Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Misteri in biblioteca: Harmony History
Misteri in biblioteca: Harmony History
Misteri in biblioteca: Harmony History
Ebook255 pages6 hours

Misteri in biblioteca: Harmony History

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Inghilterra, 1811
Decisa a rendersi indipendente e a dimenticare gli errori del passato, Zelah accetta l'incarico di sistemare i libri della biblioteca di Rooks Tower, la dimora che da poco è diventata residenza di Dominic Coale. Definito da tutti burbero e schivo, il maggiore Coale in realtà nasconde un animo raffinato e sensibile, messo a dura prova dalle avversità della vita. Non appena vede Zelah, Dominic capisce subito di avere delle affinità con lei e cerca di conquistarla grazie alla comune passione per i libri. Purtroppo, però, le ombre del passato sono in agguato e rischiano di offuscare il sole che aveva cominciato a riscaldare le loro vite.
LanguageItaliano
Release dateMar 11, 2019
ISBN9788858994948
Misteri in biblioteca: Harmony History
Author

Sarah Mallory

Sarah Mallory grew up in the West Country, England, telling stories. She moved to Yorkshire with her young family but after nearly 30 years living in a farmhouse on the Pennines, she has now moved to live by the sea in Scotland. Sarah is an award-winning novelist with more than twenty books published by Harlequin Historical . She loves to hear from readers and you can reach her via her website at: www.sarahmallory.com

Related to Misteri in biblioteca

Related ebooks

Historical Romance For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Misteri in biblioteca

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Misteri in biblioteca - Sarah Mallory

    Immagine di copertina:

    Nicola Parrella

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Beneath the Major’s Scars

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2012 Sarah Mallory

    Traduzione di Laura Maggi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-494-8

    Prologo

    Cornovaglia, 1808

    Nella stanza era calato il silenzio. Le grida e i pianti, gli sforzi frenetici delle ultime dodici ore erano cessati. Gli indumenti insanguinati e il corpicino privo di vita erano stati portati via e lei giaceva tra lenzuola pulite nella stanza illuminata solo dal bagliore del caminetto. Fuori della finestra luccicava una stella nel cielo della notte. La vide senza neppure dover muovere la testa.

    Il suo corpo era un peso morto, esausto per la grande fatica che aveva affrontato. Parte di lei si chiedeva perché fosse ancora viva quando sarebbe stato meglio per tutti se le fosse stato concesso di morire assieme al suo bambino.

    Udì il leggero scatto della porta che si apriva e chiuse gli occhi, non volendo sentire i consigli dell’energica levatrice o la compassione straziante della zia.

    «Povero tesoro!» La voce di quest’ultima era poco più che un soffio. «Credete che ce la farà?»

    «Certo che vivrà, è una ragazza forte.»

    Tra le ciglia socchiuse, vide la levatrice in piedi in fondo al letto che si asciugava le mani sul grembiule insanguinato. «Anche se per lei sarebbe meglio di no» riprese la donna.

    «Non dite così!» La voce della zia si incrinò. «È pur sempre una creatura di Dio, anche se ha peccato.»

    La levatrice tirò su col naso. «Allora il Signore farebbe meglio ad assisterla, povera cara, perché la sua vita sarà proprio triste, questo è certo. Nessun uomo la vorrà più in moglie.»

    «Dovrà riuscire a mantenersi da sola. Io non posso tenerla con me all’infinito e mio fratello e sua moglie posseggono ben poco. La parrocchia di Cardinham è una delle più povere della Cornovaglia.»

    «Di certo non è tagliata per lavorare in miniera.»

    «In miniera? Mai! Le sue maniere sono troppo buone per quel lavoro.»

    «Eppure non le hanno impedito di aprire le gambe davanti a un uomo...»

    La zia restò senza fiato, oltraggiata. «Avete parlato fin troppo, Mrs. Nore! I vostri servigi terminano qui, mi occuperò io stessa di mia nipote, d’ora in poi. Scendete da basso con me, vi pagherò per il disturbo...»

    Un fruscio di gonne, un leggero scatto della porta e poi il silenzio. Si trovò di nuovo sola.

    Era inutile desiderare di essere morta insieme al suo bambino. Non era accaduto e il futuro le appariva tetro, fatto solo di duro lavoro. Era quella la punizione per essersi innamorata. L’accettava e ce l’avrebbe fatta, ma non si sarebbe mai più fidata di un uomo. Aprì gli occhi e guardò quel piccolo astro scintillante.

