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Missione sottoveste
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Missione sottoveste

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About this ebook

L'investigatore dell'FBI Sean Maddox ha bisogno di una donna per infiltrarsi in un edonistico centro alberghiero su un'isola dove tutto è possibile. Ma appena scopre che la persona con cui sarebbe dovuto partire lo ha piantato in asso, pensa di essere nei guai. Invece i guai cominciano quando incontra Caitlin...



Caitlin McCormick è una brava ragazza... con un debole per i tipi poco raccomandabili. Quindi, quando l'agente Maddox si presenta alla sua porta in cerca di aiuto, lei non riesce a resistere, né a lui né alla sua offerta. Per la prima volta in vita sua ha l'occasione di vivere un'avventura eccitante, pericolosa e... audacemente sensuale.
LanguageItaliano
Release dateMar 10, 2017
ISBN9788858961711
Missione sottoveste

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    Missione sottoveste - Julie Miller

    successivo.

    1

    «Va' a casa, Maddox. Il caso è a un punto morto.»

    L'agente speciale Sean Maddox tolse la lettera di mano al suo collega, Thomas Hall, e l'accartocciò rabbiosamente nel pugno. «Due mesi di ricerche in fumo perché un giudice non è capace di tenerselo nei pantaloni» ringhiò.

    «Tutti hanno diritto a una vacanza, ogni tanto» cercò di calmarlo Thomas.

    «L'ha definita una vacanza?» sbottò Sean.

    Il caso gli stava sfuggendo tra le mani e lui si sentiva responsabile. Aveva promesso ad Alicia Reyes che avrebbe inchiodato il suo rapitore. Alicia era una bambina, aveva la stessa età di sua sorella Sabrina quando lui aveva cominciato a prendersene cura.

    Purtroppo, però, più tempo ci voleva per ottenere la delibera di un giudice riguardo a una prova fondamentale, minori erano le probabilità di tenere aperto il caso contro Marquez. «Dannazione!» Ma avrebbe voluto dire di peggio.

    L'agente speciale Thomas Hall si sistemò gli occhiali. «Non ci sono prove che il giudice Rossini abbia avuto una relazione extraconiugale. Nella lettera di dimissioni dichiara che le voci di un suo tradimento sono state sufficienti per ledere la reputazione della sua famiglia e che intende lasciare immediatamente la carica per tenere il proprio nome lontano dai giornali. Vuole tornare a Roanoke per salvare il suo matrimonio.»

    «Credeva davvero che nessuno si sarebbe insospettito, sapendolo su un'isola da sogno con la sua segretaria?» Sean scagliò il foglio accartocciato tra i documenti sparsi sulla propria scrivania. «Non poteva emettere un'ordinanza su quelle prove prima di dimettersi?»

    Ma Sean sapeva per esperienza personale quanto pettegolezzi, separazioni e libidine incontrollata potessero nuocere a una famiglia. Aveva visto il matrimonio dei propri genitori andare in fumo quando la carriera nell'esercito aveva tenuto suo padre lontano da casa per mesi. Nemmeno l'inatteso arrivo della piccola Sabrina aveva convinto l'ammiraglio Roland Maddox a restare in Inghilterra.

    Sean ricordava di aver incoraggiato sua madre a tornare nel Nebraska, per rimanere vicina alla sua famiglia mentre il marito era in missione. Ma la compassione per la donna era finita il giorno in cui lui aveva scoperto che le lezioni al college della madre in realtà erano incontri molto privati con il suo professore. In una camera d'albergo.

    Sabrina era ancora una bambina quando sul London Times era apparsa una fotografia del padre con la sua aiutante di campo. Tra i loro genitori erano volate scintille e parole grosse e Sean si era preso cura della sorellina, nel frattempo.

    Le pratiche per il divorzio si erano protratte per due anni. Nuovi amanti avevano preso il posto dei precedenti nelle vite dei loro genitori, troppo presi da se stessi per preoccuparsi davvero dei figli.

    Sean contava di cavarsela meglio. La relazione più stabile della sua vita era quella con il lavoro. Le donne erano un'altra questione. A parte i rapporti con sua sorella, alla quale telefonava ancora una volta la settimana, la sua storia più lunga con una donna era durata otto mesi, due settimane e un giorno.

    Gli ci era voluto tanto per accorgersi che Elise si stava cercando un altro.

