La sposa perfetta (eLit): eLit
By Fiona Lowe
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About this ebook
Elly: La mia storia con Gabe è finita due anni fa perché lui non voleva avere figli. Così, quando me lo sono ritrovato davanti e ho scoperto che è diventato padre single di tre gemelli, il mondo mi è crollato addosso. Adesso lui mi ha chiesto di sposarlo, ma solo perché vuole una madre per i suoi bambini. E io non posso permettermi di soffrire ancora.
Gabe: Elly non immagina quanto ho sofferto quando mi ha lasciato, e adesso ritrovarla dopo tanto tempo mi fa pensare che forse il destino ci ha concesso un'altra opportunità. In fondo i miei figli hanno bisogno di una madre e io di una donna come lei, dolce, sensuale, perfetta. Devo solo convincerla a far parte della nostra famiglia per sempre.
Fiona Lowe
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
La sposa perfetta (eLit) - Fiona Lowe
Immagine di copertina:
Kiuikson / iStock / Getty Images Plus
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Single Dad’s Triple Trouble
Harlequin Mills & Boon Medical Romance
© 2011 Fiona Lowe
Traduzione di Rita Orrico
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-972-1
1
«Non posso credere di essere proprio io a dirtelo, ma penso che lui non sia l’uomo giusto per te.»
Elly Ruddock, medico generico e membro attivo di Coastcare, l’associazione di volontari per la preservazione dei litorali, era tremendamente in ritardo per l’annuale varo della flotta. Spruzzò una nuvola di profumo sui polsi, s’infilò la collana di pietre verdi al collo e cercò senza successo di dimenticare la conversazione che aveva avuto poche ore prima con la sua amica Sarah.
«Dev è un brav’uomo» l’aveva difeso Elly. «Inoltre, ti ricordo che solo due mesi fa sei stata proprio tu ad accusarmi di sabotare ogni possibile relazione da quando sono arrivata.» Indignata, aveva mescolato il suo latte macchiato con furia. «Questo è il mio quinto appuntamento con Dev e adesso mi dici che non fa per me. Deciditi, Sarah!»
La sua amica, madre e infermiera, aveva tolto un mazzo di chiavi dalle mani del bambino seduto accanto a loro. «Vorrei solo che non confondessi onestà e solidità con monotonia e noia.»
Per fortuna il cellulare di Elly si era messo a squillare proprio in quel momento, mettendo fine alla conversazione. Lei si era precipitata all’ospedale per occuparsi di un bambino che era stato sbalzato dalla bici dopo l’impatto con un’automobile. Il lavoro l’aveva impegnata al pronto soccorso per il resto del pomeriggio, per questo era in ritardo per la cena.
Gettò rossetto e cellulare nella borsetta e la richiuse con energia. Dev Johnson non era noioso. Era un uomo di successo, era affidabile, allenava la squadra locale under dodici di cricket e soprattutto, non le avrebbe spezzato il cuore.
Io ti amo, El, ma non posso darti ciò che vuoi.
Elly frugò nell’armadio alla ricerca delle scarpe da sera, che non usava quasi più perché la vita notturna di Midden Cove non poteva certo paragonarsi a quella di Melbourne.
Quando aveva detto ad amici e familiari che si sarebbe trasferita in Tasmania, la reazione unanime era stata di riprovazione. Sua madre l’aveva accusata di fuggire e sua sorella, che era felicemente sposata e aveva due bimbe gemelle, le aveva ricordato che Hobart non era Sydney, implicando che non sarebbe stato facile trovare un uomo in un posto così sperduto.
C’era un po’ di verità in entrambe le affermazioni.
Quando poi avevano scoperto che la sua destinazione non era la capitale Hobart, ma un piccolo centro sulla costa, l’avevano guardata come se le fossero cresciute due teste. Elly aveva ricordato loro che i bravi uomini si trovavano nei posti più improbabili. Almeno sarebbe stata sicura che anche il suo futuro partner desiderasse vivere lontano dalla città.
Nei due anni trascorsi a Midden Cove, Elly aveva incontrato molti bravi uomini. La maggior parte erano sposati, molti erano nonni e troppi erano pazienti. Restavano solo quei pochi che, lavorando nell’industria del turismo, passavano per Midden Cove nei mesi estivi, il preside della scuola elementare e gli impiegati dello Shire, come veniva definito il distretto locale.