    «Mi sarai testimone» sussurrò con le labbra dolenti e secche, la gola dolorante per lo sforzo. «Nessun uomo potrà mai più farmi una cosa simile.»

    Abbassò le palpebre, consapevole del fatto che ogni volta che avrebbe visto quella stella nel cielo notturno avrebbe ricordato il bambino che aveva perso.

    1

    Exmoor, 1811

    «Nicky, Nicky! Aspettami... oh!»

    Zelah lanciò un grido di stizza quando la sua gonna si impigliò nei rami spinosi di un cespuglio. Per districarsi fu costretta a interrompere l’inseguimento del nipote. Avrebbe preferito indossare il suo vecchio abito di cotone, ma era uscita in giardino solo per giocare con Nicky, non aveva idea che sarebbe stata costretta a inseguirlo nel bosco. E per finire, la balia si era affacciata sulla porta per raccomandare loro di non far troppo rumore perché la padrona stava tentando di riposare, prima di allattare di nuovo il piccolo.

    Mentre si liberava con cautela dalle spine, Zelah pensò alla determinazione della sorella nel volersi occupare del neonato da sola. Del resto era comprensibile, la prima moglie di suo marito Reginald era morta di parto ed erano state impiegate diverse balie per Nicky, ognuna delle quali si era dimostrata più inaffidabile della precedente, tanto che era quasi un miracolo che il bambino fosse sopravvissuto. Il pensiero del figliastro della sorella fece sorridere Zelah. Non soltanto era sopravvissuto, ma era anche diventato un vivace bambino di otto anni, il quale, proprio in quel preciso istante, si stava prendendo gioco di lei.

    Gli aveva permesso di condurla a esplorare i selvaggi boschi abbandonati che si trovavano al confine nord di West Barton e solo in quel momento si accorgeva del proprio errore. Non soltanto Nicky conosceva bene i sentieri ricoperti di vegetazione che si addentravano nel bosco, ma non era neppure intralciato da un vestito ingombrante. Una volta libera, tenne sollevata la gonna con le mani e si lanciò alla ricerca del nipote. Dopo pochi passi lo udì urlare. Era un grido che esprimeva angoscia e paura e Zelah si mise a correre in direzione del suono, dimenticandosi del timore di strappare il vestito.

    La luce che filtrava tra gli alberi illuminava una radura. Si fece largo tra i rami bassi e si ritrovò sul margine di un pendio scosceso. Il terreno digradava fino a formare un bacino naturale punteggiato dai primi fiori della primavera, ma non fu la bellezza del paesaggio a lasciarla senza fiato, bensì la vista del corpo esanime di Nicky, steso nel punto più basso dell’avvallamento, una macchia rossa che si allargava su una gamba e una figura minacciosa che incombeva su di lui.

    Sulle prime pensò che un animale lo stesse attaccando, poi, guardando meglio, si rese conto che si trattava di un uomo. Aveva il volto coperto da una folta barba nera mentre i capelli arruffati gli scendevano sulle spalle. A terra, al suo fianco, era posata una lunga ascia, con la lama che brillava maligna al sole primaverile.

    Zelah non perse tempo e si precipitò giù per il pendio. «Lascialo stare!» intimò, rivolta all’uomo. Lui si sollevò, mostrando attraverso l’ispida barba una brutta cicatrice che gli attraversava il sopracciglio sinistro e la guancia. Lei afferrò un ramo. «Allontanati, bestia!»

    «Bestia?» sbottò lui con rabbia.

    «Zia...»

    «Non preoccuparti, Nicky, non ti farà più del male.» Zelah tenne lo sguardo fisso sulla figura minacciosa. «Come osi aggredire un bambino innocente, mostro!»

    «Bestia, mostro...» I denti gli luccicarono tra i peli della barba mentre scavalcava il ragazzino avvicinandosi a lei con un’andatura zoppicante e goffa che lo rendeva ancor più terrificante.

    Zelah sollevò il ramo. Con una risata sprezzante lui glielo strappò senza sforzo, poi l’afferrò per i fianchi, frenando il suo slancio. Mentre lei lottava contro la sua presa d’acciaio, scalciando, il suo assalitore sibilò: «Per amor di Dio, non sono un delinquente. Il ragazzo è inciampato ed è caduto». Borbottando un’imprecazione le abbassò le mani portandogliele dietro la schiena, di modo che lei si ritrovò schiacciata contro il suo forte corpo. La lana ruvida della giubba le sfregò le guance mentre il suo odore le diede un senso di vertigine. Non era l’acre sentore di sudore e di sporcizia che si era aspettata, ma un misto di legno, sandalo e agrumi combinato al profumo di uomo. Era inebriante.

