul libro
Magia greca: eLit
Di Kate Hewitt
Descrizione
Bello, ricco e tenebroso, Demos Atrikes non è in cerca di complicazioni sentimentali. Desidera solo la donna giusta per garantire degli eredi alla sua fortuna, e Althea Paranoussis, bellissima e intrigante, è perfetta per quello scopo. A conferma di ciò, la chimica fra loro è assolutamente travolgente, ma una volta scoperta la verità sul passato di Althea, Demos capisce che lei ora ha bisogno di lui più di quanto si fosse aspettato.
- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- May 29, 2015
- ISBN:
- 9788858938157
- Formato:
- Libro
Informazioni sull'autore
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Anteprima del libro
Magia greca - Kate Hewitt
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Greek Tycoon’s Reluctant Bride
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2008 Kate Hewitt
Traduzione di Cristina Ingiardi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5893-746-4
www.harlequinmondadori.it
Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.
Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.
Prologo
«Hai bisogno di aiuto?» Inarcando un sopracciglio con aria interrogativa, Edward Jameson smise di mollare la cima che ormeggiava il suo yacht nel porto di Mikrolimano e si rivolse al ragazzino dall’aspetto risoluto che si era fermato presso la sua imbarcazione.
«No.»
L’uomo lo osservò. Non doveva avere più di dieci, dodici anni. Sembrava uno spaventapasseri, con quella maglietta e quei pantaloni logori, troppo corti per i suoi lunghi arti scheletrici. Era come se fosse cresciuto tanto, e di colpo. E pareva pure affamato, anche se, a giudicare dal fiero luccichio dei suoi occhi grigio argento, non lo avrebbe mai ammesso.
«Ti serve qualcosa, allora?» gli domandò con gentilezza, in greco.
«A dire il vero, mi stavo chiedendo la stessa cosa di lei.» Il ragazzino inspirò a fondo, gonfiando il magro torace.
Edward scoppiò a ridere. «Ah, sì?»
«Già! So fare moltissime cose.» Parlava in fretta, con determinazione. «Posso lavare la barca, portare dei messaggi, svuotare l’acqua di sentina... non sono caro.»
«Davvero?» L’altro scosse il capo, meditabondo. «Non dovresti essere a scuola?»
Il ragazzino scrollò le spalle, senza mostrare alcuna ombra di rimorso, o di scusa. «Ho chiuso, con quella.»
«Come mai?»
«Ho una famiglia da mantenere. Una mamma e tre sorelle. La più piccola è una neonata.» Il ragazzino incrociò le braccia e gli rivolse un’occhiata diretta. «Allora, ha intenzione di ingaggiarmi?»
Non aveva alcun motivo per servirsi di lui. Era un milionario, non aveva bisogno di manodopera a basso costo... e inesperta, per di più! Eppure c’era qualcosa, in quegli occhi... «Sì» rispose infine. «Credo proprio di sì.»
Il ragazzo si concesse solo una rapidissima smorfia di trionfo prima di ficcarsi le mani in tasca e sollevare il mento. «Quando devo iniziare?»
«Subito può andarti bene?»
«Certo! Se ha davvero bisogno di me.»
«Penso di sì. Intanto dimmi come ti chiami.»
«Demos Atrikes.»
Non appena gli fece segno di salire a bordo, il piccolo montò agilmente, gli occhi che gli brillavano per l’anticipazione. Il modo gentile in cui sfiorò il parapetto di legno brunito, accarezzandolo come se fosse di seta, tradì la sua grande ammirazione per quello yacht che valeva diversi milioni di sterline.
Lasciò ricadere la mano e se la infilò di nuovo in tasca, prima di rivolgere a Edward uno sguardo deciso. «Cosa vuole che faccia?»
«Dimmi della tua famiglia, prima» lo esortò l’uomo. «È proprio così importante che tu lavori?»
Demos si strinse nelle spalle. «Hanno bisogno di me» rispose con semplicità.
