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Sogno a occhi aperti: Harmony Jolly
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Sogno a occhi aperti: Harmony Jolly
Ebook158 pages2 hours

Sogno a occhi aperti: Harmony Jolly

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About this ebook

Ti vedo e ti amo. Il mio amore per te è nato nello spazio di un attimo, ma durerà in eterno.

Come consulente del sonno, a Carly Knight è capitato di ricevere diverse, insolite richieste, ma è la prima volta che un cliente le chiede di accompagnarlo a un matrimonio sul Lago di Como!
Il milionario Max Lovato l'ha assunta per aiutare la figlia, tuttavia in breve tempo Carly si rende conto che la piccola Isabella non è la sola a nascondere un grande dolore.
Aiutare Max a curare il suo cuore significa però mettere a rischio il proprio.
LanguageItaliano
Release dateOct 21, 2019
ISBN9788830506008
Sogno a occhi aperti: Harmony Jolly

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    Sogno a occhi aperti - Katrina Cudmore

    successivo.

    1

    Nell'istante in cui l'orologio dell'ufficio segnò il mezzogiorno, Carly Knight afferrò la valigetta con il suo laptop e la scatola gialla di cartone, strapiena di pastiglie naturali per il sonno, che portava a tutti gli incontri con i genitori. Stava per lasciare l'ufficio quando lo strombettio rabbioso di un clacson d'auto sulla strada di fronte la spinse a fermarsi vicino alla finestra, in tempo per vedere un taxista superare adirato una macchina argento metallizzato che si era infilata nella doppia linea gialla.

    La portiera del guidatore si aprì con lentezza e dal veicolo scese un uomo alto, dal fisico ben costruito. Si spostò dall'altra parte dell'auto. Non temeva di beccarsi una multa per quel parcheggio? Del resto, considerato la macchina che guidava, una multa per lui probabilmente sarebbe stata l'equivalente di qualche spicciolo.

    Si fermò alla portiera posteriore, chinò la testa per qualche secondo e poi alzò lo sguardo al cielo. C'erano solitudine e tristezza nella sua postura, i piedi fermamente ancorati al suolo, il viso verso l'alto. Le labbra si mossero come se stesse parlando con qualcuno.

    Carly doveva uscire o sarebbe arrivata in ritardo al colloquio, ma non riusciva a smettere di guardare quell'uomo. Si avvicinò di più alla finestra e poggiò il palmo contro il freddo vetro.

    Aprendo la portiera posteriore, lui si allungò per un attimo all'interno dell'abitacolo, prima di riapparire con una bambina in braccio.

    Le depositò un bacio sulla fronte, le accarezzò con dolcezza i soffici riccioli castani e cercò di farla scendere sul marciapiede. Ma la piccola, con indosso una giacca gialla e dei pantaloni blu, e che Carly immaginò non dovesse avere più di due anni, protestò.

    L'uomo scosse la testa e incominciò a passeggiare avanti e indietro, la bimba in braccio, guardando per tutto il tempo in fondo alla via. Chi aspettava?

    Carly ebbe presto la risposta quando una donna mora dalla corporatura minuta, che teneva per mano un bambino con gli stessi suoi capelli, di quattro o cinque anni, lo raggiunse a passo svelto. Abbracciò l'uomo con calore, accarezzò la guancia della bambina. Erano una bella famiglia. Il cuore di Carly si strinse a quella visione. Ma poi l'uomo tentò di passare la figlioletta a sua madre e la piccola gli si strinse addosso, rifiutando di lasciarlo. Alla fine, lui fu costretto a togliere il passeggino dal bagagliaio con una sola mano, rinunciando all'offerta di aiuto della donna. Quando si chinò per sistemare la bambina nel passeggino, Carly sentì le grida di protesta della piccola. Chinandosi in ginocchio davanti a lei, l'uomo le accarezzò i riccioli, ma ricevette in cambio un calcio sul braccio.

    La donna gli disse qualcosa e lo abbracciò di nuovo prima di allontanarsi in fretta con tutti e due i bambini.

    I pugni serrati lungo i fianchi, lui fissò la sua famiglia per un lungo momento prima di voltarsi verso lo stabile di Carly. Lei tirò indietro la testa alla desolazione che vide scolpita sul suo volto. Si allontanò dalla finestra e dalla sua vista, sentendo di avere invaso la sua sofferenza.

    Sarebbe dovuta andare a chiedergli se andava tutto bene?

    Carly tornò a guardare fuori.

    Il petto dell'uomo si sollevò pesantemente e quando emise un sospiro, il tormento nei suoi occhi scomparve, sostituito da un'espressione distaccata, circospetta. Tirò fuori di tasca il telefono, rispose a una chiamata e s'incamminò verso lo stabile.

