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Dottori fra le onde (eLit): eLit
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Ebook156 pages2 hours

Dottori fra le onde (eLit): eLit

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About this ebook

I dottori più sexy, le storie d'amore più appassionanti, gli intrighi più avvincenti. Nella cornice mozzafiato del Paradiso dei Surfisti.

Sam Webster vive solo per tre cose: il cuore dei suoi piccoli pazienti, il suo cane e il surf. Soltanto fra le onde riesce a trovare la concentrazione e la solitudine che gli sono necessarie per andare avanti. Almeno fino a quando non si imbatte nella nuova infermiera Zoe Payne che gli chiede di insegnarle a surfare. Addio solitudine. Uno dei peggiori incubi di Sam si è appena avverato: donne e surf non vanno d'accordo fra loro e possono portare solo guai. Ma la gioia di vivere di Zoe è contagiosa e la tentazione di lasciarsi andare è nascosta dietro la prossima onda.
LanguageItaliano
Release dateJun 30, 2017
ISBN9788858971789
Dottori fra le onde (eLit): eLit
Author

Marion Lennox

Marion Lennox is a country girl, born on an Australian dairy farm. She moved on, because the cows just weren't interested in her stories! Married to a `very special doctor', she has also written under the name Trisha David. She’s now stepped back from her `other’ career teaching statistics. Finally, she’s figured what's important and discovered the joys of baths, romance and chocolate. Preferably all at the same time! Marion is an international award winning author.

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    Book preview

    Dottori fra le onde (eLit) - Marion Lennox

    Copertina. «Dottori fra le onde» di Lennox Marion

    Immagine di copertina:

    kiuikson / Shutterstock

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Gold Coast Angels: A Doctor’s Redemption

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2013 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Orrico

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-178-9

    Frontespizio. «Dottori fra le onde» di Lennox Marion

    1

    Perché gli incidenti sembravano accadere al rallentatore? L’impressione era che potessero essere fermati in tempo, invece Zoe Payne non ebbe il tempo di fare nulla.

    Era seduta sulla splendida spiaggia a breve distanza dal Gold Coast City Hospital ad ammirare il tramonto. Una luce arancione tingeva le creste spumose delle onde e la brezza calda del mare colmava i suoi sensi. La scena era bella da mozzare il fiato.

    Stava anche ammirando un surfista solitario. Era bravo. Molto bravo. Le onde da cavalcare erano poche e a parecchia distanza l’una dall’altra, ma lui aveva tutta la pazienza del mondo: attendeva il momento giusto, si posizionava sulla tavola con apparente facilità prima che l’onda si gonfiasse e scivolava con grazia davanti alla cascata d’acqua bianca.

    Zoe pensò che quella scena era come poesia in movimento. Quando un’onda portò il surfista più vicino alla riva, lei poté osservarlo meglio. Era alto, abbronzato e atletico, quasi parte del mare.

    Poco prima aveva anche notato un cane sulla spiaggia. L’animale stava disteso sulla sabbia, semi nascosto tra le dune, più vicino alla riva rispetto a lei. Non si sarebbe neppure accorta di lui, ma ogni volta che il surfista si avvicinava alla costa, il grosso Labrador usciva dal suo nascondiglio e correva verso la battigia. I due si scambiavano un saluto, poi l’uomo tornava alle sue onde e il cane al suo posto tra le dune di sabbia.

    A Zoe sarebbe piaciuto andare a conoscere il cane. Quella era la sua prima settimana a Gold Coast e provava un po’ di nostalgia di casa. Tuttavia, qualcosa nel quadretto di uomo e cane le disse che quei due preferivano starsene per conto proprio.

    Solo che adesso non erano più soli. Una moto da spiaggia stava scendendo all’impazzata dalla strada sopra di loro. Non avrebbe dovuto essere lì; c’erano cartelli dappertutto: spiaggia protetta, niente macchine, niente cavalli, niente moto.

    E questo non era un pescatore del luogo che guidava tranquillo sulla spiaggia, ma un vero pirata della strada che guidava come un pazzo.

    Superò una duna e per un momento restò quasi sospeso in aria.

    Il cane...

    Zoe balzò in piedi, urlando, correndo, ma i suoi piedi non si mossero abbastanza in fretta e le sue urla non furono abbastanza forti.

    La moto atterrò sulla duna proprio davanti all’animale e riprese la sua folle corsa sulla spiaggia, lasciandosi alle spalle qualunque cosa fosse successa.

    Sam Webster pagaiava tranquillo sulla sua tavola, in attesa della prossima onda, pronto a concludere la serata. Fare surf dopo il tramonto era da sciocchi. Conosceva i rischi connessi agli animali marini e inoltre le onde erano diminuite e la corrente cominciava a trascinarlo al largo.