    Lui parlò di nuovo, con una voce profonda che le rimbombò dentro. «È inciampato e caduto. Mi capite?»

    Deve considerarmi una stupida!, fu il primo pensiero di Zelah, prima che avesse il tempo di assimilare il significato delle sue parole e sollevare la testa per incontrare quegli occhi truci. Smise di dibattersi.

    «Così va meglio.» Lui lasciò la presa, ma continuò a fissarla con durezza. «Possiamo occuparci del ragazzo, adesso?»

    Zelah si allontanò, ancora incerta se potersi fidare di quell’uomo al punto da dargli le spalle, ma un lamento di Nicky fu decisivo. Dimenticò tutto e si buttò in ginocchio accanto a lui. «Oh, tesoro, cos’è successo?»

    Gli mise una mano sulla fronte. La pelle era molto calda e gli occhi erano stravolti e lucidi.

    L’uomo si lasciò cadere al suo fianco. «Deve essere inciampato e precipitato per la discesa. È un brutto taglio, ma non credo che la gamba sia rotta.»

    «Come fate a esserne tanto sicuro?» Con delicatezza Zelah sollevò la stoffa lacerata e rimase a fissare con orrore il sangue che cominciava a rapprendersi.

    «Il tempo che ho trascorso nell’esercito mi ha procurato una considerevole esperienza in fatto di ferite.» Lui si sciolse il fazzoletto che portava al collo. «Ho inviato il mio guardiano in cerca d’aiuto. Gli legherò la gamba, poi lo porteremo a casa su un carro.»

    «Quale casa?» domandò lei, sospettosa. «Dovremmo portarlo a West Barton.»

    «Vi prego, concedetemi di sapere cosa sia meglio per lui!»

    «Non rivolgetevi a me come se fossi una bambina» ribatté lei. «Sono in grado di prendere una decisione.»

    Lui si accigliò, rendendo la cicatrice ancor più irregolare. Aveva un aspetto feroce, ma lei rifiutò di lasciarsi intimidire e sostenne il suo sguardo. Lui sembrava lottare per contenere la rabbia e dopo un momento indicò con la mano uno stretto sentiero che si perdeva tra gli alberi. «Rooks Tower è a mezzo miglio in quella direzione» dichiarò in tono brusco, «mentre West Barton è ad almeno cinque miglia di carrozza, forse due, se tornate indietro per il sentiero che avete appena percorso».

    Zelah si morse le labbra. Era impossibile trasportare Nicky attraverso la fitta vegetazione della foresta senza causargli dolore. Il bambino si mosse e le prese una mano. Il suo pianto lamentoso le strinse il cuore.

    «Allora vada per Rooks Tower» capitolò. «Speriamo che la vostra gente giunga alla svelta.»

    «Arriveranno il prima possibile.» L’uomo si sfilò il fazzoletto dal collo. «Nel frattempo dobbiamo impedire che continui a sanguinare.» I suoi occhi duri guizzarono su di lei. «Significa muovere la gamba.»

    Lei annuì e strinse la mano di Nicky. «Dovrai essere coraggioso mentre ti fasciamo, tesoro. Puoi riuscirci?»

    «Ci proverò, zia.»

    «Tua zia, Nicky?» L’uomo parve stupito. «Be’, lascia che ti dica che è una vera arpia!»

    «Be’, non è proprio mia zia, signore» spiegò Nicky serio. «È la sorella della mia matrigna.»

    Zelah sbarrò gli occhi, perplessa . «Vi conoscete?»

    L’uomo balenò uno sguardo beffardo su di lei. «Ma certo, credete che permetterei a un monello sconosciuto di scorrazzare nei miei boschi? Vuoi procedere alle presentazioni, Nicky?»

    «Lui è il Maggiore Coale.» La voce del ragazzo si incrinò lievemente e le labbra gli tremarono mentre l’uomo avvolgeva con destrezza il fazzoletto intorno alla gamba.

    «E questa, signore, è mia zia Zelah.»

    «Celia?»

    «Zelah» lo corresse lei. «Miss Pentewan, per voi.»

    «Povero me, Nicholas, avresti dovuto avvisarmi che tua zia è un autentico cerbero.»