    Carly corrugò la fronte. Era il signor Lovato? Il suo cliente che doveva essere lì mezz'ora prima? Ma perché non era con sua moglie?

    Chiudendosi la porta dell'ufficio alle spalle, Carly andò verso le scale e stava per scendere la rampa quando la porta dell'area reception si spalancò.

    Un flash di capelli neri e mossi, un telefono premuto contro la mascella, un costoso vestito grigio, la giacca rovesciata all'indietro mentre saliva i gradini due per volta, l'uomo corse verso di lei.

    Il cuore di Carly ebbe un momento di cedimento: era abbastanza sconcertante trovarsi di fronte una simile perfezione maschile all'ora di pranzo di un martedì sulle scale di cemento di uno stabile, in urgente bisogno di ristrutturazione.

    Due occhi verdi si spostarono nella sua direzione mentre la superava.

    Girandosi, Carly vide che l'uomo era già a metà rampa. «Signor Lovato?»

    Lui si fermò e guardò in basso, verso di lei. Da fermo era ancora più bello. La osservò con il suo sguardo serio, la bocca disegnata come una lieve onda, leggermente piegata all'ingiù agli angoli.

    Quindi annuì.

    «Sono Carly Knight, la consulente del sonno con cui aveva preso appuntamento. Tutto bene?»

    Lui strinse gli occhi. «Che cosa vuole dire?»

    C'era un tono difensivo nella sua voce che la fece esitare. Voleva chiedergli se poteva in qualche modo essergli d'aiuto a risolvere il problema che aveva avuto fuori, ma la fiera inclinazione della sua testa le suggerì che non avrebbe apprezzato quell'intromissione.

    Così salì le scale fermandosi a pochi gradini al di sotto di lui. «Mi dispiace ma devo andare via per un appuntamento. Se parla con Nina alla reception gliene fisserà un altro.»

    Lui la guardò per un momento, la lieve tensione della mascella l'unico segnale della sua infelicità. «Mi scuso per il ritardo. Prometto che non la tratterrò più di dieci minuti.»

    La sua voce era profonda e – va bene, Carly lo ammetteva – molto sexy. Di dov'era il suo accento? Il suo cognome, Lovato, era italiano o spagnolo? La pelle abbronzata, i capelli neri suggerivano lunghi giorni baciati dal sole del Mediterraneo.

    Per un attimo un profondo desiderio di sole e libertà pervase Carly. Dopo un lungo e rigido inverno, la primavera a Londra aveva dimostrato di essere fredda e malinconica. Le sembrava di non vedere la luce del sole da anni grazie all'impegno continuo per affermare la sua nascente attività di consulente del sonno che le comportava spesso di lavorare la sera fino a tardi.

    «Mi dispiace, signor Lovato, ma devo proprio andare via per un altro appuntamento.»

    «È importante che io la veda adesso.»

    Carly tentò di regalargli un sorriso comprensivo, ma in verità, la sua precedente irritazione per il ritardo del signor Lovato, che era temporaneamente scomparsa di fronte alla scena alla quale aveva assistito dalla finestra, stava velocemente ricomparendo alla sua insistenza. Quella mattina, lui aveva strappato un appuntamento a Nina, la segretaria dello stabile, che forniva un servizio di prenotazione per tutti gli inquilini, a dispetto del fatto che l'agenda di Carly fosse già piena per quel giorno. Nina di solito difendeva l'agenda come un Rottweiler sotto steroidi.

    Quando Carly le aveva chiesto perché gli avesse concesso un appuntamento, lei le aveva rivolto un sorrisetto sciocco che era già allarmante di per sé e aveva detto che quel cliente era stato raccomandato dal dottor Segal, un pediatra che stava rimandando parecchi pazienti a Carly, e che lei non aveva avuto il cuore di rifiutare. Aveva aggiunto che le era sembrato un padre così dolce, sincero e preoccupato per la sua bambina che non riusciva a dormire la notte. Di solito dura come la roccia, Nina aveva ceduto a quella voce dal marcato accento che, senza dubbio, aveva il potere di sciogliere il granito.

