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Il figlio segreto dello sceicco (eLit): eLit
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Il figlio segreto dello sceicco (eLit): eLit

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About this ebook

Ghaleb Aal Omraan, primario di chirurgia e sceicco erede al trono di Jobail, sette anni prima aveva scelto il dovere all'amore e aveva lasciato la dolce Viv LaSalle con il cuore a pezzi e incinta, senza ancora saperlo, di suo figlio. Ora il piccolo Sam desidera conoscere suo padre e Viv decide di accontentarlo facendosi assumere come co-primario nel reparto in cui Ghaleb lavora. Nel rivederla lui viene travolto dai ricordi e non riesce più a fingere riguardo ai suoi sentimenti, ancora intatti, per lei. Il suo matrimonio di stato, il suo trono, nulla conta più. Lui vuole la donna che ama, soprattutto quando scopre il segreto che lei ha cercato di celargli per tanti anni.



Titoli collegati:

1)Lo sceicco in camice bianco

2)Una dottoressa per lo sceicco

3)Uno sceicco in camice bianco

4)Lo sceicco per collega

5)Il figlio segreto dello sceicco
LanguageItaliano
Release dateSep 29, 2016
ISBN9788858959015
Il figlio segreto dello sceicco (eLit): eLit
Author

Olivia Gates

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il figlio segreto dello sceicco (eLit) - Olivia Gates

    successivo.

    1

    Lo sceicco Ghaleb ben Abbas ben Najeeb Aal Omraan cercò di vincere la propria riluttanza.

    Doveva arrendersi alla realtà, riconoscere i fatti. Non possedendo il dono dell'ubiquità, non poteva essere ovunque nello stesso tempo. Non essendo onnipotente, non poteva fare tutto da solo.

    Da tempo lavorava come medico chirurgo e allo stesso tempo promuoveva il progresso del sistema sanitario di Omraania, ma con quelle attività trascurava i propri doveri come principe ereditario. Suo padre lo invitava continuamente a una maggior presenza nelle questioni di Stato. Negli ultimi mesi era diventato ancora più insistente, poiché come primario chirurgo del Centro di Medicina Avanzata di Jobail, Ghaleb dedicava sempre meno tempo alla politica.

    Fin dal primo giorno aveva resistito alla tentazione di cercare un altro chirurgo che collaborasse con lui alla pari. Era stato un errore quasi fatale in un'ope-razione che da anni eseguiva a occhi chiusi a fargli capire di avere tirato troppo la corda. Adnan gli aveva subito suggerito di cercare un sostituto, ricevendo un secco rifiuto, così si era affrettato a correggersi, suggerendogli di cercare un collega che lo aiutasse a portare il fardello, e quella poteva essere una buona idea.

    Adnan aveva pubblicato l'annuncio sulle riviste mediche ed erano arrivate molte risposte. Con la severità dei suoi criteri di selezione, Ghaleb aveva eliminato la maggior parte dei candidati e Adnan era volato negli Stati Uniti per intervistare i pochi superstiti. Il prescelto sarebbe arrivato quel giorno. Anzi, avrebbe già dovuto essere là.

    Ghaleb cambiò direzione, dirigendosi verso l'ufficio di Adnan invece che verso l'ascensore privato per il reparto chirurgico. Il direttore clinico era sulla soglia.

    «Sto per ricevere il nuovo comprimario di Chirurgia. Somow'wak, dovresti accompagnarla a visitare l'ospedale, oppure vuoi vederla più tardi, quando avrai finito di operare?»

    Accomagnarla? Ghaleb non aveva niente contro le donne chirurgo, ma le statistiche dicevano che i bravi chirurghi erano generalmente maschi.

    «Non preoccuparti» replicò mentre lo oltrepassava, costringendolo quasi a correre per non lasciarsi distanziare. «Il luogo per incontrare il comprimario è la sala operatoria. Non m'interessa il carattere, mi bastano le qualità professionali.»

    «Credo proprio che ti farà un'ottima impressione. È la sola candidata che ha risposto a tutti i requisiti. Ha un curriculum sbalorditivo.»

    «Se ha risposto a tutti i miei requisiti, il suo curriculum dev'essere troppo sbalorditivo per essere vero.»

    «Credo sinceramente di no, ma nel caso non dovesse rivelarsi all'altezza...»

    «Ti terrò responsabile per la perdita di tempo.»

    L'altro parve mortificato e Ghaleb si pentì subito delle proprie parole, perché Adnan era il suo braccio destro e il suo miglior consigliere. E anche il suo migliore amico. Ghaleb non aveva molti amici. Anzi, non ne aveva nessuno. La sua posizione e la sua vocazione gli precludevano i rapporti umani. Non era mai libero di scegliersi gli amici, visto che la scelta avrebbe potuto comportare errori di giudizio.