    La cicatrice lo faceva sembrare perennemente accigliato, ma lei avvertì il tono divertito nella sua voce. Nicky, aggrappato alla mano di Zelah, ricacciava le lacrime emettendo suoni soffocati.

    «Bene, ho finito.» Il maggiore si sedette, mettendo una mano sulla spalla del bambino. «Sei molto coraggioso, ragazzo mio.»

    «Come un soldato?»

    «Anche di più. Ho visto uomini crollare per un banale graffio.»

    Zelah fissò la figura dai capelli ispidi che aveva di fronte. Il tono era quello di un uomo abituato al comando, ma con quel pastrano sbiadito e quella capigliatura, poteva davvero essere stato un soldato? Si accorse che la guardava e si affrettò a riportare l’attenzione sul nipote. «Cos’è successo, tesoro? In che modo sei caduto?»

    «Sono inciampato in cima al pendio» rispose il bambino. «Ci sono molti rami sparpagliati in giro.»

    «Ha ragione» ammise il maggiore. «Ho ordinato io che venissero lasciati lì» spiegò. «È legna da ardere per la gente del villaggio. Stiamo ripulendo il sottobosco.»

    «Era ora!» esclamò lei. «Questi boschi sono stati trascurati troppo a lungo.»

    «Vi domando scusa, madame, se non sono di vostro gradimento.»

    «La mia critica non era rivolta a voi, maggiore. Se non ricordo male, Rooks Tower è stata venduta soltanto lo scorso inverno.»

    «Sì, e non ho ancora avuto il tempo di apportarvi tutte le migliorie che avrei voluto.»

    «È... è vostra?» Zelah non riuscì a trattenere la sorpresa. Quell’individuo era così ricco da aver acquistato una proprietà simile?

    «Sì. L’apparenza può trarre in inganno, Miss Pentewan.»

    Lei arrossì, sapendo di meritare quella gelida risposta. «Vi chiedo perdono, io... sono certa che ci siano molte cose da fare.»

    «Proprio così, e uno dei miei primi obiettivi sarà quello di migliorare la strada che conduce a Rooks Tower e renderla di nuovo percorribile dalle carrozze. Ho messo degli uomini al lavoro, ma fino a quando non avranno terminato si potrà andare e venire solo a cavallo.»

    «Hanno dovuto portare i libri del Maggiore Coale sul dorso dei pony» interloquì Nicky. «Dozzine di casse. A mia zia piacciono i libri» spiegò poi, vedendo l’espressione interrogativa dell’uomo.

    «Abbiamo una vasta biblioteca, a casa» aggiunse Zelah.

    «E dove si trova?»

    «In Cornovaglia.»

    «Immaginavo foste originaria di quelle parti, visto il vostro nome. Dove in Cornovaglia?»

    «Mio padre è parroco di Cardinham, un villaggio vicino a Bodmin.»

    Zelah sollevò gli occhi in direzione degli uomini che stavano sopraggiungendo con un piccolo carretto. Quando furono pronti a partire, si incamminò accanto al maggiore, notando la sua andatura sgraziata e zoppicante. «Vedo che avete esperienza di comando, maggiore.»

    «Ho trascorso parecchi anni nell’esercito.»

    Zelah gli lanciò un’occhiata. Era stato attento a tenersi sul lato sinistro del sentiero in modo da renderle visibile solo la parte destra del volto. Se stesse proteggendo la propria sensibilità o quella di lei non avrebbe saputo dirlo. «Così avete in programma di stabilirvi a Rooks Tower?»

    «Sì.»

    «È alquanto isolato» osservò lei. «Ancor più di West Barton.»

    «È il motivo per cui l’ho acquistata. Non desidero aver compagnia.»

    Zelah rimase in silenzio. Il tono brusco di lui rese il significato delle parole del tutto evidente. Allo stesso modo avrebbe potuto dire: non desidero conversare. Molto bene, non aveva alcuna intenzione di invadere la sua solitudine. Non avrebbe più parlato, a meno che non fosse stato strettamente necessario.

    Finalmente emersero dagli alberi e Zelah ebbe il primo impatto con Rooks Tower. Di fronte alla casa si trovava una grande distesa erbosa, circondata da un vialetto disseminato di erbacce. Alla fine del prato c’era una piccola serra, ma anni di abbandono avevano reso il bianco della facciata sbiadito e molti vetri erano rotti. Zelah distolse lo sguardo da quella desolazione per osservare la casa principale. La parte centrale era costituita da un’antica costruzione in pietra con un imponente ingresso ad arco, ed era stata ampliata durante i secoli da due ali in pietra e mattoni. Era tutto disposto su due piani, a eccezione di una torre quadrata sull’angolo sudorientale che svettava sull’edificio principale.