Il vecchio pendolo del nonno rintoccò le sette e proprio in quel momento suonò anche il campanello. Dev non era mai in ritardo.
Elly afferrò le scarpe e corse.
Il dottor Gabe Lewis accarezzò le teste dei suoi piccoli addormentati e si chiese come potessero due veri tornado avere un aspetto così angelico nel sonno. Soffocò uno sbadiglio. Avrebbe pagato per potersi distendere accanto ai figli e concedersi un lungo sonno ristoratore, un lusso di cui si era privato da più di un anno.
«Gabe, arriverai in ritardo se non parti» mormorò sua madre dalla porta. «Tuo padre e io abbiamo tutto sotto controllo.»
Vorrei poter dire lo stesso. «Grazie mamma.» Non aveva nessuna voglia di andare allo yacht club ma i suoi genitori erano lì perché lui si prendesse una serata libera e non voleva deluderli. Negli ultimi diciotto mesi la sua reputazione di festaiolo era stata distrutta al punto che Gabe faceva fatica a riconoscere se stesso.
«Esci e divertiti» lo salutò la madre.
Divertirsi. Un termine che aveva dimenticato.
I discorsi erano finiti, il dessert era stato consumato e l’orchestra intonò un revival. La musica s’insinuò nelle vene di Elly, che batté i piedi sotto il tavolo. Ma Dev non si mosse dalla sua sedia. Era immerso nella descrizione del suo progetto per la salvaguardia delle coste e la protezione della colonia di pinguini locali.
Non che lei non fosse interessata all’argomento, ma lui le aveva fatto un resoconto così dettagliato che ormai ne sapeva più degli addetti al progetto.
«Ti sto annoiando» si scusò lui a quel punto.
Lei scosse la testa, forse un po’ troppo in fretta. «È bello che tu sia così appassionato al tuo lavoro.»
Dev si sporse in avanti e le prese una mano. «Sei splendida stasera, Eleanor.»
Lei sorrise, sorvolando sul fatto che gli aveva chiesto di chiamarla Elly almeno cinque volte. «Grazie.»
«Mi piace davvero passare del tempo con te.»
«Anche a me.» Il più delle volte.
«Abbiamo molte cose in comune e siamo già usciti insieme cinque volte.» Dev fece scorrere lo sguardo serio sul suo viso. «Vorrei trascorrere molto più tempo con te.»
I rumori della sala scomparvero, sovrastati dal rimbombo del cuore nelle orecchie di Elly. Lui stava davvero parlando di una relazione seria?
Io non voglio bambini, El. Non sono tagliato per mettere su famiglia.
Dev si schiarì la gola. «Non voglio metterti fretta, Eleanor, ma sappi che desidero un rapporto che abbia un futuro, inclusi matrimonio, figli e un progetto comune. Possiamo procedere con calma, ma se ciò che ti ho appena detto non rientra nei tuoi piani, è meglio che tu me lo dica subito.»
Hai sabotato ogni relazione che avresti potuto avere negli ultimi ventitré mesi.
Le dita di lui le sfiorarono la mano ma Elly percepì solo un tiepido calore. Senza preavviso, i ricordi del passato affollarono la sua mente, riportando alla memoria la passione che l’aveva travolta al semplice contatto con un’altra mano, un altro uomo, il ricordo di giorni interi trascorsi tra le lenzuola. L’esito era stato un cuore spezzato.
L’attrazione sessuale è sopravvalutata. Dev è un brav’uomo, avete molte cose in comune ed entrambi volete dei figli, le ricordò insistente la solita vocina della mente.
Elly si morse un labbro e gli strinse la mano. «Ci voglio provare.»
Lui balzò in piedi, le posò un bacio sulla fronte e la trascinò verso la pista da ballo, affollata di ballerini che si dimenavano al ritmo dello swing. Dev si unì a loro ridendo ed Elly restò a guardarli sorridendo. In fondo, non era come se Dev le avesse chiesto di sposarlo e dovesse mostrarlo a tutti ballando un lento con lei.
«Ci hanno richiesto un ballo campestre» annunciò Joel Rubens, il leader della band dal vivo, il cui stile faceva pensare che fossero molto più inclini a suonare un pezzo heavy metal che un minuetto. «Quindi per favore, le signore si dispongano in circolo e i cavalieri vadano a mettersi al fianco della loro dama.»