    A parte suo padre, aveva soltanto due alleati di cui si poteva fidare. Adnan era uno di loro. Non avrebbe dovuto scaricare su di lui le proprie frustrazioni.

    Gli strinse amichevolmente la spalla, un modo come un altro per chiedergli scusa. «Sai che cosa ti dico? A volte mi fido più del tuo giudizio che del mio. Ecco perché ti ho lasciato decidere al mio posto. Ma anche se questa donna non dovesse rivelarsi all'altezza, niente di grave. Ti rimetterai in caccia, tutto qui. Posso tener duro ancora qualche mese, finché non mi avrai trovato un comprimario valido.»

    «Non temo di non essere degno della tua fiducia, amico mio, quanto piuttosto il fatto che non potrai resistere a lungo. Sei al limite, non te ne accorgi? Da anni ti sobbarchi responsabilità che in pochi mesi avrebbero logorato mezza dozzina di uomini.»

    «Non riapriamo l'argomento, per favore» replicò Ghaleb. «D'accordo, le responsabilità mi logorano, ma come comprimario voglio il meglio. Preferisco stare senza aiuto piuttosto che con un aiuto inadeguato.»

    Adnan non trovò niente da dire e lui respirò di sollievo. Aveva concluso un altro confronto con il suo amico. E con se stesso. Mentre riconosceva di averlo solamente rimandato e si accingeva a entrare nell'atrio, rallentò improvvisamente il passo.

    Quattro colleghi di Adnan erano comparsi in fondo all'ampia sala sovrastata da una cupola di cristallo. Circondavano una donna statuaria come se scortassero un'ospite d'onore.

    Ogni particolare della donna lo colpì come se fosse un pugno. Pur essendo impeccabili per il clima e la cultura, i suoi larghi indumenti non soltanto non nascondevano le lunghe gambe e la figura sinuosa, ma le facevano risaltare a ogni passo in un delizioso miscuglio di grazia e sicurezza. Una volta sciolto, l'austero chignon sembrava promettere una voluttuosa cascata di lucenti capelli castani. I lineamenti erano quelli di una dea della bellezza, il portamento fiero ed elegante rivelava tutta la sicurezza di una donna consapevole del proprio valore.

    Ghaleb si accorse di trattenere il fiato. Era molto diversa da colei che occupava i suoi ricordi, la donna che rivelava il proprio temperamento ardente con ogni movimento del corpo snello e abbronzato, con ogni bagliore degli occhi dorati, con ogni onda degli splendidi capelli.

    Ma Ghaleb non ebbe dubbi. Nemmeno per un attimo. La dea in fondo all'atrio era lei.

    Viv.

    La donna che gli aveva rivelato che cosa significasse sentirsi totalmente amato, che gli aveva insegnato l'importanza di sapersi arrendere ai sensi e alle emozioni. La donna che, quel giorno fatale di sette anni prima, aveva supplicato di seguirlo a Omraania. E che in seguito aveva dichiarato di non provare il minimo interesse per lui.

    Che cosa faceva là?

    «Ah, ecco la dottoressa Vivienne LaSalle, giusto in tempo.»

    Le parole compiaciute di Adnan lo colpirono come nuovi pugni nello stomaco. Così aveva scelto lei come comprimario di Chirurgia?

    Ghaleb si ritrasse nell'ombra, cercando inutilmente di dominare il proprio batticuore. Adnan lo guardò con ansia.

    «Che cosa c'è? Tutto bene?»

    No, tutto male, avrebbe voluto rispondere lui. Non era mai stato così sconvolto in vita sua. Dopo tanti anni, si era convinto di averla confinata nel ricordo. Invece era venuta nel suo regno, invadeva il suo territorio, emergeva dalle ombre dell'ossessione per ridiventare parte della realtà.

    Santo cielo, com'era accaduto? Si era offerta per il posto? Quando? Dove? E Adnan l'aveva scelta? In che modo?

    Poteva esserci una sola risposta. Era riuscita a ingannarlo. Proprio come aveva ingannato lui, Ghaleb, quando si era fatta scegliere per il posto di assistente alla ricerca. E nemmeno a quell'epoca l'aveva assunta per i suoi meriti. No, l'aveva sentita traboccare di entusiasmo, vibrare di energia. Non aveva considerato nient'altro. Come l'aveva vista, era rimasto stregato.

    Aveva provato a resistere. Dio sapeva se avesse tentato. Nella propria vita non aveva posto per lei. Ma Viv non aveva accettato il rifiuto e nel giro di qualche giorno la determinazione di Ghaleb si era sgretolata. Gli era bastato toccarla perché una vampata di passione gli consumasse il corpo e la mente.