    «Una mostruosità, non è così?» borbottò il maggiore. «È stata ristrutturata in epoca Tudor, quando il proprietario aggiunse la torre, da cui la casa ha tratto il nome, affinché gli ospiti potessero assistere alla caccia. C’è un osservatorio sul tetto, ma al momento non viene utilizzato.»

    Lei guardò di nuovo la costruzione. «La vista dalla torre dev’essere magnifica.» Gli rivolse un’occhiata ansiosa. «Non vi apporterete delle modifiche, vero?»

    Lui proruppe in una risata fragorosa. «No di certo. È deforme, come me!»

    Lei percepì l’amarezza nel suo tono, ma non fu in grado di formulare una risposta adeguata. Il sentiero si era allargato e lei affiancò Nicky per tenergli la mano. Era caldo e sudato. Zelah nascose il proprio sgomento dietro un sorriso rassicurante. «Siamo quasi arrivati, tesoro. Tra poco starai più comodo.»

    Il maggiore li precedette, guidandoli all’interno di un grande atrio, dove ad attenderli trovarono una donna dai capelli grigi, vestita di nero, che rivolse loro un rapido inchino. «Ho preparato la stanza gialla per il signorino, maggiore, e messo un mattone caldo tra le lenzuola.»

    «Vi ringrazio, Mrs. Graddon.» Lui attraversò l’atrio e fece le scale due alla volta, fermandosi solo per svoltare sul pianerottolo, zoppicando in modo quasi impercettibile. «Da questa parte» ordinò agli uomini, «e state attenti a non fargli male!»

    Dominic attese che il ragazzo fosse messo a letto, poi si ritirò nei propri appartamenti per togliersi gli abiti da lavoro. Era un’odiosa seccatura avere estranei in casa, ma il ragazzo era ferito, cos’altro poteva fare? Non aveva niente contro Nicky. Voleva bene a quel ragazzo e avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, ma ciò significava avere dottori e domestici che correvano avanti e indietro per casa. Avrebbe potuto lasciare ogni cosa nelle mani di Graddon e di sua moglie, e la zia avrebbe badato al ragazzino fino a quando Reginald Buckland non avesse mandato qualcuno.

    Il pensiero di Miss Pentewan lo fece indugiare. Un sorriso riluttante gli sfiorò le labbra tirandogli il tessuto lacerato della guancia. Non era bella nel senso tradizionale del termine, minuta com’era, con i capelli castano chiaro e gli occhi nocciola. Gli ricordava un passerotto.

    Si lavò e asciugò il viso, con le dita che conoscevano bene la pelle ruvida e irregolare sulla guancia sinistra. Ricordava il modo in cui lei l’aveva fissato, senza trasalire o distogliere gli occhi alla vista del suo volto sfigurato. Si era comportata bene, doveva ammetterlo, eppure non l’avrebbe più sottoposta a quella vista orribile. Aveva tanto di quel daffare che sarebbe potuto stare lontano da casa per qualche giorno.

    «Ebbene, ho ripulito e fasciato la gamba. Adesso non ci resta che attendere. Gli ho somministrato un sonnifero, che dovrebbe fare effetto fino a domattina. Tornerà a posto in poche settimane.»

    «Vi ringrazio, dottore.»

    Zelah fissò la piccola figura immobile al centro del letto. Nicky aveva perso conoscenza quando il dottore aveva iniziato a occuparsi della sua gamba e in quel momento appariva cosi fragile e insolitamente quieto che le salirono le lacrime agli occhi.

    «Su, Miss Pentewan, non fate così» la esortò il medico. «Il ragazzo ha una costituzione robusta. In nome del cielo, nessuno lo sa meglio di me, fui chiamato a West Barton quando non era altro che un affarino deboluccio e nessuno si aspettava che sopravvivesse. Spero che quell’ammaccatura alla testa non sia nulla di serio. Per il momento tenetelo calmo e riposate. Io tornerò domattina.»

    «Vi ringrazio, dottor Pannell» replicò lei, sollevata. «E nel caso dovesse svegliarsi per il dolore?»

    «Una piccola dose di laudano in un bicchier d’acqua non gli nuocerà.»

    Si sentì bussare alla porta e la governante fece capolino. «Il padre del ragazzo è

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1