Edward annuì. Sapeva quali erano le scelte che si prospettavano a un ragazzo di quel genere. Il porto, le fabbriche, oppure le gang. «Puoi cominciare a spazzare il ponte. Spero che non sia un lavoro troppo pesante, per te.»
Demos lo fissò, sdegnato. «Sono disposto a fare qualunque cosa» dichiarò, e l’adulto capì che parlava sul serio.
Lo osservò gettare acqua sulle tavole e lavarle con meticolosa determinazione. Le scapole gli sporgevano dalla maglietta, simili ad ali di pollo.
Edward lo fece lavorare tutto il giorno. Alla fine gli consegnò un fascio di dracme, che lui contò rapidamente con occhio bramoso ed esperto, prima di fare un cenno di assenso. «Devo tornare, domani?» L’incertezza gli fece vacillare leggermente la voce.
L’uomo annuì. «Sì, avrò ancora bisogno di te.» Si sarebbe fatto venire in mente qualcosa.
Demos fece un cenno con il capo e balzò a terra agilmente. Mentre scendeva lungo il molo, scalzo, attirò su di sé gli sguardi irritati dei tronfi e benestanti diportisti.
Lui era indifferente al loro disprezzo.
Superiore.
L’aria fresca e salmastra portò fino a Edward il suo fischiettio sbarazzino. Per un attimo, Demos parve solo uno dei tanti ragazzini greci che ciondolavano nella zona del porto per guardare i natanti e concedersi un pomeriggio di svago.
Ma poi lo sguardo dell’uomo tornò ad appuntarsi sulle spalle del piccolo, sui suoi abiti stracciati, sulle banconote infilate bene sotto la maglietta, là dove nessuno poteva rubargliele.
Quel ragazzo era diverso.
1
Vent’anni dopo
Demos Atrikes si appoggiò alla parete e contemplò la pista da ballo illuminata dalle luci stroboscopiche, mentre la musica pulsava, e la gente attorno a lui si dimenava.
Aveva già mal di testa.
Reprimendo un sospiro annoiato, diede un’occhiata alle bellezze vestite in maniera succinta che si accalcavano sulla pista.
Quella sera si trovava lì solo perché la ragazza che compiva gli anni era la figlia di un suo cliente, un analista finanziario che gli aveva commissionato uno yacht da dodici milioni di euro, progettato su misura.
Scolando quel che restava del proprio drink, lanciò un ultimo sguardo alla folla che si dimenava. Ne aveva avuto abbastanza.
Quando era uscito dall’ufficio, mezz’ora prima, anelava un po’ di tregua, ma sapeva che la musica martellante e la pista da ballo gremita non gliel’avrebbero concessa. Si era perso troppe volte in divertimenti di quel genere, e ora voleva qualcosa di diverso. Qualcosa di più.
Aveva già iniziato a voltarsi, quando il suo sguardo fu calamitato da una bellezza slanciata, dalla chioma corvina, che volteggiava al centro della pista accanto a un punk dai capelli unti con indosso un paio di pantaloni neri attillati e una camicia di seta rosa shocking semisbottonata. La ragazza aveva un cortissimo abito a sottoveste di argentea lycra luccicante, dotato di una generosa scollatura, così lasciava vedere generose porzioni di quel giovane corpo flessuoso.
La donna sorrise al punk, e lui l’afferrò per la vita, attirandola a sé con un movimento così esplicitamente e volgarmente sessuale che le labbra di Demos si assottigliarono in una smorfia di disgusto. Anche se, a trentadue anni, non era abbastanza vecchio, né abbastanza innocente, per atteggiarsi a puritano.
Demos notò che la giovane bellezza si era irrigidita. Dentro di lui si fece strada la curiosità. Forse il brancicamento di quel ragazzo era eccessivo anche per una tipa sfrenata come lei?
I due danzarono in quel modo per pochissimi istanti prima che lei si voltasse bruscamente, i capelli che frustavano l’aria mentre abbandonava la pista da ballo.