    Era ora di tornare a riva, portare a casa Bonnie e infine prepararsi per una tranquilla serata.

    Non che avrebbe dormito. Sam Webster non dormiva più molto, ma fare surf la mattina e la sera aiutava. Il suo lavoro in ospedale era impegnativo e lui riempiva le proprie giornate fino al limite, eppure il sonno continuava a eluderlo.

    Sentì il rumore della moto da spiaggia prima di vederla. Questa rombò prima sulla strada, poi, incredibilmente, fece una rapida virata e scese sulla sabbia, in direzione della riva.

    Le dune...

    «Bonnie!»

    Adesso Sam stava urlando e pagaiava con le mani con tutta la forza possibile, ma la corrente non gli era di aiuto. Dov’erano le onde quando servivano?

    Poi la moto colpì la duna dove si trovava Bonnie e lui attese con trepidazione di vedere la testa del cane riemergere dall’insenatura che si era scavata nella sabbia per stare più fresca.

    Ma nulla si mosse.

    Una persona stava correndo in quella direzione. Una donna. Ma Sam non era interessato alle donne: gli importava solo di Bonnie.

    Perché non arrivava un’onda?

    Per un orribile momento, Zoe pensò che l’animale fosse morto. La grossa femmina di Labrador color cioccolato era sdraiata sulla sabbia e sotto di lei una pozza di sangue andava allargandosi.

    Lei si gettò in ginocchio. «Hei» mormorò, per non spaventare ancora di più il povero animale. Nei grandi occhi scuri lei lesse la paura, lo shock e il dolore. Eppure, l’istinto le disse che non l’avrebbe morsa.

    Sembrava che la moto fosse atterrata sulla sua zampa posteriore. La testa, il torace e le zampe anteriori sembravano illese, ma il resto era terribile e c’era un’enorme quantità di sangue.

    Senza perdere altro tempo, Zoe si levò la maglia, la stracciò e usò una parte per farne una fasciatura e una striscia come laccio per la zampa ferita. «Scusami, cara, non voglio farti male ma devo fermare l’emorragia.»

    Aveva visto molti pazienti andare in arresto cardiaco per la perdita di sangue e il povero animale ne stava perdendo a fiotti.

    Zoe guardò verso il mare. Il surfista pagaiava febbrilmente, ma era ancora lontano e non c’erano onde dietro di lui. Gli sarebbero occorsi almeno cinque minuti per raggiungere la riva e il cane non aveva cinque minuti.

    C’era una clinica veterinaria non lontana dall’ospedale. Zoe l’aveva vista il giorno in cui era arrivata, durante un primo giro d’esplorazione, e l’insegna diceva che era aperta ventiquattro ore al giorno per le emergenze.

    E proprio di un’emergenza si trattava. La sua macchina era parcheggiata vicino alla spiaggia e se fosse riuscita a prendere in braccio il cane, l’avrebbe caricata lei. Non poteva attendere il proprietario, ci avrebbe messo troppo ad arrivare.

    Incise un’unica parola nella sabbia, sollevò l’animale tra le braccia e malgrado il peso trovò la forza di correre.

    Quelli che seguirono furono i dieci minuti più lunghi della vita di Sam. Le lunghe onde che gli avevano procurato tanto piacere nel pomeriggio erano svanite e adesso la superficie dell’acqua era piatta e la marea lo spingeva nella direzione opposta.

    In condizioni normali, se la sarebbe presa comoda, ma quella non era una situazione normale. Si trattava di Bonnie.

    Il cane di Emily.

    Ricordò il giorno in cui quest’ultima aveva portato a casa il cucciolo. Guarda, Sammy, non è adorabile? L’ho vista nella vetrina del negozio di animali e non ho saputo resistere.

    A quel tempo erano entrambi studenti di medicina e poveri in canna e vivevano in un minuscolo appartamento vicino all’università. Prendere un cane avrebbe significato trasferirsi, pagare un affitto più alto e alternare le lunghe ore di studio alla cura di un animale domestico, ma Em non se ne preoccupava minimamente.

    Aveva visto un cucciolo e l’aveva preso, indifferente alle conseguenze. E questo era il motivo per cui Emily era morta e tutto ciò che gli era rimasto di lei era il suo cane. Bonnie, che adesso era sparita, portata via di corsa da una sconosciuta. Gli sembrò di impazzire.

    Quando finalmente raggiunse la spiaggia, le cose apparvero in una luce anche peggiore. L’avvallamento della sabbia in cui si era sistemata Bonnie era un lago di sangue. Ce n’era così tanto... come poteva sopravvivere a una perdita del genere?