    Inizialmente Elise era rimasta incantata da pistola e distintivo, ma presto la novità era sfumata. Quando Sean aveva cominciato a pensare di volere un rapporto serio, l'aveva sorpresa in un ristorante, impegnata a baciare il suo ragazzo dei tempi del college.

    Fortunatamente la mattina dopo era potuto tornare al lavoro. Negli ultimi otto anni il suo lavoro non lo aveva mai tradito.

    Espandendo le spalle per un sospiro, Sean raccolse il biglietto arrivato quella mattina da parte di sua sorella, all'università di Stanford, e sorrise. Avrebbe sempre potuto contare su Sabrina, anche se lei lo tormentava di continuo perché era ancora single.

    Non aveva nulla contro le donne né contro il matrimonio. Ma non intendeva fidarsi né delle une né dell'altro.

    «Che c'è?» La domanda di Thomas lo riportò nei confini del piccolo ufficio.

    «È un biglietto di Bree» rispose Sean, continuando a sorridere. «Sta per lasciare il paese per l'ennesima ricerca per i suoi studi.»

    Thomas si sistemò gli occhiali. «Per te va bene?»

    Sean si strinse nelle spalle. Si era preso cura della sorella per anni e non si era ancora abituato a saperla in giro per il mondo in cerca di tesori sepolti, per conseguire il dottorato in archeologia.

    L'immagine di un'altra ragazzina, con i capelli neri invece che biondi come quelli di Sabrina, apparve nella sua mente, scacciando i pensieri sentimentali. La frustrazione gli contrasse i muscoli, serrandogli le labbra. «Non mi va bene che il rapitore di Alicia Reyes la faccia franca per un cavillo legale.»

    Sean si passò una mano sulla barba incipiente, visto che non si radeva dalla mattina del giorno precedente. Lui e Thomas erano stati troppo occupati a mettere insieme i fatti del rapimento della giovane.

    «Eravamo a un passo dall'inchiodare Marquez. Che cosa importa se siamo entrati in quella casa senza mandato?» Sean batté l'indice sulla scrivania. «Avevamo il mandato in mano prima di aprire l'armadio e trovare le corde con i capelli della piccola.»

    Thomas si alzò e si sistemò la cravatta, mentre Sean non aveva idea di dove fosse finita la propria. «Senza l'autorizzazione di Rossini per usare quella corda come prova, Marquez è solo un vicino strambo.» Il collega si sistemò la fondina e staccò la giacca dal gancio accanto alla porta. Poi infilò una mano in tasca e ne estrasse un piccolo pacchetto che gettò a Sean. «Tieni. Sai che oggi è il ventinove maggio?»

    Con un gesto scattante, lui prese al volo il pacchetto, che si rivelò un regalo.

    «Buon compleanno» soggiunse Thomas.

    Il biglietto di auguri di Sabrina era stato spedito in anticipo, prima della sua partenza per l'ignoto. Thomas non si lasciava mai sfuggire ricorrenze del genere. Le labbra di Sean si allargarono in un altro sorriso mentre scartava il pacchetto. «Cosa significa?» chiese, sfogliando la piccola agenda rilegata in pelle nera. Al suo interno trovò un assortimento di nomi e numeri di telefono. «Noelle, Kris, Cassie, Sue, Sherry, Mary Ann» lesse ad alta voce.

    «Dal momento che tu non hai un libro nero, ho pensato di presentarti alcune donne» gli spiegò Thomas, indicando l'agenda. «Sono i nomi e i numeri di telefono di sei mie amiche. Sono intelligenti, sexy e disponibili. E, grazie a me, sono disposte a conoscerti. Perché non telefoni a una di loro e non esci a festeggiare il tuo compleanno? Ne vale la pena. Quanti anni compi?»

    «Trentadue, lo sai bene» borbottò Sean.

    «Tra poco sarà troppo tardi, amico. Sei bravo nel tuo lavoro, Sean, nessuno si sognerebbe di metterlo in dubbio, ma il distintivo non può tenerti caldo di notte.» Thomas si strinse nelle spalle. «Tu piaci alle donne, dicono che sei belloccio, ti tieni in forma e hai quell'accento da James Bond che gioca a tuo favore.»

    Sean si appoggiò allo schienale e ascoltò in silenzio l'amico, senza contraddirlo.