Incuriosito, Demos osservò l’uomo con la camicia sgargiante. Fece per seguire la ragazza, ma lei, con un sorriso ammiccante inteso a promettere e, nello stesso tempo, a respingere, scosse il capo e scomparve tra la folla animata.
Senza pensare a ciò che stava facendo, e tanto meno al perché lo stesse facendo, Demos la seguì.
Non gli ci volle molto per trovarla. Stava acciambellata su uno dei tanti divani disseminati nella zona bar del nightclub, gli occhi sgranati, fissi.
Demos si fermò, studiando la mossa successiva.
Voleva quella donna.
Lei era ignara della sua presenza, nonostante si fosse fermato a meno di un metro di distanza. Ne approfittò per esaminarla: i capelli scarmigliati in modo sexy, le rosee labbra imbronciate, lo sguardo distante degli occhi color lapislazzuli. Sedeva con le gambe raggomitolate sotto di sé, e la gonna striminzita le si era arrampicata ancora più su.
Quasi fosse consapevole dello sguardo di Demos che vagava su di lei, gli scoccò una rapida occhiata. Per un attimo parve sorpresa, addirittura scioccata. Poi le sue labbra carnose si curvarono in un sorriso sensuale e, con gesto deliberatamente provocante, incrociò le gambe.
Demos deglutì. Le labbra di lei si incurvarono ancora di più, consapevoli. Lo esaminò in maniera sfacciata, lasciando vagare il proprio sguardo dal viso su cui compariva un’ombra di barba pomeridiana, alla cravatta allentata, al torace, e poi più giù, sempre con quel sorriso giocoso, appena accennato, che stava iniziando a farlo sudare.
Lui aveva avuto la sua parte di avventure di una notte, attrazioni fisiche immediate che erano state soddisfatte e si erano esaurite nel giro di poche ore. Eppure non aveva mai reagito in modo così intenso e repentino a una semplice occhiata. Mentre un brivido di concupiscenza lo trafiggeva, avvertì una scarica di adrenalina.
Non assomigliava a nessuna di quelle che era solito portarsi a letto. Loro sorridevano in modo affettato, tubavano, gli si drappeggiavano addosso con nauseante prevedibilità. Lei no. Lei si limitava a sorridere, spavalda.
La sottile spallina d’argento dell’abito le era scivolata giù dalla spalla, e Demos si protese per sistemargliela. Non riuscendo a trattenersi, fece scorrere le dita su quel serico tratto di pelle. Voleva sentire se era morbido come appariva.
Ma, nell’istante stesso in cui le sue dita le sfiorarono la clavicola, lei si tirò indietro di colpo, il corpo rigido, gli occhi vacui. Sembrava quasi spaventata.
Demos lasciò ricadere la mano.
A che gioco stava giocando?
Poi lei sorrise di nuovo, si allungò ad afferrare il proprio bicchiere e scolò quel che restava del cocktail. «Perché non mi offri da bere?» gli propose, tendendogli il calice.
Althea Paranoussis allungò il bicchiere inarcando un sopracciglio in modo beffardo, provocante. L’uomo dagli occhi color fumo, quasi antracite, la fissò per un istante.
Occhi duri, pensò lei. Non le piaceva il giudizio freddo che leggeva nel suo sguardo, non le piaceva il modo in cui le sue lunghe dita avvolgevano il bicchiere, sfiorandole intenzionalmente la mano.
Non le piacque neanche la scossa di sensualità pura che le attraversò il braccio, le si srotolò nel ventre, facendole avvertire il familiare retrogusto metallico della paura sulla lingua.
«Che cosa stai bevendo?» domandò Demos.
Lei gli disse quale drink voleva. Un nome intriso di allusioni.
Facendo un laconico cenno con il capo, lui si allontanò. Althea lo osservò fendere facilmente la folla in direzione del bar, alto, agile, e si chiese se non fosse il caso di sparire.
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