    Quando si voltò, vide le lettere nella sabbia, appena discernibili, come se fossero state scritte col piede.

    «Veterinario.»

    Sensato, molto sensato! Ma dove? Dov’era il veterinario più vicino?

    La vista del sangue gli aveva annebbiato il cervello, ma Sam si sforzò di riflettere. C’era una clinica vicino all’ospedale, quella in cui portava Bonnie di solito. Era la più vicina e Sam non poté fare altro che sperare che la donna lo sapesse.

    Si levò la muta mentre correva alla macchina. Il sangue era troppo, era impossibile che fosse sopravvissuta.

    Ma doveva. Senza Bonnie, a lui non sarebbe rimasto nulla.

    La clinica veterinaria era aperta e Zoe provò un indicibile sollievo quando un veterinario di mezza età le venne incontro per aiutarla. Forse aveva sentito lo stridio delle gomme e aveva colto al volo la situazione.

    «Trauma da incidente» spiegò lei, sprecando poche parole ed entrando in modalità medica. Doveva avere un aspetto orribile, pensò. Si era tolta la maglia per fasciare l’animale, indossava un reggiseno di pizzo, un paio di jeans e sandali infradito ed era ricoperta di sangue dal collo in giù. Il veterinario la prese per un braccio e la voltò verso la luce, controllandole il viso prima ancora di guardare il cane.

    «Lei è ferita?» domandò. Il triage richiedeva che gli esseri umani venissero curati prima degli animali, persino per un veterinario.

    «Una moto l’ha colpita sulla spiaggia» spiegò lei. «L’ho visto accadere, ma non sono ferita. Questo sangue è tutto suo. Non è mia. Il suo proprietario stava facendo surf, ma non avevo tempo di aspettare che tornasse a riva. Sanguina copiosamente dalla zampa posteriore.»

    «Non più» osservò il veterinario, sporgendosi all’interno della macchina. Vide la fasciatura di fortuna che lei aveva fatto con la maglietta e le lanciò un’occhiata di approvazione. «È Bonnie» dichiarò, leggendo la targhetta. «La conosco, è il cane di uno dei medici locali, Sam Webster. È un medico anche lei?»

    «Infermiera.»

    «Bene. Sono solo in clinica e avrò bisogno di aiuto. Se la sente?»

    «Certo» replicò lei, ma lui non aveva atteso la risposta, perché stava già trasportando il cane all’interno della clinica.

    2

    Era arrivato nel posto giusto, come dimostrava la vecchia macchina parcheggiata davanti all’entrata della clinica. Ammaccata e arrugginita com’era, aveva visto giorni migliori e il portabagagli spalancato rivelò una grande quantità di sangue all’interno. Gocce rosse macchiavano anche la rampa d’ingresso alla clinica e una morsa gli strinse il petto.

    Sam si era liberato della muta bagnata e indossava soltanto un paio di pantaloncini. Si sentiva esposto, ma il profondo disagio non aveva nulla a che vedere con la tenuta poco ortodossa.

    Datti una calmata, si disse con severità. Sei un dottore, tratta questo caso come un’emergenza medica.

    A quell’ora della sera la clinica era deserta, all’infuori di un inserviente che puliva il pavimento con evidente disgusto. Guardò Sam con disprezzo ancora maggiore.

    «Sabbia oltre che sangue. Ho appena pulito.»

    «Dov’è il mio cane?»

    «Se parla del Labrador mezzo morto arrivato qui con la ragazza, il dottore l’ha portato in sala operatoria» bofonchiò l’inserviente, indicando la porta a soffietto in fondo al corridoio. «È entrata anche la ragazza. Vuole aspettare qui? Hei, non può entrare!»

    Ma Sam non lo stava più a sentire. Marciò all’interno e si fermò di botto sulla soglia. Era fuori di sé per l’ansia, ma era pur sempre un medico. Cardiologo con una specializzazione in cardiochirurgia pediatrica, per la precisione. Le sale in cui operava erano così sterili che nessun batterio poteva anche solo avvicinarsi, e l’esperienza gli diceva che irrompere in una sala operatoria e marciare verso il cane steso sul tavolo era una pessima idea. Perciò restò sulla soglia e assorbì la scena di fronte ai suoi occhi.

    Bonnie giaceva sul tavolo operatorio, con una flebo di salina inserita nella zampa anteriore. Doug, il veterinario, stava riempiendo una siringa. Sul pavimento c’era il defibrillatore, come se fosse stato usato e poi messo da parte. Lo strumento significava soltanto una

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