    Nessuno avrebbe mai immaginato, all'inizio di quella collaborazione, che loro due potessero diventare amici. Prima di tutto, erano l'uno l'opposto dell'altro per aspetto e personalità.

    Thomas era alto e smilzo, riflessivo e con i capelli neri. Assomigliava vagamente a Gregory Peck.

    Sean era meno alto e avrebbe potuto lavorare come controfigura di Patrick Swayze in un film d'azione. I suoi capelli biondi erano perennemente spettinati, mentre quelli di Thomas erano sempre in ordine. Thomas era un pensatore, Sean un istintivo.

    Ma si capivano dentro, dove contava, mentre una donna non ne sarebbe stata capace.

    «Mi sembra che anche tu sia senza fede matrimoniale, amico» osservò Sean. «E anche tu hai trentadue anni.»

    Thomas aprì la porta. «È vero, però io ho dei progetti per questa sera. Sono capace di svolgere il mio lavoro e di frequentare una donna.» Uscì in corridoio. «Non possiamo fare altro per il caso Marquez, dobbiamo soltanto sperare di ottenere una proroga finché un altro giudice non delibererà riguardo a quella maledetta corda.»

    Sean si rifiutava di arrendersi. Prese la cartelletta più vicina e l'aprì. «Ci dev'essere un'altra soluzione.»

    Thomas scosse il capo. «Va' a casa. Esci con una donna. Va' a dormire, se preferisci festeggiare così, ma per favore, pensa un po' a te stesso. Il caso sarà ancora qui domani mattina.»

    Con riluttanza, Sean fu costretto ad ammettere che l'amico aveva ragione. Era stremato, ma il pensiero di tornare nel proprio appartamento vuoto non lo colmava certo di entusiasmo. Gettò la cartelletta sulla scrivania e si alzò. «Hai ragione, possiamo finire domani di salvare il mondo.»

    «Vuoi che usciamo a berci una birra?»

    «Non hai appena detto di avere dei progetti per questa sera?»

    «Sì, ma posso sempre telefonarle e rimandare.»

    Sean non gli avrebbe mai guastato la serata. «Lascia perdere, sono grande ormai, riuscirò a trovare un modo per divertirmi da solo.»

    Thomas si portò due dita alla fronte e lo salutò con un sorriso. «Spero che la tua missione abbia successo, questa notte. Ci vediamo domani. E mi aspetto un resoconto particolareggiato.»

    «Fuori di qui!» Quando il collega se ne fu andato, Sean si massaggiò la nuca per sciogliere la tensione che sembrava pesare come un macigno sulle sue spalle.

    Avrebbe dovuto seguire il consiglio di Thomas e trascorrere qualche ora con una bella donna.

    Avrebbe dovuto chiamare uno dei numeri segnati in quell'agenda e presentarsi; forse sarebbe riuscito a convincere una delle amiche del collega a dividere con lui una fetta di torta.

    Il suo corpo provato dall'astinenza sessuale protratta si contrasse quando nella mente di Sean apparve l'immagine proibita di una donna sexy, e nuda, impegnata a gustare panna montata dalle sue dita. Ma appena chiuse gli occhi per concentrarsi sull'immagine, quella scomparve in una nuvola di fumo. Sean riaprì gli occhi frustrato e vide la montagna di documenti sulla propria scrivania.

    Forse era meglio rintanarsi in casa con una confezione da sei di birra e un giornaletto.

    Cominciò a srotolarsi le maniche della camicia, quando la porta del suo ufficio si aprì all'improvviso.

    «Capo?» L'unico nell'intero edificio che lavorasse più di lui era il direttore, John Dillon, e a giudicare dalla espressione torva del viso dell'uomo, i suoi straordinari erano appena cominciati. «Che c'è?»

    Dillon si guardò in giro. «Hall se n'è già andato?»

    «Sono le cinque passate.»

    «Da' un'occhiata a questo» gli ordinò l'uomo, passandogli un fax e cominciando a camminare nervosamente. «È appena arrivato. L'ambasciatore di San Isidro, Ramon Vargas, è stato trovato morto questa mattina in una suite a Washington D.C.»

    Sean lesse il documento. «La polizia locale ha qualche sospetto?»

    «È annegato nella vasca da bagno, ma sugli avambracci e la nuca ci sono dei lividi che indicano una colluttazione.»