    Questa volta aveva contato sulla ragione di Adnan, ma sembrava che Viv avesse stregato anche lui.

    L'ira, il rancore e lo shock si fusero con un'ondata d'incontenibile desiderio. E in quel turbine di emozioni, la ragione cercò disperatamente di farsi sentire. C'era una sola cosa sensata da fare: cacciarla subito da Omraania. Senza farle sapere che l'aveva vista. Senza neppure farsi vedere.

    Purtroppo non era in grado di ascoltare la ragione.

    Era venuta con un piano, ci avrebbe scommesso l'anima. Senza dubbio lo stesso di quando lo aveva sedotto in passato. Voleva vivere nel lusso come sua amante. Lo aveva perfino supplicato.

    Be', perché non darle la possibilità di metterlo in pratica? Tanta perseveranza andava ricompensata.

    Doveva vederla com'era realmente per cancellare l'immagine generosa e innocente della persona che esisteva solamente nella sua fantasia, che continuava a tenerlo prigioniero.

    Doveva chiudere quel capitolo una volta per tutte. E sapeva come farlo.

    «Rimettiti subito alla ricerca di un comprimario» ordinò ad Adnan.

    Il suo fido collaboratore rimase un momento senza parole, ma si riprese subito.

    «Non lasciarti ingannare dal suo aspetto» lo ammonì gentilmente. «Quando l'ho vista, ho avuto la tua stessa reazione. Ho creduto che non potesse avere l'esperienza e l'autorevolezza per occupare una posizione così importante. Ma...»

    «Ma ti ha convinto del contrario» ringhiò Ghaleb a denti stretti, lottando contro l'ira. «Be', adesso dovrà convincere me. Mandala a prepararsi per la sala operatoria» ordinò secco.

    Adnan lo fissò confuso. «Così vuoi metterla alla prova?»

    «Io comincio le operazioni della giornata» borbottò Ghaleb mentre si dirigeva verso il proprio ufficio. «Tu ricomincia la ricerca.»

    Vivienne s'inoltrò nel centro medico più avanzato del mondo, scortata da quattro colossi che la facevano sentire come un capo di Stato in pericolo di essere assassinato o una prigioniera che poteva tentare la fuga.

    Si concentrò sul respiro, sui passi, sul portamento, fissando diritto davanti a sé per combattere il desiderio di guardarsi intorno, lottando contro le ondate di nausea e di ansia. E di stanchezza.

    Era stata in sala operatoria fin da quanto era andata a prendere Sam e Anna per partire. Nonostante le tredici ore di viaggio a bordo del palazzo volante di Ghaleb, non era riuscita a chiudere occhio. Era sbarcata a Omraania due ore prima e aveva lasciato la sua famiglia nel sontuoso alloggio prima di precipitarsi all'ospedale. Si era stupita per quel trattamento da regina, ma Adnan El Khalil le aveva spiegato che non c'era niente di personale. Lavorare alla pari con il primo chirurgo di Omraania ed erede della corona era un grande onore. Avrebbe trattato nello stesso modo chiunque avesse ottenuto il posto.

    Vivienne si era stupita che glielo avessero offerto, anche se rispondeva a tutti i requisiti. Si era candidata preparandosi a un rifiuto. Quando era stata scelta, aveva dovuto concludere che Ghaleb l'avesse dimenticata o che non avesse considerato il loro antico legame abbastanza importante per non accettarla.

    Adesso si trovava nel territorio di Ghaleb. Anche se il ruolo non prevedeva incontri frequenti, avrebbe dovuto vederlo.

    E non voleva. Non soltanto in questa vita, ma nemmeno nell'altra.

    L'uomo che un tempo aveva amato alla follia, l'uomo che aveva preso tutto quello che lei poteva dare, se n'era andato senza nemmeno dirle addio.

    Ma ben presto aveva scordato l'ira e il dolore. La gravidanza cambia le donne, e la maternità l'aveva cambiata per sempre.

    Pur continuando a soffrire per il rifiuto, si era rialzata. Non si sarebbe mai più lasciata calpestare. Era un medico che aveva lottato per essere il migliore e intendeva offrire a suo figlio la miglior vita possibile.

    Si era chiesta a lungo se dovesse informare o meno Ghaleb che aveva un figlio. Alla fine aveva deciso di non rischiare. Come erede al trono di un regno molto conservatore, Ghaleb non aveva posto per lei nella propria vita, a parte quei mesi segreti che avevano passato insieme. Vivienne non riusciva a immaginare come si sarebbe comportato, se avesse saputo di Sam. E se glielo avesse portato via per crescerlo secondo le sue regole? No, le conveniva stare zitta. Come si era convinta di non avere bisogno di lui, si era convinta

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