Elly entrò nel cerchio e Dev si mise al suo fianco, circondandole la vita con un braccio quando le prime note del ballo risuonarono nella sala. Lei si strinse a lui, scacciando la sensazione di stare ballando con il proprio fratello.
Dev le sorrise. «Goditi il ballo» mormorò, conducendola a passo di danza verso il prossimo compagno di ballo. Elly ballò col sindaco, con un paio di ragazzi della scuola, con commercianti, contadini e pescatori: l’eclettica e cordiale comunità di Midden Cove, la cittadina che l’aveva adottata e che lei amava. Era una bella sensazione trovarsi tra persone che tenevano le une alle altre. Il panciuto falegname la ringraziò per essersi occupata di sua madre di recente e la fece volteggiare verso il prossimo partner.
Un paio di braccia forti e abbronzate l’avvolsero, insieme al suo profumo. Elly sollevò la testa e il suo sguardo si fissò negli occhi più blu che avesse mai visto. Occhi che conosceva. Occhi che l’avevano incantata in passato e che avevano brillato di desiderio per lei.
Il fiato le mancò all’improvviso e lei inciampò, finendo contro il suo torace ampio e muscoloso. Di cui lei ricordava ogni minimo dettaglio come se l’avesse esplorato pochi minuti prima. Bastò il tocco leggero della mano di lui perché il corpo di Elly s’incendiasse come un falò sulla spiaggia.
Lunghe dita s’intrecciarono alle sue e le sollevarono il braccio. L’altra mano si posò nell’incavo della schiena, sorreggendola. «Fai un respiro profondo, El. È solo un ballo e finirà presto.»
Infatti, solo pochi passi di danza e lui la consegnò al prossimo compagno di ballo. In qualche modo lei riuscì a completare il ballo campestre e unirsi agli applausi entusiastici dei presenti. Ma quando Dev tornò al suo fianco e le prese una mano, lei non riuscì a staccare gli occhi dall’uomo fermo al bar, i capelli schiariti dal sole, le familiari spalle messe in evidenza dalla camicia di cotone. La testa le girava. Che cosa ci faceva l’avventuroso, cosmopolita Gabe Lewis nella piccola Midden Cove?
Il battito del suo cuore era così fragoroso che Elly si chiese se lo sentissero anche le persone attorno a lei. Il gruppo musicale fece una pausa e lei ne approfittò per scappare nella toilette delle signore.
Fai un respiro profondo, El, ordinò a se stessa guardandosi allo specchio.
Deglutì a fatica. Gabe era sempre stato un tipo calmo, rilassato e accomodante, a meno che non venisse provocato. Quando qualcuno si scontrava col suo lato cocciuto per la prima volta ne restava invariabilmente sorpreso. Elly avrebbe dovuto leggere i segnali la prima volta che le loro opinioni si erano scontrate.
Non senza fatica lei riuscì a riconquistare l’equilibrio. Che cosa importava se Gabe era in città? Certo, in passato tra loro c’era stata una storia, ma ormai era soltanto questo: una storia passata. Avevano rotto da più di due anni, separati da differenze d’opinione inconciliabili.
Elly notò il proprio pallore e gemette. Come poteva lasciarsi sconvolgere a quel modo da un semplice incontro, o dal tocco delle sue mani? Non lo amava più. La sua agitazione era dovuta solo allo shock di rivedere qualcuno dopo tutto quel tempo. La prossima volta si sarebbe comportata come se niente fosse, giurò a se stessa.
Estrasse il rossetto dalla borsa, lo applicò e sollevò il mento. Era venuto il momento di uscire da lì e riprendere il controllo della situazione.
Il gruppo musicale stava sistemando l’impianto per riprendere la sua carrellata musicale ed Elly decise che il posto migliore per ascoltarli fosse il più lontano possibile dagli amplificatori. Era a metà strada verso il retro della sala quando un boato assordante squarciò l’aria e le luci si spensero all’improvviso, seguite da un grido.
«Dottoressa Elly!» urlò Joel, il cantante.
Lei si voltò e qualcuno la spinse in avanti mentre lei si faceva strada alla luce della luna che filtrava attraverso le portefinestre. Stava per raggiungere il palco quando una mano le si posò sulla spalla e la trattenne.
«Aspetta» mormorò