    «Un caso del genere dovrebbe interessare la polizia locale o i militari dell'ambasciata, perché segnalarlo a noi?» Poi Sean lesse l'ultima riga del penultimo paragrafo. «Figlio di... Quest'informazione è attendibile?»

    «L'informatore lo è.» Dillon stava scuotendo il capo, quando Sean alzò la testa. «Io non credo nelle coincidenze.»

    «Vargas era appena ritornato da una vacanza a Pleasure Cove Island?» Elettrizzato, Sean passò dietro la scrivania e frugò in una pila di documenti. «Bingo!» esclamò, estraendo l'itinerario degli spostamenti del giudice Rossini nelle ultime due settimane. «Entrambi erano a Pleasure Cove Island lo scorso finesettimana.»

    Posò i due fogli uno accanto all'altro e prese un'altra prova, la fotocopia di un invito stampato con caratteri eleganti, che passò al suo capo.

    Siete cordialmente invitati per un finesettimana di svago e divertimento a Pleasure Cove Island. La sicurezza è garantita.

    Recatevi al molo di New Haven alle cinque pomeridiane, per essere trasportati attraverso Muscongus Bay fino alla mia isola.

    Affidate a noi le vostre fantasie più sfrenate.

    Tutto vi sarà fornito con la massima discrezione.

    Il vostro ospite, Douglas Fairchild.

    «Pare proprio che chi ha il denaro e la posizione giusta possa recarsi in quest'isola e divertirsi come meglio crede» spiegò Dillon. «Fairchild garantisce l'anonimato, non ci sono linee telefoniche sull'isola e la stampa non è ammessa. Per le emergenze mediche è sempre disponibile un'infermiera in loco. Nessuno arriva una volta cominciata la festa e nessuno riparte finché non è finita.»

    «Un parco giochi per ricchi edonisti... Lei pensa che Fairchild ricatti i propri ospiti?»

    L'adrenalina scorreva nelle vene di Sean. Il caso del rapimento Reyes non era ancora chiuso. Se fosse stato in grado di dimostrare che il giudice Rossini era stato costretto a dare le dimissioni, sarebbe riuscito a tenere Marquez dietro le sbarre. «Posso andare a controllare?»

    Dillon sogghignò. «Speravo che me l'avresti chiesto. Starai via tre giorni, il traghetto per l'isola parte alle cinque in punto di domani. Ti procurerò un invito e una copertura ad alto profilo che ti consenta di non sfigurare tra gli ospiti. Tu dovrai solo procurarti una partner.»

    «Non lavorerò con una collega?»

    «Hai meno di ventiquattro ore, Maddox. Su, portati un'amica, dille che hai vinto un finesettimana di vacanza. Sarà più facile comportarsi come una coppia con qualcuno che conosci già. Telefona alla tua ragazza. Domani mattina parlerò con Hall, in modo che segua l'operazione dall'esterno. Le lancette dell'orologio corrono.»

    «Sissignore!» esclamò Sean, mentre Dillon usciva dal suo ufficio.

    Poi rimase immobile e in silenzio per un momento.

    A chi diavolo avrebbe potuto proporre di trascorrere un finesettimana in un luogo di villeggiatura sensuale come Pleasure Cove? Certo non a Elise. «Dannazione!»

    Non poteva entrare in un bar e cercare di rimorchiare la persona adatta!

    Sean prese l'agenda che Thomas gli aveva appena regalato. L'amico aveva detto che quelle ragazze erano disposte a incontrarlo.

    Forse una di loro sarebbe stata disposta anche a concedergli di più.

    2

    A Caitlin McCormick bastò uno sguardo veloce all'interno dell'appartamento per capire che era nei guai.

    «Cassie?» Posò la valigia sul pavimento accanto a sé. «Cassie, vieni fuori. Stai bene?» canticchiò con voce melliflua, scrutando la confusione di piatti, vestiti e polvere.

    «Forse l'hanno rapita gli alieni.» Caitlin controllò rapidamente le stanze ed ebbe la conferma che erano vuote. La sua coinquilina sarebbe stata capace di avere un incontro ravvicinato del terzo tipo proprio mentre lei era via.

    Come in uno dei libri di Star Trek di Caitlin, Cassie avrebbe avuto la fortuna di essere teletrasportata a bordo dell'astronave per spassarsela con il bel capitano, mentre lei sarebbe dovuta restare sulla superficie deserta di qualche

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