    «Adesso sono quasi le dodici e dieci, e lei è in ritardo di più di mezz'ora» sottolineò Carly. Dal suo costoso vestito, le scarpe di pelle nera tirate a lucido e una macchina che nemmeno il suo patrigno avrebbe potuto permettersi, immaginò che il signor Lovato fosse molto, molto ricco. E, senza dubbio, era abituato a fare a modo suo. Ma non in quel momento. Non con lei. Carly aveva passato gli anni dell'adolescenza a essere manipolata da un patrigno che usava la propria ricchezza per ottenere ciò che voleva, senza badare alle conseguenze. Se il signor Lovato era come il suo patrigno, non avrebbe avuto alcuna remora a fare arrivare in ritardo Carly al suo incontro con gli altri genitori, a patto che i suoi bisogni fossero stati soddisfatti. «La mia segretaria non avrebbe dovuto concederle un appuntamento per oggi. La mia agenda è piena. Nina ha cercato di richiamarla più volte per trovare una soluzione alternativa, ma lei non ha mai risposto.»

    «Stavo lavorando da casa oggi. Tra la mia bambina che richiede attenzioni continue e le telefonate dei clienti, non sono riuscito a richiamarla.» Scrollò le spalle e accennò un sorriso di scuse. «Quando era ora di uscire non trovavo le scarpe di mia figlia. E quando finalmente eravamo per strada mi sono accorto di avere lasciato la borsa del cambio all'ingresso, così sono dovuto tornare indietro. Sa com'è quando si hanno dei bambini... il tempo sembra sparire.»

    Carly si schiarì la voce, ignorando la fitta di dolore nel petto alla prevedibile ma inesatta supposizione che lei avesse dei figli. Era una congettura che facevano molti clienti. «Non ho bambini ma lavorando con loro da dieci anni, concordo che bisogna essere molto organizzati.»

    Lui strinse gli occhi in una fessura sottile. Sapendo che doveva andare via per il suo prossimo appuntamento di lavoro, a dispetto della fastidiosa sensazione che avrebbe dovuto concedere al signor Lovato un po' di tempo, Carly aggiunse: «Nina potrebbe inserirla la prossima settimana, dopo il giorno festivo».

    Scendendo i gradini, l'uomo si fermò di fronte a lei. Carly inclinò la testa per incontrare il suo sguardo. Era alto. Almeno un metro e novanta, venti centimetri più di lei.

    La disinvoltura con cui si muoveva, combinata coi suoi lineamenti ben definiti e agli occhi introspettivi, ebbe l'effetto di farle dimenticare che cosa stava pensando e tutto quello che stava per dire.

    «Voglio parlarle adesso

    Il tono duro e deciso di quelle parole le fece sbattere le palpebre. «Non è possibile. Devo tenere un discorso per un gruppo di genitori a Kilburn, all'una. Devo andare via adesso, altrimenti farò tardi.»

    Gli occhi dell'uomo si strinsero ma non si staccarono dai suoi. Carly dovette sforzarsi di non distogliere lo sguardo, detestando il calore che le stava risalendo sulla pelle alla sua vicinanza, la strana sensazione di scioglimento che si stava propagando dentro di lei.

    «Come ci arriva lì?» le chiese.

    Corrugò la fronte. «In metropolitana.»

    «L'accompagnerò in macchina.»

    Lo fissò mentre lui la oltrepassava e si dirigeva verso la porta della reception. Tenne aperto per lei uno dei malmessi battenti blu, con urgente bisogno di una nuova mano di pittura. Carly lo seguì. «Non è necessario, signor Lovato.»

    La sua accattivante bocca si curvò all'insù, accennando un sorriso. «Mi chiamo Maximiliano, ma può chiamarmi Max. Possiamo parlare durante il tragitto. È il minimo che io possa fare, considerato il mio ritardo per il nostro appuntamento. Posso portarle la scatola in macchina?»

    Irritata, Carly scosse la testa. «No... e ritengo che non sia opportuno che lei mi accompagni. Dopotutto, ci siamo appena conosciuti.»

    A quelle parole, lui emise un sospiro accompagnato da un sorriso prima di aggiungere: «Sono un padre privato del sonno. Posso assicurarle che non ha niente da temere con me». Allungò lo sguardo verso la reception, dove Nina li stava fissando e aggiunse in tono scherzoso: «Nina, accompagnerò la signorina Knight al suo appuntamento a Kilburn. Se dovesse accaderle qualcosa, lei ha il mio indirizzo e numero di telefono, che potrà dare alla polizia».

    Nina ridacchiò. Carly guardò esasperata la sua segretaria ma lei era troppo impegnata a contemplare il loro visitatore per notare la sua irritazione.

    «Io davvero non penso...»

    Prima che potesse finire, Max la interruppe, la voce bassa, e l'intensità del suo sguardo fiero le provocarono le farfalle nello stomaco. «Ho urgente bisogno del suo aiuto, signorina Knight... e anche mia figlia.»

    Le iridi blu fiordaliso di Carly Knight sparirono dietro un lento battito di palpebre, orlate da lunghe

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